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Autore: cherscoffee    04/05/2014    0 recensioni
"Notai che leggeva un horror di Stephen King , osservavo ogni piccola cosa di lui dall’anello nero al dito medio fino ai lacci delle scarpe."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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chocolate

In quel tardo pomeriggio ero andata in biblioteca per leggere qualche libro. Avevo scelto un vecchio romanzo di Nicholas Sparks e mie ero seduta all’ultimo tavolo in fondo alla stanza di fronte a lui, capelli castani e occhi azzurro cielo. Indossava un maglione nero largo, un paio di jeans strappati e delle dr. Martens.

Notai che leggeva un horror di Stephen King , osservavo ogni piccola cosa di lui dall’anello nero al dito medio fino ai lacci delle scarpe d’un tratto distolse lo sguardo dal libro fissandomi con quei grandi occhi oceano e mi rivolse un sorriso.

Io imbarazzata abbassai gli occhi sul libro, le mie gote divennero rosa e i nostri sguardi continuavano ad incrociarsi. Ci fu un attimo di silenzio poi iniziammo a ridere senza motivo.

“ mi chiamo James” disse

“ io sono Rose, piacere di conoscerti” risposi.

“ti vedo ogni mattina percorrere Rowney Street mentre accompagni le tue amiche a scuola, abito a pochi passi da casa tua” spiegò

“ ah, si ho capito, ti ho visto una volta su una ford cortina, mentre andavi a fare le prove con la tua band presumo”

“ si, in effetti ho una band, si chiama dans la rue e suoniamo ogni giovedì al rock cafè , se ti va potresti venire a sentirci.” Disse

“ ehm, si certo. Mi piacerebbe molto”  con molta gentilezza poi aggiunsi: “ ora devo andare mi aspetta mio padre a casa e non posso fare tardi,ci vediamo giovedi?”

“ si, allora a giovedi” mi alzai dal tavolo dopo aver chiuso il libro, lui mi salutò e mi diede un bacio sulla guancia.

Una volta uscita dalla biblioteca iniziai a correre e a saltare in mezzo alla strada come un’ubriaca, ero talmente felice che per poco non venivo investita da una macchina.

una volta arrivata a casa mi attendeva l’inferno,non appena aprii la porta papà iniziò a urlarmene di tutti i colori , io non curante e impassibile corsi in camera mia, chiusi la porta a chiave e mi buttai sul letto senza nemmeno cambiarmi.

Erano passati due mesi da quando la mamma era andata via, ogni sera sentivo mio padre piangere di nascosto perche le mancava. Avrei voluto fare qualcosa per lui, alleviare il suo dolore.

Ma come posso colmare un vuoto dentro qualcuno quando dentro di me ho una voragine?

Pensavo ,questo è l’inferno. Il dolore sembra aver preso sopravvento su ogni cosa.

Riesco solo a vedere la rabbia negli occhi di chi mi sta accanto, perche oramai ci siamo stancati di combattere , siamo stanchi di vedere la pace dove c’è la guerra.

Mi alzo la mattina chiedendomi se ce la farò ancora ad andare avanti, ho paura.

Nessuno ha mai detto che era facile è vero, ma nessuno ti ha mai detto che era cosi difficile.

Aprii gli occhi ed era mattino, mi dovevo essere addormentata mentre ero immersa nei miei pensieri.

Erano le sette e venticinque. Tardi, troppo tardi.

Presi il maglioncino bianco, mi infilai i jeans e le creepers e corsi in cucina per fare colazione. Presi due pancakes e dei frutti di bosco, indossai la giacca di pelle e corsi fuori per andare a prendere sophie e amelia.

Mentre correvo sentii quelle due che urlavano da lontano:

“ Roooose! muoviti o senno facciamo tardi!

“ Siii! Arrivo! Risposi.

“ oh finalmente, dove eri finita dormigliona?” disse sophie

“ sicuramente stava pensando a quel ragazzo in biblioteca” ribattè amelia

“ ma no, mi sono addormentata ieri sera e non ho messo la sveglia. Poi non posso pensare adesso ad un ragazzo, devo occuparmi di voi”

“ aw, che dolceee, se non ci fossi tu come faremmo?

“ forse saremo sotto ad un ponte!”

Le accompagnai a scuola, alla South Wenders. Mi diedero un bacio sulla guancia ed entrarono.

io stavo tornando a casa per aiutare papà a sistemare il giardino e magari parlare un po’ con lui e mentre percorrevo Rowney Street vidi James seduto su una vecchia sedia di legno mentre fumava una Marlboro e strimpellava qualche canzone con la sua chitarra, una fender stratocaster vintage.

Appena lo vidi cercai in tutti i modi di nascondermi iniziando a gattonare davanti casa sua.

Il mio tentativo inutile e stupido fallì.

“ posso sapere cosa stai cercando?”

“ niente.. ho perso una lente a contatto”

“ capisco, strano però non ti ho mai visto con gli occhiali o con le lenti”

“” ehm si infatti le ho da poco”

“ vuoi che ti aiuti a cercarla?”disse lui alzandosi dalla sedia

“no, grazie fa niente..” risposi in preda al panico

“… so che era tutta una scusa. Spiegami perché hai mentito, ti faccio paura forse? Perché stai cercando di evitarmi? Cosa ti ho fatto?

“.. no e che…”

Io non sapevo cosa fare, ero agitatissima avevo il cuore a mille e non riuscivo a guardarlo dritto negli occhi.

Lui capì e piano piano si avvicinò e mi sussurrò all’ orecchio

“ quando ti guardo tremo, sei come un fremito nelle mie ossa. Non riesco a smettere di guardarti. Se sto vicino a te il mio inizia a battere forte e non si ferma, se sorridi il mio mondo crolla a pezzi. Vorrei perdermi nei tuoi sogni, vorrei essere il tuo eroe sai.”

Poi prese la mia mano e la mise sul suo petto

“ lo senti? Riesci a sentirlo? Non ho idea di cosa sia. Non mi è mai capitato. Alcuni lo chiamano amore. Ti prende dal primo respiro e non ti lascia più. Ho sempre voluto dirtelo.”

Mi accarezzò il viso dolcemente poi  suoi occhi incontrarono i miei ,  le mani sudavano e le gambe tremavano. Mi strinse forte a se e mi diede un bacio.

Siamo stati davanti casa sua per due ore.

“ vorrei spiegarti come è la mia vita ora ma le parole non sono abbastanza”

“ non voglio sapere cosa è successo , non voglio sapere cosa hai vissuto . voglio solo sapere che resterai, voglio solo sentirti dire amami e non lasciarmi andare”

“ vorrei poterlo dire, ma ora non so cosa provo”

“ non voglio obbligarti, stringimi forte e non pensiamoci“

“ fammi vivere il paradiso e poi ti dirò ti amo”

James sorrise e ci baciammo. Quella sera fu una delle più belle della mia vita.

 

  
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