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Autore: Clahp    24/07/2008    2 recensioni
La pioggia scrosciava. Non sentivo altro, davvero, se non il frastuono assordante delle gocce che venivano giù; quel sottofondo assordante era così diametralmente opposto al silenzio, anch'esso assordante, della Sala Grande che si era venuto a creare dopo che Voldemort aveva parlato.
Eppure, in quest'ultima situazione, oramai di qualche ora prima, avrei preferito che qualcuno urlasse, che vi fosse un frastuono che coprisse quella totale assenza di rumori, perché il silenzio mi aveva sempre dato un'idea di insicurezza, di fragilità, di instabilità, poichè bastava davvero così poco a romperlo... Come un bicchiere di vetro perfetto, meraviglioso, intaccabile, che alla minima caduta sarebbe andato in frantumi, e allora sì che avrebbe fatto male... Non trovi anche tu?
[FredxAngelina]
Genere: Malinconico, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Glass

Glass.

 

 

 

 

 

 

 

Veronica mi viene vicino, sorridendo; al solito, ha bisogno che io la prenda in braccio - e questo, mio caro, l'ha ripreso da te -, anche perché questo è il  giorno, e, anche se lei certamente ancora non lo capisce, ha sentito che c’è qualcosa che non va, qualcosa che in quello stesso giorno di qualche anno prima le ha segnato la vita.

 

E' una bambina piuttosto intelligente, sai... ma questo, ahah, credo lo abbia ripreso da me.

 

Io, dunque, poggio il bicchiere di vetro che tengo fra le mani -lo stesso di quel giorno, ma guarda il destino...-, la prendo fra le braccia, e ci dondoliamo insieme sulla sedia a dondolo, sì, quella dove tu eri solito dondolarti, quando faceva freddo, e, in quel mese, in quel giorno, lo faceva sempre, sebbene sia a Maggio.

 

-Andiamo?-, mi chiede, semplicemente, alzando il capo riccioluto. Ha gli stessi occhi tuoi, di un azzurro meraviglioso, che contrastano in modo molto violento con la sua carnagione così scura - la mia, esatto -; e, sai, ha anche vaghe lentiggini, vicino al naso, esattamente nello stesso posto dove tu le hai- cioè, avevi; lo so, sembra strano che una con la carnagione così scura abbia delle efelidi, ma d'altronde, "Noi maghi non siamo mai stati normali, e vogliamo distinguerci sempre", come ci dice esattamente ogni domenica tuo padre, quando andiamo a La Tana.

 

Io le sorrido, ma non posso trattenere una lacrima. E lei, ogni volta, me l'asciuga sul suo ditino, guardandosela e guardandomi stranamente, e poi sorride.

 

 

Da quel giorno, Fred, questa è la scena che si ripete ogni, ogni maledettissimo anno, proprio quel giorno.

 

Come quel giorno, di cinque anni fa.

 

 

 

 

 

TRAVEL TO THE MOON

kimi wa nemuri yume wo toku

daremo inai hoshi no hikari ayatsurinagara

tsuyoku naru tame wareta egao

kitto futari nara tori modosu

 

Viaggio per la luna

Mentre tu dormi, un sogno si districa

Non c’è nessun altro qui, mentre giochiamo con la luce delle stelle

Noi due possiamo davvero far tornare indietro

Il sorriso che abbiamo dimenticato e diventare forti di nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

-Oh, no.-, dicesti, semplicemente, quel giorno.

Mi girai, e, poiché tu non ti eri già precipitato sul bicchiere ricolmo di latte freddo che ti porgevo da ormai cinque minuti, e poiché non avevi ancora fatto nessuna battuta demenziale o meno, e poiché avevo parecchie incertezze che attanagliavano i miei pensieri, mi preoccupai.

Tu continuasti a leggere la lettera che ti era arrivata, facendoti di volta in volta sempre più serio, più cupo, cosa che davvero non era da te. E io mi preoccupai, ignara del fatto che quella sarebbe stata la prima e più lieve fra le altre preoccupazioni, in quella giornata.

Alzai il sopracciglio. Non amavo aspettare, benchè meno con un bicchiere di vetro piuttosto pesante in mano.

-Fred, è successo qualcosa?-, chiesi, dopo un po'.

Tu alzasti gli occhi, che a quel tempo mi erano davvero così familiari, e che lo sono, grazie al Cielo, tutt'ora.

Piegasti la lettera, e ti prendesti la testa fra le mani, appoggiate al tavolo, e io mi preoccupai di più, ancora.

-Mio fratello è appena entrato alla Gringott, con Harry ed Hermione, e hanno preso qualcosa. Sono poi usciti su un drago, mentre erano inseguiti da questo mondo e quell'altro di goblin, elfi e quant'altro, e ora non si sa dove siano. E' successo tre ore fa. -, parlasti, gli occhi chiusi e la voce piatta.

Sentii un balzo, dentro di me.

-Oh cielo... e... ora?-, chiesi, semplicemente. Certo che, se avessi saputo che quelle sarebbero state più o meno le ultime parole che ti avrei detto, ne avrei di certo dette altre, forse inutilmente; ma d'altronde, nessuno di noi poteva prevedere ciò che stava per accaderci... purtroppo o per fortuna, chi lo sa.

-Ora... non lo so.-, dicesti, anche tu, così semplicemente, e ti girasti verso di me, ma sorridendo. -Ma tranquilla... non sarà niente, ecco...-

Mi arrabbiai: sapevo che lo dicevi per non farmi preoccupare, ma o davvero non eri in grado di dire bugie, o ti conoscevo troppo bene.

-Oh, certo, non è successo proprio niente! Certo! Per favore, dimmi la verità. Chi ti ha scritto? Cosa succederà ora? Già erano le persone più ricercate del paese, ora ci manca solo che mettano una taglia su di loro e siamo a posto... Ma che cavolo devono fare, quegli idioti? Non possono pensare a nascondersi come... ormai, tutti noi, facciamo?!-

Mi guardasti male, o perché eri dispiaciuto poiché ti avevo offeso -e me ne dispiaccio tutt'ora-, o perché non volevi che mi preoccupassi eccessivamente; non lo so, e, già, non lo saprò mai.

Sospirasti. -Credo abbiano una specie di missione. Harry non è così cretino da andarsene in giro a fare dispetti, con questo clima, quando è proprio lui quello che tutti cercano. Io mi fido di lui.-, sentenziasti, e mi guardasti nuovamente male, come per dire: "...e dovresti fidarti anche tu".

Alchè io mi vergognai, perché effettivamente conoscevo Harry da veramente molto tempo, e quello che avevi detto tu era esatto, già.

