Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: nightmaresandstars    05/05/2014    2 recensioni
[SPOILER! Se non avete letto la trilogia, sbrigatevi e poi tornate qui!]
Helene Snow è la nipote dell'ormai ex Presidente di Panem. Questa è la storia degli ultimi Hunger Games.
Che i Settantaseiesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la fortuna essere sempre a vostro favore!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 11 – PER L’ULTIMA VOLTA
 
Le urla che mi hanno svegliato si fondevano talmente tanto con l’incubo che stavo facendo, che c’ho messo un po’ prima di capire che c’era realmente qualcuno che bussava con foga fuori dalla mia porta.
«Gale! Gale!» era Jale. «Gale, per favore, muoviti Gale!» sembrava spaventato.
Mi sono alzato senza fretta e ho aperto la porta.
In mezzo secondo l’aria nei polmoni non m’è bastata più.
Helene era pallida, bianca come un lenzuolo, il contorno delle sue labbra non si distingueva più. Era in braccio a Jale, che stava andando nel panico sempre più ogni minuto che passava. Aveva preso la porta a calci fino a svegliarmi.
«Portiamola a letto.» ho detto cercando di sembrare il più autoritario possibile.
L’abbiamo messa a letto, sotto le coperte, ma non avevo la più pallida idea di cosa fare, così ho pensato a quella volta in cui la mia sorellina era svenuta e mamma l’aveva stesa e le aveva alzato le gambe.
«Dobbiamo alzarle le gambe.» ho detto all’improvviso, prima di accorgermi di una macchia di sangue sulla manica di Jale.
«Ha sbattuto la testa?» ho chiesto.
«Che cosa?» sembrava stordito, così gli ho afferrato la manica.
«Ha sbattuto la testa?!» ho quasi urlato questa volta.
«Oh mio Dio! Sì... non mi ero accorto del sangue...»
«Vai a chiamare un medico, corri, scendi al primo piano e chiama un cazzo di medico!» mi stavo innervosendo, dovevo mantenere la calma.
Jale c’ha messo cinque minuti per tornare con qualcuno, giusto il tempo materiale che serviva per scendere, trovare qualcuno e risalire.


È quando anche aprire gli occhi diventa faticoso che capisci che qualcosa è andato storto.
È quando scopri che non riesci neanche a parlare che capisci che è successo qualcosa di molto grave.
Una mano ha afferrato la mia. Forse non si era accorto, chiunque avesse afferrato la mia mano, che mi ero svegliata. 
«Dai, Hel!» era Jale. «Svegliati diamine... dammi un segno, qualsiasi cosa!»
Ho provato a muovere la mano, ma con scarsi risultati... ho mosso solo il pollice.
«Da... quanto... tifi... per me?» ho sussurrato.
«Helene! Grazie al cielo, ti sei svegliata!»
La gola bruciava, la testa era un casino, dovevo riordinare le idee, ma avevo paura di non riuscirci, a causa del mal di testa che avevo, ma soprattutto di non riuscire a dire tutto quello che volevo.
Lentamente riesco ad aprire gli occhi. Sono nella mia stanza, Jale è accanto al mio letto, come quella mattina in cui mi disse che avevo avuto gli incubi.
Tento di guardarlo in faccia, ma muoversi per il momento era troppo. Ho leggermente accennato una smorfia, così si è sporto.
«Ehi...» ha detto dolce. «Tutto okay?»
Ho accennato un sì, di cui non ero molto convinta neanche io.
Appena i miei occhi hanno rimesso a fuoco quello che c’era davanti a me, ho visto lo zigomo nero di Jale.
Gli sfioro il livido, vorrei parlare, ma ancora non ero sicura di poterci riuscire, e come per dare il colpo di grazia, le lacrime stavano ricominciando a salire.
«Questo... a causa mia...» riesco a dire con molta fatica, vedo che vorrebbe rispondermi, ma gli faccio cenno di no con la testa, non avevo finito.
«Non dovresti essere qui, nessuno di voi due dovrebbe essere qui.» la mia voce stava lentamente riacquistando il suo solito timbro, ma la gola continuava a bruciare leggermente. «Voi dovreste odiarmi, non aiutarmi!»
Si è leggermente allontanato, stava sorridendo.
«Odi et amo, ricordi?» mi ha risposto lui. «È l’unica cosa che ci unisce, l’unica cosa che ci permette di capire i comportamenti dell’altro...»
«La poesia è l’ultima cosa che ricordo... che cosa è successo dopo?»
«Oh, beh, tu eri a terra, e hai iniziato a perdere colore, il mio bicchiere ha fatto un volo di dodici piani, sfracellandosi al suolo, poi ti ho preso in braccio e ti ho portato da Gale, perché sapevo che portarti da Haymitch sarebbe stato inutile... comunque dovresti riposare, almeno un pochino... le tue labbra stanno ritornando bianche, quindi, dormi... io resterò qui.» ha detto infine con un tono che non ammetteva repliche.


