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Autore: kannuki    06/05/2014    1 recensioni
“Chi ti ha parlato di me?”
“La donna che mi ha partorito.”
“Un po' macabra come favola della buonanotte...”
"Tentare di risvegliare il suo amore, è come gettarsi su un coltello affilato. Non puoi lamentarti se ne esci ferita, dopo."
DAL CAPITOLO 8, GUEST STAR -> ELENA, JEREMY GILBERT + MATT DONOVAN ^^
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Klaus sapeva cosa era meglio per lui: riportare l'ordine a New Orleans, regnare sulla città che aveva contribuito a costruire e ripreso con tanti sacrifici, dare ordini. Però c'era la fastidiosa domanda che non lo lasciava neppure di notte: e poi? Quando fosse tornato al proprio posto, cosa avrebbe fatto, a parte dare ordini?

Ciao! Vieni, entra!”

Nell'abitazione di Camille stava svolgendosi una festa. Mescolati ai mortali, Klaus contò tre lupi mannari che non avevano mai dato noia, la strega Davina con un'amichetta del Raccolto e un paio di vampiri oltre Marcel. Camille era sempre politically correct. “Regalo di laurea.”

Non ho discusso la tesi, l'ho solo conclusa.”

Già già. Marcel gliel'aveva detto ma troppo distratto dal racconto di Nadia e gli era passato di mente. “Allora me lo riprendo.”

Non credo proprio. Sai cosa fare e dove farlo.”

Camille intendeva dire che conosceva l'abitazione e dove trovare il vino fresco, ma Klaus si domandò se avesse davvero la risposta a quelle domande. Una festa non era nelle sue corde e la fuga gli parve allettante, ma Marcel stava venendo dalla sua parte e sarebbe stato scortese nei confronti dell'amico, defilarsi. Così Klaus provò a sorridere e ad essere di compagnia. Se Nadia fingeva bene, lui avrebbe dovuto fare meglio.

***

Ha qualcosa di strano.”

Klaus è sempre strano.”

Camille mugolò in senso negativo. Klaus aveva uno stato d'animo evidente per qualsiasi cosa, era proprio la sua mobilità facciale a salvarle la serate e le mance. La tristezza lo rendeva evasivo, la rabbia gli faceva brillare gli occhi, la curiosità gli piegava all'insù gli angoli della bocca. Continuava a guardare fuori della finestra come se attendesse qualcuno e cosa ben più strana, non aveva toccato un goccio in tutta la serata. Non aveva partecipato a nessuna discussione, era sempre rimasto in disparte ma lo aveva visto con la coda dell'occhio, sbirciare lei e Marcel mentre...

Nadia non è venuta?”

si baciavano. Camille aveva battuto le palpebre. L'aria di perenne attesa, quello stare sulle spine senza alcun motivo apparente... “Tu che lo conosci bene, l'hai mai visto innamorato?”

Il nero aveva sollevato le spalle e Camille lo aveva colpito piano col dorso della mano.

Tu credi?”

Se non è innamorato, ha mal di pancia. Perché non fai un salto nel Quartiere e scopri che fine ha fatto quella ragazza?”

A Klaus non piace che si ficchi il naso nei suoi affari” mormorò scuotendo la testa. “La deve sbrigare da solo.”

Sapeva che era il consiglio giusto da seguire, ma Camille li vedeva bene insieme e non era intenzionata a mollare l'osso. Scivolò alle spalle del vampiro, sperando di sorprenderlo. L'esitazione fu minima, ma l'occhiata che le lanciò, bruciante.

Nadia ci raggiunge?”

La domanda gentile era stata una martellata sulle rotule. Klaus si stava chiedendo la stessa cosa mentre rimuginava il triste racconto di Nadia. “Non ho la risposta alla tua domanda e temo di dover abbandonare la festa. Ho del lavoro da sbrigare. Felicitazioni.”

Non aspettava mica un bambino! Camille era intenzionata a rimediare la situazione e stava cercando di mettere insieme due pensieri quando il campanello suonò. Intuì dall'espressione svagata del vampiro che la spinosa attesa era finita.

