Glass.
Veronica mi viene vicino,
sorridendo; al solito, ha bisogno che io la prenda in braccio - e questo, mio
caro, l'ha ripreso da te -, anche perché questo è il giorno, e,
anche se lei certamente ancora non lo capisce, ha sentito che c’è
qualcosa che non va, qualcosa che in quello stesso giorno di qualche anno prima
le ha segnato la vita.
E' una bambina piuttosto
intelligente, sai... ma questo, ahah, credo lo abbia
ripreso da me.
Io, dunque, poggio il bicchiere di vetro che tengo fra le
mani -lo stesso di quel giorno, ma guarda il destino...-,
la prendo fra le braccia, e ci dondoliamo insieme sulla sedia a dondolo,
sì, quella dove tu eri solito dondolarti, quando faceva freddo, e, in
quel mese, in quel giorno, lo faceva sempre, sebbene sia a Maggio.
-Andiamo?-, mi chiede,
semplicemente, alzando il capo riccioluto. Ha gli stessi occhi tuoi, di un
azzurro meraviglioso, che contrastano in modo molto violento con la sua
carnagione così scura - la mia, esatto -; e,
sai, ha anche vaghe lentiggini, vicino al naso, esattamente nello stesso posto
dove tu le hai- cioè, avevi; lo so, sembra strano che una con la
carnagione così scura abbia delle efelidi, ma d'altronde, "Noi
maghi non siamo mai stati normali, e vogliamo distinguerci sempre",
come ci dice esattamente ogni domenica tuo padre, quando andiamo a
Io le sorrido, ma non posso
trattenere una lacrima. E lei, ogni volta, me l'asciuga sul suo ditino, guardandosela
e guardandomi stranamente, e poi sorride.
Da quel giorno, Fred, questa
è la scena che si ripete ogni, ogni maledettissimo anno, proprio quel
giorno.
Come quel giorno, di cinque anni fa.
TRAVEL TO THE MOON
kimi wa nemuri yume
wo toku
daremo inai hoshi no hikari
ayatsurinagara
tsuyoku naru tame wareta
egao
kitto futari nara tori modosu
Viaggio per la luna
Mentre tu dormi, un sogno si districa
Non c’è nessun altro qui,
mentre giochiamo con la luce delle stelle
Noi due possiamo davvero far tornare indietro
Il sorriso che abbiamo dimenticato e
diventare forti di nuovo.
-Oh,
no.-, dicesti, semplicemente, quel giorno.
Mi
girai, e, poiché tu non ti eri già precipitato sul bicchiere
ricolmo di latte freddo che ti porgevo da ormai cinque minuti, e poiché
non avevi ancora fatto nessuna battuta demenziale o meno, e poiché avevo
parecchie incertezze che attanagliavano i miei pensieri, mi preoccupai.
Tu
continuasti a leggere la lettera che ti era arrivata, facendoti di volta in
volta sempre più serio, più cupo, cosa che davvero non era da te.
E io mi preoccupai, ignara del fatto che quella sarebbe stata la prima e
più lieve fra le altre preoccupazioni, in quella giornata.
Alzai
il sopracciglio. Non amavo aspettare, benchè meno con un bicchiere di vetro piuttosto
pesante in mano.
-Fred, è successo qualcosa?-, chiesi, dopo un po'.
Tu
alzasti gli occhi, che a quel tempo mi erano davvero così familiari, e
che lo sono, grazie al Cielo, tutt'ora.
Piegasti
la lettera, e ti prendesti la testa fra le mani, appoggiate al tavolo, e io mi
preoccupai di più, ancora.
-Mio
fratello è appena entrato alla Gringott, con
Harry ed Hermione, e hanno preso qualcosa. Sono poi
usciti su un drago, mentre erano inseguiti da questo mondo e quell'altro di goblin, elfi e quant'altro, e ora non si sa dove siano. E'
successo tre ore fa. -, parlasti, gli occhi chiusi e
la voce piatta.
Sentii
un balzo, dentro di me.
-Oh
cielo... e... ora?-, chiesi, semplicemente. Certo che, se avessi saputo
che quelle sarebbero state più o meno le ultime parole che ti avrei
detto, ne avrei di certo dette altre, forse inutilmente; ma d'altronde, nessuno
di noi poteva prevedere ciò che stava per accaderci... purtroppo o per
fortuna, chi lo sa.
-Ora...
non lo so.-, dicesti, anche
tu, così semplicemente, e ti girasti verso di me, ma sorridendo.
-Ma tranquilla... non sarà niente, ecco...-
Mi
arrabbiai: sapevo che lo dicevi per non farmi preoccupare, ma o davvero non eri
in grado di dire bugie, o ti conoscevo troppo bene.
-Oh,
certo, non è successo proprio niente! Certo! Per favore, dimmi la verità.
Chi ti ha scritto? Cosa succederà ora? Già erano le persone
più ricercate del paese, ora ci manca solo che mettano una taglia su di
loro e siamo a posto... Ma che cavolo devono fare, quegli idioti? Non possono
pensare a nascondersi come... ormai, tutti noi, facciamo?!-
Mi
guardasti male, o perché eri dispiaciuto poiché ti avevo offeso
-e me ne dispiaccio tutt'ora-, o perché non volevi che mi preoccupassi
eccessivamente; non lo so, e, già, non lo saprò mai.
Sospirasti.
-Credo abbiano una specie di missione. Harry non è così cretino
da andarsene in giro a fare dispetti, con questo clima, quando è proprio
lui quello che tutti cercano. Io mi fido di lui.-,
sentenziasti, e mi guardasti nuovamente male, come per dire: "...e
dovresti fidarti anche tu".
Alchè io mi vergognai, perché effettivamente conoscevo
Harry da veramente molto tempo, e quello che avevi detto tu
era esatto, già.
Mi
rilassai sulla mia sedia, bevendo lentamente la mia tazza di caffè e
ogni tanto soffiandoci sopra, perché era bollente, ma grazie al cielo
quel giorno era davvero freddo.
-E
poi...-, riprendesti il discorso, -bè,
mi ha scritto mio padre, avvisandomi appunto di questo. Mamma pare sia
veramente preoccupata per Ron e per tutti... non sappiamo davvero cosa vogliano
fare, quei tre, ma qualcosa avranno in mente, di questo ne
sono sicuro.-
-Bè, ora che mi ci hai fatto pensare, hai ragione. Soprattutto Hermione, lei non è tipo da andarsene così
insensatamente in giro, ecco.-, confermai, mentre con
la lingua tastavo quanto il caffè fosse bollente.
