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Autore: 1rebeccam    05/05/2014    11 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo 31
 
 
‘…Non abbiamo altre notizie né sull’identità dell’assassino, né sulle reali condizioni dello scrittore, che, per quello che si può capire dal video, ora rimosso dalla polizia postale, sarebbe stato avvelenato. I colleghi sul posto hanno riferito che all’arrivo al distretto, il creatore di Derrick Storm e Nikki Heat, sembrava stare bene…’
 
La notizia rimbalza da un TG all’altro ormai da una ventina di minuti.
Castle continua a fissare l’ascensore. Sa già che, quando le porte si apriranno, Kate apparirà con il viso tirato, la mascella contratta e la rughetta sulla fronte.
Scott Dunn l’ha sfidata. Di nuovo.
In questo momento sarà nervosa, arrabbiata, ma non solo con Dunn. La rabbia maggiore è sicuramente rivolta contro se stessa. La conosce. Conosce i piccoli ingranaggi nel suo cervello, quelli che s’innescano improvvisamente, facendola diventare silenziosa e chiusa in quei pensieri che non la portano a nulla, tranne che ad una distruzione interna.
Il campanello annuncia l’ascensore al piano, le porte si aprono e lei entra a passo svelto, seguita da Ryan ed Esposito.
Il suo viso esprime proprio quello che lui immaginava.
Seria e silenziosa, lo sguardo basso, le braccia tese lungo i fianchi e i pugni chiusi.
Sospira, quando si rende conto che sta bene, almeno fisicamente. E’ partita come un fulmine senza aspettare rinforzi, gli è  corsa dietro senza pensare, questo lo ha tenuto sulle spine per tutto il tempo. Non si era tranquillizzato nemmeno dopo aver saputo che Scott Dunn era riuscito a scappare.
Si alza per andarle incontro, ma la voce della Gates lo blocca.
-Esposito, tu e Ryan chiedete notizie al reparto informatico… Beckett, nel mio ufficio.-
Lei gli passa accanto senza guardarlo, entra nell’ufficio del capitano e chiude la porta.
-Capitano, so che avrei dovuto fare rientrare prima gli agenti…-
La Gates solleva la mano per fermarla.
-Non sei qui per questo Beckett. Hai fatto semplicemente quello che c’era da fare. Eri sulle tracce di un sospettato e hai agito di conseguenza. Volevo solo che mi mettessi al corrente di come sono andate realmente le cose.-
Il viso di Kate non mostra alcuna emozione.
-Si è travestito da poliziotto tra una fermata e l’altra, quando gli agenti in divisa sono saliti sul treno si è semplicemente mimetizzato tra loro. Sono agenti di distretti diversi, non possono conoscersi tutti. Io non l’ho visto perché evidentemente ero nell’altra carrozza. Quando alcuni di loro sono scesi, se l’è svignata. Non c’è altro da dire, signore.-
Il capitano si siede alla scrivania, le mani incrociate davanti alle labbra.
-E’ furbo! Fa tutto per metterti in difficoltà, vuole che ti arrabbi così non ragioni lucidamente.-
-Sono lucida capitano, mi creda! Posso andare?-
La donna la guarda dritto negli occhi e annuisce.
-Beckett!-
La richiama appena prima che apra la porta. Si alza e le va vicino puntando lo sguardo fuori dall’ufficio, su Castle.
-Ho cercato di tenerlo occupato, era molto giù quando eri fuori. Ha visto il video e non ha voluto parlarne. L’ho osservato e da un po’ si muove di continuo, fa strane smorfie con il viso e si tocca spesso la fronte… credo stia di nuovo male.-
Kate sospira, mostrando improvvisamente la sua stanchezza.
-L’effetto della flebo si starà esaurendo.-
-Lo penso anch’io.-
Sospira, guardandola negli occhi.
-Nonostante tutto è preoccupato per te…-
Lascia in tronco la frase, dirigendosi ancora alla sua scrivania.
-In questo momento dipende da quello che fai, e non mi riferisco al fatto che trovi Dunn in tempo oppure no. Dipende dalle tue emozioni.-
Si mette gli occhiali e senza dire altro, prende la cornetta per continuare le sue telefonate. Kate corruga la fronte e stringe le labbra.
-Capitano, io dovrei dirle una cosa…-
Ma la donna la ferma di nuovo.
-Se non ha a che fare con il caso, non è il momento. Siamo tutti stanchi e tu, adesso, hai bisogno di un caffè!-
Esclama mentre digita un numero di telefono. Beckett resta a fissarla per un attimo e senza dire altro, esce chiudendosi la porta alle spalle.
 
