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Autore: telesette    06/05/2014    1 recensioni
In realtà Sirius capiva.
Lo capiva fin troppo bene, anche se preferiva far finta di niente. Sapeva quanto era penoso, per Lunastorta, convivere allo stesso tempo sia con la solitudine che con l'altruismo straordinario del suo carattere. Remus non era così egoista da esporre i suoi amici ad un pericolo, pure se il rischio era calcolato dalle circostanze, perciò preferiva dormire da solo durante quelle tanto detestate notti di luna piena.
Prendendogli il volto tra le mani, per costringerlo a guardarlo negli occhi, Sirius piantò il proprio sguardo in quello del compagno.
Era uno sguardo diverso dal solito, molto più profondo, quasi gli stesse "implorando" di non allontanarsi da lui.
Sulle prime, Remus non sapeva cosa rispondere.
La pioggia batteva fastidiosa sulle palpebre, rendendo difficile tenere gli occhi aperti, tuttavia quello che luccicava agli angoli del volto di Sirius e sulle guance altro non erano che le sue lacrime.
Sirius stava piangendo.
Piangeva, nel carezzare il volto di Remus, sperando che costui capisse.
E quando finalmente le labbra di Sirius si accostarono dolcemente alle sue, come se volesse bisbigliargli qualcosa, Remus sentì quel lieve contatto umido sulla pelle...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PREMESSA

 

Una fanfiction di genere yaoi, ma l'autore è il solito telesette con una delle sue putt***te...
Dov'è la fregatura?
Già mi sembra di vedere i commenti che leggerò in giornata, sulle e-mail di domani, ormai conosco la tiritera a memoria.
"Perché uno come telesette, uno che prende in giro spudoratamente lo yaoi e tutto ciò che lo riguarda, dovrebbe scrivere una fic seria su tale genere?"
Ecco, anzitutto, facciamo una piccola precisazione:
se yaoi  fosse semplicemente vedere gli uomini ridotti a femminucce prive di carattere e spessore, come sovente viene mostrato in molte fanfiction, la presa di giro è la risposta che scatta spontanea in buona parte della mia produzione - delle storie palesemente comiche, tengo a sottolineare! - nata allo scopo di punzecchiare, ma anche per sottolineare quanto sia ridicola tale concezione sul suddetto genere.
Ricordo anche che, qualche anno fa, avevo pure provato a scrivere in modo serio dello yaoi... inutile dire che ne venne fuori uno schifo allucinante, certo a causa della mia incompetenza ed incapacità di vedere attrazione omosessuale ovunque. Successivamente poi prese forma la mia vena sarcastico/demenziale, volta ad evidenziare tutti quei cliché che ancora oggi hanno la pretesa di essere seri, ma questo è un discorso a parte.
Oggi, invece, sono qui per festeggiare il compleanno di un'amica.
Una persona che rispetto profondamente, anche se i nostri gusti non coincidono proprio su tutto, e la prova risiede appunto in questo mio piccolo tentativo di scrivere su una coppia yaoi SENZA le solite buffonate e/o prese per i fondelli.
Non posso essere certo del risultato, dal momento che lo yaoi non è decisamente il mio genere, tuttavia posso confermare la buona volontà nella semplicità di quanto segue. Una storia per nulla complessa, anzi addirittura banale, sulle note di una canzone leggermente modificata dal sottoscritto, per guardare attraverso gli occhi di un'altra persona e dunque avvicinarmi il più possibile ai suoi gusti e alle sue preferenze.
Auguri Tina, dal profondo del cuore... BUON COMPLEANNO

L'Autore

 

***

Più vicino al mio cuore di me stesso
( immagini tratte da internet )

 