-Bè, dai, a parte questo... sono sani e salvi, no? Quindi non
c'è da preoccuparsi.-, sorridesti, al solito.
-Mamma chiede anche come stiamo, e le ho risposto, beh, che ce la caviamo alla
grande, no?-, dicesti, mentre ti tornava quel meraviglioso sorriso che
rivolgevi ogni volta a me.
Sorrisi
a mia volta, arrossendo. -Oh, tutto bene, la signora Weasley
è a posto.-, dissi, scherzando, facendoti la boccaccia, e guardando
la fede al mio anulare sinistro, che, stranamente, quel giorno luccicava
più degli altri.
Ti
alzasti dalla tua sedia, con un sopracciglio leggermente arcuato, e ti
sporgesti verso di me: -Oh, allora glielo riferirò.-, dicesti,
sensualmente; poi, prendesti il mio capo fra le mani, giocando un po' con i
miei riccioli, e lo avvicinasti alla tua faccia, sempre di più, fino a
quando le nostre labbra non si incontrarono, passionalmente. Io mi strinsi a
te, e approfondii il bacio; fu un momento talmente dolce che sentii…
qualcosa dentro di me girarsi.
-Oh,
eeeeehm, disturbo?! Ehm,
forse dovrei venire più tardi...-, disse
qualcuno troppo vicino a noi.
Interrompesti il bacio ridendo, come
eri solito fare, e ti girasti verso il camino, dicendo: -E bravo pa', becchi sempre il momento giusto, eh! Neanche lo
facessi a posta!-
...Effettivamente, non era la prima volta che ci interrompeva, ma
va be’...
Tuo
padre, sebbene ci fossero le fiamme del camino che avvolgevano la sua testa
rendendogli il volto verde, sembrò arrossire un po'. Tu ti sedesti,
sconsolato.
-Oh.. ehm, scusatemi, se avessi saputo...-, cominciò, ma
lo bloccai.
-Oh,
si figuri, una volta in più, una volta in meno...-,
dissi, scherzando.
Anche
lui rise, nervoso: -Sembra che lo faccia a posta, eh? Ahahaha.
Be’, Angelina! Come ve la passate, sposini?-, disse, girandosi verso di
me.
-Oh,
bene, bene-, dissi, guardandoti e arrossendo.
Tu eri raggiante e orgoglioso come
raramente lo eri stato, e mi presi una mano da sotto il tavolo, cosicchè tuo padre non lo vedesse.
Ma
quest'ultimo si fece serio, e le rughe, che si scorgevano anche fra le fiamme,
lo resero assai più cupo.
-Comunque,
hai letto ciò che ti abbiamo scritto, Fred? Tua
madre non fa che piangere, e...-, iniziò, ma tu
lo interrompesti rivolgendoti a me:
-Senti,
Angie, ma non avevi detto che dovevi andare in bagno,
perché be’, avevi detto che…-, ma
io, a mia volta, ti interruppi:
-Oh,
Fred, piantatela, con questa storia! Devo sentire, voglio sentire,
ok? E stai tranquillo, sono piuttosto forte.-,
conclusi, decisa, e arrossendo, perché mi avevi ricordato ciò che
mi ero un attimo dimenticata –e il mio cuore perse un battito.
Tu
borbottasti qualcosa circa il fatto che ero anche troppo forte, ma feci
finta di non sentire.
-Ehm...-, balbettò il
signor Weasley.
-Continui,
per favore.-, lo incitai io, mentre finivo la mia dose mattutina di
caffè, senza la quale davvero non avrei saputo cosa fare, in quel
periodo.
-Ehm...
Dicevo. Siamo tutti un po' nervosi qui, ci chiediamo che diamine abbiano in
testa quei tre...-
-Bè, papà, io e la siiignora
Weasley-, dicesti, scimmiottandomi, - pensiamo
che abbiano in mente un piano ben preciso. O almeno, lo speriamo.-
-Giàgià, ma è assurdo ciò che stanno facendo,
ti pare? Cioè, entrare così nella Gringott,
per giunta... Se li beccano, davvero non so come faremo, senza contare poi che
sono le persone più ricercate di tutta l'Inghilterra...-
Sospirai;
ogni giorno, di quel periodo, era sempre peggiore di quello precedente, e
chissà per quanto ancora sarebbe durato...
Evidentemente,
però, Arthur si era accorto della mia espressione, e cercò di
rallegrare l'atmosfera, dicendo: -Suvvia, però, non pensiamoci. Stando
alle notizie, sembra che probabilmente i ragazzi si siano finti Bellatrix Lestrange e un suo
inserviente per entrare in banca a prelevare del denaro. Sono usciti dalla
camera blindata due ore dopo su... ehm, un drago.-
-Un...
drago?! Ma chi ti ha dato tutte queste informazioni, papà?-,
chiedesti, con lo sguardo illuminato; ti conoscevo troppo bene per non pensare
quanto tu avresti voluto fare quello che quei tre avevano appena fatto...
-Oh,
mi ha mandato un gufo Lupin verso mezzogiorno; lui ha un suo caro amico, Marius, credo che si chiami, che è una Sonda
Sensitiva, e proprio oggi aveva il turno di lavoro. Questi lo ha avvertito
prima possibile, poiché sa che Remus fa parte
dell'Ordine, e comunque, sempre Remus lo ha avvisato
di tenerlo informato su qualsiasi fatto accada-.
-Capisco. Be', pa',
pare che noi possiamo fare ben poco, ora come ora. Comunque, ne sono usciti
sani e salvi, e chissà ora dove si troveranno... Quindi, cerchiamo di
mantenere la calma-, sentenziasti, e mi sorridesti. Io ricambiai in sorriso,
convinta nel profondo che era la verità; e tuo padre rispose che
sì, non c'era motivo di preoccuparsi, e che lì tutti stavano
bene, dopotutto.
kidzuite
I'M HERE WAITING FOR YOU
ima to wa chigau
mirai ga attemo
I'M HERE WAITING FOR YOU
sakebi tsudzukete
kitto kokoro wa tsunagu
ito wo tagutteru
ano koro no watashi me wo samasu you ni
NO NEED TO CRY
Per favore, realizza
che
Sono qui, aspettando te
Anche se il futuro che ci aspetta è
diverso da oggi
Sono qui, aspettando te
E continuo ad urlare
Sono sicura che il mio cuore sta tirando la corda che ci lega,
cosicchè la me tornata aprirà dunque i suoi occhi
Non c’è bisogno di piangere.