Mi rilassai sulla mia sedia, bevendo lentamente la mia tazza di caffè e ogni tanto soffiandoci sopra, perché era bollente, ma grazie al cielo quel giorno era davvero freddo.

-E poi...-, riprendesti il discorso, -bè, mi ha scritto mio padre, avvisandomi appunto di questo. Mamma pare sia veramente preoccupata per Ron e per tutti... non sappiamo davvero cosa vogliano fare, quei tre, ma qualcosa avranno in mente, di questo ne sono sicuro.-

-Bè, ora che mi ci hai fatto pensare, hai ragione. Soprattutto Hermione, lei non è tipo da andarsene così insensatamente in giro, ecco.-, confermai, mentre con la lingua tastavo quanto il caffè fosse bollente.

-Bè, dai, a parte questo... sono sani e salvi, no? Quindi non c'è da preoccuparsi.-, sorridesti, al solito. -Mamma chiede anche come stiamo, e le ho risposto, beh, che ce la caviamo alla grande, no?-, dicesti, mentre ti tornava quel meraviglioso sorriso che rivolgevi ogni volta a me.

Sorrisi a mia volta, arrossendo. -Oh, tutto bene, la signora Weasley è a posto.-, dissi, scherzando, facendoti la boccaccia, e guardando la fede al mio anulare sinistro, che, stranamente, quel giorno luccicava più degli altri.

Ti alzasti dalla tua sedia, con un sopracciglio leggermente arcuato, e ti sporgesti verso di me: -Oh, allora glielo riferirò.-, dicesti, sensualmente; poi, prendesti il mio capo fra le mani, giocando un po' con i miei riccioli, e lo avvicinasti alla tua faccia, sempre di più, fino a quando le nostre labbra non si incontrarono, passionalmente. Io mi strinsi a te, e approfondii il bacio; fu un momento talmente dolce che sentiiqualcosa dentro di me girarsi.

 

-Oh, eeeeehm, disturbo?! Ehm, forse dovrei venire più tardi...-, disse qualcuno troppo vicino a noi.

Interrompesti il bacio ridendo, come eri solito fare, e ti girasti verso il camino, dicendo: -E bravo pa', becchi sempre il momento giusto, eh! Neanche lo facessi a posta!-                                                            ...Effettivamente, non era la prima volta che ci interrompeva, ma va be’...

Tuo padre, sebbene ci fossero le fiamme del camino che avvolgevano la sua testa rendendogli il volto verde, sembrò arrossire un po'. Tu ti sedesti, sconsolato.

-Oh.. ehm, scusatemi, se avessi saputo...-, cominciò, ma lo bloccai.

-Oh, si figuri, una volta in più, una volta in meno...-, dissi, scherzando.

Anche lui rise, nervoso: -Sembra che lo faccia a posta, eh? Ahahaha. Be’, Angelina! Come ve la passate, sposini?-, disse, girandosi verso di me.

-Oh, bene, bene-, dissi, guardandoti e arrossendo.

 Tu eri raggiante e orgoglioso come raramente lo eri stato, e mi presi una mano da sotto il tavolo, cosicchè tuo padre non lo vedesse.

Ma quest'ultimo si fece serio, e le rughe, che si scorgevano anche fra le fiamme, lo resero assai più cupo.

-Comunque, hai letto ciò che ti abbiamo scritto, Fred? Tua madre non fa che piangere, e...-, iniziò, ma tu lo interrompesti rivolgendoti a me:

-Senti, Angie, ma non avevi detto che dovevi andare in bagno, perché be’, avevi detto che…-, ma io, a mia volta, ti interruppi:

-Oh, Fred, piantatela, con questa storia! Devo sentire, voglio sentire, ok? E stai tranquillo, sono piuttosto forte.-, conclusi, decisa, e arrossendo, perché mi avevi ricordato ciò che mi ero un attimo dimenticata –e il mio cuore perse un battito.

Tu borbottasti qualcosa circa il fatto che ero anche troppo forte, ma feci finta di non sentire.

-Ehm...-, balbettò il signor Weasley.

-Continui, per favore.-, lo incitai io, mentre finivo la mia dose mattutina di caffè, senza la quale davvero non avrei saputo cosa fare, in quel periodo.

-Ehm... Dicevo. Siamo tutti un po' nervosi qui, ci chiediamo che diamine abbiano in testa quei tre...-

-Bè, papà, io e la siiignora Weasley-, dicesti, scimmiottandomi, - pensiamo che abbiano in mente un piano ben preciso. O almeno, lo speriamo.-

-Giàgià, ma è assurdo ciò che stanno facendo, ti pare? Cioè, entrare così nella Gringott, per giunta... Se li beccano, davvero non so come faremo, senza contare poi che sono le persone più ricercate di tutta l'Inghilterra...-

Sospirai; ogni giorno, di quel periodo, era sempre peggiore di quello precedente, e chissà per quanto ancora sarebbe durato...

Evidentemente, però, Arthur si era accorto della mia espressione, e cercò di rallegrare l'atmosfera, dicendo: -Suvvia, però, non pensiamoci. Stando alle notizie, sembra che probabilmente i ragazzi si siano finti Bellatrix Lestrange e un suo inserviente per entrare in banca a prelevare del denaro. Sono usciti dalla camera blindata due ore dopo su... ehm, un drago.-

-Un... drago?! Ma chi ti ha dato tutte queste informazioni, papà?-, chiedesti, con lo sguardo illuminato; ti conoscevo troppo bene per non pensare quanto tu avresti voluto fare quello che quei tre avevano appena fatto...

-Oh, mi ha mandato un gufo Lupin verso mezzogiorno; lui ha un suo caro amico, Marius, credo che si chiami, che è una Sonda Sensitiva, e proprio oggi aveva il turno di lavoro. Questi lo ha avvertito prima possibile, poiché sa che Remus fa parte dell'Ordine, e comunque, sempre Remus lo ha avvisato di tenerlo informato su qualsiasi fatto accada-.

-Capisco. Be', pa', pare che noi possiamo fare ben poco, ora come ora. Comunque, ne sono usciti sani e salvi, e chissà ora dove si troveranno... Quindi, cerchiamo di mantenere la calma-, sentenziasti, e mi sorridesti. Io ricambiai in sorriso, convinta nel profondo che era la verità; e tuo padre rispose che sì, non c'era motivo di preoccuparsi, e che lì tutti stavano bene, dopotutto.