Castle si alza appena la vede avvicinarsi, si appoggia con il braccio, facendo perno sulla scrivania per aiutarsi. I suoi movimenti sono lenti.
La guarda e le sorride.
-Stai bene?-
-Tu… chiedi a me se sto bene?!-
-Eri ad un passo da lui e vuole ucciderti… non puoi biasimarmi se sono preoccupato!-
Lei scuote la testa e abbassa lo sguardo.
-Lo sai anche tu che non mi ucciderà. La sua trama non lo prevede. Non adesso.-
Solleva la testa e mostra un flebile sorriso.
-Castle, me lo prepari un caffè?-
Si dirigono nella sala ristoro e Rick si mette ad armeggiare con la macchinetta del caffè, mentre lei resta al suo fianco, immobile, con lo sguardo basso.
-Potresti distruggere anche tu una proprietà del distretto, poi facciamo tutto un conto e pago io, questo me lo devi permettere!-
Lei corruccia la fronte e lo guarda un attimo, mentre riempie il filtro con il caffè.
-Distruggere una cosa che non ti appartiene calma parecchio la rabbia che senti dentro, fidati, lo so per esperienza.-
Guarda la macchinetta e sorride.
-Possibilmente distruggi altro però, a questa ci sono affezionato!-
Esclama cercando di essere divertente, ma il filtro gli sfugge dalla mano e la polvere di caffè si sparge rovinosamente sul pavimento.
-Accidenti!-
Sibila tra i denti, abbassandosi per ripulire, ma lei lo ferma appena comincia ad agitarsi.
-Ripulisco io, non è successo niente.-
Lui scuote la testa, mentre apre e chiude la mano, cercando di reprimere il dolore.
-Hai fastidio?-
Gli chiede lei prendendogli la mano tra le sue.
-E’ come se fosse addormentata, non riesco a tenere la presa, anche prima, la cornetta del telefono sembrava pesare un quintale!-
Abbassa lo sguardo sulle mani che stringono la sua e si accorge del leggero gonfiore e dell’alone di un livido che si sta espandendo nella parte laterale della mano sinistra di Kate, quasi vicino al polso.
-Vedo che ti sei già sfogata contro qualcosa prima di rientrare… stavi per distruggerti la mano!-
Esclama alzandosi, lei la ritrae e continua a raccogliere la polvere di caffè.
-Devo aver sbattuto contro qualcosa mentre correvo.-
-Già!-
Risponde lui passandosi la mano tra i capelli. Aspetta che getti i resti del caffè nella pattumiera e resta a guardarla.
-Lo stai facendo tu adesso.-
Quando si accorge che lei non lo ascolta minimamente, si avvicina.
-Vuole questo. Vuole dividerci prima che accada l’inevitabile. Non glielo permettere. Prima lo hai chiesto a me, adesso te lo chiedo io. Guardami Kate!-
Lei alza lo sguardo su di lui,  parlando tra i denti per non urlare la furia che sente dentro.
-Guardarti!? Come posso guardarti?-
-Kate…-
Rick sospira mentre lei abbassa di nuovo lo sguardo e digrigna la mascella.
-Kate… che cosa? Ero a due passi da lui. Era davanti a me Castle, ed io me lo sono lasciato scappare.-
-Non te lo sei lasciata scappare. E’ il suo libro, è la sua trama. Lui sa già cosa succede.-
Lei annuisce piena di rabbia.
-Certo. Sapeva anche che avrebbe trovato un treno pronto a partire. Non gli importava nulla. E’ rimasto davanti alla porta aperta ad aspettare che io lo raggiungessi.-
Batte la mano sul piano davanti a lei.
-Un secondo. Un solo secondo e adesso avremmo quel veleno.-
-Chi ti dice che lo avesse con sé. Hai mai pensato che anche catturandolo, potrebbe averlo nascosto e potrebbe non rivelarti dove, fino alla fine?-
Lei scuote la testa freneticamente.
-Lo aveva con sé. Attaccato al collo come un gioiello. E’ una boccettina piccola… me l’ha sventolata sotto al naso mentre il treno si allontanava.-
Castle deglutisce e le mette la mano sul viso.
-Kate guardami.-
Ma lei si scosta, dandogli le spalle.
-Stai morendo Castle e l’unica cosa a cui pensi è se io sto bene… non ti ho portato altro che dolore e adesso…-
-Kate smettila!-
Rick comincia ad innervosirsi e lei si gira a guardarlo. Ha gli occhi lucidi e il viso rosso.
-Ti sto portando alla morte Castle, come posso guardarti?-
-Capisci adesso di cosa avevo paura? Sei arrabbiata, ma non con Dunn. Sei arrabbiata con te stessa, ti senti in colpa, ma è lui che mi sta uccidendo, non tu.-
-Sono io che lo sto facendo. Ci ha spiati Rick, sapeva fin dall’inizio che siamo molto di più dello scrittore e la sua musa. Lo ha messo nero su bianco, ha scelto te per questo. Vuole me, ma ha cambiato piano, perché tu sei parte della mia vita.-
Lui sospira frustrato.
-Allora sono colpevole quanto te. Tu non hai visto il video, io si. Sai perché ce l’ha con me? Perché ho avuto la presunzione di descriverti al mondo intero, quando invece avrei dovuto tenerti solo per me. E ha ragione Kate. Tu sei stata dall’inizio un dono prezioso che doveva essere protetto e amato, ma io sono stato arrogante.-
Lei corruccia la fronte e lo guarda, finalmente, dritto negli occhi.
-Tu hai scritto un libro, hai preso spunto da me, ma io non sono Nikki e tu questo lo sai bene. Tu non confondi la realtà con quello che scrivi. Quello che dici è stupido.-
-Quanto quello che dici tu…-
Sussurra lui avvicinando il viso al suo, senza distogliere lo sguardo.
-Lo capisci che è come un cane che si morde la coda? Vuole farci perdere la lucidità e il contatto con la realtà.-
-La realtà?! Sai qual è la realtà? Che ha ragione a dire che lui ed io siamo uguali. Se lo avessi tra le mani in questo momento,  l’ultima cosa a cui penserei è la giustizia o il lavoro che svolgo. Lo ucciderei. Gli sparerei senza pensarci. Vorrei solo che sparisse dalla faccia della terra!-
Lo dice praticamente urlando e Rick sospira, guardando al di là delle fessure delle veneziane che li nascondono dal resto del distretto.
-Fa leva sui nostri sentimenti per dividerci...-
Lei continua a scuotere la testa, cercando di reprimere la rabbia. Rick le prende la mano, ma lei lascia la presa e abbassa ancora lo sguardo.
-Ho… ho bisogno di quei famosi due minuti Castle! Da sola…-
Esce a passo svelto dalla sala ristoro. Sente il suo sguardo addosso e si sente morire perché non riesce a rassicurarlo, mentre lui resta immobile a guardarla.
 
