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Autore: NamelessLiberty6Guns_    06/05/2014    6 recensioni
Suzuki Ryo, 46 anni, sposato ma senza figli. Dirigeva un’azienda molto grande per la sua età, era soddisfatto dunque del suo lavoro e aveva ancora molti progetti da realizzare. Come tutti aveva avuto un passato che però aveva deciso di rinchiudere in un cassetto remoto della sua mente. Quel strano giorno il suo passato era ritornato, con una lettera che aveva trovato nella posta personale quel mattino.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“…e ci siamo baciati.”

Kouyou fece un grandissimo sorriso. “Oh mio dio Ryo, sono felicissimo per te…”

“Certo, ufficialmente non stiamo ancora insieme, però sappiamo che ci piacciamo. Ed è questa la certezza più importante.”

 

Era un lunedì più magico degli altri, Ryo era arrivato a scuola felice come nessuno l’aveva mai visto. Ora era a casa di Kouyou, e invece di studiare si stavano come sempre confidando. 
“Ci siamo promessi di rivederci domani al parco,” continuò Ryo, “gli ho giurato che lo aiuterò a liberarsi di quel Yoshida di merda.” 

“Cazzo Ryo, sei proprio cotto!” disse Kouyou scoppiando a ridere, seguito da Ryo.

“E con Yuu invece?” chiese.

“Oh… Non lo so… E’ un sacco di tempo che non lo sento, o che non ho sue notizie.” disse tristemente. “So solo che è a Mie e nulla più.”

“Kou… Mi dispiace, io…”

“Ryo, non puoi farci nulla. Mi passerà, vedrai.”

“Non ne sono così sicuro.”

“Sì, te lo giuro.”

“Non giurare. Non sai nemmeno se lo puoi mantenere, questo giuramento.”

Kouyou annuì, e Ryo corse ad abbracciarlo.
Rimasero stretti l’un l’altro, uniti da quell’immensa amicizia che li legava sin da quando erano piccolissimi.
Ryo era capace di capire Kouyou con un solo sguardo, a volte erano quasi capaci di essere telepatici, e Kouyou riusciva a smascherare Ryo ogni volta che voleva nascondergli qualcosa.
Si conoscevano perfettamente, e quell’abbraccio era solo una minima parte dell’affetto che provavano l’uno per l’altro. Rimasero uniti per quello che sembrava un’infinità. Ryo sentiva che Kouyou non era per nulla felice, e più se lo stringeva addosso più gli sembrava di essergli d’aiuto. 



 

Arrivò martedì, Ryo non stava nella pelle. Cercava in ogni maniera di non farlo vedere per non far soffrire Kouyou, che sembrava essere più triste che mai.
Forse quello che provava per Yuu non era solo una cotta, ma qualcosa di più. Lo conosceva troppo bene per non averlo capito sin dal giorno prima, quando disse che gli sarebbe passata.
All’uscita da scuola non s’incamminò verso casa, ma bensì verso il parco, dove si sedette su una panchina e attese, svolgendo qualche veloce esercizio per portarsi avanti con i compiti per il giorno dopo. Non vedeva l’ora che Takanori arrivasse.
Il piccolo non si fece attendere più di tanto. Arrivò, indossando la felpa che Ryo gli aveva regalato a Natale. Appena Ryo lo vide gli fece un enorme sorriso, e venne ricambiato da Takanori.

“Ciao!” disse il piccolo sedendosi accanto a lui.

“Ciao Taka. Tutto bene oggi?”

“Ma sì, dai. E’ stata una giornata faticosa e la prof di matematica ci ha riempito di compiti.”

S’indirizzarono verso casa di Ryo, era ancora solo dato che la nonna non era ancora tornata da Kanagawa, mangiarono in fretta qualcosa e si misero insieme a fare i compiti.
Takanori era parecchio preoccupato per gli esami che lo attendevano alla fine dell’anno scolastico, era il suo ultimo anno di medie e come per ogni ragazzino giapponese della sua età lo attendeva il temibile esame che aveva stroncato la carriera scolastica di molte persone.
Ryo lo aiutò in matematica; se la cavava abbastanza mentre Takanori era completamente negato.
Lo stesso si poteva però dire di grammatica: Ryo era una frana totale mentre Takanori era il migliore della sua classe. Si fermarono verso le 16 per prendersi una pausa e mangiare qualcosa.
Uscirono per godersi una sigaretta e gustarsi una merendina al cioccolato. Takanori appoggiò di nuovo la testa sulla spalla di Ryo, come aveva fatto pochi giorni prima. 