Sentire le loro voci e sapere che Jale non mi avrebbe chiamato per dirmi che si era svegliata, mi ha fatto molto male.
Più passa il tempo, più lo ritengo insopportabile sotto questo punto di vista.
Hanno finito di parlare e dopo poco ho fatto finta di stiracchiarmi, come se mi fossi appena svegliato.
Jale si è a malapena accorto che avevo aperto gli occhi, aveva un’espressione mista tra il preoccupato e il felice
«Allora? Ci sono novità?» ho chiesto piano, come per non far rumore. Helene aveva un respiro regolare, probabilmente si era già riaddormentata.
«Si è svegliata poco fa, mi dispiace non averti svegliato, ma, veramente, è stata sveglia due minuti, poi le sue labbra stavano riperdendo colore, quindi l’ho fatta mettere a riposare di nuovo, si è riaddormentata subito.»
«Okay, grazie... senti, se vuoi andarti a riposare, vai pure, resto io qui... dopotutto, tu dovrai allenarti, non io...» nello stesso momento in cui ho parlato mi sono reso conto che lo stavo cacciando, non è stata una cosa intenzionale, ma il mio tono esprimeva tutto il fastidio che, in quel momento, lui stava suscitando in me.
«Sì, grazie, credo che andrò a schiacciare un pisolino di qualche ora, giusto per non passare la notte in bianco. Tu vedi di non riaddormentarti.» mi ha risposto ironico. Dopotutto non potevo lamentarmi, ci stavamo lanciando frecciatine come due adolescenti idioti... beh, lui era adolescente... e anche idiota, ma io no.
È uscito dalla stanza tranquillamente, e io ho spostato la mia sedia vicino al letto, mi sentivo uno stupido per non essere intervenuto durante la loro conversazione, li avevo lasciati fare, ma alla fine era così che mi sarei dovuto comportare d’ora in poi, quindi, era meglio iniziare subito e farci l’abitudine!
Ricorda quello che ha detto Katniss, anche se non sei d’accordo, alla fine sarà lei a dover fare i conti con le sue decisioni.
Mancavano poche ore all’alba, non si è mossa più di tanto, e ha dormito abbastanza tranquilla, quindi tutto sommato, non ero teso.
Quando ho sentito che Haymitch si stava alzando –facile intuirlo, tutte le mattine si alzava strillando perché non trova l’alcol che ha finito la sera prima.– sono uscito dalla stanza per andare in cucina e fare finta di mangiare. 
«Ti sei svegliato presto?» mi ha subito chiesto.
«Sì... non riuscivo a dormire, sai, quest’occhio non mi dava pace!»
«Mmh... ho bisogno di mangiare... e bere.»
«Dovresti smetterla di bere di prima mattina, non ti fa bene.»
«Ma sta zitto e lasciami in pace!»
«Come vuoi.»
Ho fatto finta di niente il più possibile, e quando Jale è uscito dalla sua stanza è bastato un attimo per fargli capire che doveva stare zitto è non menzionare Helene.
«Buongiorno.» ha mugugnato.
«Ma tu guarda che bella coppietta! Un occhio e uno zigomo nero! Un amore!»
«Già, molto divertente.» ho cercato di sdrammatizzare.
«Vedete di non combinarne altre. A proposito, ma Helene?»
Ahi... devo inventarmi qualcosa...
«Beh... ancora non si è svegliata, se proprio non si sveglia tra un’oretta, comincerò a bussare alla porta.»
«Oh, la bella addormentata non ha messo la sveglia, si farà desiderare... vedi di non approfittarne!»
«Ah! Figurati, non mi interessa quella!»
È più difficile dirlo piuttosto che pensarlo... 
«Meglio così! Dai, Jale, andiamo!»
Li ho guardati prendere l’ascensore e sono tornato in camera di Helene.
Stavo pensando a cosa fare, o cosa dire, dopo averla svegliata, ma non mi veniva in mente niente, se non che si stava trasformando in Katniss, che mi avrebbe fatto soffrire, e che non potevo fare altro che continuare a preoccuparmi e ad amarla.
Quando ho visto che stava iniziando a svegliarsi mi sono seduto vicino al letto.
È l’ultima occasione che ho per starle accanto, poi, qualsiasi cosa dovrà finire.