Qualche ora dopo, c'era qualcuno che bussava violentemente
alla porta; ero raggiante, poichè avevamo
appena finito di mangiare -l'ultima cena, come
si suol dire-, e perché finalmente avevo
capito…
Nella foga, ruppi un bicchiere; cercando di
raccoglierne i pezzi, mi tagliai. Mi medicai velocemente con la bacchetta ed
andai ad aprire, poiché i battiti sulla porta si facevano sempre
più pesanti.
Era
il tuo gemello.
-Oh,
Angelina...! Ciao...!-
sembrava molto nervoso, e capii subito che non avrebbe decisamente voluto
parlare con me, ma feci finta di niente.- Ehm, come stai? Ma ti sei tagliata!-,
esclamò, guardandomi attentamente.
-Non
è niente…! Io sto così così,
mi fa malissimo la pancia e credo di aver mangiato un po’ tr...-
Arrivasti
tu, felice, come d'altronde lo eri sempre, quando vedevi il tuo gemello;
eravate per tutti due gocce d'acqua, ma non per me. Per me, eravate due persone
quasi simili esteriormente, ma interiormente piuttosto diverse. -George!
Come stai? Vuoi cen...-,
iniziasti a dire, ma lui ti prese in disparte e ti portò in salotto,
lasciandomi sola come una cretina sull'atrio.
Parlò
molto velocemente e con un tono molto basso; mi misi ovviamente a origliare, ma
non capii nulla; cinque minuti dopo, tornasti con un volto che era un misto fra
lo spaventato e l'eccitato (avrei dovuto farti una foto, già).
-Ehm...
Angie, io vado... a fare, ehm, una passeggiata.-
Ok, allora davvero non sapevi mentire...
-Non
sperare che me la beva!-, urlai, arrabbiata, incrociando le braccia al petto.
-Ma
è la verità... Ehm, davvero, io...-,
iniziasti, scusandoti, ma io non ti lasciai parlare.
-Senti
un po', so benissimo che è accaduto qualcosa di cui non vuoi parlare con
me, perché sono una donna, perché 'sei mezzosangue',
perché ultimamente svieni un po’ troppo spesso' e blablabla, ma io voglio -no, pretendo- di sapere
cosa sia successo.-, conclusi, sempre più arrabbiata; tendevi ad essere
fin troppo protettivo con me, e questo a volta mi dava davvero i nervi, sebbene
io non possa non ammettere che mi facesse anche piacere.
-Sembra
di vedere la mamma...-, commentò George a
bassissima voce, ma io lo sentii, e gli rivolsi un'occhiataccia.
-Ok...
Be', l'hai voluto tu... Dunque...-prendesti il
respiro, e il mio cuore perse qualche battito -Harry
è a... Hogwarts. E anche... Tu-Sai-Chi... Sembra che...- e qui
prendesti un altro respiro- ci sarà la battaglia finale. Stanotte.
- E mi guardasti come un cane bastonato.
Io
mi dovetti sedere, e George impallidì.
-E...
noi, be', naturalmente ci andremo.-, disse,
semplicemente.
-Oh,
be', certo.-, mi alzai in
piedi, totalmente conscia di ciò che avevo appena detto, e della
situazione che poteva profilarsi. Mi misi una mano fra i capelli e presi il
fiato, dicendo: -Quando partiamo?-
Voi
due alzaste gli sguardi esattamente nello stesso secondo -due sguardi identici,
da far impressione- e mi guardaste allibiti.
-Tu…
verrai con noi?- mi chiese il tuo gemello.
-Be’, certo. E non provate a non farmi venire. Guai a voi.-, conclusi.
-Ma…
Angie, in quest’ultimo periodo ti vedo debole,
svieni un po’ troppo spesso, e mangi poco… Non vorrei che…-,
iniziasti, ma non ti lasciai finire, rispondendo:
-Non
mi va di essere trattata con riguardo solo perché in quest’ultimo
periodo sto così. Sarà il freddo, sarà ciò che sta
accadendo, ma io sto bene! Ogni mago o strega che sia deve lottare in
quest'ultima battaglia! Che madre sarei, se dicessi in futuro ai miei figli di
non andare per non mettersi in pericolo?
Quei tre ragazzini, Harry, Ron, Hermione,
hanno rischiato la vita molto più di tutti noi messi assieme, e hanno
diciassette anni. Io ne ho quasi venti, e non ho mai mosso un dito per cambiare
la situazione, ma ora BASTA! Non ne posso più
di stare qui, con le mani in mano, ad aspettare che scenda la manna dal cielo,
che qualcuno ci liberi da... V-Voldemort, no.
E poi voglio prendere a calci in culo quelli che ci hanno fatto arrivare fino a
questo punto! Per cui, dovrete imbavagliarmi, se volete che io rimanga qui,
capito?!-, mi scaldai, irremovibile.
Dalla
tua espressione, eri ancora tentato di convincermi a restare; George no,
però, per cui ti guardò e disse: -Ok. Allora, avverto papà
da qui, poi vado a casa; Lee e Ginny mi stanno
aspettando, verranno anche loro.-
Io
sorrisi, sebbene fossi sempre più nervosa, e anche tu lo eri.
Obbiettasti il fatto che Ginny sarebbe venuta, e ti
arrabbiasti anche molto con lui; ma George disse che vostra sorella aveva fatto
esattamente la mia stessa scenata, e che era inutile cercare di persuaderla e
non venire; se ne andò in cucina.
Rimanemmo soli. Ci guardammo: annaspavamo
entrambi, più nervosi che mai, e io tremavo così violentemente da
non riuscire a legarmi i capelli dietro la nuca.
Qualche
minuto dopo, eravamo pronti, entrambi sulla soglia, ad aspettare che tuo
fratello uscisse dalla cucina dove aveva avvertito suo padre tramite
-Angie…-, mi richiamasti, ed io mi voltai. Eri pallido, come
raramente lo eri.
-Fred… ho paura.-, dissi, e mi avvicinai a te, con un nodo alla gola,
incapace di muovermi decentemente, mentre continuavo a tremare.
-Lo
so. Anch’io.-, dicesti, mi abbracciasti,
così fortemente da farmi quasi male. Anni dopo, mi sarei sempre
ricordata di quella scena, sai?