“Mi sei mancato un sacco, sai?” disse il piccolo.

“Anche tu, Takanori. Moltissimo.”

“Ieri sera volevo assolutamente scappare da casa mia per venire qui. Mio padre ha iniziato ad insultarmi senza nessun motivo, come il solito. Volevo solamente essere qui con te in quel momento. Quando ci sei tu il mondo diventa un bel posto.”

Ryo arrossì. “Vorrà dire che ci vedremo più spesso.” disse piano.

“Sì ma tu non puoi stare con me anche la notte, Ryo… Ci sono quelle sere in cui vorrei assolutamente essere a dormire qui da te.”

“Lo so Takanori. Vedrai, verrà il momento in cui ti porterò via da tutti e potrai finalmente dormire sonni tranquilli.”

Takanori nascose appena il viso nell’incavo del collo di Ryo.
Si sentiva così protetto accanto a lui.
Il leggero profumo dei vestiti di Ryo lo cullavano dolcemente. A volte pensava veramente che quel ragazzo fosse veramente un angelo. Sentì dunque il ragazzo posargli una carezza sul viso, si lasciò sfuggire un sorriso.

“Che dici, torniamo a studiare?”

“Sì.” disse Takanori spostando la testa ed alzandosi. 

Rientrarono in casa e si rimisero a fare i compiti.
La madre di Ryo tornò verso le 17:30. Non avendo ancora mai conosciuto Takanori, Ryo glielo presentò come un suo nuovo amico. Alle 18 tornò anche Yoshie, la sorella di Ryo, e Takanori venne presentato anche a lei. Ebbero il tempo di finire i compiti e giocare a qualche videogioco alla Playstation, poi Ryo riaccompagnò a casa Takanori. Non sapeva nemmeno dove abitava, e scoprì dunque che viveva a Itabashi. Raggiunsero un piccolo condominio a tre piani.

“Eccoci qui.” disse Takanori. 

“Immagino che non puoi rimanere con me, vero?”

“Non credo che tua madre sarebbe molto d’accordo…”

“Può essere. Domani non potrò stare con te come oggi, sono da Kouyou e… Bè, gli chiederò se gli va che tu venga a fare i compiti insieme a noi.”

“Ma Ryo, è il tuo migliore amico, avete bisogno dei vostri spazi…”

“Sì, ma vorrei che vi conosceste meglio. Sarebbe fantastico che le persone più importanti per me diventassero amiche.”

Takanori arrossì leggermente. 

“Allora ciao, Taka.”

“Ciao Ryo.”

Suggellarono il loro incontro con un brevissimo bacio a fior di labbra, poi Takanori entrò in casa. Ryo girò i tacchi e si avviò verso casa, le guance in fiamme e il cuore in volo.




 

Kouyou appoggiò la matita sul quaderno, incrociando le braccia al petto. 

“Ho paura Ryo. Non è che dopo mi sostituisci con lui?”

“Ma che cazzo stai dicendo, Takashima? Come posso rimpiazzare il mio migliore amico di una vita così facilmente?” I due si chiamavano per cognome solo quando discutevano o litigavano, o quando si prendevano in giro.

“Non sto dicendo che mi da fastidio se viene anche lui a fare i compiti,” disse il corvino “ma ho semplicemente paura che dopo te ne starai sempre con lui.”

“Ma che stai dicendo? Ti ricordo che non stiamo nemmeno insieme!”

“Sì, ma vi siete baciati, quindi siete sulla buona strada.”

Ryo si alzò per guardare meglio Kouyou.

“Senti, Takashima…” iniziò Ryo “lo capirai mai che non potrò sostituirti mai con nessuno? Non è che perché ora sono innamorato ti lascerò alle ortiche. Hai paura che mi porterà via da te?”

Kouyou non disse nulla, l’orgoglio lo bloccava.

“Ho paura che tu sia geloso, Takashima.”

“COSA?? MA SEI COGLIONE, SUZUKI??” urlò Kouyou punto nel vivo.

“Non serviva che mi rendessi sordo. Io sto cercando di starti vicino più che posso, Takashima. So che adesso per te il periodo non è dei migliori perché il ragazzo che ti piace è lontano da te, e lo sai benissimo che sono sempre qui pronto ad ascoltarti, lo sono sempre stato e non vedo perché ora dovrei abbandonarti. Mi hai capito?”