Il plenilunio era ormai imminente.
Ogni volta che si avvicinava quel momento, Remus preferiva chiudersi in isolamento ancor prima che scendesse la notte. Sia James che gli altri non potevano certo comprendere il dramma di avere una bestia dentro, dal momento che le loro trasformazioni erano tutte volontarie, e di conseguenza neppure i loro sforzi sembravano in grado di alleviare la sua profonda solitudine e sofferenza.
Remus era un licantropo.
La sua non era una "scelta", bensì una condanna... un diabolico scherzo del destino, fonte di estrema solitudine, dal momento che il giovane intendeva comunque mantenere il più possibile intatta la coscienza del proprio animo umano.
Purtroppo non vi era incantesimo in grado di curarlo.
Era una prigione senza sbarre né serratura, una tortura e un incubo, sia da sveglio che addormentato.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, la paura era che "l'altro" potesse risvegliarsi, anche senza bisogno della luna piena.
E di giorno era anche peggio, non appena le voci su di lui presero a circolare in giro per il castello, e gli studenti si scansavano al suo passaggio per non essere in qualche modo "infettati" dalla sua sgradita presenza.
Per loro, Remus Lupin era peggio di un lebbroso o di un appestato.
Per quanto il cuore di Lupin potesse essere forte, nel sopportare tutto ciò, la solitudine gli pesava davvero molto... anche se, ovviamente, non poteva darlo a vedere coi suoi unici amici.
James era sempre così allegro e sorridente, anche nei momenti dove c'era ben poco di cui sorridere; e a differenza di Remus, allontanato e tenuto a distanza, lui era sempre al centro dell'attenzione e dell'interesse di tutti.
Sovente James e gli altri si mettevano a scherzare, riguardo Remus e il suo modo di fare silenzioso. La verità era che Remus preferiva tacere, per non fare o dire qualcosa in grado di turbare l'ingenua serenità delle sole persone che poteva veramente chiamare "amici"... Tacendo, poteva sempre quantomeno fingere di essere sereno, pur mostrando un certo distacco da buona parte delle mascalzonate di James.
Remus, infatti, era l'unico del gruppo a non approvare sempre e comunque il modo di fare del compagno. Sovente preferiva tirarsene fuori, specie durante gli atti di prepotenza nei confronti di Mocciosus-Piton, anche per non convincere il preside a rivedere la tolleranza nei suoi confronti.
Silente aveva già fatto molto, cercando di tenere nascosta il più possibile alla scuola la sua natura di licantropo, e di conseguenza Remus non aveva alcun bisogno di guadagnarsi parte della "fama" ribelle di James Potter e dei suoi amici.
Le sue giornate a Hogwarts erano già abbastanza difficili.
Neppure la magia poteva guarire completamente le cicatrici che era solito procurarsi, durante le sue trasformazioni notturne, e dunque preferiva non farsi vedere troppo dagli altri. Quando non era impegnato a studiare, e la compagnia di James non lo rendeva particolarmente entusiasta, Remus si ritirava nel suo angolo di solitudine nelle immediate vicinanze del Platano Picchiatore.
Pure a distanza di sicurezza, infatti, nessuno studente osava spingersi là.
Remus trascorreva anche delle ore laggiù, sotto un cielo di piombo, ad osservare i rami della gigantesca pianta mentre sferzavano permalosamente l'aria.
A volte, guardandone la corteccia scura e contorta, aveva addirittura l'impressione di essere come lui: un'eccezione al resto del mondo, radici forti ma isolate, pericoloso per tutto ciò che osasse anche solo andargli vicino...

- In fondo, ci assomigliamo - sospirò. - Entrambi non abbiamo molta compagnia: tu sei un albero e io un... Beh, mi piacerebbe poter dire "umano", anche se non è proprio il termine più corretto!
- Ehi, Lunastorta - esclamò d'improvviso una voce alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa.
- Non ti smentisci mai, Felpato - mormorò l'altro senza voltarsi. - Non fai nemmeno rumore sull'erba!
- Che vuoi che ti dica - fece Sirius, sedendosi al suo fianco con una smorfia. - Tra me e un cane, non c'è poi molta differenza...
- Che intendi dire?

Sirius non rispose.
Evidentemente, non era facile parlarne.
Per quanto diverso dal dramma di Remus, anche Sirius non era certo più amato o accettato di lui. Entrambi, infatti, avevano costantemente a che fare col disprezzo e la meschina indifferenza degli altri: Remus doveva nascondere il più possibile la sua natura, ponendo precise distanze dai coetanei e dalle persone in generale, nel tentativo di mitigare i commenti e le cattiverie sul suo conto; mentre Sirius, vivace e ribelle quasi quanto James, doveva convivere con una realtà familiare assai triste e squallida.
Solo come un cane...
Così gli aveva detto James una volta, scherzando ovviamente, ed era vero in effetti.
Sirius Black non aveva altri affetti, all'infuori dei suoi amici, James e gli altri erano l'unica vera famiglia che avesse mai avuto. Non ricordava nemmeno quando e se quella strega ( in tutti i sensi ) della sua "cara" e "dolce" mammina avesse mai mostrato anche solo un gesto di affetto e di riguardo nei confronti del proprio figlio...
Ma probabilmente, anzi sicuramente, per lei Sirius non era neppure un figlio.
Non era niente, almeno secondo i parametri della famiglia Black, meno di niente!

