In quel tardo pomeriggio
ero andata in biblioteca per leggere qualche libro. Avevo scelto un vecchio
romanzo di Nicholas Sparks e mie ero seduta all’ultimo tavolo in fondo alla
stanza di fronte a lui, capelli castani e occhi azzurro cielo. Indossava un
maglione nero largo, un paio di jeans strappati e delle dr. Martens.
Notai che leggeva un
horror di Stephen King , osservavo ogni piccola cosa di lui dall’anello nero al
dito medio fino ai lacci delle scarpe d’un tratto distolse lo sguardo dal libro
fissandomi con quei grandi occhi oceano e mi rivolse un sorriso.
Io imbarazzata abbassai
gli occhi sul libro, le mie gote divennero rosa e i nostri sguardi continuavano
ad incrociarsi. Ci fu un attimo di silenzio poi iniziammo a ridere senza
motivo.
“ mi chiamo James” disse
“ io sono Rose, piacere
di conoscerti” risposi.
“ti vedo ogni mattina
percorrere Rowney Street mentre accompagni le tue amiche a scuola, abito a
pochi passi da casa tua” spiegò
“ ah, si ho capito, ti
ho visto una volta su una ford cortina, mentre andavi a fare le prove con la
tua band presumo”
“ si, in effetti ho una
band, si chiama dans la rue e suoniamo ogni giovedì al rock cafè , se ti va
potresti venire a sentirci.” Disse
“ ehm, si certo. Mi
piacerebbe molto” con molta gentilezza
poi aggiunsi: “ ora devo andare mi aspetta mio padre a casa e non posso fare
tardi,ci vediamo giovedi?”
“ si, allora a giovedi”
mi alzai dal tavolo dopo aver chiuso il libro, lui mi salutò e mi diede un
bacio sulla guancia.
Una volta uscita dalla
biblioteca iniziai a correre e a saltare in mezzo alla strada come un’ubriaca,
ero talmente felice che per poco non venivo investita da una macchina.
una volta arrivata a
casa mi attendeva l’inferno,non appena aprii la porta papà iniziò a urlarmene
di tutti i colori , io non curante e impassibile corsi in camera mia, chiusi la
porta a chiave e mi buttai sul letto senza nemmeno cambiarmi.
Erano passati due mesi
da quando la mamma era andata via, ogni sera sentivo mio padre piangere di
nascosto perche le mancava. Avrei voluto fare qualcosa per lui, alleviare il
suo dolore.
Ma come posso colmare un
vuoto dentro qualcuno quando dentro di me ho una voragine?
Pensavo ,questo è
l’inferno. Il dolore sembra aver preso sopravvento su ogni cosa.
Riesco solo a vedere la
rabbia negli occhi di chi mi sta accanto, perche oramai ci siamo stancati di
combattere , siamo stanchi di vedere la pace dove c’è la guerra.
Mi alzo la mattina
chiedendomi se ce la farò ancora ad andare avanti, ho paura.
Nessuno ha mai detto che
era facile è vero, ma nessuno ti ha mai detto che era cosi difficile.
Aprii gli occhi ed era
mattino, mi dovevo essere addormentata mentre ero immersa nei miei pensieri.
Erano le sette e
venticinque. Tardi, troppo tardi.
Presi il maglioncino
bianco, mi infilai i jeans e le creepers e corsi in cucina per fare colazione.
Presi due pancakes e dei frutti di bosco, indossai la giacca di pelle e corsi
fuori per andare a prendere sophie e amelia.
Mentre correvo sentii
quelle due che urlavano da lontano:
“ Roooose! muoviti o
senno facciamo tardi!
“ Siii! Arrivo! Risposi.
“ oh finalmente, dove
eri finita dormigliona?” disse sophie
“ sicuramente stava pensando
a quel ragazzo in biblioteca” ribattè amelia
“ ma no, mi sono
addormentata ieri sera e non ho messo la sveglia. Poi non posso pensare adesso
ad un ragazzo, devo occuparmi di voi”
“ aw, che dolceee, se
non ci fossi tu come faremmo?
“ forse saremo sotto ad
un ponte!”
Le accompagnai a scuola,
alla South Wenders. Mi diedero un bacio sulla guancia ed entrarono.
io stavo tornando a casa
per aiutare papà a sistemare il giardino e magari parlare un po’ con lui e
mentre percorrevo Rowney Street vidi James seduto su una vecchia sedia di legno
mentre fumava una Marlboro e strimpellava qualche canzone con la sua chitarra,
una fender stratocaster vintage.
Appena lo vidi cercai in
tutti i modi di nascondermi iniziando a gattonare davanti casa sua.
Il mio tentativo inutile
e stupido fallì.
“ posso sapere cosa stai
cercando?”
“ niente.. ho perso una
lente a contatto”
“ capisco, strano però
non ti ho mai visto con gli occhiali o con le lenti”
“” ehm si infatti le ho
da poco”
“ vuoi che ti aiuti a
cercarla?”disse lui alzandosi dalla sedia
“no, grazie fa niente..”
risposi in preda al panico
“… so che era tutta una
scusa. Spiegami perché hai mentito, ti faccio paura forse? Perché stai cercando
di evitarmi? Cosa ti ho fatto?
“.. no e che…”
Io non sapevo cosa fare,
ero agitatissima avevo il cuore a mille e non riuscivo a guardarlo dritto negli
occhi.
Lui capì e piano piano
si avvicinò e mi sussurrò all’ orecchio
“ quando ti guardo
tremo, sei come un fremito nelle mie ossa. Non riesco a smettere di guardarti.
Se sto vicino a te il mio inizia a battere forte e non si ferma, se sorridi il
mio mondo crolla a pezzi. Vorrei perdermi nei tuoi sogni, vorrei essere il tuo
eroe sai.”
Poi prese la mia mano e
la mise sul suo petto
“ lo senti? Riesci a
sentirlo? Non ho idea di cosa sia. Non mi è mai capitato. Alcuni lo chiamano
amore. Ti prende dal primo respiro e non ti lascia più. Ho sempre voluto
dirtelo.”
Mi accarezzò il viso
dolcemente poi suoi occhi incontrarono i
miei , le mani sudavano e le gambe
tremavano. Mi strinse forte a se e mi diede un bacio.
Siamo stati davanti casa
sua per due ore.
“ vorrei spiegarti come
è la mia vita ora ma le parole non sono abbastanza”
“ non voglio sapere cosa
è successo , non voglio sapere cosa hai vissuto . voglio solo sapere che
resterai, voglio solo sentirti dire amami e non lasciarmi andare”
“ vorrei poterlo dire,
ma ora non so cosa provo”
“ non voglio obbligarti,
stringimi forte e non pensiamoci“
“ fammi vivere il
paradiso e poi ti dirò ti amo”
James sorrise e ci baciammo. Quella sera fu una
delle più belle della mia vita.