Nadia comparve con un cesto di frutta sottobraccio – perché al suo paese si usava così - un fiocco e un bel sorriso a coronare il tutto. Annunciò che stava per scoppiare un temporale e asciugò la gocciolina sulla guancia con il dorso del dito. Sorrise a Klaus ma il vampiro non riuscì a ricambiarla.

***

Assaggia le tartine, sono squisite.”

Non ho fame.”

E non aveva neppure voglia di parlare. Nadia lo fissò, schioccando le labbra attorno all'indice sporco di salsina. “Perché ci sono due bambine ad un party di adulti?”

Davina è la protetta di Marcel. L'altra, una strega resuscitata dal Raccolto... entrambe mi odiano.”

Ma va? C'è qualcuno che non ti odi, in questa città?”

Klaus sollevò appena un sopracciglio. “No, a quanto pare.”

Ehi, stavo scherzando.” Nadia lo colpì piano con la spalla. “Parla con me.”

Non ho voglia di...” Klaus alzò gli occhi al cielo quando Nadia gli tolse il bicchiere – sempre pieno – e lo intrappolò contro la credenza della nonna di Camille. Ora non sapeva dove posare le mani. Se non attorno ai suoi fianchi, cosa che si guardò ben dal fare. “Le piace fare gli straordinari.”

Ti stava psicoanalizzando? Attento, quando una donna ti entra nella testa sei completamente fottuto” dichiarò tagliando l'aria con la mano. “Ne so qualcosa.”

Allora erano in due. Nadia girò il collo con un ampio movimento emettendo un debole 'mmmh'. Restò immobile per un lungo secondo, in cui Klaus la osservò dubbioso. La donna si mosse casualmente verso la libreria, si appropriò di qualcosa, lo nascose sotto la giacchetta e tornò verso di lui. Lo afferrò per il polso, tirandolo verso il bagno. “Nessuno piazza una spia nel bagno” spiegò senza dargli tempo di aprire bocca. Estrasse l'acchiappasogni dalla giacchetta e lo sventolò. “Stanno spiando Camille.”

Quegli affari li regalavano ai turisti durante le feste. Ne aveva anche lui uno, nel suo studio. “Sei più paranoica di me.”

Ho avuto il mio daffare con le streghe...”

Perchè spiare Camille?”

Semplice: ha una relazione con il tuo braccio destro. Magari quando sono a letto parlano e si confidano, svelando i tuoi piani di conquista del mondo” scherzò.

Dubitava che parlassero di quello, insie... ne aveva uno nel suo studio?! E chi ce l'aveva messo? Genevieve?! Klaus si scurì ancora di più. “Lo scopriremo. Ora rimettilo a posto” disse, brusco.

Non lo distruggiamo?”

No” borbottò spingendola senza riguardi e meditabondo verso la porta chiusa, desideroso di imbarcarsi in una nuova serie di ricerche ed interrogatori che avrebbero prolungato la 'presa' della città e svagato la mente dal racconto di Nadia. “Mi stai facendo perdere tempo” disse quando la donna lo fermò con un gesto della mano.

Dove stai andando?”

Dritto alla fonte, al laboratorio di Genevieve.

Nadia batté le palpebre e si spostò da un lato, deviando lo sguardo sullo spazzolino da denti di Camille. Non aveva risposto, ma aveva capito lo stesso. Nadia si chiese perché la cosa la rattristasse a quel modo. Da quando aveva accennato il passato, raccontando l'amore di suo padre e di Consuelo, Klaus era cambiato. Non la voleva più fra i piedi, pensò. Non aveva senso neppure restare lì.

Nadia aprì la porta e Klaus la richiuse con un gesto secco e non ragionato. Lo guardò, amareggiata. “Deciditi, una buona volta. O dentro o fuori.”