 

 

 

 

kidzuite

I'M HERE WAITING FOR YOU

ima to wa chigau mirai ga attemo

I'M HERE WAITING FOR YOU

sakebi tsudzukete

kitto kokoro wa tsunagu ito wo tagutteru

ano koro no watashi me wo samasu you ni

NO NEED TO CRY

 

Per favore, realizza che

Sono qui, aspettando te

Anche se il futuro che ci aspetta è diverso da oggi

Sono qui, aspettando te

E continuo ad urlare

Sono sicura che il mio cuore sta tirando la corda che ci lega,

cosicchè la me tornata aprirà dunque i suoi occhi

Non c’è bisogno di piangere.

 

 

 

 

 

 

 

Qualche ora dopo, c'era qualcuno che bussava violentemente alla porta; ero raggiante, poichè avevamo appena finito di mangiare -l'ultima cena, come si suol dire-, e perché finalmente avevo capito…

Nella foga, ruppi un bicchiere; cercando di raccoglierne i pezzi, mi tagliai. Mi medicai velocemente con la bacchetta ed andai ad aprire, poiché i battiti sulla porta si facevano sempre più pesanti.

Era il tuo gemello.

-Oh, Angelina...! Ciao...!- sembrava molto nervoso, e capii subito che non avrebbe decisamente voluto parlare con me, ma feci finta di niente.- Ehm, come stai? Ma ti sei tagliata!-, esclamò, guardandomi attentamente.

-Non è niente…! Io sto così così, mi fa malissimo la pancia e credo di aver mangiato un po’ tr...-

Arrivasti tu, felice, come d'altronde lo eri sempre, quando vedevi il tuo gemello; eravate per tutti due gocce d'acqua, ma non per me. Per me, eravate due persone quasi simili esteriormente, ma interiormente piuttosto diverse.   -George! Come stai? Vuoi cen...-, iniziasti a dire, ma lui ti prese in disparte e ti portò in salotto, lasciandomi sola come una cretina sull'atrio.

Parlò molto velocemente e con un tono molto basso; mi misi ovviamente a origliare, ma non capii nulla; cinque minuti dopo, tornasti con un volto che era un misto fra lo spaventato e l'eccitato (avrei dovuto farti una foto, già).

-Ehm... Angie, io vado... a fare, ehm, una passeggiata.- Ok, allora davvero non sapevi mentire...

-Non sperare che me la beva!-, urlai, arrabbiata, incrociando le braccia al petto.

-Ma è la verità... Ehm, davvero, io...-, iniziasti, scusandoti, ma io non ti lasciai parlare.

-Senti un po', so benissimo che è accaduto qualcosa di cui non vuoi parlare con me, perché sono una donna, perché 'sei mezzosangue', perché ultimamente svieni un po’ troppo spesso' e blablabla, ma io voglio -no, pretendo- di sapere cosa sia successo.-, conclusi, sempre più arrabbiata; tendevi ad essere fin troppo protettivo con me, e questo a volta mi dava davvero i nervi, sebbene io non possa non ammettere che mi facesse anche piacere.

-Sembra di vedere la mamma...-, commentò George a bassissima voce, ma io lo sentii, e gli rivolsi un'occhiataccia.

-Ok... Be', l'hai voluto tu... Dunque...-prendesti il respiro, e il mio cuore perse qualche battito -Harry è a... Hogwarts. E anche... Tu-Sai-Chi... Sembra che...- e qui prendesti un altro respiro- ci sarà la battaglia finale. Stanotte. - E mi guardasti come un cane bastonato.

Io mi dovetti sedere, e George impallidì.

-E... noi, be', naturalmente ci andremo.-, disse, semplicemente.

-Oh, be', certo.-, mi alzai in piedi, totalmente conscia di ciò che avevo appena detto, e della situazione che poteva profilarsi. Mi misi una mano fra i capelli e presi il fiato, dicendo: -Quando partiamo?-

Voi due alzaste gli sguardi esattamente nello stesso secondo -due sguardi identici, da far impressione- e mi guardaste allibiti.

-Tu… verrai con noi?- mi chiese il tuo gemello.

-Be’, certo. E non provate a non farmi venire. Guai a voi.-, conclusi.

-Ma… Angie, in quest’ultimo periodo ti vedo debole, svieni un po’ troppo spesso, e mangi poco… Non vorrei che…-, iniziasti, ma non ti lasciai finire, rispondendo:

-Non mi va di essere trattata con riguardo solo perché in quest’ultimo periodo sto così. Sarà il freddo, sarà ciò che sta accadendo, ma io sto bene! Ogni mago o strega che sia deve lottare in quest'ultima battaglia! Che madre sarei, se dicessi in futuro ai miei figli di non andare per non mettersi in pericolo?                                                                                                                                                                             Quei tre ragazzini, Harry, Ron, Hermione, hanno rischiato la vita molto più di tutti noi messi assieme, e hanno diciassette anni. Io ne ho quasi venti, e non ho mai mosso un dito per cambiare la situazione, ma ora BASTA! Non ne posso più di stare qui, con le mani in mano, ad aspettare che scenda la manna dal cielo, che qualcuno ci liberi da... V-Voldemort, no. E poi voglio prendere a calci in culo quelli che ci hanno fatto arrivare fino a questo punto! Per cui, dovrete imbavagliarmi, se volete che io rimanga qui, capito?!-, mi scaldai, irremovibile.

Dalla tua espressione, eri ancora tentato di convincermi a restare; George no, però, per cui ti guardò e disse: -Ok. Allora, avverto papà da qui, poi vado a casa; Lee e Ginny mi stanno aspettando, verranno anche loro.-

Io sorrisi, sebbene fossi sempre più nervosa, e anche tu lo eri. Obbiettasti il fatto che Ginny sarebbe venuta, e ti arrabbiasti anche molto con lui; ma George disse che vostra sorella aveva fatto esattamente la mia stessa scenata, e che era inutile cercare di persuaderla e non venire; se ne andò in cucina.

 Rimanemmo soli. Ci guardammo: annaspavamo entrambi, più nervosi che mai, e io tremavo così violentemente da non riuscire a legarmi i capelli dietro la nuca.

Qualche minuto dopo, eravamo pronti, entrambi sulla soglia, ad aspettare che tuo fratello uscisse dalla cucina dove aveva avvertito suo padre tramite la Metropolvere.

-Angie…-, mi richiamasti, ed io mi voltai. Eri pallido, come raramente lo eri.

-Fred… ho paura.-, dissi, e mi avvicinai a te, con un nodo alla gola, incapace di muovermi decentemente, mentre continuavo a tremare.

-Lo so. Anch’io.-, dicesti, mi abbracciasti, così fortemente da farmi quasi male. Anni dopo, mi sarei sempre ricordata di quella scena, sai?

