Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
Ricorda la storia  |      
Autore: Alley    05/05/2014    2 recensioni
“Come fai a mangiare quella roba?” (...)
Se gli sguardi potessero uccidere, quello che la Hand gli rivolge in risposta lo stroncherebbe seduta stante.
“Quello che ho mangio non è affar suo, agente…”
Lo fissa esitante, aggrottando la fronte nello sforzo di ricordarne il nome. Garrett sfoggia un sorriso da catalogo pubblicitario – Phil
detesta i sorrisi da catalogo pubblicitario –, si sistema il vassoio sul palmo di una sola mano e le porge quella libera.
“John Garrett. Per te solo John. O Johnny, se ti piacciono i vezzeggiativi.”
Genere: Comico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Garrett, Nick Fury, Phil Coulson, Victoria Hand
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Skye e Simmons si alzano e dicono qualcosa a Fitz. Lui scuote il capo in segno di diniego e le ragazze si allontanano, lasciandolo solo sul bordo della piscina.
 
È una notte placida e serena, immobile come la distesa d’acqua su cui indugia lo sguardo del giovane ingegnere, e in quel silenzio i pensieri sembrano quasi prender forma e far rumore. Quelli di Phil raccontano una storia vecchia di anni, in cui compaiono un altro motel fuori mano, una camera contesa e parole che adesso assumono tutt’altro significato.
 
T’invidio. Anch’io vorrei avere qualcosa in cui credere
 
A volte la verità impiega una vita a svelare il proprio volto.  
 
“Ne vuole?”
 
Phil si riscuote e solleva il capo, incontrando il sacchetto di patatine portogli da Triplett.
 
“No, grazie.”
 
Sa di essersi comportato male con lui. L’ha giudicato ingiustamente e se ne dispiace, ma è difficile riporre la propria fiducia in un estraneo dopo esser stato pugnalato alle spalle da chi conoscevi – da chi credevi di conoscere – da sempre.  
 
“L’ha presa molto male” commenta l’agente, indicando Fitz con un cenno del capo.
 
“Si fidava di Ward” replica Phil, e davanti ai suoi occhi affiorano immagini vecchie e vecchi ricordi che bruciano come ferite “Non è facile affrontare il tradimento di un amico.”
 
*
 
Settembre 1984
 
“È lui?”
 
La seduta d’addestramento è terminata e buona parte dei giovani Marines ha fatto ritorno ai propri alloggi. Il campo è deserto, ad eccezione di un piccolo manipolo la cui attenzione è rivolta a quello che Phil suppone essere il loro obiettivo. Sono troppo lontani per capire cosa stia dicendo il ragazzo, ma a giudicare dall’entusiasmo con cui i suoi compagni l’ascoltano e dagli scoppi di risa che di tanto in tanto risuonano nel gruppetto deve trattarsi di un soliloquio molto appassionante. 
 
“È lui” conferma Fury, sporgendosi appena oltre la parete dietro cui sono appostati “Dobbiamo solo aspettare che gli altri se ne vadano.”
 
È quello che succede qualche minuto dopo; il drappello si dirada, quasi fosse un pubblico che defluisce gradualmente al termine di uno spettacolo, e lui resta solo.
 
“Andiamo.”
 
Raggiungono il campo e Fury si rivolge al ragazzo, chinatosi per allacciarsi le scarpe.
 
“Signor Garrett.”
 
Il giovane Marines alza la testa e aggrotta la fronte. “Sono diventato famoso molto prima di quanto pensassi.”
 
“Avemmo una proposta da farle” dice Fury con autorevolezza, ignorando la battuta e saltando presentazioni e preamboli.
 
“Lei e il suo portaborse?”
 
Non lo ammetterebbe mai, ma Phil spera che John Garrett declini l’offerta. 
 
*
 
“Cosa ne pensi?”
 
“Di Garrett?”
 
“Naturalmente.”
 
Phil scrolla le spalle, ostentando indifferenza, e appoggia la pila di rapporti esaminati sulla scrivania del direttore. “Mi fido del suo giudizio. Se ha ritenuto opportuno reclutarlo vuol dire che sarà un buon agente.”
 
“Quindi non ti piace.”
 