Stavamo
pensando ambedue la stessa cosa; e tuttavia temevano di esprimerla, per
superstizione o per non tremare ancora più violentemente di quanto
già non tremassimo, ma io non ce la feci: quella semplice domanda mi
assillava, mi toglieva il respiro, serpeggiava dentro di me, e, assai inutilmente,
te la porsi.
-Fred...?-
-Mh?-
-
…E se morissimo?-
-
…Può succedere. E’ una battaglia, dopotutto.-, mi
rispondesti, ma non era la risposta che avrei preferito: io avevo voluto dire
“cosa succederà se”, non “se”. Neanche
tu avevi una risposta, dopotutto; e infatti non ti
biasimai, come avrei potuto?, ma rimproverai silenziosamente me stessa per la
sciocca domanda.
Tuo
fratello venne, e noi ci lasciammo. Sorrise.
-…Loro
sono già lì. Mi ha spiegato come arrivarci: bisogna
Materializzarci alla “Testa di porco” e lì ci
indicherà la strada il vecchio Aberforth.
–è fratello di Silente, sapete. Tutto qui. Io partirò fra
poco, avverto quanta più gente possibile e mi porto dietro Lee e Ginny. Ci vediamo lì fra mezz’ora, ok?-,
disse. Era nervoso anche lui, sebbene cercasse di darlo a vedere meno di te.
Noi
annuimmo; era la battaglia finale: o noi, o Voldemort,
stavolta.
TRAVEL IN SILENCE
te wo nobaseba fureru
no ni
kimi wa tooi sore
wa omoide no naka no goto
koe ga kikoeru me wo
tojireba
chiisana itami sae itoshikute
Viaggio in silenzio
Sono sicura che potrei
toccarti se io mi estendessi
Ma tu sei così lontano che devi
essere nella mia testa.
Posso sentire la tua voce, se chiudo i
miei occhi
Anche questo piccolo dolore mi è
caro
-Angelina!-
Ginny mi venne incontro, raggiante, e mi abbracciò, stritolandomi il
collo; io sorrisi, e le baciai la guancia.
Non
ci vedevamo da un po’, poiché a Gennaio, quando aveva lasciato Hogwarts perché troppo pericolosa, noi e George la
ospitammo, ma dopo qualche mese lei e il tuo gemello preferirono andare a
nascondersi da un’altra parte insieme a Lee Jordan, per lasciarci soli.
Abbracciai
anche quest’ultimo, il vostro storico amico, che aveva appena perso la
madre per causa dei genitori; nemmeno lui era più quello di una volta.
Voi
quattro attraversaste insieme l’unico ritratto di quella strana stanza,
mentre io restai ad aspettare alcune persone, che arrivarono pochi minuti dopo;
così, io, Oliver Baston, Katie e Alicia, dopo
aver attraversato il dipinto, ci ritrovammo nella Stanza delle
Necessità, che riconobbi subito, poiché era la stessa che usavamo
per esercitarci nell’ES (bei tempi, quelli…).
Dentro vi erano moltissime persone:
Bill, Fleur, i signori Weasley,
Lupin, e tutti i partecipanti dell’ES. Salutai tutti, in particolar modo
i miei suoceri e cognati, che davvero non vedevo da molto, sebbene fossimo in
contatto tramite Metropolvere. C’era anche Percy, che sembrò essersi ravveduto, e che si
scusò davvero molto con tutti.
Tu eri davvero felice, e il
nervosismo di poco prima sembrò non intaccarti minimamente; mi
guardasti, e mi presentasti a lui, che fu davvero contento di conoscermi nei
panni di ‘moglie-di-mio-fratello’. Comparve anche Harry, sebbene molto
frettolosamente, e io corsi ad abbracciarlo.
Furono
minuti davvero particolari, quelli, così carichi di felicità, ma
anche di nervosismo, tristezza, speranza, ansia, ansia, ansia, e incertezze. Io, dal canto mio, mi sentii parecchio male, svenni due volte e
vomitai altrettante – e i miei dubbi diventarono sempre più
certezze: ti cercai, ansimante, fra quella massa di persone, mentre
Alicia mi sosteneva, e, trovatoti, presi la tua mano, sussurrandoti:
-Fred…-
Ma
nella Sala Grande, dove ora ci trovavamo, rimbombò una voce; il suo tono
era talmente freddo e basso che ogni fibra del mio essere vibrò, mi
tramarono le gambe, insensatamente, e strinsi più forte la tua mano fra
le mie, e mi appoggiai completamente a te, incapace di controllarmi.
-So che vi state preparando a
combattere.-
Era lui.
-I vostri sforzi
sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme
rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio
versare sangue di mago.-
Nella
Sala calò il silenzio più assoluto, così perfetto ed
opprimente da sembrare irreale; strinsi, se possibile, ancora di più la
tua mano, ansimando. Non mi piaceva il silenzio.
-Consegnatemi
Harry Potter, e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry
Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete
ricompensati.
Avete tempo
fino a mezzanotte.-
Il silenzio perdurò per
ciò che a me parvero ore. Non mi è mai piaciuto il silenzio
assoluto, e tu lo sapevi bene; perciò, mi abbracciasti, e mi cullasti,
come una bambina, lì, infondendomi coraggio, baciandomi la fronte a
tratti, sorridendo.
Ora che ci penso, non ti ho mai ringraziato
per quella volta, ma mi sembra abbastanza stupido farlo così, per
lettera, insomma.
E poi... chissà se la leggerai.
O, più precisamente, chissà se potrai - nel senso 'essere nelle
condizioni fisiche di', se hai afferrato ciò che voglio dire- leggerla.
Spero di sì, sai com'è, altrimenti tutta questa mia fatica
sarebbe piuttosto inutile, e tu sai perfettamente quanto io sia pigra...!
La
mezzanotte passò; e la battaglia finale ebbe inizio.
mitsumete
I'M HERE WAITING FOR YOU
kaze ni hitori mayottemo
I'M HERE WAITING FOR YOU
sora wo miagete
zutto kokoro wa te
wo hirogete mamotteru
ano koro no kimi ga
furikaeru made
NO NEED TO CRY
Per favore, guardami
Sono qui, aspettando te
Anche se sono persa da sola, soffiato il vento
Sono qui, aspettando te
Fissando il cielo
Il mio cuore aprirà sempre le mie
mani per proteggerti
Fino a che il te
tornato poi si girerà e mi guaderà
Non c’è bisogno di piangere
Da
adesso in poi, perdonami, ma tutti gli avvenimenti accaduti dopo la mezzanotte
di quel fatidico giorno mi sovvengono molto sfocati e confusi, e, ovviamente,
molto dolorosi; ma ricorderò per sempre ogni minimo dettaglio di quel
giorno, anche quello più insignificante, o inutile -d'altronde
l'hai sempre detto che ho una memoria di elefante, ricordi?
