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Autore: Moore    05/05/2014    2 recensioni
Ho un gomitolo nel cuore e una pietra in mezzo al petto, nuovi giorni da scalare senza corda ne picchetto...
Questa storia partecipa al contest "Keep calm and write for magic" indetto da Ginny Weasley in Potter
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Magic
Nome : Moore su EFP e Bintou su FFZ
Titolo della storia: "Piccoli Gesti"
Lunghezza storia: 1429 parole
Pacchetto: Iris

Quante ne abbiamo passate insieme. Come quando le parole della tua canzone preferita ti si stampano in testa e ti riempiono il cuore, così la mia mente ha trattenuto quei momenti di rara beatitudine trascorsi di sfuggita. L’ho sempre aiutato, come avrei potuto fare altrimenti? Lui era me, ed io ero lui. Con le nostre mani abbiamo costruito un luogo tutto nostro, dove ci siamo ritagliati un mondo fatto su misura per noi e le nostre bravate. Eravamo diventati famosi e nel giro di qualche settimana le visite al nostro negozio “Tiri Vispi Weasley” erano aumentate vertiginosamente.                                   
Ricordo in particolare una visita, certamente inaspettata, ma non per questo indesiderata. Era Hermione. Entrando aveva creato una sorta di ciclone o campo gravitazionale, chiamatelo come volete, che respingeva chiunque le si avvicinasse. Dire che fosse incavolata è un eufemismo, infatti aveva sbattuto violentemente la porta principale del negozio rischiando di mandare in malora i nostri affari.   
Sapevo chi stava cercando, quello sguardo lo riservava solo a noi e sapevo anche il motivo che l’aveva spinta a entrare lì dentro.             
Dovete sapere che, prima di aprire il negozio, avevamo deciso di finire i nostri studi con il botto; in realtà, il progetto iniziale, prevedeva l’inaugurazione solamente un paio di anni dopo, ma si era presentata un’occasione che Fred e io non potevamo assolutamente rifiutare. 
Hermione procedette spedita frugando con lo sguardo ogni angolo che potesse raggiungere con quei suoi luminosi occhi nocciola, non perdendo tempo sgusciai velocemente sulle scale e mi nascosi dietro una spessa tenda che dava su una specie di balconcino alla fine della rampa. Quella postazione mi permise di avere una visuale perfetta senza essere visto, purtroppo Fred non fu tanto fortunato. Era concentrato su delle scartoffie mentre camminava verso il bancone. Non notò Hermione che, appena lo individuò, sbraitò con quanta più aria riuscissero a contenere i suoi polmoni: «WEASLEY!»    
Fred per poco non ci rimase secco e in un batter d’occhio i fogli che teneva in mano si sparpagliarono sul pavimento. Lei non si scompose, anzi marciò fino a trovarglisi di fronte e i suoi occhi si incendiarono liberando il vulcano della lava che lo teneva oppresso. 
«COME DIAVOLO VI È SALTATO IN MENTE DI FARE UNA COSA DEL GENERE?! DICO IO, COME SI PUO’ ESSERE TANTO INSANI E SQUILIBRATI DA FAR RISCHIARE LA VITA A TUTTA LA SCUOLA?»                                
Fred capì cosa l’aveva fatta infuriare, si mise le mani in tasca e cercò di trattenersi dal ridere guardandola agitarsi.       
Devo dire che fu abbastanza difficile non farmi scoprire, avevo le lacrime agli occhi da quanto era comica la situazione. «Avete superato il limite questa volta. La Umbridge non sa come rimuovere l’impiastro che avete creato, se ne va in giro con i capelli arruffati da più di una settimana e non le dò tutti i torti perché potevate benissimo evitare di trasformare la scuola in una piazza cinese durante una serata di capodanno»                                         
Credo che fu una delle poche volte che la vidi fare una scenata del genere, molti clienti erano scappati con la coda tra le gambe…scelta decisamente saggia!                                                                                                                       
Continuò a parlare come una macchinetta difendendo la scuola e le regole, santificando chi le avesse emanate e i discepoli che le rispettavano. Fu interrotta bruscamente.                                                                                    
«Hermione, prima di tutto calmati e in secondo luogo….da quando mi chiami Weasley?»                                
«Questo non c’entra assolutamente niente con ciò che ti sto dicendo e tu lo sai ben-»                                  
«Rispondi alla mia domanda»                                                                                                                                         
 
Lei abbassò lo sguardo e vidi che il suo colorito, usualmente candido, era diventato di una sfumatura cremisi.   
«I-Io…n-non so se sei Fred o George, quindi ti ho chiamato Weasley. Ma ti ripeto che questo non ha niente a che fa-» farfugliò riacquistando la sua spavalderia, ma venne nuovamente bloccata.                                   
«Cosa?! Non vedi che qui davanti a te hai il più bell’esemplare di Gemellus Weaslous Freddus» e si mise in una posa decisamente riprovevole per essere riportata in questo testo.                                                           
Hermione, però, scoppiò in una risata che fece cadere del tutto la sua credibilità quando, subito dopo, cercò di riprendere il discorso da dove lo aveva lasciato.    
«È stato da irresponsabili, immaturi, menefreghisti…è stato…è…stato»                                                           
 