È sempre stato bravo a dissimulare pensieri e sentimenti. Peccato che con Fury la cosa non abbia mai funzionato.
 
“Se piace a lei, piace anche a me” replica, evasivo, poi prova a dirottare la conversazione “Ha già deciso a chi assegnarlo?”
 
“Pensavo di occuparmene personalmente” risponde Fury, il suo unico occhio che lo scruta con una punta di sadico compiacimento “Non credo sia un problema condividere lo stesso supervisore e addestrarvi insieme, visto che piace anche a te.”
 
Phil prova l’impellente desiderio di strangolarsi con la propria cravatta.
 
*
 
Per Phil Coulson la puntualità è una fede. Da quand’è stato assoldato non c’è stato giorno, un solo giorno in cui non si sia presentato alla seduta d’allenamento alle otto in punto.
 
Non sopporta i ritardatari. I ritardatari sono degli intollerabili inetti privi di senso del dovere. Per questo, non lo sorprende che Garrett appartenga alla categoria. 
 
“Va’ a chiamarlo” tuona Fury e Phil ingoia uno sbuffo prima d’obbedire.
 
Raggiunge la stanza di Garrett e tende l’orecchio. Oltre la soglia regna il silenzio più assoluto.
 
“Agente Garrett?” lo chiama, battendo con forza il pugno contro la porta serrata.
 
Nessuna risposta.
 
“Garrett?”
 
Continua a bussare per un tempo che gli pare interminabile, e proprio quando è in procinto di arrendersi una voca roca e impastata si leva dall’interno della camera.
 
“Altri cinque minuti” mugugna Garrett, e Phil pensa che preferirebbe strangolare qualcun altro, con la propria cravatta.
 
*
 
Il mattino dopo Phil si apposta fuori la camera di Garrett e lo trascina in mensa con sé.
 
“Pensavo fosse Fury il mio supervisore.”
 
“Devo assicurarmi che arrivi in orario.”
 
Superano la ressa accalcata all’ingresso e si mettono in fila.

“Non voglio che tu mi faccia da balia.”
 
“Dispiace più a me che a te, credimi.”
 
Phil afferra un vassoio e comincia a riempirlo. Garrett fa lo stesso, ma ben presto la sua attenzione viene catturata da qualcos’altro che non attiene esattamente al cibo. “Visto che sei qui, renditi utile. Chi è quella sventola?”
 
“Non è il modo di definire una collega” lo ammonisce Phil, arraffando due cornetti “E comunque, è Victoria Hand. Stalle alla larga se non vuoi ritrovarti con un arto in meno.”
 
“Interessante.”
 
“In che senso interessa- Garrett, non puoi saltare la fila!”
 
Garrett avanza a suon di gomitate e spintoni, tra le occhiatacce e le proteste degli altri agenti, e si piazza alle spalle della Hand. Phil impreca mentalmente in più o meno sette lingue diverse e lo segue, mormorando scuse mortificate a tutti coloro che sorpassa.
 
“Garrett, non-”
 
“Come fai a mangiare quella roba?” domanda, indicando le pietanze – principalmente verdure – stipate sul vassoio della ragazza.
 
Se gli sguardi potessero uccidere, quello che la Hand gli rivolge in risposta lo stroncherebbe seduta stante. 
 
“Quello che mangio non è affar suo, agente…”
 
Lo fissa esitante, aggrottando la fronte nello sforzo di ricordarne il nome. Garrett sfoggia un sorriso da catalogo pubblicitario – Phil detesta i sorrisi da catalogo pubblicitario –, si sistema il vassoio sul palmo di una sola mano e le porge quella libera.
 
“John Garrett. Per te solo John. O Johnny, se ti piacciono i vezzeggiativi.”
 
Lei osserva la mano tesa con un misto di disgusto e supponenza, poi si volta senza stringerla e riprende ad avanzare.
 
“Non importa. La socievolezza non è affatto un requisito indispensabile, in una donna.”
 
Phil pensa che sarebbe meglio togliere il coltello dal vassoio della Hand, prima che lo usi per tagliargli la gola – non gli dispiacerebbe vedere Garrett sgozzato, ma è piuttosto sicuro che il “tienilo d’occhio” di Fury stesse anche per “assicurati che non si faccia ammazzare.”
 
