Quante ne abbiamo passate insieme. Come quando le parole
della tua canzone preferita ti si stampano in testa e ti riempiono il cuore,
così la mia mente ha trattenuto quei momenti di rara beatitudine trascorsi di
sfuggita. L’ho sempre aiutato, come avrei potuto fare altrimenti? Lui era me,
ed io ero lui. Con le nostre mani abbiamo costruito un luogo tutto nostro, dove
ci siamo ritagliati un mondo fatto su misura per noi e le nostre bravate.
Eravamo diventati famosi e nel giro di qualche settimana le visite al nostro
negozio “Tiri Vispi Weasley” erano aumentate vertiginosamente.
Ricordo
in particolare una visita, certamente inaspettata, ma non per questo indesiderata.
Era Hermione. Entrando aveva creato una sorta di ciclone o campo
gravitazionale, chiamatelo come volete, che respingeva chiunque le si
avvicinasse. Dire che fosse incavolata è un eufemismo, infatti aveva sbattuto
violentemente la porta principale del negozio rischiando di mandare in malora i
nostri affari.
Sapevo
chi stava cercando, quello sguardo lo riservava solo a noi e sapevo anche il
motivo che l’aveva spinta a entrare lì dentro.
Dovete
sapere che, prima di aprire il negozio, avevamo deciso di finire i nostri studi
con il botto; in realtà, il progetto iniziale, prevedeva l’inaugurazione
solamente un paio di anni dopo, ma si era presentata un’occasione che Fred e io
non potevamo assolutamente rifiutare.
Hermione
procedette spedita frugando con lo sguardo ogni angolo che potesse raggiungere
con quei suoi luminosi occhi nocciola, non perdendo tempo sgusciai velocemente
sulle scale e mi nascosi dietro una spessa tenda che dava su una specie di
balconcino alla fine della rampa. Quella postazione mi permise di avere una
visuale perfetta senza essere visto, purtroppo Fred non fu tanto fortunato. Era
concentrato su delle scartoffie mentre camminava verso il bancone. Non notò
Hermione che, appena lo individuò, sbraitò con quanta più aria riuscissero a
contenere i suoi polmoni: «WEASLEY!»
Fred per
poco non ci rimase secco e in un batter d’occhio i fogli che teneva in mano si
sparpagliarono sul pavimento. Lei non si scompose, anzi marciò fino a
trovarglisi di fronte e i suoi occhi si incendiarono liberando il vulcano della
lava che lo teneva oppresso.
«COME
DIAVOLO VI È SALTATO IN MENTE DI FARE UNA COSA DEL GENERE?! DICO IO, COME SI
PUO’ ESSERE TANTO INSANI E SQUILIBRATI DA FAR RISCHIARE LA VITA A TUTTA LA
SCUOLA?»
Fred
capì cosa l’aveva fatta infuriare, si mise le mani in tasca e cercò di
trattenersi dal ridere guardandola agitarsi.
Devo
dire che fu abbastanza difficile non farmi scoprire, avevo le lacrime agli
occhi da quanto era comica la situazione. «Avete
superato il limite questa volta. La Umbridge non sa come rimuovere l’impiastro
che avete creato, se ne va in giro con i capelli arruffati da più di una
settimana e non le dò tutti i torti perché potevate benissimo evitare di
trasformare la scuola in una piazza cinese durante una serata di capodanno»
Credo
che fu una delle poche volte che la vidi fare una scenata del genere, molti
clienti erano scappati con la coda tra le gambe…scelta decisamente saggia!
Continuò a parlare come una macchinetta
difendendo la scuola e le regole, santificando chi le avesse emanate e i
discepoli che le rispettavano. Fu interrotta bruscamente.
«Hermione, prima di tutto
calmati e in secondo luogo….da quando mi chiami Weasley?»
«Questo non
c’entra assolutamente niente con ciò che ti sto dicendo e tu lo sai ben-»
«Rispondi alla
mia domanda»
Lei abbassò lo sguardo e vidi che
il suo colorito, usualmente candido, era diventato di una sfumatura cremisi.
«I-Io…n-non
so se sei Fred o George, quindi ti ho chiamato Weasley. Ma ti ripeto che questo
non ha niente a che fa-» farfugliò riacquistando la sua spavalderia, ma venne
nuovamente bloccata.
«Cosa?! Non
vedi che qui davanti a te hai il più bell’esemplare di Gemellus Weaslous
Freddus» e si mise in una posa decisamente riprovevole per essere riportata in
questo testo.
Hermione,
però, scoppiò in una risata che fece cadere del tutto la sua credibilità
quando, subito dopo, cercò di riprendere il discorso da dove lo aveva lasciato.