Stavamo pensando ambedue la stessa cosa; e tuttavia temevano di esprimerla, per superstizione o per non tremare ancora più violentemente di quanto già non tremassimo, ma io non ce la feci: quella semplice domanda mi assillava, mi toglieva il respiro, serpeggiava dentro di me, e, assai inutilmente, te la porsi.

-Fred...?-

-Mh?-

- …E se morissimo?-

- …Può succedere. E’ una battaglia, dopotutto.-, mi rispondesti, ma non era la risposta che avrei preferito: io avevo voluto dire “cosa succederà se”, non “se”. Neanche tu avevi una risposta, dopotutto; e infatti non ti biasimai, come avrei potuto?, ma rimproverai silenziosamente me stessa per la sciocca domanda.

Tuo fratello venne, e noi ci lasciammo. Sorrise.

-…Loro sono già lì. Mi ha spiegato come arrivarci: bisogna Materializzarci alla “Testa di porco” e lì ci indicherà la strada il vecchio Aberforth. –è fratello di Silente, sapete. Tutto qui. Io partirò fra poco, avverto quanta più gente possibile e mi porto dietro Lee e Ginny. Ci vediamo lì fra mezz’ora, ok?-, disse. Era nervoso anche lui, sebbene cercasse di darlo a vedere meno di te.

Noi annuimmo; era la battaglia finale: o noi, o Voldemort, stavolta.

 

 

TRAVEL IN SILENCE

te wo nobaseba fureru no ni

kimi wa tooi sore wa omoide no naka no goto

koe ga kikoeru me wo tojireba

chiisana itami sae itoshikute

 

Viaggio in silenzio

Sono sicura che potrei toccarti se io mi estendessi

Ma tu sei così lontano che devi essere nella mia testa.

Posso sentire la tua voce, se chiudo i miei occhi

Anche questo piccolo dolore mi è caro

 

 

 

-Angelina!-

Ginny mi venne incontro, raggiante, e mi abbracciò, stritolandomi il collo; io sorrisi, e le baciai la guancia.

Non ci vedevamo da un po’, poiché a Gennaio, quando aveva lasciato Hogwarts perché troppo pericolosa, noi e George la ospitammo, ma dopo qualche mese lei e il tuo gemello preferirono andare a nascondersi da un’altra parte insieme a Lee Jordan, per lasciarci soli.

Abbracciai anche quest’ultimo, il vostro storico amico, che aveva appena perso la madre per causa dei genitori; nemmeno lui era più quello di una volta.

Voi quattro attraversaste insieme l’unico ritratto di quella strana stanza, mentre io restai ad aspettare alcune persone, che arrivarono pochi minuti dopo; così, io, Oliver Baston, Katie e Alicia, dopo aver attraversato il dipinto, ci ritrovammo nella Stanza delle Necessità, che riconobbi subito, poiché era la stessa che usavamo per esercitarci nell’ES (bei tempi, quelli…).

Dentro vi erano moltissime persone: Bill, Fleur, i signori Weasley, Lupin, e tutti i partecipanti dell’ES. Salutai tutti, in particolar modo i miei suoceri e cognati, che davvero non vedevo da molto, sebbene fossimo in contatto tramite Metropolvere. C’era anche Percy, che sembrò essersi ravveduto, e che si scusò davvero molto con tutti.

Tu eri davvero felice, e il nervosismo di poco prima sembrò non intaccarti minimamente; mi guardasti, e mi presentasti a lui, che fu davvero contento di conoscermi nei panni di ‘moglie-di-mio-fratello’.  Comparve anche Harry, sebbene molto frettolosamente, e io corsi ad abbracciarlo.

Furono minuti davvero particolari, quelli, così carichi di felicità, ma anche di nervosismo, tristezza, speranza, ansia, ansia, ansia, e incertezze. Io, dal canto mio, mi sentii parecchio male, svenni due volte e vomitai altrettante – e i miei dubbi diventarono sempre più certezze: ti cercai, ansimante, fra quella massa di persone, mentre Alicia mi sosteneva, e, trovatoti, presi la tua mano, sussurrandoti:

-Fred…-

Ma nella Sala Grande, dove ora ci trovavamo, rimbombò una voce; il suo tono era talmente freddo e basso che ogni fibra del mio essere vibrò, mi tramarono le gambe, insensatamente, e strinsi più forte la tua mano fra le mie, e mi appoggiai completamente a te, incapace di controllarmi.

-So che vi state preparando a combattere.-

Era lui.

 -I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago.-

Nella Sala calò il silenzio più assoluto, così perfetto ed opprimente da sembrare irreale; strinsi, se possibile, ancora di più la tua mano, ansimando. Non mi piaceva il silenzio.

-Consegnatemi Harry Potter, e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati.

      Avete tempo fino a mezzanotte.-

Il silenzio perdurò per ciò che a me parvero ore. Non mi è mai piaciuto il silenzio assoluto, e tu lo sapevi bene; perciò, mi abbracciasti, e mi cullasti, come una bambina, lì, infondendomi coraggio, baciandomi la fronte a tratti, sorridendo.

Ora che ci penso, non ti ho mai ringraziato per quella volta, ma mi sembra abbastanza stupido farlo così, per lettera, insomma.

E poi... chissà se la leggerai. O, più precisamente, chissà se potrai  - nel senso 'essere nelle condizioni fisiche di', se hai afferrato ciò che voglio dire- leggerla. Spero di sì, sai com'è, altrimenti tutta questa mia fatica sarebbe piuttosto inutile, e tu sai perfettamente quanto io sia pigra...!

 

La mezzanotte passò; e la battaglia finale ebbe inizio.

 

 

mitsumete

I'M HERE WAITING FOR YOU

kaze ni hitori mayottemo

I'M HERE WAITING FOR YOU

sora wo miagete

zutto kokoro wa te wo hirogete mamotteru

ano koro no kimi ga furikaeru made

NO NEED TO CRY

 

Per favore, guardami

Sono qui, aspettando te

Anche se sono persa da sola, soffiato il vento

Sono qui, aspettando te

Fissando il cielo

Il mio cuore aprirà sempre le mie mani per proteggerti

Fino a che il te tornato poi si girerà e mi guaderà

Non c’è bisogno di piangere

 

 

 

 

Da adesso in poi, perdonami, ma tutti gli avvenimenti accaduti dopo la mezzanotte di quel fatidico giorno mi sovvengono molto sfocati e confusi, e, ovviamente, molto dolorosi; ma ricorderò per sempre ogni minimo dettaglio di quel giorno, anche quello più insignificante, o inutile -d'altronde l'hai sempre detto che ho una memoria di elefante, ricordi?