- Dimmi, Remus - sussurrò. - Essere lupi, cioé... Quando ti trasformi, intendo, è doloroso?
- Diciamo che è il male minore - ammise Remus, sollevando lo sguardo ai tetri e scuri nuvoloni sopra la sua testa. - Ci sono dolori più o meno grandi, al mondo; alcuni si possono sopportare... altri invece no!

Sirius annuì.

- Scusami, ho detto una stupidaggine!
- Non ti preoccupare - lo tranquillizzò Remus. - Piuttosto, tu e James non avevate in programma di intrufolarvi nel bagno delle ragazze?
- Cos'è, sei diventato un bacchettone - ridacchiò Sirius. - E' per questo che preferisci rintanarti qui, solo soletto?
- Per questo... e per altri motivi che non sto neppure a spiegare!
- Benissimo, io non sto nemmeno ad ascoltare!
- Non cambierete mai, voialtri... vero?
- Stanno provando a cambiarci, Remus, amico mio - osservò Sirius. - Ma non possono cambiarci "dentro"... è la sola ricchezza che abbiamo, non ce la possono togliere!
- Non resterà mai tutto uguale - ribatté Remus gravemente. - Insomma, guardati attorno: oggi siamo qui, tra le mura della scuola, ma domani dove saremo? Ammesso che esisteremo ancora, intendo!

Subito Sirius scattò in piedi, toccandosi gli attributi con l'indice e il mignolo.

- Al diavolo - esclamò. - Che razza di discorsi, amico, la luna ti fa davvero male!
- Intendevo dire che non possiamo sapere "quanto" e "come", pure se ci dà fastidio ammetterlo, ma le nostre vite cambieranno: nulla è eterno, Felpato, tranne l'amicizia forse...
- La mia, di sicuro - affermò Sirius convinto. - Preferirei morire, piuttosto che rinnegare un amico!
- E un vero amico non ti permetterebbe certo di morire per lui - fece notare Remus. - La vita è un bene prezioso, Sirius, non dire di buttarla tanto alla leggera!

Sirius strinse gli occhi.
D'istinto, avrebbe voluto sbattergli in faccia che una vita all'insegna del nome e del casato dei Black non era certamente granché. Tuttavia si trattenne, pensando che neppure la vita del compagno era fatta di rose e fiori.
Entrambi potevano quasi intendersi, forse per istinto, ma ancora non sembravano rendersene del tutto conto.
Sirius pareva comprendere quel triste vuoto di solitudine nel cuore di Remus, forse perché anche lui ne percepiva uno simile con sé stesso, e proprio per questo era forse più vicino ai sentimenti dell'amico di quanto non fossero James o Peter.
All'improvviso, il rombo di un tuono squarciò il silenzio.
La pioggia prese a scendere fitta, rendendo zuppe le vesti e appiccicando i capelli sul volto dei due ragazzi.
Remus rimase immobile, come se l'acqua non lo impensierisse affatto, così che Sirius poté vedere chiaramente la triste espressione scolpita sul suo volto.
Conosceva Remus da abbastanza tempo, mai però si era soffermato a guardarlo così da vicino. Gli occhi dell'amico erano come due piccoli specchi carichi di sofferenza, quasi che riflettessero anni e anni di solitudine ed emarginazione, e Sirius credette quasi di vedervi riflessa la propria.
Anche lui era solo, pur non essendo "costretto" a trasformarsi, e non lo trovava affatto giusto.

- E' tardi - mormorò Remus. - Tra poco sorgerà la luna, farai meglio a tornare al castello!
- Abbiamo stretto un patto, ricordi - sottolineò l'altro. - Non siamo diventati animagus solo per scherzo: "amici per sempre, amici per tutta la vita"...

Remus scosse la testa.

- Ti prego - gemette. - E' già abbastanza difficile farlo capire a James, dal momento che è così testardo!
- Ma di che stai parlando?
- Cristo, Sirius, possibile che non ci arrivi nemmeno tu!