La seconda volta che ho aperto gli occhi, accanto a me c’era Gale. Di bene in meglio, speravo con tutto il cuore di non dover rifare lo stesso discorso di prima, così ho cercato un approccio diverso.
«Perché sei qui?» ho subito chiesto.
«Non ricominciare per favore, ho già sentito, il discorso di prima, ma non lo condivido, quindi non ripeterlo. Piuttosto, tu come stai?»
«Un po’ meglio, ma ho mal di testa, ho per caso sbattuto da qualche parte?»
«Sì, idiota che non sei altro.» voleva fare il serio, ma vedevo che non ci riusciva appieno. «Sei svenuta e hai sbattuto la testa, stava uscendo un sacco di sangue, hai macchiato la manica di Jale, e durante la notte abbiamo dovuto cambiare bende e cuscino per ben due volte, ma i medici non hanno saputo dire bene perché sei svenuta, non c’era nessuna causa fisica.»
«È perché non ho mangiato abbastanza.»
«Come scusa?!»
«Sì, White mi aveva detto di mangiare qualcosa, ma io ho mangiato pochissimo e ho bevuto un bicchiere d’acqua quando sono tornata in stanza... io non sono abituata ad un allenamento di questo tipo, sì, è vero, ho fatto sport quando ero un po’ più piccola, ma sono un paio d’anni che non faccio niente...»
«Va beh, vestiti, devi fare colazione.»
«O-okay...»
È uscito dalla stanza, e io mi sono ritrovata a fissare il soffitto, aspettando qualche reale motivo per tirarmi su e vestirmi.
Alla fine un po’ per la disperazione, un po’ per non so neanche cosa, ho raccolto le mie forze e mi sono messa a sedere, solo a quel punto ho capito cosa c’era che non andava, avevo le gambe che formicolavano, come addormentate.
Ho tentato di alzarmi, ma sono subito ricaduta sul letto, sullo schienale della sedia c’erano dei vestiti, ho allungato la mano, ma lo schienale era ancora troppo lontano, arrivavo, però, abbastanza vicino alla sedia, abbastanza vicino per riuscire ad avvicinarla.  
«Tutto okay, lì giù?» ho sentito urlare dall’altra stanza.
«S-sì, diciamo di sì... però non ti affacciare, mi sto cambiando...»
«Ancora? Quanto ci stai mettendo?»
«C’è stato un problemino...» ho risposto alla fine, ho sentito che stava per chiedermi cosa, ma ormai avevo finito di vestirmi, avevo rimesso la divisa degli allenamenti, l’unica cosa rimasta in questa stanza, gli unici vestiti, oltre al mio pigiama.
«Puoi... puoi venire un attimo?»
«Sì, arrivo... aspetta un secondo» ha risposto avvicinandosi. «Che c’è?» ha chiesto sulla porta.
«Io... io non sento le mie gambe... non riesco a stare in piedi...» ho detto quasi vergognandomi.
In meno di mezzo secondo me lo sono ritrovato vicino al letto, in altrettanto tempo mi aveva messo un braccio dietro al collo e un altro sotto le ginocchia. Mi aveva preso in braccio.
«Ti porto sul divano, farai colazione e faremo strategia.»
«Okay... grazie.»
Mi ha portato sul divano, è andato in salone e poco dopo era tornato con un vassoio, una tazza di latte e delle fette biscottate con la crema di nocciole, la stessa colazione cha avevo fatto i giorni precedenti.
«Grazie... tu non mangi?»
«Già fatto...»
«Sicuro? Non vuoi niente?»
«Senti, quella è la tua colazione, io ho già mangiato, quindi non rompere, oserei dire che devi anche darti una mossa, perché si sta facendo tardi.» aveva cambiato tono, non era più dolce. «Ah... e non farci l’abitudine, questa sarà l’ultima volta in cui sarò gentile con te.»

*Angolino autrice*
Okaaay, pipol(?)
nuovo capitolo!!!
Sì, lo so che vi faccio sempre aspettare,
ma siate clementi, è il periodo scolastico più difficile!
Anyway, hope you like it!
Lady_Periwinkle
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: nightmaresandstars