Escono dalla fila. La Hand si dirige verso il tavolo in fondo alla sala e Garrett la segue.
 
“Garrett, torna subito-”
 
Garrett lo ignora – ovviamente – e prende posto di fronte alla ragazza.
 
“È noioso mangiare da soli.”
 
“Io sto benissimo da sola” replica lei acidamente, e Phil si domanda perché Garrett tenga così poco alla sua vita – e, soprattutto, per quale motivo debba tenerci lui.
 
“Lo perdoni, agente Hand. È nuovo e non ha ancora-”
 
“Vuoi?" le chiede Garrett, allungandole un sacchetto di patatine "Sono sicuro che non intaccherà il tuo metabolismo.”
 
La Hand lo guarda come se le avesse appena proposto di fare uso di droga.

“Una corretta alimentazione è basilare per gli agenti” dice severamente "Questa roba è veleno."
 
Garrett la fissa perplesso per un brevissimo momento, prima di tornare ad esibire quell’odioso sorriso sgargiante. “Beh, sai, come diceva Doulson-”
 
Coulson.”
 
"Sono nuovo, non conosco ancora le regole. Potresti…aiutarmi ad ambientarmi.”
 
“Per quello c’è il supervisore” ribatte la Hand senza scomporsi.
 
“Non potresti farmi tu da supervisore? Niente da dure su Fury, è un gran simpaticone, ma preferirei-”
 
Non si sceglie il proprio supervisore, agente Garrett, e io sono troppo giovane per ricoprire quel ruolo.”
 
“L’età non è un problema per me.”
 
Strangolarsi con la cravatta resta l’opzione più papabile, ma nemmeno quella di affogarsi nella tazza di latte è da scartare.
 
*
 
Quando Phil arriva in mensa trova tutti gli agenti presenti ammucchiati contro la parete di fronte alla tavolata. Quelli in fondo si sollevano sulle punte per vedere oltre le teste assiepate davanti a loro, e dal folto drappello si levano risate scroscianti e commenti esilarati.
 
Phil si domanda cosa ci sia di tanto divertente e s’avvicina al gruppo per scoprirlo.
 
Per un motivo a lui sconosciuto, man mano che avanza gli sguardi degli astanti convergono nella sua direzione.
 
Ha il presentimento che di qualsiasi cosa si tratti non gli piacerà affatto.
 
Quando supera la calca e si ritrova davanti agli occhi la ragione di tanta ilarità, il suddetto presentimento si trasforma in una terribile certezza.
 
*
 
Quel pomeriggio Garrett lo accoglie con un ghigno tronfio e compiaciuto.
 
Phil, deciso a non dargli ulteriore soddisfazione, lo supera senza nemmeno guardarlo.
 
“Ti stava davvero bene il costume” commenta beffardo “Per curiosità, avevi anche le mutande abbinate?”
 
Tutti i buoni propositi scompaiono come una bolla di sapone mentre il suo pugno impatta contro la mascella di Garrett.
 
*
 
“Fermi!”
 
Fury arriva mentre si stanno ancora azzuffando e interviene per separarli – probabilmente è il suo il viso a cui Phil ha rifilato l’ultima gomitata. “Cosa diavolo vi è preso?!”
 
Garrett, un occhio nero e il naso sanguinante, indietreggia e addita Phil. “È stato lui a colpirmi!”
 
“Non l’avrei fatto se tu non mi avessi reso ridicolo davanti a tutti!”
 
“Non volevo renderti ridicolo!”
 
“Allora perché hai appeso in mensa una gigantografia di me vestito da Capitan America?”
 
Garrett soffoca una risata e Phil deve fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non scagliarsi di nuovo contro di lui.
 
“Sei un idiota.”
 
“E tu non hai senso dell’umorismo.”
 
“Senso dell’umorismo?! La prossima volta che fai una cosa del genere giuro che-”
 
Basta!”
 
Fury fulmina entrambi con lo sguardo e il battibecco cessa all’istante – a volte Phil dimentica quanto quell’occhio possa essere terrificante.
 