Entra nel bagno e si ferma davanti al lavandino, appoggia le mani sui bordi tenendo le braccia tese, si guarda allo specchio, ma abbassa lo sguardo immediatamente.
Guardami Kate…
Come può guardarlo quando non riesce nemmeno a sopportare la sua immagine allo specchio!
Rick la conosce troppo bene. Lei è arrabbiata con se stessa. Avrebbe dovuto correre più veloce, a costo di farsi scoppiare il cuore. Doveva prenderlo a discapito della trama che Dunn ha inscenato nella sua mente folle, ma lucida.
Invece se lo è lasciato sfuggire.
Batte ancora le mani sul bordo del lavandino e le lacrime, che aveva frenato fino a quel momento, le rigano il viso.
Sono calde, al contrario del gelo che sente nell’anima.
Dipende dalle tue emozioni…
Scuote violentemente la testa e deglutisce per far sparire quel nodo in gola che non vuole abbandonarla.
Dipende dalle sue emozioni, lui ha bisogno di un’ancora, ed in questo momento la sua ancora è lei.
Ma io non ne ho la forza!
Solleva lo sguardo sullo specchio che riflette una donna che non è lei. Una donna che mostra solo rabbia e dolore per quella felicità che le sta chiedendo il conto. Una donna che ha abbattuto muri e difese e adesso si ritrova incapace di combattere.
Apre l’acqua fredda e si sciacqua il viso. Senza asciugarsi, si lascia andare sulla parete e si siede a terra.
Prende il telefono e digita un numero.
-Tesoro!-
La voce di Lanie le risponde al secondo squillo e lei sospira.
-Kate… ci sei?-
Chiede la donna quando dall’altra parte del telefono arriva solo il silenzio.
-Lanie!-
Quando sente pronunciare il suo nome con quel tono, chiude gli occhi e si allontana dal banco di lavoro.
-C’è la radio accesa in laboratorio. Abbiamo sentito di Dunn. Stai bene?-
-Perché tutti chiedete a me se sto bene? Non sono io quella che sta morendo!-
Lanie si appoggia con le spalle al muro, percependo la pena nel cuore della sua amica.
-Tu stai morendo dentro Kate… e non va bene, soprattutto per Castle.-
Kate sospira, asciugandosi le lacrime che hanno ricominciato a rigarle il volto.
-Era davanti a me Lanie, con il veleno tra le mani… ed è scappato…-
-E naturalmente è colpa tua!-
Esclama la dottoressa sarcastica, sapendo bene anche lei, come Castle, cosa le sta frullando nel cervello e come possa avere i nervi a fior di pelle.
-Dimmi che avete trovato qualcosa su quella lista che vi abbiamo portato.-
Lanie scuote la testa, nonostante non possa essere vista.
-Stiamo sintetizzando delle possibili cure di contrasto, ma al momento non abbiamo nulla di positivo sui campioni si sangue.-
Kate si passa la mano tra i capelli, lasciandola appoggiata sulla testa, come se volesse trattenere i pensieri.
-Forse abbiamo sbagliato, magari non è stato Dunn ad appiccare l’incendio e quelle sostanze non c’entrano niente.-
-No, un paio hanno dato una reazione, il problema è che forse sono state mischiate, quindi si dovrebbe trovare la dose esatta. Ci vuole…-
-…tempo!-
Esclama Kate scuotendo la testa.
-Tesoro ascoltami. Lo so che sei arrabbiata dopo che quel bastardo è scappato, ma adesso devi mettere tutto questo da parte…-
-…per lui. Lo so Lanie!-
Chiude la chiamata prima che l’amica possa risponderle.
Si alza, si sciacqua di nuovo il viso e si appoggia ancora al lavandino.
La stanchezza si fa sentire. Sente il vuoto dentro di sé e guarda attraverso la porta. Castle è dall’altra parte. Ha bisogno di lei…
Prende l’anello che porta al collo tra le dita, quell’anello che l’ha protetta per anni, prima che a farlo fosse Castle. Lo rigira sull’indice della mano sinistra e poi si accarezza il polso, orfano dell’orologio.
In questo momento dipende da quello che fai.
Scuote la testa con enfasi.
Sei disposta a tutto per lui?