Quella che sarebbe stata ricordata per anni e anni come "La battaglia di Hogwarts" iniziò a mezzanotte e uno, in punto. Noi ci trovavamo nella Sala Grande quando la Voce annunciò lo scadere dell'ultimatum, fredda, sprezzante, distaccata, giudicandoci degli sciocchi per come ci eravamo comportati; ma si sa, 'la scelta giusta non è mai quella facile', come soleva ripetere in continuazione Silente, e solo allora mi resi conto di quanto ogni sua singola parola fosse vera, solo in quel momento, quando c'era in gioco la vita o la morte, cosa che ogni persona in quella Sala sapeva benissimo.

Ti guardai. Eri ansioso, come raramente lo eri mai stato; con una mano mi cingevi le spalle, con l'altra tenevi la bacchetta, tremando. Mi guardasti, e mi sorridesti; e allora io mi alzai in punta di piedi e ti sussurrai la notizia all'orecchio, piano, dolcemente; e tu mi guardasti nuovamente, sorridendo adesso in maniera totalmente differente, e mi abbracciasti.                                                                                                       

 Oh, era così strano vedere una scena del genere proprio in quel momento, ma ringrazio il Cielo di averlo fatto, altrimenti tu adesso non sapresti niente di lei.

Ti asciugai le lacrime che ti colavano dagli occhi, felice anch'io come non lo ero mai stata; ma un'esplosione bloccò il nostro flusso di pensieri, e ci ritrovammo tutti a terra, pieni di calcinacci.

Una folla di persone iniziò a muoversi, e poi vi fu un'esplosione di urla, imprecazioni, incantesimi, lampi, tuoni; ci separammo, per colpa della folla che si muoveva in disordine, e presi a correre da sola, in mezzo a tutta quella gente, ansiosa come non mai. Aveva anche iniziato a piovere, come se perfino il tempo avesse inteso ciò che stava per accadere.

Da lì in poi fu tutto un susseguirsi di maledizioni, incantesimi, sortilegi. Passate alcune ore da mezzanotte, mi spinsi ad aiutare i ragazzi dell'ES nell'immenso Parco di Hogwarts, adesso trasformato in un vero e proprio campo di battaglia; eravamo in superiorità numerica, ma era chiaro che avrebbero vinto loro. Un ragazzino cadde, e io colpii il Mangiamorte che lo aveva ucciso, ferendone al contempo altri tre; curai una ragazza; Schiantai un altro Mangiamorte, difendendomi; ci ritirammo nel bosco lì vicino, e io iniziai a pregare che tutti stessero bene, a riprendermi, a confortare gli altri ragazzi che come me avevano intere famiglie che combattevano la nostra stessa battaglia, che piangevano, che volevano tornare a casa, che volevano riabbracciare i propri genitori...                                                                                                                         

Vi fu una tremenda esplosione da un lato del castello, e un muro venne giù. Alcuni iniziarono a piangere, e io fu scossa da violenti tremiti, tant'è che vomitai di nuovo. Cercai di rilassarmi, di dirmi che andava tutto bene, ma qualcosa, qualcosa mi diceva che non andava per niente bene, che quell'esplosione avrebbe cambiato la mia vita...                                                                                                                             

 Sesto senso? Magia? Destino? Provvidenza? Chiamalo come vuoi, io non so che dirti.

 

Passò molto tempo, forse due minuti, forse due ore. Improvvisamente, un lampo verde esplose a pochi centimetri dal mio volto, e la ragazza vicino a me cadde, un singolo rivolo di sangue che le colava dalla fronte, il sorriso sul volto, poiché l'avevo appena rasserenata, dicendo 'Andrà tutto bene, dài'.

 Nuovi Mangiamorte stavano venendo, ancora più numerosi di quelli di prima; furiosa, triste, disperata, sola come non mai, presi la bacchetta e ne uccisi tre di fila, provocandomi parecchie ferite, difendendomi, colpendo, lottando per la vita, ansimando, mordendo, prendendo a calci...   Un'unica parola riecheggiava nella mia mente: perché? Perché ci facevano tutto questo? Cosa avrebbero ottenuto, loro, con Voldemort al potere, quando neanche un quarto dei suoi più fedeli schiavi era Purosangue? Solo sofferenze, uccisioni, cattiverie... Nient'altro.

Nient'altro.                                                                                                                                                                                                                                   

 Presi a piangere. Avevo paura per i miei genitori, per tutta la mia famiglia, e per te... Quel qualcosa ancora non se n'era andato, rimaneva lì, e, probabilmente, sarebbe rimasto lì per molto tempo, già.

Un Mangiamorte spuntò all'improvviso da dietro un albero; scansandomi, mi procurai una profonda ferita al braccio; l'assalitore tentò di finirmi, ma fu ucciso da una Maledizione provocata da una voce familiare, che mi prese per le spalle e mi raddrizzò velocemente, tremante, guardandomi negli occhi.

 Aveva occhi azzurri, volto lentigginoso e capelli rossi; non era poi altissimo, ma era piuttosto muscoloso. Non pensai neanche per un secondo che quella figura potessi essere tu; eravate incredibilmente simili, uguali, identici, ma non eri tu, su questo ero sicura   -oh, e non chiedermi come facevo ogni volta a distinguervi... sono o non sono tua moglie?

 

Era George. Dietro di lui c'era Alicia, ansimante.

-Angelina...-, ansimò. I loro volti erano talmente bagnati dalla pioggia che le lacrime si riconoscevano a stento.

 

 

mitsumete

I'M HERE WAITING FOR YOU

kaze ni hitori mayottemo

I'M HERE WAITING FOR YOU

sora wo miagete

zutto kokoro wa te wo hirogete mamotteru

ano koro no kimi ga furikaeru made

NO NEED TO CRY

 

Per favore, guardami

Sono qui, aspettando te

Anche se sono persa da sola, soffiato il vento

Sono qui, aspettando te

Fissando il cielo

Il mio cuore aprirà sempre le mie mani per proteggerti

Fino a che il te tornato poi si girerà e mi guaderà

Non c’è bisogno di piangere

 

 

 

 

 

La pioggia scrosciava. Non sentivo altro, davvero, se non il frastuono assordante delle gocce che venivano giù; quel sottofondo assordante era così diametralmente opposto al silenzio, anch'esso assordante, della Sala Grande che si era venuto a creare dopo che Voldemort aveva parlato; eppure, in quest'ultima situazione, oramai di qualche ora prima, avrei preferito che qualcuno urlasse, che vi fosse un frastuono che coprisse quella totale assenza di rumori, perché il silenzio mi aveva sempre dato un'idea di insicurezza, di fragilità, di instabilità, poichè bastava davvero così poco a romperlo... come un bicchiere di vetro perfetto, meraviglioso, intaccabile, che alla minima caduta sarebbe andato in frantumi, e allora sì che avrebbe fatto male... non trovi anche tu?

