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Autore: Zomi    05/05/2014    9 recensioni
-No, razza di imbecille gommoso- martellò la piastra d’acciaio del fornello con le nocche di una mano –Tu hai compiuto il misfatto, e tu resterai con il dubbio del come l’hai compiuto-
Rufy si rabbuiò, incurvando la bocca in un triste sorriso al contrario.
-Ma Sanji- mugugnò –Se non capisco come ho fatto, come faccio a farne un altro?!?-
-PERCHE’ TU AVRESTI ANCHE IL CORAGGIO DI FARNE UN ALTRO?!?!?- sfoderò i suoi denti squalini il biondo, ardendo infuocato di rabbia...
*Fan Fiction partecipante al RuRobin Day*
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey, D., Rufy, Nico, Robin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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RuRobin day: il rosso di un sorriso da Re e l’azzurro degli occhi di una bambina dai mille petali rosa. Il destino li ha fatti incontrare, e non importa quanto siano diversi, il loro amore è più forte di tutto.


 
DUBBI E CILIEGIE
 
 

Entrò nella cucina della Sunny, rincorrendo il povero cuoco di bordo.
-Spiegamelo un’altra volta, Sanji…- implorava il biondo Rufy -… per favore!!!-
Con un sospiro, e liberando una densa nuvola di fumo, Sanji si voltò verso il moro, fulminandolo con il suo unico occhio libero dalla frangila.
Perché a lui?
Perché proprio a lui era stata destinata una disgrazia del genere?
Passi il Marimo rincretinito, passi anche il pinocchio dalle gambe molli, passi per fino lo scheletro fissato con le mutandine femminili e il cyborg pervertito… ma anche un capitano così scemo doveva essere iscritto nel suo destino?
Digrignando i denti, si spostò lungo il piano cottura del suo regno di pentole e tegami, aprendo un’anta della dispensa e afferrando, con mano sicura e rapidità, una serie di ingredienti, pronto a dedicarsi alla preparazione del pranzo.
-Vattene Rufy- sbottò poco amichevole –Ho da fare-
-Per favore, Sanji!!!- unì le mani davanti al viso il moro, saltando a sedersi su uno sgabello lungo il bancone della cucina –Spiegamelo un’ultima volta-
Nuovamente il biondo si ritrovò a chiedersi perché.
Perché a lui?
Che mai aveva fatto di male nella sua vita?
Aveva forse rovinato qualche pietanza? No.
Aveva trattato male povere fanciulle indifese? Mai e poi mai.
Aveva corteggiato la donna sbagliata? Bhè, forse si, ma la via dell’amore non aveva regole, ne divieti.
Sbuffò una nuova nuvola di fumo, sbattendo sul fornello una padella, su cui iniziò a far rosolare alcune verdure.
-Non puoi chiedere a Chopper?- ringhiò.
-È sceso sull’isola con Nami e Robin- sbattè tra loro le piante dei geta Rufy, ondeggiando sulla sedia.
-Usopp?-
Era un bugiardo nato, qualche scemenza plausibile avrebbe trovato per spiegare quel delicato argomento.
-Anche lui sull’isola con Franky e Brook- si infilò un dito nel naso, gocciolando bava per il porufmino di carne e spezie che si librava nell’aria.
-Il dannato Marimo?- fece saltare sul fondo della padella le verdure.
-Zoro?- alzò un sopracciglio sorpreso Rufy.
Sanji si voltò a guardalo di striscio, esaminando la sua espressione stupida e delusa.
-Scusa- scuotè il capo. sghignazzando –Un imbecille non può spiegare una cosa così a un altro imbecille: troppe divergenze politiche-
-Oh andiamo Sanji- sbuffò il capitando, sbattendo il capo sul bancone –Spiegamelo di nuovo-
Il cuoco si tolse di bocca la sigaretta, rivolgendo lo sguardo al cielo.
Aveva già provato a spiegare l’argomento a quella testa quadra, ma lui aveva almeno capito una parola? Assolutamente no.
Come poteva, allora, pretendere che gliela rispiegasse nuovamente, se nemmeno lui, artefice di quella situazione, non aveva capito che cavolo aveva combinato?
Il come poi…
No, no, no.
Si rifiutava categoricamente anche solo di pensare di dover scendere in certi particolari così intimi e delicati della vita.
Se poi pensava anche lontanamente che lui e…
-No, razza di imbecille gommoso- martellò la piastra d’acciaio del fornello con le nocche di una mano –Tu hai compiuto il misfatto, e tu resterai con il dubbio del come l’hai compiuto-
Rufy si rabbuiò, incurvando la bocca in un triste sorriso al contrario.