Sospira guardandosi ancora allo specchio.
Dipende dalle tue emozioni…
Le voci si accavallano nella sua mente, come un fiume in piena.
Resta con me Kate…
L’ultimo sussurro che sente rimbombarle in testa è la voce di Rick che le chiede disperatamente di non abbandonarlo.
Quel sussurro che l’ha tenuta aggrappata alla vita e l’ha salvata.
Resta con me Kate…
Improvvisamente l’eco di quella voce incerta e disperata, le infonde una strana calma in tutto il corpo e il cuore smette di galoppare.
Si asciuga il viso e sospira, cerca di distenderne i tratti passandosi le dita sulle occhiaie marcate.
Resta con me Kate…
Esce dal bagno e si dirige nella sala ristoro.
Castle è seduto di spalle, sente la sua presenza e si volta a guardarla. Lei gli sorride e lui fa altrettanto, mostrandole una tazza fumante sul tavolo.
-Ho pensato che del thè bollente fosse meglio del caffè.
Le dice fissando i suoi occhi, senza fare parola sul fatto che sono rossi di pianto. Kate si siede di fronte a lui, bevendo un sorso, senza distogliere lo sguardo.
-Non mi fai compagnia?-
-Non ne ho voglia… non riesco a mandare giù nulla.-
Si guardano in silenzio, mentre lei sorseggia altro thè.
-I dolori sono ricominciati?-
Lui annuisce e si passa la mano sulla fronte.
-Non sono forti, però credo mi stia salendo la febbre.-
Lei beve un altro sorso di quella bevanda che non ama particolarmente, ma che al momento le sembra deliziosa. La sta scaldando fino a dentro l’anima.
-La Gates sa di noi!-
Esclama all’improvviso Rick e lei sorride con la tazza sulle labbra.
-Non gliel’ho detto io… cioè… lei… lei lo sapeva già… solo che… insomma lei mi ha fatto una domanda ed io… lei lo sapeva, davvero…-
Kate posa la tazza sul tavolo scuotendo la testa e lui si blocca quando la vede ridere.
-Che domanda ti avrebbe fatto?-
-Voleva sapere quando ci siamo messi insieme. Si è persa il passaggio, ha detto… io volevo negare fino alla morte, ma lei…-
Kate continua a ridere.
-…lei è stata più brava!-
Lo interrompe, gli prende le mani e lo guarda con tenerezza.
-Ho sempre sospettato che fingesse di non sapere. Non è stupida.-
-No, per niente. Anzi, è offesa perché lo abbiamo pensato. Comunque sembra che noi due non siamo colleghi per il dipartimento, quindi non agirà contro di te.-
Kate scuote la testa stringendogli le mani.
-Proprio non ce la fai a non preoccuparti per me?-
-Mai… non potrei mai!-
Le risponde con tutta la dolcezza di cui è capace. Quella dolcezza che la fa sentire viva.
Si alza, lo accarezza su una guancia e fa per baciarlo, ma lui si scosta immediatamente.
-Dobbiamo comportarci decorosamente, però!-
Esclama facendola ridere di nuovo, mentre qualcuno bussa alla porta. Si allontanano istintivamente e il capitano Gates solleva un sopracciglio, quando entra.
-Non vorrei disturbare…-
Esordisce, cercando di mantenersi seria.
-…forse abbiamo l’indirizzo del Professore. E’ stato riconosciuto da un certo John Kandall. Ha detto di avergli affittato una casa nel Village quasi un anno fa, sotto il nome di Harold Manser. Due dei nostri stanno già andando sul posto.-
Beckett esce dalla stanza e raggiunge Ryan ed Esposito, già pronti ad andare.
-Dica alla pattuglia di non usare sirene e luci, silenzio radio. Che non si muovano e non facciano niente finchè non arriviamo noi.-
Prende il cappotto e si dirige all’ascensore.
-Obbedisco!-
Risponde secca la Gates, passandole accanto.
-Capitano, io… non intendevo…-
Non riesce a formulare una frase di senso compiuto, perché lei sparisce nel suo ufficio, chiudendo la porta.
Kate sospira, guarda Castle che cerca di reprimere una risata e solleva la mano contro i colleghi.
-Non – una – parola!-
Sillaba entrando in ascensore.
 