Decidere! Decidere stava diventando così faticoso e snervante!, pensò alzando lo sguardo nel suo. Il desiderio ricorrente era prenderla fra le braccia e rassicurarla. I suoi sentimenti lo terrorizzavano. “Torniamo alla festa” disse con un gesto vago, evitando di toccarla.

Nadia si sgonfiò come un palloncino. Era stressante gestire quell'uomo! Le relazioni con gli individui di sesso maschile poteva contarle sulle dita di una mano, non le avevano fornito il libretto delle istruzioni alla nascita, e le rare volte in cui sentiva il bisogno di compagnia maschile, utilizzava ben altri mezzi per procurarsi un compagno adeguato. Solitamente, li ammaliava. Capì il problema di fondo mentre lo guardava. Non aveva alcun potere su di lui. Klaus non poteva soggiogarlo, non poteva 'ammaestrarlo', non poteva costringerlo ad amarla nel modo a cui era abituata. Klaus non si sarebbe fermato se gliel'avesse chiesto. La parte più femminile e nascosta era intrigata dalla novità e altrettanto desiderosa di scoprire come sarebbe finita... perciò doveva stroncare sul nascere quella stronzata prima di finire in un buco nero senza uscita.

***

Camille li aveva sbirciati quando li aveva visti allontanarsi insieme. Aveva sperato in un'attesa maggiore ma erano ricomparsi abbastanza alla svelta con due musi lunghi che non riusciva ad interpretare. Non si davano pena di bluffare: il loro rapporto era esattamente quel che sembrava, senza null'altro dietro. “Stiamo per fare un brindisi, vi unite a noi?”

Klaus guardò la bionda senza vederla. “Le streghe ti stanno spiando.”

Quello è il mio acchiappasogni?” domandò indicando l'oggetto che aveva in mano. “Lo regalavano ai turisti all'ultima festa...”

Vivi in una città di esseri sovrannaturali e ancora non hai capito come funziona?” la rimproverò tenendo bassa la voce ed osservando i movimenti di Nadia. “Sbarazzatene.”

Nadia si era avvicinata al tavolo ingombro di bottiglie più o meno aperte, più o meno vuote, ne aveva afferrata una e rovesciato il contenuto in un bicchiere. Avrebbe dovuto nutrirsi non abusare dell'alcool. Doveva riprendersi, non confondersi ancora di più. Se qualcuno si fosse vagamente concentrato, avrebbe sentito il suo cuore battere come un forsennato e se la luce fosse stata migliore, avrebbe notato il lieve rossore sulle guance. In pratica, gli aveva fatto capire che non avrebbe apprezzato l'incontro con la strega. Che stupida!, pensò mordendo l'interno della guancia con rabbia. Il suo parere non contava nulla, i suoi desideri men che meno.

Ricordi che siamo ad una festa?”

Nadia saettò lo sguardo verso quello sorridente di Marcel. Il suo stato d'animo era così evidente?

Nik ti spinge all'alcolismo e all'omicidio efferato. Non pensarci ed unisciti a noi.”

Qualsiasi cosa pur di non pensare o immaginare. Nadia si aggregò al gruppetto degli amici di Marcel e gli porse il bicchiere che il nero riempì per la seconda volta. Nadia lo tenne in mano e fissò le bollicine cercando una soluzione rapida: Klaus si muoveva come una scheggia impazzita, era impossibile prevederne le mosse, e lei... beh, lei aveva giurato 'basta uomini per almeno un secolo' ma sapeva che certe promesse avevano la durata di un battito di ciglia, e quel formicolio alle mani le prendeva solo quando voleva una cosa tanto da arrivare a comportarsi male. Oh santo... era gelosa, ora?!

Ai nemici. Che possano vivere a lungo per assistere al nostro trionfo.”

Che razza di brindisi, pensò alzando piano il bicchiere. Umorismo nero. Nadia buttò giù il vino ma appena il liquido fresco scivolò lungo l'esofago, si sentì morire! Le mancava il respiro... e bruciava, bruciava come l'inferno! Scaraventò a terra il bicchiere mentre lo stesso Marcel rigettava il vino sulla camicia e sul mento che sfrigolò dolorosamente per il quantitativo di verbena diluito all'interno. La vampira trasse un respiro che risuonò come un rantolo sconnesso. “Nik, non bere...”