-Ma Sanji- mugugnò –Se non capisco come ho fatto, come faccio a farne un altro?!?-
-PERCHE’ TU AVRESTI ANCHE IL CORAGGIO DI FARNE UN ALTRO?!?!?-  sfoderò i suoi denti squalini il biondo, ardendo infuocato di rabbia.
-Perché no?- sghignazzò Rufy –Non può mica stare da solo, no?-
Il cuoco si chinò in un angolo, stringendo tra i denti un fazzoletto e maledicendo quell’idiota fortunato del suo capitano, che, in barba al Mondo, sghignazzava e si divertiva anche in certe situazioni così delicate.
-E allora?- lo pungolò su una spalla il moro –Me lo spieghi un’altra volta, si o no?-
Sospirando senza speranza, il cuoco si alzò da terra, osservandolo con attenzione.
-E sia- si rigirò la sigaretta sulle labbra –Ma è l’ultima volta…- si addossò con i gomiti al bancone, fissando sull’altro lato il viso sorridente e soddisfatto di Rufy.
-Cerca di stare attento e di capire, razza di baka, perché la prossima volta che mi chiederai di rispiegartelo, invece che riposte, riceverai una valanga di calci sul sedere… intesi?-
Rufy annuì convinto, molleggiando sulle gambe piegate sul sedile dello sgabello.
Un nuovo sospirò aprì i polmoni di Sanji, per niente convinto dal sorriso da babbeo di quel ragazzo di gomma.
Non avrebbe capito niente di nuovo, lo sapeva già.
Si passò una mano sul mento, lisciandosi il pizzetto, cercando un metodo convincente e semplice per spiegare l’argomento al moro.
Roteò il suo occhio su tutto il ripiano di lavoro, fino a posalo sul cesto di frutta adagiato sul bancone, proprio lì vicino a loro.
Era stracolmo di frutta: mandarini arancioni, banane mature, uva succosa, mele luccicanti e…
-Ciliegie- esclamò sorridendo.
-Ciliegie?!?- inclinò il capo Rufy.
-Ciliegie- annuì Sanji, pendendo tra due dita una coppia dei frutti rossi e lucenti.
-Ciliegie!!!!- saltellò Rufy, aprendo la bocca e allungando la lingua, pronto ad inghiottire le due palline rosse penzoloni sulla falange del compagno.
-Idiota!!!- lo fermò con uno scappellotto Sanji –Mi servono per spiegarti…-
-Le ciliegie?!?- lo fissò stralunato –Ma ne sei sicuro?!?-
-Zitto e ascolta- si tolse la pagliuzza dalle labbra, liberando nell’aria della cucina una nuvoletta a forma di ciliegia.
Con attenzione a non rovinare i frutticini, iniziò a rigirarseli sul palmo della mano libera dal reggere la sigaretta, fissandoli mentre parlava con il suo capitano.
-Sai bene che cosa ci vuole per farlo, no?- espirò una densa nuvola grigia.
-Un seme!!!- rispose pronto il moro.
Un sorriso di sollievo si allargò sulle labbra fini del biondo: almeno quello lo aveva capito.
-E cosa c’è dentro ogni ciliegia?- continuò facendo dondolare il frutto dinanzi allo sguardo nero di Rufy.
-Ehm… l’osso?- borbottò insicuro.
-Giusto, ma l’osso della ciliegia è anche…?- lasciò in sospeso la frase, costringendo il moro a concluderla.
Rufy si concentrò, stringendo le meningi e unendo le sopracciglia in un unico rigoletto nero sulla fronte, concentrandosi al massimo e fissando lo sguardo sulle ciliegie dondolanti dinanzi a lui.
-Ehm…- strinse le labbra, digrignando i denti per lo sforzo nel ragionare -… l’osso è anche… un… un… un seme?!?-
Osservò la reazione del cuoco, sperando di non essere preso a calci e costretto a digiunare fino a che non fosse diventato Re dei pirati. Ma il latin lover, labbra incurvate in un leggero sorriso soddisfatto, annuì, alzandosi dal bancone e tornando eretto con il busto.
-Esatto, per cui da ogni seme della ciliegia impiantata in un terreno fertile, nascerà un ciliegio- ripose i due frutti nel cesto, tornando ai fornelli.
–Succede lo stesso per le persone- concluse sbrigativo, ignorando il moro.
Rufy, aggrottò la fronte, spiaccicando il mento sul bancone.
-Ma io non le ho fatto magiare ciliegie- si lamentò.
-Ti ho detto che è così, e ora basta e vattene: devo cucinare- sbottò, sfilettando un enorme salmone.
-Ma io…-
-FUORI!!!-
Un enorme coltellaccio si conficcò contro la colonna del bancone, sfiorando di gran poco il viso appiattito di Rufy sul ripiano.
Il moro, sbuffante e più confuso di prima, si schiacciò il fidato cappello di paglia sul capo, roteando sullo sgabello con forza, pronto ad uscire dalla cucina.
