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Autore: Xandalphon    05/05/2014    3 recensioni
Cosa sogna l'uomo? Quali sono le incarnazioni dei suoi desideri? Niente di complicato, forse. Una semplice rondine ed un semplice albero.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La rondine e l'albero

 

Dopo diverse avventure ho capito che noi uomini sogniamo di essere molte cose: navigare per monti e per mari, creare invenzioni, trovare grandi amori...In fondo però, destati dal sole del mattino, solo due di questi sogni non si dissolvono in un lampo. Solo due di essi non rimangono come nebbia inafferrabile intorno alla nostra testa per poi svanire.

Perché questa strana coppia non è di semplici sogni. Sono delle matrici: anche se a loro non pensiamo nitidamente rimangono, tenaci, come se fossero abbarbicate ad uno scoglio in un mare in tempesta. Vengono sommerse ad ogni minuto dalle poderose onde dei nostri pensieri. Ma, una volta che l'onda passa, loro sono ancora lì, le si può distinguere quasi chiaramente.

Per descrivere questi due elementi le parole o non servono o non bastano. Ma la vanità può colpire tutti. Me compreso.

Per cui tenterò di dar loro una fisionomia.

Immaginate un grande albero che svetta nell'azzurro del cielo, ed intorno alla sua chioma tanti uccelli, che nuotano veloci nell'aria.

Ciò cui noi aneliamo, sotto sotto, è essere o la rondine o il platano.

Anzi, ambedue le cose insieme!

Noi vorremmo volare. Addentrarci con leggerezza in spazi che sembrano non finire mai. Lontano dal fango, dal fetore che provengono dal basso.

La realtà fa fare incontri spiacevoli. Perché affrontarli? Perché non scappare via, tra le nuvole? Perché dover sempre tenere a freno il cavallo della nostra fantasia?

Ognuno di noi vorrebbe sentirsi destinato a grandi cose, ma il mondo è lì, in agguato, che cerca di rovinarci il piano, ricordandoci, sghignazzando, che in realtà non siamo che un fallimento. Merce avariata. E allora, liberi tutti! Come aquile in volo, che guardano distanti le case degli uomini, che, chissà, ai suoi occhi paiono tante piccole gabbie.

Ma persino i volatili non possono stare nel blu per sempre. Le grandi cose cui siamo chiamati(o a cui crediamo di essere chiamati) sembrano sovrastarci.

Non riusciamo a vedere l'orizzonte e persino l'aria che frizza allegramente sotto le nostre ali ci soffoca.

Allora abbiamo bisogno dell'albero, di una casa a cui tornare.

L'albero è lì.

Uomini possono nascere e morire per generazioni e lui rimanere al suo posto.

Le sue radici affondano nella terra e, in realtà, anche loro possono coprire distanze enormi, ma sempre di nascosto, con discrezione e lentamente. Sembra quasi che si affezionino ad ogni zolla che attraversano.

E così anche noi uomini riusciamo a crescere solo se possiamo contemplare un orizzonte che ci è familiare, un cielo di cui conosciamo ogni nuvola.

Poi però le radici marciscono, la terra è sempre la stessa, quindi sempre più povera. Non riusciamo più a crescere e torniamo ad essere rondini. Perché proprio questi uccelli, di tutti? Perché ogni anno migrano per rifornirsi di cibo lontano dal buio dell'inverno.

Poi, puntualmente, appena il sole scalda con i suoi raggi i primi fiori primaverili, ecco che tornano dove sono nate e dove hanno appreso a volare.

Questa è la strana coppia, la matrice a due volti di tutti i nostri sogni: ali, per volare alto e lontano, e radici, per crescere. Per noi sono necessarie entrambe.

Diversamente dalle rondini, tuttavia, il tempo per migrare e quello per tornare a casa solo noi possiamo deciderlo...

  
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