“Sono stanco dei vostri litigi. Siete agenti dello S.H.I.E.L.D., non bambini dell’asilo” tuona, poi si rivolge a Phil “Domani Garrett partirà con te.”
 
“Cosa?!”
 
“Forse, passando un po’di tempo insieme, imparerete a stare nella stessa stanza senza prendervi a pugni.”
 
“Ma signore-”
 
“Niente ma, Coulson. Così ho deciso e così si farà.”
 
*
 
Mancano pochi minuti alla partenza quando Victoria Hand compare con una sacca in spalla.
 
“Buongiorno, splendore” la saluta Garrett “Sei venuta ad augurarmi buon viaggio?”
 
“No” replica lei seccamente, poi li supera entrambi e raggiunge  il jet “Il direttore mi ha chiesto di partire insieme a voi, per assicurarmi che non vi ammazziate.”
 
Garrett la segue con lo sguardo fino a quando non scompare oltre lo sportello. “Se questa è la punizione, dobbiamo prenderci a pugni più spesso Coulson.”
 
*
 
Alloggiano in un vecchio motel fuori mano. È la Hand che si reca alla reception per prenotare le camere, e quando torna da loro e Phil s’accorge che in mano ha soltanto due chiavi un pessimo presentimento lo assale – e visto quel che è successo l’ultima volta che ha avuto un brutto sentore la cosa lo allarma non poco.
 
“Erano rimaste solo una singola e una matrimoniale.”
 
“Non c’è problema” interviene Garrett, poi si rivolge a Phil “Tu prendi la singola, io e Vic la matrimoniale.”
 
La Hand s’irrigidisce come se le avessero appena sparato.
 
“Come mi hai chiamato?” sibila, ed è la cosa più terrificante che Phil abbia mai visto in vita sua.
 
“Non penso sia una buona idea.”
 
“Non è una buona idea, è una splendida idea.”
 
“È molto meglio se l’agente Hand prende la singola e io e te dormiamo insieme.”
 
“Mi spiace deluderti, Coulson, ma non sei il mio tipo.”
 
Prima che Phil abbia il tempo di ribattere, la Hand si piazza davanti a Garrett e posa su di lui uno sguardo che farebbe scoppiare in lacrime il più spietato dei criminali. Phil si domanda come faccia lui a sorridere con quell’espressione imbufalita a pochi centimetri dal viso.
 
“Non ti azzardarti mai più a usare quel nomignolo, chiaro?” ringhia, e con un gesto stizzito gli lancia una delle due chiavi prima di voltarsi e lasciare la hall. 
 
Beh, considerando che temeva l’avrebbe ucciso non è andata poi tanto male.
 
*
 
Phil si infila sotto le coperte e si sistema sul bordo del letto, mettendo quanta più distanza possibile tra lui e Garrett. Chiude gli occhi, sperando di prender sonno quanto prima.
 
“Sai, sono molto bravo a raccontare storielle” dice lui, provando  – vanamente – a farlo passare per un commento casuale “Quando ero nei Marines i miei compagni le adoravano.”
 
Phil si volta di lato, ignorandolo.
 
“Se non hai sonno potrei-”
 
“Dormi.”
 
“Come vuoi.”

Dopo una manciata di minuti Garrett comincia a russare - a russare come un trombone.
 
Phil lo scuote per farlo smettere, ma quello continua imperterrito. 
 
Deve aver fatto qualcosa di molto brutto nella sua vita precedente per meritarsi tutto questo.
 
*
 
“Stanotte potresti russare un po’meno, per favore?” gli chiede la sera dopo, mentre si mettono a letto “Ieri non ho chiuso occhio.”
 
“Io non russo, ho solo il respiro pesante. Sei tu che mi hai dato calci per tutto il tempo.”
 
“Non è vero!”
 
“Certo che è vero!”
 
“No!”
 
“E invece ti dico di sì!”
 
Phil incassa la testa nel cuscino senza ribattere. Discutere con John Garrett è utile quanto attendere un diluvio nel deserto.
 
“Coulson?” lo chiama all’improvviso e Phil reprime uno sbuffo.
 
“Che c’è?”
 
