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Autore: tylersanchor    04/05/2014    4 recensioni
"Una vocina però, una soave e dolce vocina che, se Stiles fosse stato più sobrio avrebbe capito appartenere alla vodka, gli disse:“Perché non le racconti tutto? Sei ubriaco, penserà che tu sia fuori di testa e basta. Almeno ti toglierai un peso dalla coscienza. Tanto non la rivedrai mai più.” E le diede retta.
- Allora, da dove cominciare, cara mia …
- Bethany.
- Bethany! Allora, tutto è cominciato quando mio padre …
E le disse davvero tutto. Di Scott, dei lupi mannari, di Allison e la sua famiglia, di Lydia, Isaac, Erica, Boyd e, soprattutto, di quanto fosse irrimediabilmente e assolutamente cotto di Derek Hale."
[Sterek, maddai?] [Non tiene conto della terza stagione]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Stiamo calmi, - ripeté Bethany per la trentesima volta, buttandosi sul letto.
- Sono degli idioti. Prima Derek fa storie sul fatto che se non è con me e Isaac è con te non siamo protetti e ora ci mollano qui soli? E se un alpha venisse ad ammazzarci? E se si fanno ammazzare loro? Perché diamine Derek non pensa mai? Perché ha questa tendenza ad autodistruggersi in missioni suicide? Ma non poteva darsi alla maglia? E se muore? Oh, lo ammazzo se solo ci prova. Non può morire.
Stiles non reggeva l’ansia. Era un’ora che Derek e Isaac erano usciti e sperava solo che non si facessero uccidere, per il semplice fatto che voleva ammazzare Derek personalmente, con le sue mani. Non pensava di potersi preoccupare fino a quel punto. Doveva fare qualcosa, diamine, gli sembrava di esplodere. Voleva solo correre ovunque quell’idiota di Derek fosse e proteggerlo, ma doveva affrontare la realtà: era debole anche per essere un umano, figurarsi quanto avrebbe potuto essere d’aiuto a Derek. Probabilmente se fosse stato lì avrebbe solo creato problemi ma almeno avrebbe visto che cosa stava succedendo e non sarebbe stato nella stanza di Bethany a morire di ansia.
- Stiles, è inutile agitarsi. Dobbiamo cercare il modo di aiutarli, che sicuramente non è camminare avanti e indietro per la stanza!
- Aiutarli? E come? Beth, guarda in faccia la realtà! – esclamò Stiles, - Siamo due normali esseri umani, cosa possiamo fare contro un branco di alpha che stanno facendo a pezzi Derek e Isaac?
- Usare il cervello.
- Andiamo a cercarli, - ripeté Stiles per la quinta volta nella serata, afferrando il giubbotto.
Beth lo spinse di nuovo sul letto e lanciò il suo giubbotto di nuovo sulla poltrona.
- No! Non saremo loro d’aiuto! Pensa a Penelope! È andata forse a cercare Odisseo? No, è rimasta a casa e ha fatto il suo dovere.
- Non sono una cazzo di donna dell’antica Grecia!  Derek è in pericolo!
- Appunto, - replicò Beth, - non ti ci mettere anche tu! C’ è sempre qualcosa, Stiles, e noi troveremo il modo di aiutarli senza fare imprudenze come hanno fatto loro.
Beth si sedette a gambe incrociate, prese un profondo respiro e poi si alzò immediatamente.
- Va tutto bene, - disse, più a se stessa che a Stiles.
- Non va bene. Derek … chissà cosa sta facendo. Li avranno trovati? E se li hanno trovati, cosa sta succedendo? Non posso stare qui a far niente, muoio.
Bethany lo abbracciò e Stiles fu obbligato a ricambiare. Anche lei, in fin dei conti, era più preoccupata di quel che dava a credere. Certo, non era innamorata di Isaac come Stiles di Derek, ma comunque in quelle settimane che aveva passato con lui gli si era affezionata. E probabilmente era anche preoccupata per Derek, così come Stiles lo era per Isaac. Quei due imbecilli. Se Scott fosse andato con loro probabilmente avrebbero avuto qualche chance in più.
Giusto, Scott.
- Scott! – esclamò Stiles, - cercando freneticamente il telefono nelle tasche, - lui può andare ad aiutarli, è un lupo mannaro! E Peter! Non l’ho più visto in giro, ma sicuramente non lascerà che Derek si faccia uccidere dal primo alpha che passa.
Cercò i numeri in rubrica, ma Scott non rispose e il telefono di Peter era spento. Provò almeno un centinaio di volte ma nessuno era raggiungibile. Dannazione.