Quella
che sarebbe stata ricordata per anni e anni come "La battaglia di Hogwarts" iniziò a mezzanotte e uno, in punto.
Noi ci trovavamo nella Sala Grande quando
Ti guardai. Eri ansioso, come
raramente lo eri mai stato; con una mano mi cingevi le spalle, con l'altra
tenevi la bacchetta, tremando. Mi guardasti, e mi sorridesti; e allora io mi
alzai in punta di piedi e ti sussurrai la notizia all'orecchio, piano,
dolcemente; e tu mi guardasti nuovamente, sorridendo adesso in maniera
totalmente differente, e mi abbracciasti.
Oh, era così strano vedere una
scena del genere proprio in quel momento, ma ringrazio il Cielo di averlo
fatto, altrimenti tu adesso non sapresti niente di lei.
Ti
asciugai le lacrime che ti colavano dagli occhi, felice anch'io come non lo ero
mai stata; ma un'esplosione bloccò il nostro flusso di pensieri, e ci
ritrovammo tutti a terra, pieni di calcinacci.
Una
folla di persone iniziò a muoversi, e poi vi fu un'esplosione di urla,
imprecazioni, incantesimi, lampi, tuoni; ci separammo, per colpa della folla
che si muoveva in disordine, e presi a correre da sola, in mezzo a tutta quella
gente, ansiosa come non mai. Aveva anche iniziato a piovere, come se perfino il
tempo avesse inteso ciò che stava per accadere.
Da
lì in poi fu tutto un susseguirsi di maledizioni, incantesimi, sortilegi.
Passate alcune ore da mezzanotte, mi spinsi ad aiutare i ragazzi dell'ES
nell'immenso Parco di Hogwarts, adesso trasformato in
un vero e proprio campo di battaglia; eravamo in superiorità numerica,
ma era chiaro che avrebbero vinto loro. Un ragazzino cadde, e io colpii il Mangiamorte che lo aveva ucciso, ferendone al contempo
altri tre; curai una ragazza; Schiantai un altro Mangiamorte,
difendendomi; ci ritirammo nel bosco lì vicino, e io iniziai a pregare
che tutti stessero bene, a riprendermi, a confortare gli altri ragazzi che come
me avevano intere famiglie che combattevano la nostra stessa battaglia, che
piangevano, che volevano tornare a casa, che volevano riabbracciare i propri
genitori...
Vi fu una tremenda esplosione da un
lato del castello, e un muro venne giù. Alcuni iniziarono a piangere, e
io fu scossa da violenti tremiti, tant'è che vomitai di nuovo. Cercai di
rilassarmi, di dirmi che andava tutto bene, ma qualcosa, qualcosa mi
diceva che non andava per niente bene, che quell'esplosione avrebbe cambiato la
mia vita...
Sesto senso? Magia? Destino? Provvidenza?
Chiamalo come vuoi, io non so che dirti.
Passò molto tempo, forse due
minuti, forse due ore. Improvvisamente, un lampo verde esplose a pochi
centimetri dal mio volto, e la ragazza vicino a me cadde, un singolo rivolo di
sangue che le colava dalla fronte, il sorriso sul volto, poiché l'avevo
appena rasserenata, dicendo 'Andrà tutto bene, dài'.
Nuovi Mangiamorte
stavano venendo, ancora più numerosi di quelli di prima; furiosa,
triste, disperata, sola come non mai, presi la bacchetta e ne uccisi tre di
fila, provocandomi parecchie ferite, difendendomi, colpendo, lottando per la
vita, ansimando, mordendo, prendendo a calci... Un'unica parola riecheggiava nella
mia mente: perché? Perché ci facevano tutto questo? Cosa
avrebbero ottenuto, loro, con Voldemort al potere,
quando neanche un quarto dei suoi più fedeli schiavi era Purosangue?
Solo sofferenze, uccisioni, cattiverie... Nient'altro.
Nient'altro.
Presi a piangere. Avevo paura per i miei
genitori, per tutta la mia famiglia, e per te... Quel qualcosa ancora
non se n'era andato, rimaneva lì, e, probabilmente, sarebbe rimasto
lì per molto tempo, già.
Un Mangiamorte
spuntò all'improvviso da dietro un albero; scansandomi, mi procurai una
profonda ferita al braccio; l'assalitore tentò di finirmi, ma fu ucciso
da una Maledizione provocata da una voce familiare, che mi prese per le spalle
e mi raddrizzò velocemente, tremante, guardandomi negli occhi.
Aveva occhi azzurri, volto lentigginoso e
capelli rossi; non era poi altissimo, ma era piuttosto muscoloso. Non pensai
neanche per un secondo che quella figura potessi essere tu; eravate
incredibilmente simili, uguali, identici, ma non eri tu, su questo ero sicura -oh, e
non chiedermi come facevo ogni volta a distinguervi... sono o non sono tua
moglie?
Era George. Dietro di lui c'era
Alicia, ansimante.
-Angelina...-, ansimò. I loro volti erano
talmente bagnati dalla pioggia che le lacrime si riconoscevano a stento.
mitsumete
I'M HERE WAITING FOR YOU
kaze ni hitori mayottemo
I'M HERE WAITING FOR YOU
sora wo miagete
zutto kokoro wa te
wo hirogete mamotteru
ano koro no kimi ga
furikaeru made
NO NEED TO CRY
Per favore, guardami
Sono qui, aspettando te
Anche se sono persa da sola, soffiato il vento
Sono qui, aspettando te
Fissando il cielo
Il mio cuore aprirà sempre le mie
mani per proteggerti
Fino a che il te
tornato poi si girerà e mi guaderà
Non c’è bisogno di piangere
La
pioggia scrosciava. Non sentivo altro, davvero, se non il frastuono assordante
delle gocce che venivano giù; quel sottofondo assordante era
così diametralmente opposto al silenzio, anch'esso assordante,
della Sala Grande che si era venuto a creare dopo che Voldemort
aveva parlato; eppure, in quest'ultima situazione, oramai di qualche ora prima,
avrei preferito che qualcuno urlasse, che vi fosse un frastuono che coprisse
quella totale assenza di rumori, perché il silenzio mi aveva sempre dato
un'idea di insicurezza, di fragilità, di instabilità, poichè bastava davvero così poco a
romperlo... come un bicchiere di vetro perfetto, meraviglioso,
intaccabile, che alla minima caduta sarebbe andato in frantumi, e allora
sì che avrebbe fatto male... non trovi anche tu?