Klaus aveva appena svuotato il contenuto del proprio bicchiere in una pianta, quando la udì. Scambiò uno sguardo col vuoto e con Camille, sorpresa e deliziata dal significato che racchiudevano le sillabe del suo nome.

Qualcuno si preoccupa per te.”

Inutilmente” borbottò e sollevò la bottiglia leggendo l'etichetta. Quella roba non la vendevano nei supermercati, lui stesso ne aveva alcune bottiglie in cantina. Un regalo di Francesca Correa. L'annata migliore, l'aveva definita. Quindi ora avevano contro le streghe e gli umani. Non che gli ultimi fossero un problema, pensò mentre rispondeva al telefono. Altre cattive nuove? “Che vuoi, fratello?”

***

Faceva bella mostra di se in mezzo alla strada ed era difficile non vederlo e non fraintendere. E sì... quelli erano i vestiti della lavanderia: impiccare un fantoccio con le sue sembianze era un atto ostile non da poco.

Non sono andati per il sottile” sussurrò Elijah indicando il manichino. Klaus si avvicinò al palo della luce: odorava di benzina ma la pioggia battente aveva impedito che il fuoco divampasse. Osservò Nadia muoversi nella sua direzione e un groppo gli strinse la gola. “Scopri chi è stato” mormorò sbrigativo mentre la vampira esaminava con cura ogni dettaglio dello 'scherzo' di cattivo gusto.

Nadia rabbrividì quando la pioggia ricominciò a scorrere, inzuppandole i capelli e gli abiti. La disperazione, tenuta a bada da un rigido controllo, salì di colpo. Poteva essere ovunque, anche nascosto fra la folla di turisti che scattava foto al manichino credendolo una rappresentazione di qualche tipo. New Orleans era l'Eldorado per uno come lui. Nadia era esausta dal ritornello che si ripeteva ogni cento anni. Ricalcava lo schema di Katherine suo malgrado. Con gli uomini e il resto. Sbirciò Klaus con la coda dell'occhio e tirò indietro la frangetta bagnata. Volente o nolente, doveva andarsene alla svelta. “Richiama i cani. Conosco il suo nome.”

***

La doccia calda le aveva riscaldato il corpo ma il pensiero di lui le irrigidiva i muscoli. Nadia avrebbe voluto sprofondare nella poltrona con la sua coperta rossa, invece restò appoggiata al camino ad abbrustolire la faccia. Sbirciò i componenti della sala, soffermandosi sul pancione di Hayley. Doveva stare ben scomoda nel bayou per acconsentire a passare le ultime settimane di gravidanza nell'abitazione dei vampiri. La strega dai capelli rossi, invece, si era presentata all'improvviso, professando ad alta voce l'estraneità ai fatti della serata. Klaus le aveva detto di darsi una calmata e l'aveva invitata a prendere una tazza di te. Elijah la stava studiando in cerca di punti deboli o chissà che altro. Nadia si chiede come avesse fatto la madre a perderci la testa: aveva il fascino di un uovo sodo.

Poiché la parte davanti era giunta a cottura, pensò bene di voltarsi e arrostire le gambe e la schiena. Si sbarazzò della tazza bollente, e portò le mani sui fianchi avvolti dal suo unico paio di jeans. Sopra il top blu, portava una felpa nera presa in prestito dal vampiro che non avrebbe mai permesso che la sua ospite gelasse. Il vestito era steso ad asciugare ma era tempo di smettere i panni della damigella ed indossare la corazza della guerriera. Al pensiero, strofinò le braccia con le mani intirizzite e si rivolse al padrone di casa con sguardo cupo. “E' colpa mia. Se non fossi rimasta tanto, Fulberto non mi avrebbe mai trovato.”

Tanto? Era lì da due settimane.