«…In-di-men-ti-ca-bi-le, siamo entrati nella storia di Hogwarts come supremi difensori della giustizia»          
Dalla mia postazione li vidi ridere come se non fosse successo niente. Il peggio era passato, sarei potuto uscire dal mio nascondiglio, ma avevo da fare una cosa: aiutare mio fratello. Lentamente tirai fuori la bacchetta dalla mia tasca e la puntai su uno scaffale dietro a Hermione. Quei due non si accorsero di niente mentre sussurrai «Wingardium Leviosa!»           
Una scatola iniziò a lievitare sopra la testa di Hermione e quando notai di aver catturato lo sguardo di mio fratello sull’oggetto lo lasciai cadere a peso morto. Rapido come un fulmine Fred la trascinò lontano dalla traiettoria della scatola caduta con un rumore sordo, una serie di orecchie oblunghe si rovesciarono da essa. Hermione ansimava per la paura.                                                             
«Per Merlino, qualcuno voleva uccidermi! Chissà chi…?» non terminò la frase, si era accorta dello sguardo di Fred.       
Non la stava ascoltando, era perso nei suoi occhi tenendola stretta a sé. Dal mio rifugio pregai con tutto me stesso che il mio piano funzionasse  «F-Fred…?» la voce della ragazza uscì fioca e i suoi occhi si agganciarono a quelli di Fred esattamente un momento prima che i loro visi accorciarono le distanze l’uno dall’altra.                                                                       
Intere giornate passate a consolare Fred da quell’amore che definiva malato, in quel momento mi sentii gratificato per essere riuscito a far conquistare a mio fratello la ragazza per cui aveva perso la testa anni prima.                                                                                                                                      
Si misero insieme quei due, non ce li vedevo proprio a scambiarsi smancerie per il negozio, ma se Fred era felice automaticamente lo ero anche io. Poi venne la guerra.                                                                                               
Non tardò a portare sconvolgimenti nelle nostre vite. Fred non c’era più ed io ormai faticavo anche a respirare. Se n’era andato creando una voragine di insicurezze in me. Molte volte mi sono ritrovato accasciato vicino a quella lapide maledetta versando lacrime che non me lo avrebbero riportato, tante altre volte mi ero addormentato al gelo pur di stargli accanto. Dopo la battaglia mi ero confinato nel negozio, era diventata una seconda casa. Ogni passo, ogni scaffale, ogni articolo persino ogni granello di polvere e ogni sospiro esalato mi ricordavano Fred. Chiamatemi masochista, ma stavo bene in quel luogo. Era un altro modo per nascondere la sua assenza.      
Ricevetti molte visite da parte della mia famiglia, persino Ron smise di chiedermi ulteriori riduzioni di prezzo a prodotti già scontati…non era normale.                                                                                                      
Venivano tutti a chiedermi come stavo, forse era la domanda che più mi infastidiva, nemmeno io sapevo come stavo e gli altri pretendevano di saperlo. Cercai di non essere duro, dopotutto era la mia famiglia e sapevo che nel bene o nel male erano mossi da sentimenti positivi nei miei confronti. Anche Harry e Hermione furono molto presenti in quei tempi di angoscia.  
Una sera, mentre i clienti si apprestavano a raggiungere le proprie abitazioni per la cena e io avevo nuovamente progettato una notte al negozio, sulla soglia si presentò Hermione.                                               
«Ciao George»                                                                                                                                                                  
Sapevo che aveva concentrato le poche forze che le rimanevano in quel corpicino distrutto dal dolore, il sorriso che si apriva sul suo viso. Lo vedevo dai suoi occhi. Non è possibile nascondere il dolore al riflesso del cuore: gli occhi.                    
La salutai e la invitai a sedersi con me dietro al bancone. Parlammo del più e del meno e per la prima volta da un po’ di tempo non mi sentii domandare il mio stato d’animo. Hermione doveva capire come stavo, anche lei aveva perso un frammento importante della sua vita.      «Mi manca» mi sfuggì dalle labbra prima che potessi rendermene conto.                                                          
 
Hermione inizialmente sgranò gli occhi, poi il suo sguardo si addolcì e inumidì.                                                 
«Anche a me…tanto» non riuscì a frenare le lacrime e ci misi tutta la mia buona volontà per non piangere assieme a  lei.
«Non dovrei fare così, -si asciugò una guancia- se Fred mi vedesse sarebbe contrariato, mi darebbe della femminuccia e cercherebbe di rifilarmi uno dei vostri prodotti dicendomi che mi farà bene» sorrise tra le lacrime.                                     
Tese una mano e arrestò una lacrima fuggitiva che mi rigava il volto. Ero proprio un disastro: mi ero messo a piangere senza accorgermene. Si alzò dallo sgabello e si mise di fronte a me.                                                       
«Con un semplice ‘Wingardium Leviosa’ hai reso la mia vita speciale, cercherò di ripagarti allo stesso modo» poggiò due dita gelate agli angoli della mia bocca e sussurrando ‘Wingardium Leviosa’ spinse verso l’alto creando, da quel semplice gesto, un sorriso.

  
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