«È
stato da irresponsabili, immaturi, menefreghisti…è stato…è…stato»
«…In-di-men-ti-ca-bi-le,
siamo entrati nella storia di Hogwarts come supremi difensori della
giustizia»
Dalla mia postazione
li vidi ridere come se non fosse successo niente. Il peggio era passato, sarei
potuto uscire dal mio nascondiglio, ma avevo da fare una cosa: aiutare mio
fratello. Lentamente tirai fuori la bacchetta dalla mia tasca e la puntai su
uno scaffale dietro a Hermione. Quei due non si accorsero di niente mentre
sussurrai «Wingardium
Leviosa!»
Una
scatola iniziò a lievitare sopra la testa di Hermione e quando notai di aver
catturato lo sguardo di mio fratello sull’oggetto lo lasciai cadere a peso
morto. Rapido come un fulmine Fred la trascinò lontano dalla traiettoria della
scatola caduta con un rumore sordo, una serie di orecchie oblunghe si
rovesciarono da essa. Hermione ansimava per la paura.
«Per Merlino, qualcuno voleva uccidermi!
Chissà chi…?» non terminò la frase, si era accorta dello sguardo di Fred.
Non
la stava ascoltando, era perso nei suoi occhi tenendola stretta a sé. Dal mio
rifugio pregai con tutto me stesso che il mio piano funzionasse «F-Fred…?»
la voce della ragazza uscì fioca e i suoi occhi si agganciarono a quelli di Fred
esattamente un momento prima che i loro visi accorciarono le distanze l’uno
dall’altra.
Intere
giornate passate a consolare Fred da quell’amore che definiva malato, in quel
momento mi sentii gratificato per essere riuscito a far conquistare a mio
fratello la ragazza per cui aveva perso la testa anni prima.
Si misero
insieme quei due, non ce li vedevo proprio a scambiarsi smancerie per il
negozio, ma se Fred era felice automaticamente lo ero anche io. Poi venne la
guerra.
Non tardò a portare sconvolgimenti nelle
nostre vite. Fred non c’era più ed io ormai faticavo anche a respirare. Se
n’era andato creando una voragine di insicurezze in me. Molte volte mi sono
ritrovato accasciato vicino a quella lapide maledetta versando lacrime che non
me lo avrebbero riportato, tante altre volte mi ero addormentato al gelo pur di
stargli accanto. Dopo
la battaglia mi ero confinato nel negozio, era diventata una seconda casa. Ogni
passo, ogni scaffale, ogni articolo persino ogni granello di polvere e ogni
sospiro esalato mi ricordavano Fred. Chiamatemi masochista, ma stavo bene in
quel luogo. Era un altro modo per nascondere la sua assenza.
Ricevetti molte
visite da parte della mia famiglia, persino Ron smise di chiedermi ulteriori
riduzioni di prezzo a prodotti già scontati…non era normale.
Venivano tutti a chiedermi come
stavo, forse era la domanda che più mi infastidiva, nemmeno io sapevo come
stavo e gli altri pretendevano di saperlo. Cercai di non essere duro, dopotutto
era la mia famiglia e sapevo che nel bene o nel male erano mossi da sentimenti
positivi nei miei confronti. Anche Harry e Hermione furono molto presenti in
quei tempi di angoscia.
Una
sera, mentre i clienti si apprestavano a raggiungere le proprie abitazioni per
la cena e io avevo nuovamente progettato una notte al negozio, sulla soglia si
presentò Hermione.
«Ciao George»
Sapevo che aveva concentrato le poche forze che le rimanevano in quel
corpicino distrutto dal dolore, il sorriso che si apriva sul suo viso. Lo
vedevo dai suoi occhi. Non è possibile nascondere il dolore al riflesso del
cuore: gli occhi.
La
salutai e la invitai a sedersi con me dietro al bancone. Parlammo del più e del
meno e per la prima volta da un po’ di tempo non mi sentii domandare il mio
stato d’animo. Hermione doveva capire come stavo, anche lei aveva perso un
frammento importante della sua vita. «Mi
manca» mi sfuggì dalle labbra prima che potessi rendermene conto.
Hermione
inizialmente sgranò gli occhi, poi il suo sguardo si addolcì e inumidì.
«Anche a me…tanto» non riuscì a
frenare le lacrime e ci misi tutta la mia buona volontà per non piangere assieme a lei.
«Non dovrei fare così, -si
asciugò una guancia- se Fred mi vedesse sarebbe contrariato, mi darebbe della
femminuccia e cercherebbe di rifilarmi uno dei vostri prodotti dicendomi che mi
farà bene» sorrise tra le lacrime.
Tese una mano e arrestò una lacrima fuggitiva
che mi rigava il volto. Ero proprio un disastro: mi ero messo a piangere senza
accorgermene. Si alzò dallo sgabello e si mise di fronte a me.
«Con un semplice ‘Wingardium
Leviosa’ hai reso la mia vita speciale, cercherò di ripagarti allo stesso modo»
poggiò due dita gelate agli angoli della mia bocca e sussurrando ‘Wingardium
Leviosa’ spinse verso l’alto creando, da quel semplice gesto, un sorriso.