Invece il frastuono continuo è qualcosa di rasserenante, in un certo senso. E' vero, dopo un po' inizia a venirti il mal di testa, okay; però non sobbalzi per un nonnulla come, ad esempio, il fruscio delle foglie o i passi di qualche animale. E poi, dà come idea di stabilità: niente può spezzare quella sottospecie di armonia, davvero, è inattaccabile.

Per cui, mi sentivo piuttosto protetta, in quella situazione, sebbene avessi pianto per i cadaveri che mi circondavano. E invece no, anzi, non lo ero mai stata di meno.

La battaglia era finita; avevamo vinto; Voldemort era morto, ché Harry l'aveva finalmente ucciso; il mondo era libero; e continuava a piovere.

Le porte della Sala Grande erano spalancate. Non ero ancora entrata lì dentro; ero sull'arco del portone, con il tuo gemello e la mia migliore amica dietro, grondanti acqua, che piangevano in silenzio. Il mio sguardo vagava per la Sala, cercando un gruppo di teste familiari, e, poiché la Sala si era in gran parte svuotata, le trovai subito.

Erano tutte rosse, eccetto tre, chine su tre figure distese, immobili. Piangevano.

-No...-, dissi, talmente piano che nemmeno le mie orecchie lo percepirono, perché nella Sala vi era un rumore assordante: dentro e fuori, c'erano persone che cantavano, ridevano, si rallegravano, battevano le mani, danzavano, gridavano, piangevano, imprecavano, si strappavano i capelli, si disperavano, perché avevamo vinto, ma comunque qualcuno era morto...

Le riconobbi, le figure: e il mio cuore perse un battito. Mi avvicinai, lentamente, mentre tutti i rumori intorno a me si affievolivano, si ovattavano talmente tanto fino a sparire, per far posto ad un silenzio soprannaturale, in confronto al quale quello che c'era stato dopo che Voldemort aveva parlato non era niente, niente, niente...

Stava diventando tutto appannato, tranne quelle figure per terra; e, intanto, continuavo ad avanzare, incurante delle ferite, del sangue, dell'acqua che grondava da ogni parte del mio corpo, di tutto...

La prima era Lupin. Dio mio, il miglior professore che avessi mai avuto... Una lacrima, anch'essa silenziosa, mi scese giù dagli occhi, ma quasi non me accorsi. Seguitavo a camminare. E c'era ancora quell'odiato silenzio.

La seconda era una donna; l'avevo vista, una volta, e l'avevo conosciuta qualche ora prima nella Stanza delle Necessità come moglie di Lupin. Doveva essere giovane, molto giovane, e davvero bella. La sua mano stringeva ancora quella del marito, come se la morte non avesse significato per loro niente...

E la terza... la terza. La testa mi si appesantì; qualcosa in pancia mi si rivoltò; ma non poteva essere, davvero, non doveva essere; tu eri la persona più buona del mondo, perché proprio a te? Perché non qualcun altro? No, davvero, non poteva essere...

Ero oramai a meno di cinque metri da quella figure; era ancora tutto perfettamente ovattato e appannato. Iniziai ad avere i brividi; non mi piaceva, il silenzio, davvero, lo odiavo.

Ancora tre metri. Un'altra lacrima scese sulla mia guancia, e con essa una terza, una quarta, una quinta...

Due metri. Una millesima lacrima, ma ancora quella terza figura mi pareva estranea...

Un metro.

 

 

E allora la riconobbi.

La terza... eri tu. Eri morto.

 

 

 

 

mitsumete

I'M HERE WAITING FOR YOU

kaze ni hitori mayottemo

I'M HERE WAITING FOR YOU

sora wo miagete

zutto kokoro wa te wo hirogete mamotteru

ano koro no kimi ga furikaeru made

NO NEED TO CRY

 

Per favore, guardami

Sono qui, aspettando te

Anche se sono persa da sola, soffiato il vento

Sono qui, aspettando te

Fissando il cielo

Il mio cuore aprirà sempre le mie mani per proteggerti

Fino a che il te tornato poi si girerà e mi guaderà

Non c’è bisogno di piangere

 

 

 

 

 

 

 

Ritornarono all'istante i rumori, le grida, i pianti, le risate, i colori, i contorni, tutto.

Ti guardai. Avevi, al solito, un sorrisetto sulle labbra, che lasciava scoperta l'arcata superiore, sì, proprio quel sorriso 'storto' che mi faceva impazzire, e che tanti anni prima mi aveva fatto accettare il tuo quanto mai strambo invito al Ballo del Ceppo -ma probabilmente tu non lo ricorderai, è passato talmente tanto tempo...

Tutte le teste rosse mi guardarono, e trattennero il respiro. Ancora il silenzio, ancora quel silenzio...!

-Per favore, PER FAVORE, continuate a parlare, non sopporto il silenzio, non lo sopporto, lo odio... Io.... IO...!-, urlai, a squarciagola.

Mi accasciai al suolo, davanti a te. Ti scossi, dapprima piano, come usavo fare la mattina per svegliarti, poi sempre più forte.

Non poteva essere... non a te... Dio, a qualsiasi altra persona, anche a me, ma a lui...! La mia vita...!

-Oh, no...-, dissi, e fu allora, solo allora, che realizzai ciò che era successo.

 

Ti avevano portato via da me... Tu... eri la mia vita, come... come avrei fatto io senza di te...? Da quanto tempo ci conoscevamo, ormai? E proprio adesso ti avevano ammazzato.. adesso... adesso... E io.. non ti avevo neanche salutato, non ti avevo neanche sospirato "Addio", non ti avevo toccato un'ultima volta...!

-Fred...-, presi la tua testa e la strinsi al petto, forte, sempre più forte, come se volessi farti diventare parte di me... ma tu... lo eri già diventato... Me ne accorgo solo ora.... che sciocca.

-Non... non adesso... Perché, proprio adesso... Oh, Fred, ma perché adesso che stavamo per diventare una vera famiglia? Cosa dirà... lui?-, cercai di dire, in mezzo ai singhiozzi, con la voce mortalmente impastata, tant'è che non so davvero ciò che uscì dalla mia bocca.

Tua madre mi guardò, apprensiva; era accovacciata davanti la tua testa, insieme al marito e a tutti gli altri figli; solo io ero al tuo fianco, con la tua testa fra le braccia, come se stessi coccolandoti.                      