Invece
il frastuono continuo è qualcosa di rasserenante, in un certo senso. E'
vero, dopo un po' inizia a venirti il mal di testa, okay; però non
sobbalzi per un nonnulla come, ad esempio, il fruscio delle foglie o i passi di
qualche animale. E poi, dà come idea di stabilità: niente
può spezzare quella sottospecie di armonia, davvero, è
inattaccabile.
Per
cui, mi sentivo piuttosto protetta, in quella situazione, sebbene avessi pianto
per i cadaveri che mi circondavano. E invece no, anzi, non lo ero mai
stata di meno.
La
battaglia era finita; avevamo vinto; Voldemort era
morto, ché Harry l'aveva finalmente ucciso; il mondo era libero; e
continuava a piovere.
Le
porte della Sala Grande erano spalancate. Non ero ancora entrata lì
dentro; ero sull'arco del portone, con il tuo gemello e la mia migliore amica
dietro, grondanti acqua, che piangevano in silenzio.
Il mio sguardo vagava per
Erano
tutte rosse, eccetto tre, chine su tre figure distese, immobili. Piangevano.
-No...-, dissi, talmente piano che nemmeno le mie orecchie lo
percepirono, perché nella Sala vi era un rumore assordante: dentro e
fuori, c'erano persone che cantavano, ridevano, si rallegravano, battevano le
mani, danzavano, gridavano, piangevano, imprecavano, si strappavano i capelli,
si disperavano, perché avevamo vinto, ma comunque qualcuno era morto...
Le riconobbi, le figure: e il mio cuore perse un battito. Mi
avvicinai, lentamente, mentre tutti i rumori intorno a me si affievolivano, si
ovattavano talmente tanto fino a sparire, per far posto ad un silenzio
soprannaturale, in confronto al quale quello che c'era stato dopo che Voldemort aveva parlato non era niente, niente, niente...
Stava
diventando tutto appannato, tranne quelle figure per terra; e, intanto,
continuavo ad avanzare, incurante delle ferite, del sangue, dell'acqua che
grondava da ogni parte del mio corpo, di tutto...
La
prima era Lupin. Dio mio, il miglior professore che avessi mai avuto... Una
lacrima, anch'essa silenziosa, mi scese giù dagli occhi, ma quasi non me accorsi. Seguitavo a camminare. E c'era ancora
quell'odiato silenzio.
La
seconda era una donna; l'avevo vista, una volta, e l'avevo conosciuta qualche
ora prima nella Stanza delle Necessità come moglie di Lupin. Doveva
essere giovane, molto giovane, e davvero bella. La sua mano stringeva ancora
quella del marito, come se la morte non avesse significato per loro niente...
E la
terza... la terza. La testa mi si appesantì; qualcosa in pancia
mi si rivoltò; ma non poteva essere, davvero, non doveva essere; tu eri
la persona più buona del mondo, perché proprio a te?
Perché non qualcun altro? No, davvero, non poteva essere...
Ero
oramai a meno di cinque metri da quella figure; era
ancora tutto perfettamente ovattato e appannato. Iniziai ad avere i brividi;
non mi piaceva, il silenzio, davvero, lo odiavo.
Ancora
tre metri. Un'altra lacrima scese sulla mia guancia, e con essa una terza, una
quarta, una quinta...
Due
metri. Una millesima lacrima, ma ancora quella terza figura mi pareva
estranea...
Un
metro.
E
allora la riconobbi.
La
terza... eri tu. Eri morto.
mitsumete
I'M HERE WAITING FOR YOU
kaze ni hitori mayottemo
I'M HERE WAITING FOR YOU
sora wo miagete
zutto kokoro wa te
wo hirogete mamotteru
ano koro no kimi ga
furikaeru made
NO NEED TO CRY
Per favore, guardami
Sono qui, aspettando te
Anche se sono persa da sola, soffiato il vento
Sono qui, aspettando te
Fissando il cielo
Il mio cuore aprirà sempre le mie
mani per proteggerti
Fino a che il te
tornato poi si girerà e mi guaderà
Non c’è bisogno di piangere
Ritornarono
all'istante i rumori, le grida, i pianti, le risate, i
colori, i contorni, tutto.
Ti
guardai. Avevi, al solito, un sorrisetto sulle labbra, che lasciava scoperta
l'arcata superiore, sì, proprio quel sorriso 'storto' che mi faceva
impazzire, e che tanti anni prima mi aveva fatto accettare il tuo quanto mai
strambo invito al Ballo del Ceppo -ma probabilmente tu non lo ricorderai,
è passato talmente tanto tempo...
Tutte
le teste rosse mi guardarono, e trattennero il respiro. Ancora il silenzio,
ancora quel silenzio...!
-Per
favore, PER FAVORE, continuate a parlare, non sopporto il silenzio, non lo
sopporto, lo odio... Io.... IO...!-, urlai, a
squarciagola.
Mi
accasciai al suolo, davanti a te. Ti scossi, dapprima piano, come usavo fare la
mattina per svegliarti, poi sempre più forte.
Non
poteva essere... non a te... Dio, a qualsiasi altra persona, anche a me, ma a
lui...! La mia vita...!
-Oh, no...-,
dissi, e fu allora, solo allora, che realizzai ciò che era successo.
Ti
avevano portato via da me... Tu... eri la mia vita, come... come avrei fatto io
senza di te...? Da quanto tempo ci conoscevamo, ormai?
E proprio adesso ti avevano ammazzato.. adesso... adesso...
E io.. non ti avevo neanche salutato, non ti avevo neanche sospirato
"Addio", non ti avevo toccato un'ultima volta...!
-Fred...-, presi la tua testa e la strinsi al petto, forte, sempre
più forte, come se volessi farti diventare parte di me... ma tu... lo
eri già diventato... Me ne accorgo solo ora.... che sciocca.
-Non...
non adesso... Perché, proprio adesso... Oh, Fred, ma perché
adesso che stavamo per diventare una vera famiglia? Cosa dirà... lui?-,
cercai di dire, in mezzo ai singhiozzi, con la voce mortalmente impastata,
tant'è che non so davvero ciò che uscì dalla mia bocca.