“La Hand ce l’ha un ragazzo?”
 
“Non lo so, Garrett. Non mi immischio nella vita privata degli altri agenti.”
 
Passa una manciata di minuti e la voce di Garrett si leva nuovamente. “Coulson?”
 
“Che c’è?”
 
“Ho sete.”
 
“Se speri che vada a prenderti un bicchiere d’acqua, sappi che morirai disidratato.”
 
Garrett non replica, salvo poi richiamarlo dopo un altro breve silenzio. “Coulson?”
 
“Santiddio Garrett, la smetti di-?”
 
“Perché fai questo lavoro?”
 
Phil tace. Non s’aspettava una domanda del genere da uno come Garrett, e lo sorprende ancor di più sentirgliela porre con quel tono.
 
“Perché è qualcosa in cui credo” risponde, in maniera quasi istintiva, e Garrett ridacchia nel buio.
 
“Cosa c’è di divertente?”
 
“È proprio la risposta che m’aspettavo da uno come te.”
 
Phil storce la bocca in una smorfia contrariata. “Immagino che per uno come te sia una motivazione ridicola.”
 
“Nient’affatto” replica Garrett, e per la prima volta non c’è traccia di scherno nella sua voce; è seria come non lo è mai stata prima, e a Phil pare di cogliervi una nota d’amara tristezza che, in quel momento, non riesce ad interpretare.
 
“T’invidio. Anch’io vorrei avere qualcosa in cui credere.”
 
S’addormentano senza aggiungere altro.
 
*
 
Una macchia indistinta gli appare davanti all’improvviso e un paio di mani prendono a tamponargli la ferita al centro del petto.
 
Phil ha la vista troppo offuscata per mettere a fuoco il volto della persona che lo sovrasta, ma non fatica a riconoscerne la voce.
 
“Non fare scherzi Coulson” gli intima Garrett “Non puoi crepare prima d’aver ascoltato la mia storiella.”
 
Phil vorrebbe sorridere, ma in quel momento una smorfia sofferente è il massimo che riesca ad offrire.
 
Uno scalpiccio frenetico risuona in lontananza, annunciando l’arrivo di una nuova ondata di nemici. È l’agguato peggiore che abbiano subito da quando lavora per lo S.H.I.E.L.D. – a giudicare dalle fitte atroci che gli attraversano il torace sarà anche l’ultimo.
 
“Vattene” riesce a dire, mentre i passi si avvicinano minacciosi “Io non-”
 
“Sta’zitto.”
 
Le braccia di Garrett lo avvolgono. Non ha la forza per protestare, così si lascia sollevare e prendere in braccio.
 
“Da domani dieta ferrea. Pesi da morire.”
 
*
 
Dopo un lunghissimo mese di convalescenza torna alla base. Fury lo accoglie con una calorosa stretta di mano e Garrett, alle sue spalle, storce la bocca in una smorfia. 
 
“Di già?” sbotta “Accidenti, si stava così bene senza di te.”
 
“Anche tu mi sei mancato, Garrett” replica Phil, ironico, e gli rivolge il sorriso che quel giorno non era riuscito a tirar fuori “Grazie.”
 
Garrett annuisce e gli dà una pacca sulla schiena.
 
Forse è il momento giusto per cominciare da capo.
 
*
 
Un paio di settimane dopo Phil torna operativo. Lui e Garrett partono per la prima volta da soli – Fury ha deciso che la Hand può smetterla di fargli da sorvegliante, con sommo dispiacere di Garrett – e si ritrovano di nuovo a dormire nello stesso letto.
 
O il destino ha un macabro senso dell’umorismo o dietro c’è lo zampino di Fury – Phil propende per la seconda.
 
“Tieni.”
 
Garrett gli porge un oggetto che Phil, nella semioscurità della piccola stanza, non riesce a identificare.
 
“Cos’è?”
 
“Tappi per le orecchie. Forse ho il respiro un po’troppo pesante.”
 
Phil li afferra, stupito, e dopo qualche istante di esitazione è lui a prendere la parola.
 
“Avanti, fallo.”
 
“Cosa?”
 
“La storiella” risponde “Raccontamela.”
 
