" Sono stato io." I suoi occhi sono una pugnalata dritta al cuore. La voce ti esce dalle labbra tremanti terribilmente incrinata, pronta a spezzarsi dopo il primo soffio di vento.
" Sono stato io a fare la soffiata." Rivoli di sangue caldo come il fuoco ti sfuggono dal ventre, finendo rovinosamente a terra. La ferita pulsa, un dolore assolutamente insopportabile, la carne viva che brucia ad ogni respiro, ad ogni ansimo, ad ogni battito di ciglia.
Ma nessuna pallottola piantata nella pancia potrebbe essere tanto dolorosa quanto il suo sguardo perso nel vuoto, disorientato, terrorizzato, indifeso; resti immobile ad aspettare una qualsiasi reazione, faticando a mantenere l'equilibrio per via del timpano destro esploso pochi minuti prima.
Il respiro è ridotto ad un rantolo disperato.