Beth si premette i palmi delle mani sul viso e per un lunghissimo istante nessuno di loro disse nulla.
- Torna a casa, - disse Bethany, rompendo il silenzio.
- Cosa?
Beth lo guardò negli occhi: - Vai nella tua stanza, tuo padre tornerà presto.
- Non mi interessa! Derek è in pericolo e devo …
- Stiles, - Bethany gli strinse gli avambracci, - Fidati di me. Vai a casa. Torneranno. Evitiamo altri guai, per loro.
 
*
 
 
Stiles si fidava di Bethany, davvero. Ma lei non aveva alcun potere e le sei ore successive furono un’agonia. Era talmente tanto in ansia che ebbe degli attacchi di panico e suo padre dovette correre nella stanza a cercare di calmarlo.
La luce nella stanza di Beth era spenta.
Il fatto era che Stiles non poteva non pensare e pensava a cose stupide: il fatto che Derek dormisse sempre su un fianco, che ascoltasse John Mayer, le sue sopracciglia, la sua espressione corrucciata ma meno del solito quando stava per baciarlo, ogni singolo insignificante dettaglio che avrebbe potuto non ripetersi mai più. E questo gli toglieva il respiro.
Alle cinque del mattino, si era quasi calmato. Aveva convinto suo padre a farsi almeno qualche ora di sonno e si era raggomitolato ai piedi del letto, con la faccia bagnata di lacrime. Era come se avesse disconnesso il cervello. Non pensava a nulla, era tutto nero.
Poi sentì un rumore, qualcosa che batteva debolmente contro la finestra. In qualche modo riuscì ad alzarsi, aspettandosi di vedere Beth ma si trovò davanti il volto coperto di sangue di Derek.
Il suo cuore mancò un battito.
- Derek! – esclamò e aprì subito la finestra, lasciandolo entrare con Isaac al seguito.
Appena Derek appoggiò la suola delle scarpe sul pavimento Stiles lo abbracciò. Era vivo. Malconcio, ma era vivo, respirava e questo era sufficiente. Anche se non avrebbe voluto, dovette staccarsi da lui e per poco non urlò quando vide le condizioni in cui lui e Isaac erano.
Erano uno spettacolo devastante, intrisi di sangue, con ferite profonde su ogni centimetro di pelle e i vestiti a brandelli. Derek respirava a fatica e Isaac cadde sul pavimento.
- Chiama Beth, - disse debolmente Derek, - deve prendersi cura di Isaac. Guarirà.
- Sto … bene, - mormorò Isaac, tirandosi su, - non chiamare Bethany. La spaventi. Guarirò …
- Chiamala.
Stiles le mandò un messaggio e due minuti dopo la ragazza era già a cavalcioni del davanzale. Beth rimase immobile un attimo, con una mano sulla bocca, fissando Derek e Isaac e poi corse da quest’ultimo che a malapena riusciva a stare in piedi.
- Isaac! – esclamò e anche lei, come prima Stiles aveva fatto con Derek, lo abbracciò.
Gli prese il volto fra le mani, guardando il viso pieno di lividi e sangue e poi lo strinse di nuovo, in lacrime.
- Isaac … sono così felice che tu sia vivo. Le tue ferite …
- Guarirò, - ansimò lui, - ci andrà tempo, ma guarirò.
Si aggrappò a lei per non cadere.
- Io starò con te. Io … se posso fare qualcosa …
- Mettilo a letto, - mormorò Derek, che si era raggomitolato sul pavimento, - lava le sue ferite e stagli vicino. Guarirà.
- Isaac, riesci a camminare? Dobbiamo andare fino alla mia stanza, pensi di farcela?
Lui annuì e, aggrappato a Beth, si fece strada lentamente verso la finestra.
Stiles, che si era accovacciato vicino a Derek, gli andò più vicino e gli scostò i capelli fradici di sangue e sudore dalla fronte.
- Derek, tu …? – riuscì a mormorare.
- Guarirò. Lasciami solo. Vattene. Non avrei dovuto venire qui. Dovevo andare nel loft ma Isaac …
- Io non ti lascio, - disse Stiles con decisione.
- Stiles, vai via io …
- Stai morendo di dolore. E per il dolore, per il dolore … non penso funzionino le medicine su voi lupi, no? Quindi … ecco, sì. Acqua calda. Aspetta, vieni, stenditi nel letto.
Derek provò a protestare, ma era troppo debole e Stiles riuscì a trascinarlo nel letto, poi corse in bagno dove riempì un catino di acqua calda e prese degli asciugamani puliti. Ritrovò Derek dove lo aveva lasciato, con il volto contratto in una smorfia e gli occhi serrati.