Malgrado non possa vederlo, è sicuro che Garrett stia sorridendo.
 
*
 
Phil prende posto accanto al letto su cui Garrett giace.

Si sistema la cravatta e fa vagare lo sguardo lungo la parete di fronte, cercando di nascondere il disagio, ma è difficile far finta di nulla davanti alle bende che ricoprono interamente il volto del collega; Phil ha visto con i propri occhi le condizioni in cui la sua faccia era ridotta, quand’è uscito da quell’edificio con la Hand tra le braccia, e l’immagine del suo viso sfigurato l’ha perseguitato ogni notte, da quel giorno.
 
“Non ho un bell’aspetto, vero?”
 
“Sei brutto come al solito.”
 
Garrett ridacchia, e Phil si sente un po’ più leggero.
 
“C’è una cosa che devo dirti.”
 
Ha sempre saputo che Garrett nutre per la Hand una…spiccata simpatia, ma credeva – sperava – che questo non l’avrebbe mai portato a compiere qualche sciocchezza – almeno non una grossa come gettarsi tra le fiamme e uscirne con ustioni di terzo grado su buona parte del corpo.
 
Mentre Garrett veniva operato, s’è precipitato nell’ufficio di Fury e gli ha chiesto di non mandarli più in missione assieme; il direttore ha acconsentito senza chiedere spiegazioni.
 
Phil ha messo in conto la possibilità che la prendesse male, ma preferisce che ce l’abbia con lui piuttosto che permettergli di rischiare ancora la vita in futuro.
 
“Me l’ha detta Victoria. Sappi che è imbufalita. Dice che l’hai passare per una donzella in difficoltà agli occhi del direttore. Un giorno, quando sarà un pezzo grosso, te la farà pagare.”
 
Poco male. Aveva messo in conto anche questo.
 
“E…tu?” domanda Phil, titubante “Sei imbufalito?”
 
“No, Phil, non lo sono” lo rassicura “So cosa dice il regolamento e so come la pensi su queste cose. Togliti quell’espressione da cane bastonato dalla faccia; non si addice ad un bastardo come te.”
 
Phil scuote il capo e si lascia sfuggire un sospiro accorato. “Non si tratta solo di come la penso, John. Questa volta sei finito in ospedale, la prossima potrebbe andare peggio.”
 
“Quindi l’hai fatto perché eri preoccupato per me? Attento, Coulson, potrei credere che siamo davvero diventati amici.”
 
Phil sorride mestamente e gli occhi di Garrett fanno lo stesso. Se qualche anno prima gli avessero detto che avrebbero tenuto una conversazione simile, non c’avrebbe creduto. “Sono contento che tu abbia capito. Avevo paura che ti sentissi…tradito.”
 
A quelle parole, Garrett sgrana appena gli occhi e trasalisce contro la testiera. “Va tutto bene?” gli chiede Phil, sporgendosi verso di lui, e Garrett alza una mano bendata per invitarlo alla calma.
 
“Tranquillo, è solo una fitta” farfuglia, stando attento a non incrociare il suo sguardo “Non mi avranno iniettato abbastanza morfina.”
 
*
 
“È fatta!” esclama Garrett, entusiasta, e Phil solleva lo sguardo dal fascicolo.
 
“Di che parli?”
 
“Victoria” risponde lui, sogghignando, e Phil non può fare a meno di roteare gli occhi al soffitto “Sta per cadere ai miei piedi. Ormai è solo questione di tempo.”
 
“Sei anni fa hai detto la stessa cosa.”
 
“Stavolta è diverso.”
 
“Certo. Il pugno che ti ha dato quando le hai accidentalmente toccato il sedere lo testimonia.”
 
“Esatto. È un chiaro segno d'interesse.”

“Sei un caso disperato, Garrett” lo apostrofa Phil "Non che tu abbia una qualche speranza di averne, ma ti ricordo che le relazioni tra colleghi-"
 
"Non sono consentite dal regolamento" conclude l'altro al suo posto "Me l'hai già detto più o meno un milione di volte."

"Beh, non sei un tipo molto recettivo allora" ribatte Phil, poi china il capo per riprendere la lettura.

“Ti rinfaccerò tutto quando ti innamorerai di una collega. O di un collega.”
 