Tua
madre mi guardò, apprensiva; era accovacciata davanti la tua testa,
insieme al marito e a tutti gli altri figli; solo io ero al tuo fianco, con la
tua testa fra le braccia, come se stessi coccolandoti.
-Cara... Ma cosa...? Cosa hai detto?-, cercò di dire, ma non ci
riuscì, talmente piangeva; il marito le strinse la mano e
continuò a guardarti, come se la sua vita si fosse fermata lì, in
quello stesso istante in cui si era fermata la tua.
Scossi
la testa, e ti guardai ancora. Avevo la vista talmente appannata dalle lacrime
che non riuscivo a scorgere più niente; sentii solo una voce che mi
chiedeva cosa avessi detto.
Ti
avevano portato via... via, per sempre... via, da me...
(FEEL SOMETHING, FEEL NOTHING)
(LISTEN CLOSELY, LISTEN
CLOSELY)
WIDE OPEN EARS
DISARM THE DREAM TICKLER
IN THE CONSTANT MOMENT
(YOU WILL FIND ME WHERE IT'S
QUIET)
(LISTEN CLOSELY, LISTEN
CLOSELY)
LET THE BLOOD FLOW
THROUGH ALL THE SPACES
OF THE UNIVERSE
(Sento qualcosa, non sento niente)
(Ascolta attentamente,
ascolta attentamente)
apri bene le orecchie
Disarma il sogno stuzzicante
nel momento costante
(Tu mi troverai quando è calmo)
(ascolta attentamente,
ascolta attentamente)
lascia scorrere il sangue
attraverso tutti gli spazi
dell’universo
C'era
un volto che mi sorrideva. Eri tu.
Sorridevi,
semplicemente, e piangevi, altrettanto semplicemente, allo stesso tempo, con
gli occhi chiusi. Poi, li apristi, e mi guardasti.
"Stai
bene." riecheggiò la tua voce. Il tuo volto si
rilassò, e sorridesti, ancora, pieno di malinconia.
"No.... Da sola, non potrò mai star bene, e tu lo sai."
Piansi.
"Oh,
ma tu non sei sola, ora, no? C'è ancora... lei".
"Lei?"
-Angelina?-
"Sì...
sai, è come se mi sentissi che sarà femmina." Facesti
l'occhiolino.
"...
Dici?" , risposi, ridendo. "E
che cosa te lo fa dire? Sentiamo!", ti sfidai.
"Uhmmm... Sesto senso."
-Angelina?!-
"Ma
se nelle scommesse hai sempre perso!"
"E va bene... Me l'ha confermato qualcuno... ai piani
alti. Ma tu zitta, eh", mi ammonisti
"Promesso."
Sorrisi. Aprii la bocca per dirti tante cose, probabilmente sciocchezze,
ma grazie al Cielo tu mi fermasti.
-Angelina!!-
"Angie... ricordati... Tu... non sarai mai sola. Io
sarò sempre qui su a vegliarti... Quando ti affaccerai alla finestra, e
vedrai una stella più luminosa delle altre...."
-Si
sta svegliando, grazie al cielo!-
"Quello...
sarò io."
Aprii
gli occhi. Intorno a me c'erano uno svariato numero di teste rosse, con le
espressioni tutte, tutte, tutte affrante.
Ero
in Infermeria, e intorno a me c'erano le solite tende bianche tirate, ma la
stanza doveva essere vuota, perché non sentivo pianti o gemiti.
-Grazie
al cielo! Temevamo...!- iniziò a dire tua
mamma, ma non finì la frase che mi abbracciò forte e pianse.
-Sto...
sto bene, Molly, davvero.-, dissi, la voce spezzata.
-Sai.. sei svenuta così... improvvisamente... che
temevamo il peggio-, disse Arthur, la voce rotta, lo sguardo basso, gli occhi
rossi...
-Oh... No... è che...- sospirai.
Non ce la facevo... il dolore era
troppo, troppo, troppo grande... Io... non ce la potevo fare...!
Piansi.
Che piattola stupida, dirai, eh? In un momento come quello, davanti ai genitori
che hanno appena perso un figlio, e ai fratelli che hanno perso un fratello,
piangevo, io, che ti conoscevo da molto meno tempo di tutti, lì dentro.
Tua
madre mollò la presa al mio collo, ma mi strinse forte la mano, quella
con la nostra fede; se la guardò, e sembrava contenta, fra le lacrime.
Io
invece non riuscivo a smettere di singhiozzare; il mio cuore era in frantumi,
ormai, come quel famoso bicchiere, e adesso potevo dire che faceva davvero male...
In
mezzo alle lacrime, mi guardai intorno; erano tutti tesi, chi più chi
meno tristi: Ron non aveva spicciato una parola, ma era seduto su una sedia
vicino a me, fissando il vuoto, la mano stretta a quella di Hermione;
Ginny piangeva a dirotto sulla spalla di Harry, che
riusciva a stento a trattenersi; Percy guardava da
un'altra parte, gli occhi lucidi; Charlie e Bill avevano versato qualche
lacrima. George non c'era.
Molly
stringeva ancora la mia mano, e Arthur aveva la sua sulla spalla di lei.
Li
guardai tutti, dal primo all'ultimo; vi fu un po' di silenzio, rotto solo dai
pianti di Ginny e Molly.
Ad
un tratto, George entrò. Mi guardò, corse incontro
a me e disse, a voce alta, con uno sguardo indecifrabile, oserei dire
felice:
-Fred me l'ha detto.-
Corse
incontro a me e mi abbracciò, forte.
Il
mio cuore mancò un battito. Avevano tutti un'aria piuttosto
interrogativa, sebbene fossero distrutti.
-Cosa...?-, chiese Arthur, spostando lo sguardo da lui a me.
-Devo
dirvi una cosa.-, risposi, risoluta, qualche secondo
dopo.
Due
dozzine di paia di occhi si fermarono su di me, allarmati; in mezzo alle
lacrime, io sorrisi di pura gioia, per la prima volta dopo ore; Molly mi
strinse più forte la mano, tesa.
-Sono
incinta.-
Quel
periodo, sai, me lo ricordo in modo decisamente confuso e sbiadito. Era
semplicemente tutto troppo doloroso per poter essere conservato per sempre, per
cui, dopo un po', penso sia normale che il mio cervello abbia deciso di
offuscarne un po' i ricordi... Tutte le congratulazioni per essere incinta, il
tuo funerale, la medaglia d'onore per essere morto come un Eroe in guerra, la
nascita di Veronica, e pianti, pianti, pianti, pianti...