-Sei cattivo- sbuffò, aprendo la porta.
-Che hai detto?- ringhiò Sanji, fulminandolo con odio.
-Che ho fame?!?- fischiettò innocentemente il capitano.
-Vattene prima che decida di affettarti e metterti allo spiedo- ringhiò furioso, affilando due coltellacci tra loro.
Rufy mise il broncio, incrociando le braccia al petto.
Era al punto di partenza, nonostante le sue buone intenzioni e energie per capirci qualcosa.
-Sai Sanji- sbuffò, tornando al bancone e riempiendosi il cappello di rosse e lucenti ciliegie –Ora capisco perché non hai la ragazza: non sai spiegarti come si deve-
Riuscì a scappare sul ponte in tempo, prima di venir appeso alla parete della cucina con un coltello per scapola, mentre il biondo chef si divertiva a marinarlo nella salamoia.
-Rufy che combini?- fu comunque richiamato dall’acuta e severa voce di Nami.
Il capitano sghignazzò, vedendola sulla cima della rampa di collegamento con il molo, aiutando Robin a salire sulla nave.
-Allora?- gli tirò una guancia gommosa, sbuffando.
-Io non ho fatto niente- si giustificò Rufy, fissando l’archeologa che gli sorrideva, reggendo con entrambe le mani il cappello colmo di ciliegie.
-Si certo, e allora perché Sanji urla in questo modo?- assottigliò lo sguardo la rossa, indicando con braccio teso la cucina, da cui provenivano delle urla indiavolate e rabbiose.
Il moro alzò le spalle, svicolando dalla presa della sorella e correndo verso la mora archeologa, sghignazzando al sospiro di disperazione della cartografa.
-Robin- rincorse la donna, porgendole il cappello colmo di ciliegie.
La donna gli sorrise bonaria, fermandosi sul ponte e fissandolo avvicinarsi a ei, saltellano sui geta e facendo traballare nel copricapo le ciliegie.
Lo accarezzò dolcemente sul viso, posando sul ponte le borse stracolme di libri. Con i grandi e sereni occhi azzurri, lo studiò con attenzione, prima di abbassare lo sguardo e fissare il cappello di paglia sommerso di frutticini rossi e succulenti.
-Per me?- chiese.
-No- sghignazzò il moro, afferrandone una grande manciata e inghiottendola per intero, non provando nemmeno a sputarne i duri ossi dei frutti.
-Per me- gorgogliò a bocca piena, sorridendo alla compagna.
Robin sorrise, accarezzandolo nuovamente su una guancia gonfia e sporca dell’appiccicoso succo delle ciliegie.
-Perché solo per te?- chiese ancora, inclinando il capo su un lato e osservandolo.
Rufy sghignazzò ancora e, inghiottiti frutti e ossi, si abbassò con il capo sul ventre della mora.
Piano, con una delicatezza che non gli apparteneva, le sollevò dal ventre la fine maglia gialla che indossava, posando poi le labbra rossicce sull’addome rigonfio dell’archeologa, baciando il pancino di cinque mesi, in cui la loro piccola principessa cresceva.
-Perché così anche nella mia pancia arriverà un semino e crescerà un fratellino per nostro figlio- ridacchiò il moro, porgendo una ciliegia al pancione, offrendola con un sorriso.
-Oh Rufy ma…-
-Me l’ha detto Sanji- si sollevò a baciare la compagna sulle labbra –E se anche non se la cava bene con le ragazze, credo che queste cose le sappia-
Robin sorrise intenerita e divertita dall’ingenuità del suo Re, baciandolo a fior di labbra, scuotendo il capo.
Da quando aveva saputo di averla messa incinta, il dubbio del come ci fosse riuscito perseguitava Rufy, e nessuna spiegazione, semplice o non, era riuscito a chiarirgli le idee.
Certo quella fornita dal cuoco però, era la più improbabile.
-Rufy- sorrise bonaria, sedendosi accanto a lui sul ponte, ridacchiando nel vederlo rimpinzarsi di ciliegie –Ma non è così che i bambini entrano nel corpo delle donne-
-Lo avevo detto io a Sanji che non ti ho fatto magiare ciliegie- picchiò un pugno su un palmo –Ma ora come ora ho un altro dubbio Robin-
-A si?- posò il capo su una sua spalla, accarezzandosi il ventre gonfio.
-Si-
Rufy passò una mano attorno a i fianchi della donna, posando l’altra sulla sua, ora piena di ciliegie e di ossicini tondi e duri.
-Se ora io sono incinto…- borbottò preoccupato -… da dove partorirò?!?!?-

 
   
 
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