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Autore: Kei_Saiyu    23/07/2008    6 recensioni
Dopo anni, Sasuke Uchiha sorrise.
Mandò al diavolo tutti i suoi ricordi passati e si preoccupò del presente.
Guardò i suoi AMICI. Quelli che non lo avevano abbandonato nonostante tutto.
E guardò la sua luce, sentendosi promettere con lo sguardo che il suo regalo lo riceverà solo a sera inoltrata.
{Sasuke centric}
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Piccola shot senza pretese per il compleanno di Sasuke.

Non è ambientata in un tempo preciso, ma Sasuke è tornato a Konoha.

Allora, non metto l’avviso shonen ai perché non ce n’è bisogno, nulla viene specificato quindi…ma sappiate che la luce per Sasuke è Naruto XP, poi, potete vederci quello che volete.

La dedico ad una persona speciale che rispecchia alcune delle caratteristiche di questo Sasuke e che mi ha tradotto la frase in latino per un concorso che ho fatto XD. Per te Reki!

Alla mia luce.

La dedico a tutti i lettori e lettrici che leggeranno e, spero, commenteranno lasciando un ricordo del loro passaggio.

Buona lettura,

Kei.

 

 

 

Sum quod eris, quod es ante fui.

(Sono ciò che eri, sarò ciò che sei)

[Epitaffio]

 

Una leggera e calda brezza estiva, gli smuoveva dolcemente i capelli neri mentre, seduto sulla riva di un fiumiciattolo, pensava; ricordava in verità.

La grande quercia lo proteggeva dal sole, donandogli un minimo di refrigerio, ma quell’atmosfera gli imponeva di riflettere sul suo passato.

Il prato, il vento, il sole, l’acqua cristallina, la quercia; tutto lo costringeva a ricordare.

Chiuse gli occhi, impedendo alla natura di vedere quelle iridi sempre rosse che lo facevano somigliare, fin troppo, al fratello.

Lasciò libera la mente di vagare per sentieri dolorosi e rivisti centinaia – migliaia – di volte.

Sospirò nel rivedersi bambino, mentre inseguiva una farfalla blu che volava poco più in alto di lui.

 

« Fallina! Faffallina! Vieni qui! Oh…dai, faffallina! Ti peendo!»

Nel rincorrere la piccola farfalla, cadde.

Non pianse, perché era un bambino forte e grande. Aveva ben cinque anni, ma questo non gli impedì di mettere su un piccolo broncio.

Quando si rialzò, vide una donna accucciata poco lontana da lui che lo guardava preoccupata e curiosa.

«Sasuke-chan, che stai facendo?»

«Oh, Kaasan, faffallina non viene.»

Mikoto rise dolcemente mentre lo ripuliva dalla terra e dai fili d’erba.

«Su Sasuke-chan, non vorrai che il Tousan e Itachi ti vedano così, no?»

Scosse energicamente il capo e finì di ripulirsi da solo.

Sapeva che l’aniki lo stava guardando e lui non voleva certo sembrare un buono a nulla ai suoi occhi.

Quando tornò da Fugaku e Itachi, Sasuke aveva completamente dimenticato quella farfalla che non era riuscito a prendere.

Ma non l’aveva scordata per loro, oh no, l’aveva dimenticata per via di quel profumo di biscotti appena sfornati.

Zenzero e cannella. I suoi preferiti.

 

Sbuffò nel notare di ricordare in maniera così distinta il suo quinto compleanno.

Non che non gli piacesse, ma c’era qualcosa che lo infastidiva.

Poggiandosi meglio al tronco di quell’albero centenario, decise di non pensarci più.

Invano.

Alla mente gli tornarono anche altri compleanni.

 

« Umm…ce l’ho fatta!»

Nel notare le sue manine sporche di riso, Mikoto rise di gusto.

Sasuke tentava di preparare gli onighiri assieme a lei. Il risultato era ovvio: disastro totale.

La polpettina di riso aveva assunto una forma strana, quadrata probabilmente, ma lei era contenta.

«Sei stato bravissimo Sasuke-chan!»

Chiusi in cucina, Mikoto e Sasuke stavano preparando il pranzo per festeggiare il suo settimo compleanno.

Itachi – entrato in quel momento - tentò di rubare qualche onighiri fatto per bene, ma non riuscì a dire di no quando due grandi occhi neri e delle manine impiastricciate gli offrirono la polpettina appena fatta.

Nella cucina, l’odore penetrante dei biscotti ancora in forno.

Come sempre.

 

Arrossì nel ricordare la sua inettitudine con quel dannato riso.

Tuttavia Itachi l’aveva mangiato, poco conta che dopo era andato a vomitare perché invece della carne aveva messo della terra con cui stava giocando prima.

Con un sospiro malinconico, pensò che quelli erano stati i suoi compleanni più belli.

Quando si ritrovò a festeggiare da solo il suo ottavo compleanno, non sapeva cosa fare.

Le luci spente, il sangue raschiato via - eppure lo vedeva -, l’odore stantio, la cucina che non profumava di biscotti. 

Isolato dal mondo, aveva espresso il desiderio di raggiungere i suoi genitori, ma quando vide Naruto, seduto sul ponte, tutto cambiò.

Non lo conosceva, ma lo vedeva sempre da solo e maltrattato da chiunque fosse grande abbastanza da poter parlare.

Si chiese se si sentisse solo e se festeggiava il suo compleanno con qualcuno, ma non ebbe mai il coraggio di chiederglielo.

Si rivide mentre cresceva. Passavano gli anni e l’unico scopo che era riuscito a trovare, era quello di uccidere suo fratello.

Rabbrividì nel ricordare, in maniera del tutto casuale, di quando il suo fan club aveva scoperto in che giorno era nato.

Era stato un inferno. Tutte le ragazzine lo inseguivano per dargli il loro regalo e solo per miracolo era riuscito a scappare.

Scosse la testa nel tentare di eliminare quei brutti eventi.

Inevitabilmente, pensò che comunque non era stato tanto male quanto quei due compleanni passati ad Oto.

…Orochimaru.

Preferì soprassedere sui “bellissimi” regali che era solito fargli il Sennin.

Quei regali che, guarda caso, gli faceva tutti i giorni.

Un sommesso chiacchiericcio lo distolse, piacevolmente, dalle sue elucubrazioni.

In un istante, si trovò circondato di persone che gli gridavano contro qualcosa che non capiva.

Ci mise un po’ per comprendere il significato di quella lingua oramai sconosciuta, ma nel vedere il volto sorridente e impiastricciato di farina di Naruto, tutto diventò più chiaro.

Sorrise.

Dopo anni, Sasuke Uchiha sorrise.

Mandò al diavolo tutti i suoi ricordi passati e si preoccupò del presente.

Guardò i suoi AMICI. Quelli che non lo avevano abbandonato nonostante tutto.

E guardò la sua luce, sentendosi promettere con lo sguardo che il suo regalo lo riceverà solo a sera inoltrata.

Rise nel sentire Kiba così stonato e Sakura che rimproverava Ino perché cantava troppo alta per i suoi gusti.

Era meraviglioso.

Tutti riuniti a fargli gli auguri e - lo doveva ammettere - nonostante facessero schifo, erano le più belle voci che aveva mai sentito.

Fra risate, baruffe, prese in giro e tant’altro, un dolce odore di biscotti lo colse improvvisamente.

I suoi preferiti.

Zenzero e cannella.

«Grazie ragazzi.»

 

 

 

   
 
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