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Autore: Roulette    05/05/2014    4 recensioni
E se invece della piccola Primrose Everdeen fosse stato sorteggiato il timido Rory Hawthorne?
E se invece di Katniss Everdeen fosse stato Gale Hawthorne la vittima sacrificale dei Settantaquattresimi Hunger Games?
Gli Hunger Games secondo la visuale di Gale, di come la sua vita cambiò nell'Arena, di come i Giochi fecero di lui una persona diversa.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Gale Hawthorne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando mi sveglio un raggio di luce mi colpisce in un occhio e noto due occhi azzurri che mi fissano.
Appena si accorge che sono cosciente Leevy distoglie lo sguardo e arrossisce.
-Buongiorno.- Mi sollevo e un vento fresco mi accarezza i capelli. L’odore delle foglie non è mai stato così intenso.
Devo essermi addormentato e Leevy avrà preso il mio posto nel turno di guardia.
-Ti ho… preparato questa.- Mi porge qualcosa di banco e molle, un pezzo di uovo.
-G…Grazie.-
Mi accascio contro il tronco dell’albero e mangio in silenzio. Incredibile la tensione che si è creata.
Ieri è stata una giornata talmente piena di eventi, che non ho ancora assimilato tutto.
Ricapitolando, ho trovato Leevy, l’ho baciata.
Mi volto verso di lei, se ne sta con la testa abbassata in silenzio a mangiare il suo pezzo di uovo.
Ho incontrato Arany, la ragazza del 9 che mi ha salvato dall’ibrido con gli occhi di Cato, sono tornato e… Richard è morto.
Una fitta mi colpisce il petto.
No, basta. Devo farmene una ragione una volta per tutte.
Richard è morto.
Merda.
Mi accorgo di aver finito dopo qualche minuto.
Leevy sta seduta a osservare le cime degli alberi, dandomi le spalle. Se continuiamo così non riusciremo più a parlare, sembriamo due pezzi di ghiaccio.
Sollevo la testa tendendo il collo. Come diavolo posso iniziare? “Ehi, scusa se ti ho baciata. Ma sta tranquilla, moriremo qui, quindi niente passeggiate romantiche.”.
-Lee..Leevy…-
Non si volta nemmeno –Che c’è?-
-Io… ehm…- Cosa diavolo sto facendo? –Io volevo…-
Si volta, i suoi occhi sono arrossati, non so dire se per un recente pianto o per il sonno.
-Senti… dovresti riposare.- Dico alla fine.
Do due colpetti sullo spazio di tronco accanto a me e lei, riluttante si solleva trascinando la coperta.
Si appoggia e sento la tensione dei suoi muscoli. –Senti… è da un po’ che volevo chiederti… cosa ci hai visto tu negli occhi dell’ibrido?-
I suoi occhi diventano di ghiaccio e il suo volto perde ogni espressione. –Non ci ho visto niente.-
-Non ci credo.- Azzardo.
Si volta dal lato opposto. –Scusa… sono stanca morta.-
Si accorge di aver detto qualcosa di sbagliato –No, ehm… se dobbiamo andare…-
-No, no.-
Si volta di nuovo e sospira.
Resto fermo a guardarla per un po’, cosa diavolo mi succede?
Resto così fermo per quasi mezz’ora, penso a Richard e alla mia famiglia, a tutte le persone che staranno guardando i miei Giochi. A Katniss… cosa penserà Katniss?
Un colpo di cannone mi fa sobbalzare, Leevy si sveglia di colpo.
-Andiamocene.- Dice mentre rimette tutto apposto.
Scendiamo in fretta e un altro colpo di cannone ci scuote.
-Che diavolo…?- Leevy si sta mordendo le labbra.
-I Favoriti si scatenano.-
Corriamo per un po’, finché non sento un rumore troppo vicino.
-Giù!- Sussurrò alla mia compagna, e insieme spariamo tra i cespugli.
Il rumore si fa vicino, troppo.
-Resta qui.- Ordino a Leevy.
Mi avvicino ad un albero altissimo, non ho intenzione di arrivare in cima, voglio solo controllare se i Favoriti sono nei paraggi.
Inizio ad arrampicarmi, Leevy fa per seguirmi, ma la blocco con un gesto della mano.