Fulberto è un pastore luterano, seguace di Flacio Illirico” mormorò notando il suo sguardo interrogativo. “E' materia religiosa, la tua passione.”

C'era un'invasione di vampiri credenti a New Orleans? Klaus si disse che la religione non andava capita ma praticata, afferrò una sedia e la piazzò sotto le gambe. “Va avanti.”

Per i Luterani, l'uomo è completamente immerso nel peccato, non esiste il libero arbitrio e non ha alcuna possibilità di redimersi con le proprie forze. Fulberto mi odia perché sono Cattolica e ho scelto di continuare a vivere dopo che Consuelo mi ha trasformata...”

Klaus detestava le dispute teologiche, le trovava inutili e dannose. “Continua.”

E' un vampiro e un cacciatore di vampiri. Non può essere ucciso. Se lo uccidi...”

... ti becchi la maledizione” concluse, seguendo lo sguardo allarmato del fratello. “Tranquillo, Elijah. Non ho intenzione di passare altri 52 anni in preda alle allucinazioni.”

Aveva ucciso un cacciatore impossibile da fermare ma Katherine gli era sfuggita per secoli? Provava una nuova ammirazione per la madre.

In che modo la disputa teologica mi coinvolge?”

Nadia lo guardò, serrando le labbra. “Fulberto scopre il tuo punto debole e ti infligge dolore finché non sei costretta a rinunciare a tutto pur di sopravvivere.”

Klaus deviò lo sguardo sul bicchiere pieno di scotch. Aveva preso una cantonata non da poco, ma era quasi lusingato dall'errore. “E' stato lui ad uccidere il tuo amante?”

Non aveva mai pensato alla possibilità. Jean George era stato investito da una macchina... o era stato spinto?, si domandò in preda ad un'orribile dubbio. Fulberto era pazzo e crudele, la trasformazione in vampiro gli aveva tolto la ragione secoli prima e Jean rappresentava tutto quello che era stato un tempo. Per colpa sua, un uomo innocente aveva perso la santità e la vita. “E' una spiegazione buona come un'altra” ansimò. Nadia voltò verso il camino, mordendo a sangue le labbra per non cedere al pianto. Non sarebbe andata da nessuna parte in quello stato, non sarebbe stata di alcuna utilità, singhiozzante e spaventata come una bimba abbandonata. Doveva darci un taglio. Spegnere tutto. Dimenticare. C'era un unico modo per farlo: doveva raggiungere quell'apice di dolore in cui nulla e nessuno poteva raggiungerla ed infliggerle altro male. Doveva raccontare. Aveva una platea di spettatori per nulla impressionabili a cui rivolgersi.

Nadia si staccò dal camino, guardandoli uno alla volta. La donna incinta aveva una smorfia di dolore sul viso, segno che la maternità la stava affaticando. La strega era lì solo per un motivo, per nulla nobile. Il vampiro amato dalla madre continuava a guardarla con le palpebre strette e un dubbio nella mente. Klaus fissava il tappeto, dondolava il ghiaccio nel bicchiere e sembrava sul punto di dire qualcosa. Nadia lo sperò. Sperò che la distogliesse dall'intento peccaminoso di lasciare affiorare la crudeltà che continuava a ricacciare in fondo, la ferocia che la religione le intimava di sopprimere con tutte le sue forze.

Dobbiamo cercare un prete pazzo armato di acqua santa?”

Un pastore” sussurrò in tono roco. “E' luterano...”

Da morto non sarà un bel niente” decise passandole il bicchiere. L'odore le diede la nausea. Nadia lo posò sul camino, scossa dai brividi. “Come hai fatto ad ucciderlo?”

I cacciatori cercano lo scontro” mormorò piantando lo sguardo nel suo. “I topi si nascondono.”

Nadia strofinò violentemente la nuca e il collo, lasciando solchi rossi sulla pelle. Fulberto era il motivo che cercava per andarsene alla svelta. Il difficile stava nel dirlo ad alta voce. Il difficile, stava nel dirlo a lui.


  
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