Istintivamente Stiles gli prese una mano fra le sue. Quella di Derek rimase inerte per qualche secondo, poi a una fitta di dolore  strinse così forte che Stiles gemette di dolore.
- Vattene, - ripeté Derek, - ti faccio solo del male, lasciami. Non mi serve un altro ferito.
- No, - fu ancora la risposta di Stiles.
Derek ebbe di nuovo uno spasmo, ma non disse nulla.
Stiles gli lasciò la mano per inumidire un asciugamano nell’acqua e, facendo attenzione, lo passò sulle ferite dell’altro, togliendogli quello che restava della maglietta. Derek trasaliva ogni volta che sentiva la stoffa sfiorarlo. Quando terminò l’operazione Stiles si sedette al bordo del letto e gli riprese una mano fra le sue.
- Passami il dolore.
Lo diceva sempre suo padre a sua madre quando lei era in ospedale. Stiles si era sempre chiesto se funzionasse davvero, se la mamma stesse meglio quando suo padre le stringeva la mano e se lui davvero sentisse dolore. Una volta aveva provato a farlo anche lui, a prendere la mano della mamma e a dirle di passargli il dolore, ma lei aveva detto di no, quindi non l’aveva mai scoperto. E non avrebbe mai pensato che in realtà la cosa sarebbe stata possibile, non solo a livello emotivo come fra i suoi genitori. Poteva davvero prendersi il dolore di Derek.
- Sei idiota … - bofonchiò lui, stringendo i denti.
-  Ti prego. Un po’, pochissimo.
- No.
Stiles strinse più forte la mano di Derek e disse: - Passamelo. Starai meglio e anche io. Vederti soffrire così mi fa male, lo sai.
- No. Non ti voglio qui, vattene, - ripeté Derek, ma non cercò di sfilare la mano dalle sue e per Stiles fu abbastanza per capire che doveva restare.
- Resto. Non mi muovo. Non ti lascio.
Tolse una mano dalla stretta e andò ad accarezzare il viso di Derek, a scostargli i capelli sudati e sporchi di sangue dalla fronte. Gli si accoccolò più vicino e gli sussurrò in un orecchio: - Resto qui finché non guarisci. Sono qui.
In qualche modo, Derek si voltò e il suo viso era a un soffio da quello di Stiles. Per la prima volta gli concesse uno sguardo senza astio o fastidio, lo fissò con talmente tanto bisogno negli occhi che per un attimo a Stiles mancò il respiro. In qualche modo si ritrovò a baciarlo con quanta delicatezza riuscì ad avere. Poi fu Derek ad avvicinarsi, a chiedere di più, a riappoggiare le labbra sulle sue.
In breve, si stavano baciando, che era la cosa più stupida che potessero fare, con Derek in quelle condizioni. Beh, a parte il fatto che Stiles aveva pensato alla stessa cosa quando l’alpha aveva tentato di farlo a pezzi, era decisamente poco costruttivo, soprattutto per Derek. Ma poi smise di pensarci, concentrandosi su quanto fosse bello avere Derek lì, vivo, in pessimo stato ma che ancora respirava e lo baciava addirittura delicatamente, o forse era semplicemente troppo provato per essere aggressivo come al solito. Ricambiò il bacio prendendo il viso di Derek fra le mani, accarezzandogli piano le guance coi pollici.
Continuarono così per un po’, con baci leggeri che si interrompevano solo per qualche istante, per poi riprendere e Stiles, mentre stavano così stretti, sentì sotto le dita la pelle di Derek che si rimarginava, e il suo respiro da spezzato farsi regolare.
- Cosa … ? – domandò Stiles, quando Derek allontanò un attimo le labbra dalle sue, - Come è …?
- Amore. Se ci sentiamo amati, guariamo prima, - soffiò Derek in qualcosa che era meno di un sussurro, con la fronte premuta contro la spalla di Stiles.
Doveva essere la stanchezza, il dolore, o chissà che altro ad avergli fatto dire quella frase, ma Stiles a sentirla ebbe un tuffo al cuore. Era vero, Derek aveva capito, Derek sapeva. Ma andava bene. Almeno il suo amore era servito a qualcosa, anche se probabilmente questo non avrebbe impedito all’oggetto di tale sentimento di fregarsene altamente di lui per il resto della vita.
Però, per quella notte, era implicito fra i due che Stiles dovesse restare lì, accanto a Derek, tenendolo stretto finché non si sarebbe addormentato.