Ci sono delle rocce accanto alle radici che fuoriescono dal terreno, non è una zona vicino alla radura, o per lo meno non ci sono mai stato.
Inizio a salire.
Le foglie sono ampie e color verde chiarissimo, non credo che esista un albero del genere.
Tutta queste cose false, inesistenti dell’Arena mi opprimono.
Salgo abbastanza in alto e mi sporgo per controllare, un errore grosso.
-Eccoti, ragazzo esplosivo!- Sento una voce familiare, Marvel, il ragazzo dell’1.
Merda.
Cosa faccio adesso?
Sono bravo nell’arrampicata, meglio salire. Quando non riuscirà più a vedermi si arrenderà.
Lo sento arrivare ai piedi dell’albero e il mio cuore inizia ad aumentare il battito.
-Dove vai? Cato vuole che ti porti da lui!- Mi urla in tono cantilenante.
Leevy, ti prego, non fare cose stupide.
Inizio ad arrampicarsi anche lui, è lento, potrei farcela ad arrivare in alto.
-Lo sai che quando il tronco finirà ti ucciderò, sì?-
Lo sento ridere. Non è una risata di gioia, come quella di Katniss o Leevy.
Sta ridendo di follia.
Follia omicida.
Continuo a salire.
Devo pensare a cosa farò una volta in cima, salterò verso l’altro albero?
Potrei cadere, e allora non avrà nemmeno bisogno di trafiggermi con la sua lancia.
No, no.
Lo sento lanciare qualcosa giù e per un secondo penso sia il suo corpo.
No, ha lasciato cadere la lancia.
Lo rallentava. Ora mi sta raggiungendo sul serio.
Inizio ad ansimare e l’adrenalina mi scorre nelle vene e sento un brivido lungo la spina dorsale.
-Farò con il coltello.- Sorride.
Siamo ancora abbastanza lontani, ma sono salito davvero in alto.
Un passo falso e per me è la fine.
Continuo a salire, nonostante il dolore alle braccia si sia fatto insopportabile. La schiena mi brucia incredibilmente, la tensione dei muscoli fa riaprire le ferite e il sudore cola dentro i graffi provocandomi un dolore indescrivibile.
-Cavolo, ragazzo esplosivo, Cato mi ha detto di portarti vivo, ma se fai così mi costringi a farti fuori!-
Vorrei chiudergli quella fogna con un calcio.
Devo pensare in fretta.
Potrei saltare sull’albero accanto e calarmi giù. Questo è l’unico punto in cui è possibile saltare e Marvel dovrà salire ancora un po’ per raggiungerlo.
Sto fermo per qualche secondo e quel poco tempo mi è fatale.
Un altro colpo di cannone mi fa tremare.
Marvel è vicinissimo.
Gli basterebbe darmi una spinta e farmi cadere giù.
Ricomincio a salire, ma il dolore alla schiena mi rallenta un sacco, Marvel è vicino.
Non posso più saltare, devo cercare di rallentarlo.
Sono quasi in cima.
Stacco qualche rametto e glielo getto in faccia. Scoppia a ridere. –Ma dai, credi di riuscire a fermarmi con questi trucchetti del cazzo?-
La sua voce mi fa infuriare.
Mi blocco di colpo.
Mi raggiunge, è qui.
Tende una mano –Uh, ti sei arre…-
Gli calpesto la mano con lo scarponcino e fa giusto in tempo ad aggrapparsi con l’altra.
-Cosa diavolo fai?! Ti ammazzo!- Urla in preda al terrore.
È lo stesso che mi sto chiedendo anch’io.
Inizio a sudare freddo. –Marvel io…-
-Aiutami!- Urla con tutto il fiato che ha in gola. –Perché?! Perché non siete mai soddisfatti di me, eh?- Solleva lo sguardo e si rivolge al cielo. –Spero ora siate contenti.-
Tendo una mano, se riesco ad afferrarlo eviterà di cadere.
Mi tendo il più possibile e sento le ferite della schiena aprirsi e sanguinare. Stringo la mascella.
Non ci…
La sua mano si stacca e lo vedo precipitare nel vuoto.
Cade e la nebbia lo avvolge.
Il terrore nei suoi occhi mi pervade e per un minuto resto immobile.
Tutto tace, sento quasi il rumore delle sue ossa che si frantumano. L’ho ucciso io.