 
I segnali c’erano stati, ma lui era così deluso e amareggiato dal suo comportamento, che non era riuscito a capirli.
Il Professore era schiacciato dal rimorso, dalla colpa di non essere riuscito a ribellarsi.
Non solo la tossina prodotta, ma tutto il contesto lo faceva sentire morto dentro. Non aveva avuto comunque il coraggio di portare quella formula alla polizia.
Questo avrebbe dovuto metterlo in allarme.
Quando ha buttato quel foglio di carta tra le fiamme del camino, la sua espressione era cambiata radicalmente, come il suo umore.
Lo aveva cacciato… e se solo lui fosse stato attento ai segnali, non se ne sarebbe andato per niente al mondo.
Il rimorso lo aveva portato ad una sola soluzione.
Pagare.
Doveva pagare per le sue colpe, per i suoi sbagli e non aveva fatto altro che ripetergli che erano solo suoi, che lui non c’entrava nulla, che si era ritrovato coinvolto solo perché viveva con lui.
Doveva pagare… e doveva pagare da solo!
Continuava a correre per le vie deserte e gelide. I dolori alle gambe e alla schiena lo stavano divorando e sentì le lacrime gelarsi sul suo viso.
Doveva pagare da solo…
Per tutta la notte e il giorno precedenti non aveva fatto altro che guardare fuori dalla finestra, aspettando che il male venisse a prenderselo.
Correva sperando di sbagliarsi.
Il Professore aveva fatto quello che gli era stato chiesto, perché mai il diavolo avrebbe dovuto portarselo via!
Si fermò ansimando. Mancava soltanto un isolato.
Sollevò lo sguardo e l’ombra che correva come il vento dietro la vegetazione, nella parte opposta alla sua,  gli fece fermare il cuore.
Forse il diavolo era arrivato prima di lui!
Strinse i pugni e le palpebre. Le lacrime continuavano a rigargli il viso e riprese a correre.
Si diresse sul retro, verso la porta della cucina, mise la mano sulla maniglia e la spalancò senza pensare.
Aprì la bocca per gridare il suo nome con tutto il fiato che gli restava, ma un boato coprì del tutto la voce, risucchiandola nella sua nube nera…



Angolo di Rebecca:

Kate comincia ad accusare la lunghissima giornata,
gli avvenimenti che si sono susseguiti uno dietro l'altro e si prende due minuti.
Speriamo solo che siano due e basta...
E Abraham!?

Tra qualche ora avremo Veritas (penultimo, ahimè, episodio!) 
Buona visione a tutte *-* e... prepariamoci al finale :D



 
  
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