Ora Remus era chiaramente sconvolto.
In realtà Sirius capiva.
Lo capiva fin troppo bene, anche se preferiva far finta di niente. Sapeva quanto era penoso, per Lunastorta, convivere allo stesso tempo sia con la solitudine che con l'altruismo straordinario del suo carattere. Remus non era così egoista da esporre i suoi amici ad un pericolo, pure se il rischio era calcolato dalle circostanze, perciò preferiva dormire da solo durante quelle tanto detestate notti di luna piena.
Con James non c'era verso di ragionare, era troppo ottuso, mentre Sirius sembrava leggermente più propenso a comprendere il suo dramma.

- Io e te siamo... diversi...
- Siamo amici - lo corresse Sirius. - Vuoi forse sentirti dire che non conta nulla?
- Voglio solo che non corriate rischi inutili: tu, James, Peter... non voglio mettere in pericolo nessuno di voi, non è giusto!
- Remus, guardami... Guardami, per l'amor di Dio!

Prendendogli il volto tra le mani, per costringerlo a guardarlo negli occhi, Sirius piantò il proprio sguardo in quello del compagno.
Era uno sguardo diverso dal solito, molto più profondo, quasi gli stesse "implorando" di non allontanarsi da lui.
Sulle prime, Remus non sapeva cosa rispondere.
La pioggia batteva fastidiosa sulle palpebre, rendendo difficile tenere gli occhi aperti, tuttavia quello che luccicava agli angoli del volto di Sirius e sulle guance altro non erano che le sue lacrime.
Sirius stava piangendo.
Piangeva, nel carezzare il volto di Remus, sperando che costui capisse.
E quando finalmente le labbra di Sirius si accostarono dolcemente alle sue, come se volesse bisbigliargli qualcosa, Remus sentì quel lieve contatto umido sulla pelle... e un soffio leggero di calore accendergli il petto.
Nessuno di loro seppe dire quanto durò quel bacio.
Pochi secondi, forse qualcosa di più.
Sapevano solo che era autentico.
Sirius interrogò Remus con lo sguardo. Non poteva indovinare la reazione del compagno, specie dopo un simile gesto istintivo, ma non poteva neppure reprimere il suo sentimento a questo punto.
Tuttavia Remus non lo respinse, anzi, lo accettò come il più bel gesto di amore ed affetto che avesse mai ricevuto nella sua vita.
Dal momento che Sirius esitava, onde spazzar via i suoi timori, anche Remus prese a baciarlo allo stesso modo.
Entrambi erano zuppi di pioggia fino al midollo, e ancora quel maledetto diluvio non accennava a smettere, tuttavia in quel momento non gliene importava assolutamente nulla.
Erano insieme.
Solo questo contava.
In un mondo dove sapevano di non essere amati ed accettati, se non addirittura odiati e disprezzati, solamente quella sensazione poteva fare la differenza.
Un bacio sincero e un sentimento profondo.
Tutto ciò che chiedevano, nient'altro, solo un buon motivo per amarsi e per stare insieme...
Per sempre!

***

FOREMUS
parodia di: "Forever" - A. Venditti

( intro strumentale )

Lo sguardo accusa sempre
ciò che non vede il cuore
ma solo nei tuoi occhi
ritrovo il mio dolore...

Un gesto, una carezza
un tuo sorriso, allora
ricordo le tue labbra
splendenti come aurora...

Quanto tempo fa
e tutto come allora
dove l'odio della gente va così
dillo solo te
che noi siamo ancora
ora che il disprezzo scende su di noi...

FOREMUS
SARO' CON TE, PER SEMPRE
SARO' COME SEI TUUU
UUU-UUU-UUU
SAREMO NOI, PER SEMPRE
SARO' COME SEI TUUU-UUU...

E intanto il cielo cambia
la notte e un disco bianco
e lacrime di sangue
per te non c'è alcun branco...

Io che piangevo a te
solo come un cane
se quel dolore finirà
dillo solo te
che noi siamo ancora
ora che il disprezzo scende su di noi...

FOREMUS
SARO' CON TE, PER SEMPRE
SARO' COME SEI TUUU
UUU-UUU-UUU
AMORE MIO, PER SEMPRE
AMORE MIO...

FOREMUS
FOREMUS
FOREMUS

SARO' CON TE, PER SEMPRE
SARO' COME SEI TUUU
UUU-UUU-UUU
SAREMO NOI, PER SEMPRE
SAREMO NOI...

PER SEMPRE !!!

FINE

   
 
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