   -Cara... Ma cosa...? Cosa hai detto?-, cercò di dire, ma non ci riuscì, talmente piangeva; il marito le strinse la mano e continuò a guardarti, come se la sua vita si fosse fermata lì, in quello stesso istante in cui si era fermata la tua.

Scossi la testa, e ti guardai ancora. Avevo la vista talmente appannata dalle lacrime che non riuscivo a scorgere più niente; sentii solo una voce che mi chiedeva cosa avessi detto.

Ti avevano portato via... via, per sempre... via, da me...

 

 

 

 

(FEEL SOMETHING, FEEL NOTHING)

(LISTEN CLOSELY, LISTEN CLOSELY)

WIDE OPEN EARS

DISARM THE DREAM TICKLER

IN THE CONSTANT MOMENT

(YOU WILL FIND ME WHERE IT'S QUIET)

(LISTEN CLOSELY, LISTEN CLOSELY)

LET THE BLOOD FLOW

THROUGH ALL THE SPACES

OF THE UNIVERSE

 

(Sento qualcosa, non sento niente)

(Ascolta attentamente, ascolta attentamente)

apri bene le orecchie

Disarma il sogno stuzzicante

nel momento costante

(Tu mi troverai quando è calmo)

(ascolta attentamente, ascolta attentamente)

lascia scorrere il sangue

attraverso tutti gli spazi

dell’universo

 

 

 

 

 

C'era un volto che mi sorrideva. Eri tu.

Sorridevi, semplicemente, e piangevi, altrettanto semplicemente, allo stesso tempo, con gli occhi chiusi. Poi, li apristi, e mi guardasti.

"Stai bene." riecheggiò la tua voce. Il tuo volto si rilassò, e sorridesti, ancora, pieno di malinconia.

"No.... Da sola, non potrò mai star bene, e tu lo sai." Piansi.

"Oh, ma tu non sei sola, ora, no? C'è ancora... lei".

"Lei?"

 

-Angelina?-

 

"Sì... sai, è come se mi sentissi che sarà femmina." Facesti l'occhiolino.

"... Dici?" , risposi, ridendo. "E che cosa te lo fa dire? Sentiamo!", ti sfidai.

"Uhmmm... Sesto senso."

 

-Angelina?!-

 

"Ma se nelle scommesse hai sempre perso!"

"E va bene... Me l'ha confermato qualcuno... ai piani alti. Ma tu zitta, eh", mi ammonisti

"Promesso." Sorrisi. Aprii la bocca per dirti tante cose, probabilmente sciocchezze, ma grazie al Cielo tu mi fermasti.

 

-Angelina!!-

 

"Angie... ricordati... Tu... non sarai mai sola. Io sarò sempre qui su a vegliarti... Quando ti affaccerai alla finestra, e vedrai una stella più luminosa delle altre...."

 

-Si sta svegliando, grazie al cielo!-

 

"Quello... sarò io."

 

Aprii gli occhi. Intorno a me c'erano uno svariato numero di teste rosse, con le espressioni tutte, tutte, tutte affrante.

Ero in Infermeria, e intorno a me c'erano le solite tende bianche tirate, ma la stanza doveva essere vuota, perché non sentivo pianti o gemiti.

-Grazie al cielo! Temevamo...!- iniziò a dire tua mamma, ma non finì la frase che mi abbracciò forte e pianse.

-Sto... sto bene, Molly, davvero.-, dissi, la voce spezzata.

-Sai.. sei svenuta così... improvvisamente... che temevamo il peggio-, disse Arthur, la voce rotta, lo sguardo basso, gli occhi rossi...

-Oh... No... è che...- sospirai.

Non ce la facevo... il dolore era troppo, troppo, troppo grande... Io... non ce la potevo fare...!

Piansi. Che piattola stupida, dirai, eh? In un momento come quello, davanti ai genitori che hanno appena perso un figlio, e ai fratelli che hanno perso un fratello, piangevo, io, che ti conoscevo da molto meno tempo di tutti, lì dentro.

Tua madre mollò la presa al mio collo, ma mi strinse forte la mano, quella con la nostra fede; se la guardò, e sembrava contenta, fra le lacrime.

Io invece non riuscivo a smettere di singhiozzare; il mio cuore era in frantumi, ormai, come quel famoso bicchiere, e adesso potevo dire che faceva davvero male...

In mezzo alle lacrime, mi guardai intorno; erano tutti tesi, chi più chi meno tristi: Ron non aveva spicciato una parola, ma era seduto su una sedia vicino a me, fissando il vuoto, la mano stretta a quella di Hermione; Ginny piangeva a dirotto sulla spalla di Harry, che riusciva a stento a trattenersi; Percy guardava da un'altra parte, gli occhi lucidi; Charlie e Bill avevano versato qualche lacrima. George non c'era.

Molly stringeva ancora la mia mano, e Arthur aveva la sua sulla spalla di lei.

Li guardai tutti, dal primo all'ultimo; vi fu un po' di silenzio, rotto solo dai pianti di Ginny e Molly.

Ad un tratto, George entrò. Mi guardò, corse incontro a me e disse, a voce alta, con uno sguardo indecifrabile, oserei dire felice:

-Fred me l'ha detto.-

Corse incontro a me e mi abbracciò, forte.

Il mio cuore mancò un battito. Avevano tutti un'aria piuttosto interrogativa, sebbene fossero distrutti.

-Cosa...?-, chiese Arthur, spostando lo sguardo da lui a me.

-Devo dirvi una cosa.-, risposi, risoluta, qualche secondo dopo.

Due dozzine di paia di occhi si fermarono su di me, allarmati; in mezzo alle lacrime, io sorrisi di pura gioia, per la prima volta dopo ore; Molly mi strinse più forte la mano, tesa.

-Sono incinta.-

 

 

 

 

 

Quel periodo, sai, me lo ricordo in modo decisamente confuso e sbiadito. Era semplicemente tutto troppo doloroso per poter essere conservato per sempre, per cui, dopo un po', penso sia normale che il mio cervello abbia deciso di offuscarne un po' i ricordi... Tutte le congratulazioni per essere incinta, il tuo funerale, la medaglia d'onore per essere morto come un Eroe in guerra, la nascita di Veronica, e pianti, pianti, pianti, pianti...

Ora sono qui, davanti la tua tomba. I tuoi se ne sono appena andati; vivono felicemente, adesso, anche se hanno perso un figlio; ma il tempo, come si dice, cura tutte le ferite, tutte, da quelle più a quelle meno gravi... O almeno, così dicono.