 
 
*
 
 
Per fortuna quella mattina suo padre era dovuto uscire presto, prima dell’orario in cui di solito Stiles si alzava, così poté tranquillamente saltare la scuola, perché non esisteva minimamente che Derek restasse solo. Doveva svegliarsi fra le sue braccia, sentirsi ancora amato. E Stiles sarebbe rimasto sdraiato nel letto per giorni se fosse stato necessario.
Non lo fu, perché alle due del pomeriggio Derek aprì gli occhi e rotolò in modo da mettersi sdraiato di pancia. Piccolo e insignificante dettaglio, rotolò su Stiles e si sdraiò su Stiles che per poco non ebbe un infarto sia perché era pesante sia perché era comunque Derek, lui aveva diciassette anni e nonostante tutto quello che era successo i suoi ormoni non si erano placati, anzi, sembravano più svegli e reattivi che mai.  I compiti, doveva pensare ai compiti, anzi, no, non bastava, a qualcosa di peggio prima che succedesse l’irreparabile, a Greenberg, ecco, a Greenberg, andava meglio. Ma perché Greenberg si stava trasformando in Derek nudo mannaggia a lui …
- Stiles, ti stai contorcendo.
- Scusa tanto, - borbottò Stiles, - ma sai, mi sei venuto addosso …
Derek allora, che evidentemente quando rischiava di morire diventava ancora più bastardo, disse senza nemmeno alzare la faccia, che teneva comodamente appoggiata sul petto di Stiles: - Ti dispiace?
Ecco, quello sarebbe stato un bellissimo momento per essere un grosso alpha alto tre metri e largo due, solo per fare seriamente del male a Derek. Insomma, che faccia tosta, come se non sapesse che a Stiles faceva enormemente piacere averlo addosso – forse troppo – e lo stava prendendo in giro, solo perché lui non era il lupo sexy e ipercontrollato che era Derek, che persona orrenda.
- Vedo che rischiare di morire non ti ha reso più simpatico. E comunque dovresti ringraziarmi per ieri sera, sai, nessuno vorrebbe stare al fianco di un acidone come te che oltretutto fa pure del sarcasmo e …
Derek, evidentemente prevedendo che Stiles aveva in mente un lungo monologo in cui gli avrebbe elencato tutti i suoi difetti, decise di non aver voglia di starlo a sentire e quindi lo baciò. E Stiles non avrebbe mai rifiutato un suo bacio, quindi in pochi secondi si ritrovò sdraiato sotto Derek, con le labbra incollate alle sue e le mani fra i suoi capelli. Nonostante lo detestasse perché era uno stupido lupo acido e sarcastico, Stiles si prese un momento per apprezzare il fatto che fosse lì, che lo stesse baciando e che tutto sembrava andare bene, dopo quella nottata da incubo.
Derek si spostò a baciarlo sul collo, quasi più delicatamente del solito e si avvicinò pian piano al lobo del suo orecchio e lo morse dolcemente, poi sussurrò pianissimo, tanto che Stiles lo udì appena: - Grazie.
E Stiles avrebbe davvero voluto non rovinare tutto, ma il suo corpo non fu dello stesso parere e quindi sentì letteralmente la faccia andare a fuoco, anche perché la sua Bethany interiore gli stava suggerendo dei modi in cui Derek avrebbe potuto fargli una dimostrazione pratica di gratitudine. Ma andiamo, prima un abbraccio, poi grazie, quelle erano tutte enormi dimostrazioni di affetto per un ghiacciolo come Derek. Okay, era più un enorme iceberg, probabilmente quello contro cui si era schiantato il Titanic, ma l’iceberg lo aveva abbracciato e gli aveva detto grazie quindi tutto questo equivaleva a una appassionata dichiarazione d’amore, anzi, direttamente a una proposta di matrimonio fatta a Verona, sotto il balcone di Giulietta con accompagnamento musicale di qualunque essere umano normale. Sembrava quasi che Derek stesse cercando una via per il suo cuore, anche se ovviamente Stiles glielo avrebbe dato a prescindere, perché diavolo, come poteva non amarlo? Okay, era una cosa masochistica, ma quel grazie
- Tuo padre quando dovrebbe tornare? – domandò Derek, scostandosi i capelli dal viso in un modo che, a differenza di quello che aveva immaginato Stiles, non ricordava le descrizioni fatte da Taylor Swift nelle sue canzoni, quanto il modo in cui lo avrebbe fatto un attore porno.
Uh oh.