L’ho ucciso io.
Il colpo di cannone arriva, ma non lo sento. Ho il volto bagnato.
Sono un assassino.
Uno sporco assassino creato da Capitol City.
Io non posso vincere gli Hunger Games.
Ho ucciso una persona. Merda, non si tratta di animali da mangiare. Ho ucciso una persona.
Non vincerò.
La mia mente si muove da sola, penso di volerla fare finita. In fondo non si può vincere in due, e se c’è qualcuno che deve farlo voglio proprio che sia Leevy.
Stacco una mano.
Morirò come lui, con lui.
-Gale!- Una voce mi fa rinvenire.
Una testa bionda sbuca tra la nebbia. Sale con fatica.
-Stai fermo.- Mi ordina.
-Leevy, non voglio più…-
-Se ti lasci cadere lo farò anch’io, vedi.- Stacca una mano.
Piange anche lei, ma per me. –Gale, adiamocene di qui.-
I suoi occhi si fanno gonfi e pieni di lacrime. –Gale, ti prego.-
Marvel aveva una famiglia, proprio come me.
-Sono un assassino.-
-Gale, ti prego.- Ripete.
Mi calo giù lentamente, lei mi guarda costantemente.
Il corpo di Marvel giace tra le rocce. La testa è spaccata in due e il liquido vermiglio sporca tutto il terreno. Ha ancora gli occhi aperti, in volto un espressione di odio e terrore.
Chiudo forte gli occhi. Non lo dimenticherò, quello sguardo.
-Gale…- Leevy mi prende la mano e mi stringe a sé. –Ce ne dobbiamo andare, adesso.-
Cammino, ma la mia mente è altrove. Non sento più il bisogno di vivere.
Lo sguardo di Leevy mi ha riportato alla realtà prima di buttarmi di sotto, prima. Stava piangendo per me, per colpa mia.
La maglietta è tutta sporca di sangue.
Se non le dico nulla, magari morirò anch’io.
-Gale…- Mi chiama.
Mi volto. –Non… farlo mai più.-
Le labbra pallide le tremano convulsivamente e fa uno strano verso, come se stesse per scoppiare.
Cosa ci sta facendo l’Arena?
Sono diventato un assassino ora. Io… gli ho schiacciato la mano per rallentarlo? Non ne sono più sicuro.
Io volevo ucciderlo.
Io non merito di…
Leevy mi tocca la spalla e mi guarda, ha ancora le lacrime agli occhi. –Non farlo mai più.-
Ripete.
Mai più.
Camminiamo per quasi due ore. Senza parlare.
Qualsiasi cosa volessi dirle, l’ho dimenticata.
Gli occhi vuoti e la testa spaccata in due di Marvel mi riempiono la mente.
Arriviamo alla radura e Leevy mi fa appoggiare la schiena contro un tronco, poi mi sfila la maglietta. Cosa sta facendo?
La guardo. È completamente rossa.
-Uhm… avevo ragione…- Abbassa lo sguardo –Devi… devi curarti le ferite…- Parlare sembra impossibile per lei. È come se si fosse dimenticata anni e anni di scuola al distretto.
-Vado a…- Le prendo un braccio, non so cosa mi succede.
Vorrei restasse qui.
-Io… non…- Non riesce a formulare una frase compiuta. Mi dispiace vederla così, ma non riesco a parlare. Ho paura di scoppiare se lo faccio.
Le sue labbra tremolano livemente, non sta per scoppiare a piangere, è come se avesse… paura di me.
Sono un assassino, in fondo, è ovvio che abbia paura di me. Io… non so cosa mi è successo là sopra, se dovesse accadere di nuovo con Leevy, cosa farei?
-E quindi… ecco cosa fai mentre sono via, eh?-
Mi volto di scatto verso la voce che ha parlato da dietro un albero.
È…

Ciao lettori!
Perdonatemi per il ritardo, ma la scuola mi sta travolgendo e i compiti, quest'ultimo mese, si sono triplicati.
Il capitolo l'ho scritto tutto oggi, spero non sia uscita la schifezza che mi sembra.
Spero di essere riuscita a trasmettervi le emozioni che prova Gale in questa situazione.
La consueta scaletta la scrivo domani, visto che la sera non è ancora arrivata.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione se vi va!
Alla prossima, allora!

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