 Veronica mi ha dato una mano a scrivere questa lettera, sai, anche se, ovviamente, non ha ancora capito bene perché o a chi.

Mi ha suggerito lei l'indirizzo che troverai qui sotto, e penso davvero che la lettera arriverà a destinazione. Leggila bene, mi raccomando, ché in futuro (molto in futuro, si spera!) voglio saperne il giudizio... niente scrupoli, mi raccomando.

Ogni domenica stiamo dai tuoi. Ginny si è sposata con Harry, sai? E Ron, proprio ieri, ha chiesto la mano a Hermione. Bill e Fleur hanno avuto il loro secondo figlio, e a quanto pare anche Percy fra poco vorrà diventare marito di Penelope -ti ricordi quanto noi due li prendevamo in giro?-, mentre George... mi ha chiesto se volessi venire a vivere con lui. Probabilmente, si sente come in dovere di prendersi cura di me e di Veronica. Io però ho rifiutato; davvero, me la cavo benone, e comunque non sarei in grado di amarlo come ho fatto con te... No, sarebbe solo un volgare rimpiazzo, credo.

Vengo sempre di meno a trovarti; non che ti abbia dimenticato, questo assolutamente mai, ma cerco di, come dire, contenere il dolore, a poco a poco: se venissi qui ogni santo giorno, davvero non ce la farei. Spero che tu mi capisca... Davvero.

Ho imparato ad avere minore paura del silenzio. Prima, durante la gravidanza, faceva un gran male la nostra casa così vuota (cosa che accadeva comunque raramente, dato l'enorme numero di vostri e miei parenti che veniva in continuazione a trovarmi!), ma ora, grazie a lei, c'è un bel trambusto... e io non posso essere più felice di così.

 

Non sarò mai sola... e questo lo so.

 

 

 

 

A la stella più luminosa di tutte

Angelina & Veronica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finitooo! O_O Mamma, non ce la faccio più xD Ho finito *questa* FF. In veritàà, è da Agosto 07 che l'ho in testa, ma sono riuscita a finirla solo oggi, 23-7-08. Ringrazio infinitamente Fra -la mia musa che ora sta male T_T"- per aver ideato la trama, praticamente xDD Insomma, lei mi ha dato solo l'idea: "E se Angelina fosse stata con Fred e fosse incinta?!?", dopo che avevamo entrambe finito DH, esattamente il 1° agosto 07 (eravamo a casa mia al mare). Io ho fatto più o meno questa espressione: *______________________________________* e da lì mi si è aperto un mondo xDD Il mondo delle FredxAngelina! Yuppiii!

Dunque... qualche commento sulla FF. Innanzitutto, mi sono veramente ma veramente scervellata per far combaciare gli eventi del libro e quelli della fiction; spero si sia notato, ho cercato di essere più precisa possibile, di modo che risultasse come minimo verosimile (cosa che tanto non è, come zia Row ci ha confermato con l'albero genealogico degli Weasley... T_____T" Ma perchè, PERCHE' doveva finire GeorgexAngelina?! Checccavolo c'entra George? Eh? ><) e coerente alla storia. Infatti il progetto iniziale prevedeva che il lettore sapesse subito che Angelina fosse incinta, ma dopo un po' la cosa mi ha scocciato, perchè non c'era la sorpresona finale (che tanto sorpresona non è, dal momento che si capisce dall'inizio e che ho messo indizi più o meno velati in tutta la FF XD), ecco; per cui ho anche dovuto riscriverla da metà, perchè non mi piaceva come stava andando. xD"

Poi... La canzone, che penso tutti si staranno chiedendo quale cavolo sia e soprattutto in quale diamine di lingua sia scritta XD. Dunque, quello è giapponese (non storcete il naso, su u_u"), e la canzone si chiama "A little pain", di Olivia; per gli esperti, è la 2° ending di Nana. Mi sono veramente angosciata per trovare una canzone bella per la FF, perchè volevo fosse una song-fic. All'inizio (ovvero quando ho ideato la FF) avevo messo come canzone "When you're gone" dell'insopportabile Avril Lavigne, e infatti la fic si chiamava banalissssimamente "When you're gone, Fred". Ora, a parte il fatto che il testo della canzone NON HA SENSO, il mio odio per Avril è stato talmente tale da spingermi a metterci un'altra canzone. E tadààà! Mentre ascoltavo l'iPod, è venuta fuori questa qui.

Credo ci azzecchi, dopotutto; ok, il testo non ha sto grande significato (a proposito: la traduzione italiana è stata fatta da me, basandomi su quella inglese che potete trovare, insieme a quella jappo e al video della canzone, qui --> http://www.animelyrics.com/anime/nana/alittlepain.htm . Spero di non aver sbagliato a tradurre, anche se certe cose mi suonano piuttosto male... se per caso trovate un errore, ditemelo che lo correggo subito! ^^), devo ammetterlo, ma la melodia mi piace da impazzire, perchè più che triste è molto nostalgica, anche se non troppo (non roba tipo "io ti amoooooooooooooooooooo e ti ho persoooooooooo sei la mia vitaaaaaaaaaaaa ti amooooooooooo ma sei mortooooooo", no, ecco XD), e la voce della vocalist mi piace da pazzi *ò*. Se comunque la trovate inascoltabile come canzone, potete pure saltare i passi con il testo o fare copia-incolla e metterci un altro brano XD L'importante è la trama, comunque, che non ha poi troppi riferimenti al testo (ma qualcuno ce n'è, eheh :P).

 

Ecco, ho scritto un poema T__T" Me tapina. By the way, i commenti sono graditisssssimi, anche quelli negativi =D Non abbiate paura a dirmi che vi fa schifo come è scritta o come mi dovrei dare all'ippica, anzi ù_u Le critiche costruttive sono la migliore cosa, dato che io *ehm* vorrei davvero diventare una scrittrice di fantasy, un giorno. ^/////^ Basta dirmelo con un certo tono, ecco. xD E' la prima fanfiction che hosto su EFP, quindi sono veramente ma veramente ansiosa >//<.

 Mi scuso veramente veramente tanto per gli errori di grammatica, se mai ce ne fossero vi prego di farmeli notare: io li odio con tutta me stessa, davvero, ma posso capire che ogni tanto scappi qualche i o qualche h... xD

Ringrazio veramente ma veramente tanto la mia tesora Viky per avermi corretto qualche errore di distrazione qui e là… Grazie sister! <3 Ti amu! **

 

Alla prossima ff, sempre su HP, già scritta, già corretta, bisogna solo hostarla X°°° E a seguire, un'altra che sto scrivendo, ma non su HP!

 

Adieu,

 

Clahp

  
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