- Non ne ho idea …
Oddio, ma stava davvero pensando a quello? Insomma, era in fin di vita fino a poche ore prima e adesso pensava a certe cose? Okay Stiles le stava pensando anche lui ma non era lui quello che era arrivato sanguinante meno di dodici ore prima. Beh, finché la cosa avesse funzionato non che gli dispiacesse, ma …
- Se lo sento arrivare smetteremo. Tu cerca di tenere la bocca chiusa.
E tanto per essere sicuro che Stiles non emettesse un suono appoggiò le labbra alle sue e iniziò a baciarlo.
Romantico.  Sicuramente ogni persona delle terra avrebbe voluto un “tu cerca di tenere la bocca chiusa” prima di fare sesso per la prima volta.  Derek era sicuramente un grande seduttore. Chiunque sarebbe caduto ai suoi piedi dopo cotali parole che facevano sembrare Shakespeare un pescivendolo. O, ma al diavolo, era senza maglietta, e le cose importanti sicuramente non le avrebbero dette quel pomeriggio.
E okay, forse quel grazie non era stato esattamente detto perché Derek cercava la via per il cuore di Stiles, ma aveva trovato quella dell’interno dei suoi pantaloni con la mano destra ed era quasi meglio.
E oh mio Dio cosa stava facendo.
- Derek …
- Stai zitto, - bofonchiò lui, e riprese a baciarlo.
E oddio, la sua mano nei pantaloni di Stiles sembrava davvero sapere il fatto suo …
Sarebbe stato il momento giusto per l’apparizione di ogni sorta di gente, Scott, Beth, Isaac, Lydia, Jackson, suo padre, Peter, Allison, i fantasmi della famiglia Hale, Melinda Gordon – venuta per i fantasmi della famiglia Hale -, Babbo Natale, il coniglio pasquale o la strega malvagia dell’Ovest ma nessuno di quelli arrivò. Solo Derek e Stiles, quest’ultimo col fiato sempre più corto.
Era fatta, cioè, tecnicamente no, ma era sempre qualcosa in più dei baci e stava succedendo, e Stiles da una parte voleva morire, dall’altra voleva ringraziare ogni divinità esistente per avergli regalato quel magico momento di mano di Derek in zona sud.
- Derek, penso che la cosa stia degenerando e che io potrei non reggere, - ansimò, ma venne bellamente messo a tacere da un bacio.
- Non mi interessa quello che pensi.
Andava sempre meglio, di questo passo Derek avrebbe potuto diventare la nuova Taylor Swift, anche se, a modesto parere di Stiles, l’attore porno era un lavoro per lui più azzeccato.


 
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Avviso: queste note non hanno un senso. Okay, gente, io sto per vomitare il latte che ho appena bevuto, sono così felice che potrei piangere, perché ebbene sì, vedrò Dylan. Io, Ron, vedrò Dylan, respirerò la sua stessa aria, farò una foto con lui eccetera ... Quindi ecco, BOH. Non formulo pensieri coerenti. E' un miracolo. This is a state of grace, giuro. E ora ho un sacco paura che i miei si rimangino la cosa, che la ragazza che è con me non mi voglia più o che Dylan, vedendo che somiglio a un baco da seta, non voglia farsi la foto con me. E vi giuro, STO ESPLODENDO. E volevo condividere la cosa anche con voi e rendervi un po' felici, quindi, beh, ecco il capitolo(?) so che non è Dylan ma è quello che ho ahahah. E dai, amatemi per la fine.
Ora è veramente tardi e domani mi devo alzare presto, quindi vi lascio solo con due parole veloci a tutti voi: allora, vi voglio davvero ringraziare per tutto quello che fate per me. So che sembra stupido, ma una recensione, un preferiti, seguiti, ricordare o una visita anche solo, per me sono importantissimi. Non mi piace raccontare della mia vita, ma diciamo che ultimamente mi sento molto tagliata fuori da tutto, anzi, mi sento come se, quando parlo, la gente non riuscisse a sentirmi o non mi vedessero ed è abbastanza brutto. Certo, non tutti e non sempre e non sono il tipo che si deprime, anzi, tranne rari casi sono abbastanza allegra come persona, ma questa storia ha davvero fatto tantissimo per me, VOI avete fatto tantissimo per me, perché seguendomi mi avete spronata a scrivere - e io sono molto, molto incostante, - e mi avete fatto passare un sacco di bei momenti a scrivere e immaginare le disavventure di Stiles e Derek, a rispondere alle vostre recensioni o ai messaggi, quindi, beh, ecco, grazie davvero, davvero di cuore. Un abbraccio fortissimo a tutti,
Ron.
  
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