“Cosa ti fa credere che succederà?”
 
“Si chiama Karma, Coulson.”
 
Garrett prende posto accanto a lui e indica con un cenno il dossier che tiene stretto tra le mani. “Allora, a chi farai da balia?” gli domanda “Oltre che a me, s’intende.”
 
“Clint Barton” risponde Phil, senza staccare gli occhi dal foglio “Domani andrò a reclutarlo. Per questo stavo provando a studiarne il fascicolo.”
 
"Clint Barton?" ripete Garrett incredulo “Il famoso Occhio di falco?”
 
“Era un modo per dirti che devi smetterla di parlare, John.”
 
“Ti assegnano il ragazzo più promettente e ti becchi pure uno spettacolo gratis al circo. Sempre detto io che sei il preferito di Fury.”
 
“A te chi hanno assegnato?” chiede – visto che non c’è speranza d’esser lasciato in pace, tanto vale fare conversazione.
 
“Grant Ward.”
 
“Ne ho sentito parlare. Pare sia un tipo problematico.”
 
“Così dicono” replica Garrett, con quella leggerezza di cui, in fondo, Phil è sempre stato invidioso. “Ci penserò io a dargli una mano.”
 
*
 
Fitz è ancora lì, lo sguardo assente che fissa la piscina senza vederla.  Triplett, seduto di fronte a lui, ingurgita l’ultima manciata di patatine e apre un altro sacchetto.
 
“Non dovresti mangiarne così tante.” Più che per rimproverarlo, lo dice per spezzare un silenzio che comincia a pesare come un macigno.
 
“Garrett diceva che qualche patatina non intacca il metabolismo.”
 
I ricordi bruciano come ferite, e Phil sa che un tempo infinito non basterà a sanarle.
 
“Lo so.”
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 













Note
E quando arivi ad elaborare Head Canon su Coulson, Garrett e la Hand da giovani capisci d'esser giunto ad un punto di non ritorno.
Ringrazio DI CUORE Tonia, che mi ha supportato e sopportato durante la stesura di questa storia, ispirandomi (la scena di Coulson al capezzale di Garrett è stata ideata da lei, così come la battuta "Se questa è la punizione dovremmo prenderci a pugni più spesso, Coulson") e segnalandomi incongruenze che senza il suo aiuto non avrei corretto. Grazie anche (e soprattutto) per il fangirling sfrenato e il dolore che stiamo condividendo *abbraccia*
Qualche precisazione - probabilmente non necessaria, ma preferisco farla. Garrett non pareva affatto dispiaciuto quando la Hand è stata uccisa davanti ai suoi occhi, e quando Coulson s'è rifiutato di passare dalla sua parte non ha esitato a ordinare ai suoi uomini di sparargli. Questa storia non vuole negare tutto questo, ma soltanto ipotizzare che ci sia stato un tempo in cui le cose sono andate diversamente e in cui, perchè no, Garrett ha provato un affetto sincero nei confronti dei suoi compagni. In seguito le cose sono cambiate e i sentimenti anche, ma mi piace pensare che ci siano stati dei trascorsi di questo tipo - perchè DAI, come si fa a non shippare Garrett e la Hand dopo che lui la chiama in quel modo? *sigh*
Un po'di burocrazia:
- La scena iniziale, come probabilmente avrete intuito, è collocata alla fine di "Nothing personal"
- Ti assegnano il ragazzo più promettente e ti becchi pure uno spettacolo gratis al circo. Sempre detto io che sei il preferito di Fury. Nel mio Head Canon (ispirato al background del fumetto), Clint lavora al circo prima di essere reclutato dallo S.H.I.E.L.D.
- Me l’ha detta Victoria. Sappi che è imbufalita. Dice che l’hai passare per una donzella in difficoltà agli occhi del direttore. Un giorno, quando sarà un pezzo grosso, te la farà pagare. Ecco spiegato il livore che la Hand sembra nutrire nei confronti di Coulson (spiegazione inventata di sana pianta, naturalmente)
Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui. Spero che la storia sia stata di vostro gradimento *scuoricina*
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D. / Vai alla pagina dell'autore: Alley