Ora
sono qui, davanti la tua tomba. I tuoi se ne sono appena andati; vivono
felicemente, adesso, anche se hanno perso un figlio; ma il tempo, come si dice,
cura tutte le ferite, tutte, da quelle più a quelle meno gravi... O
almeno, così dicono.
Veronica mi ha dato una mano a scrivere
questa lettera, sai, anche se, ovviamente, non ha ancora capito bene perché
o a chi.
Mi
ha suggerito lei l'indirizzo che troverai qui sotto, e penso davvero che la
lettera arriverà a destinazione. Leggila bene, mi raccomando, ché
in futuro (molto in futuro, si spera!) voglio saperne il giudizio... niente
scrupoli, mi raccomando.
Ogni
domenica stiamo dai tuoi. Ginny si è sposata
con Harry, sai? E Ron, proprio ieri, ha chiesto la mano a Hermione.
Bill e Fleur hanno avuto il loro secondo figlio, e a
quanto pare anche Percy fra poco vorrà
diventare marito di Penelope -ti ricordi quanto noi due li prendevamo in
giro?-, mentre George... mi ha chiesto se volessi venire a vivere con lui.
Probabilmente, si sente come in dovere di prendersi cura di me e di Veronica.
Io però ho rifiutato; davvero, me la cavo benone, e comunque non sarei
in grado di amarlo come ho fatto con te... No, sarebbe solo un volgare
rimpiazzo, credo.
Vengo
sempre di meno a trovarti; non che ti abbia dimenticato, questo assolutamente mai,
ma cerco di, come dire, contenere il dolore, a poco a poco: se venissi qui ogni santo giorno, davvero non ce la farei. Spero che tu
mi capisca... Davvero.
Ho
imparato ad avere minore paura del silenzio. Prima, durante la gravidanza,
faceva un gran male la nostra casa così vuota (cosa che accadeva
comunque raramente, dato l'enorme numero di vostri e miei parenti che veniva in
continuazione a trovarmi!), ma ora, grazie a lei, c'è un bel
trambusto... e io non posso essere più felice di così.
Non
sarò mai sola... e questo lo so.
A la stella più luminosa di tutte
Angelina & Veronica
Finitooo! O_O Mamma, non ce la faccio più xD
Ho finito *questa* FF. In veritàà,
è da Agosto 07 che l'ho in testa, ma sono riuscita a finirla solo oggi,
23-7-08. Ringrazio infinitamente Fra -la mia musa che
ora sta male T_T"- per aver ideato la trama,
praticamente xDD Insomma, lei mi ha dato solo l'idea:
"E se Angelina fosse stata con Fred e fosse incinta?!?", dopo che
avevamo entrambe finito DH, esattamente il 1° agosto 07 (eravamo a casa mia
al mare). Io ho fatto più o meno questa espressione:
*______________________________________* e da lì mi si è aperto
un mondo xDD Il mondo delle FredxAngelina!
Yuppiii!
Dunque... qualche commento sulla FF. Innanzitutto, mi sono veramente ma veramente
scervellata per far combaciare gli eventi del libro e quelli della fiction;
spero si sia notato, ho cercato di essere più precisa possibile, di modo
che risultasse come minimo verosimile (cosa che tanto non è, come zia Row ci ha confermato con l'albero genealogico degli Weasley... T_____T" Ma perchè, PERCHE' doveva finire GeorgexAngelina?!
Checccavolo c'entra George? Eh? ><) e coerente
alla storia. Infatti il progetto iniziale prevedeva
che il lettore sapesse subito che Angelina fosse incinta, ma dopo un po' la
cosa mi ha scocciato, perchè non c'era la sorpresona finale (che tanto sorpresona
non è, dal momento che si capisce dall'inizio e che ho messo indizi
più o meno velati in tutta
Poi... La canzone, che penso
tutti si staranno chiedendo quale cavolo sia e soprattutto in quale diamine di
lingua sia scritta XD. Dunque, quello è giapponese (non storcete il
naso, su u_u"), e la canzone si chiama "A little pain", di Olivia; per
gli esperti, è la 2° ending di Nana. Mi
sono veramente angosciata per trovare una canzone bella per
Credo ci azzecchi, dopotutto; ok, il testo non ha
sto grande significato (a proposito: la traduzione italiana è stata
fatta da me, basandomi su quella inglese che potete trovare, insieme a quella jappo e al video della canzone, qui --> http://www.animelyrics.com/anime/nana/alittlepain.htm . Spero di non aver sbagliato a tradurre, anche se
certe cose mi suonano piuttosto male... se per caso trovate un errore, ditemelo
che lo correggo subito! ^^), devo ammetterlo, ma la melodia mi piace da
impazzire, perchè più che triste
è molto nostalgica, anche se non troppo (non roba tipo "io ti amoooooooooooooooooooo e ti ho persoooooooooo
sei la mia vitaaaaaaaaaaaa ti amooooooooooo
ma sei mortooooooo", no, ecco XD), e la voce
della vocalist mi piace da pazzi *ò*.
Se comunque la trovate inascoltabile come canzone, potete pure saltare i passi
con il testo o fare copia-incolla e metterci un altro brano XD L'importante
è la trama, comunque, che non ha poi troppi riferimenti al testo (ma
qualcuno ce n'è, eheh :P).
Ecco, ho scritto un poema T__T" Me tapina. By the way, i commenti
sono graditisssssimi, anche quelli negativi
=D Non abbiate paura a dirmi che vi fa schifo come è scritta o come mi
dovrei dare all'ippica, anzi ù_u Le critiche
costruttive sono la migliore cosa, dato che io *ehm* vorrei davvero diventare una
scrittrice di fantasy, un giorno. ^/////^ Basta dirmelo con un certo tono,
ecco. xD E' la
prima fanfiction che hosto
su EFP, quindi sono veramente ma veramente ansiosa >//<.
Mi
scuso veramente veramente
tanto per gli errori di grammatica, se mai ce ne fossero vi prego di farmeli
notare: io li odio con tutta me stessa, davvero, ma posso capire che ogni tanto
scappi qualche i o qualche h... xD
Ringrazio veramente ma veramente tanto la mia tesora Viky per avermi corretto
qualche errore di distrazione qui e là… Grazie sister!
<3 Ti amu! **
Alla prossima ff,
sempre su HP, già scritta, già corretta, bisogna solo hostarla X°°° E a seguire, un'altra che sto
scrivendo, ma non su HP!
Adieu,
Clahp