“Devo ricordarmi che tu mi conosci da sempre, Suzuki.” disse il corvino asciugandosi una lacrima.

“Non piangere, Takashima. Non devi avere paura. Non ti abbandonerò.”

“Grazie Ryo. Scusami.”

Si abbracciarono forte. 

“Ti voglio bene, stupida scimmia.” disse Kouyou.

“Piano con i complimenti, ehi. Ti voglio bene anch’io Kou-kou.”
Due giorni dopo infatti andarono a prendere Takanori al parco e fecero i compiti tutti e tre insieme. 
Ryo, vedendo Takanori e Kouyou scherzare e ridere fra di loro come se si conoscessero quasi da sempre, si tranquillizzò.
La cosa che più gli interessava era che a Kouyou andasse a genio Takanori. Tutto doveva principalmente andare bene al migliore amico, anche la cosa più insignificante. E dato che il biondino era così dannatamente importante per lui, aveva sperato che a Kouyou fosse simpatico. E a vederli così si diceva che quei due andavano già parecchio d’accordo.
Fortunatamente non fu l’unica volta che Takanori venne a fare i compiti insieme a loro: passarono due settimane ed ogni lunedì, mercoledì e venerdì era con loro. Il piccolo aveva una voce straordinaria, e quando Kouyou e Ryo suonavano qualcosa lui cantava. Da lì nacque l’idea della band, ma dove trovare un batterista e un altro chitarrista? In ogni caso Takanori e Ryo andavano avanti a fugaci baci quando era ora di salutarsi, nessuno dei due aveva proposto all’altro di superare quella barriera e di diventare qualcosa di più.




 

Quella domenica Ryo e Kouyou si erano concessi un giro per Harajuku.

“Allora,” cominciò Kouyou “quando glielo chiedi?”

“Cosa?” chiese Ryo distratto.

“Quando gli chiedi di diventare il tuo ragazzo?”

Ryo ammutolì. 

“Fammi indovinare, aspetti che sia lui a fare il primo passo.”

“In realtà…”

“Sì Ryo.” lo interruppe Kouyou. “Lo sai che ti conosco a memoria.”

Ryo sbuffò. “Ti odio quando usi il fatto che ci conosciamo da una vita contro di me.”

Kouyou si fece una risata. 

“Cosa cazzo ridi?” chiese Ryo con il volto rabbuiato.

“Non offenderti, Suzuki.” 

Ryo tacque.

“Dai, cazzo. Devi chiederglielo! Siete innamorati pazzi l’uno dell’altro, e non avete manco il coraggio di stare insieme!”

“Takashima, non è che non ho il coraggio di stare insieme a lui, non ho il coraggio di chiederglielo.”

“Appunto!”

“Magari non vuole. O magari vuole aspettare…”

“Suzuki, lui non vuole aspettare proprio un cazzo. Ma lo vedi come ti guarda o sei completamente cieco? Tu sei la sua salvezza, scemo. Lui non aspetta altro che tu lo porti via da tutto quello a cui è costretto a vivere. E non basta portarlo a fare i compiti ogni pomeriggio da me o da te e dargli un bacio quando vi salutate!”

“D’accordo, d’accordo, ho afferrato il messaggio, Takashima, ora smettila di stuprarmi i timpani….”





 

Ed arrivò anche martedì.
Non aveva dormito tutta la notte.
Kouyou con le sue parole era riuscito a convincerlo completamente.
In effetti era da un po’ che stava pensando a come chiedere a Takanori di diventare il suo ragazzo, ma ogni volta che provava a pensarci il discorso che si creava finiva per diventare un completo disastro o peggio ancora sentiva Takanori dirgli di ‘no’.
Non aveva chiuso occhio perché sapeva che quel giorno, dopo scuola, sarebbe andato a prendere il piccolo al parco e avrebbero fatto i compiti assieme.
Ed era quel giorno che doveva agire.
Kouyou era riuscito a mettergli talmente tanta fretta che non poteva aspettare un giorno di più senza sapere che Takanori era finalmente diventato il suo ragazzo.
Uscì di casa con delle pesanti borse sotto gli occhi.
Appena Kouyou lo vide capì subito tutto.
Era proprio cotto, dedusse per l’ennesima volta.
Come ogni volta che si attende impazientemente qualcosa, la giornata trascorse con un’insolita calma.
Ryo riuscì persino ad addormentarsi durante l’ora di inglese; fortunatamente l’insegnante quel giorno mostrò ai studenti un film, quindi non notò Ryo.
Kouyou lo fece ridestare appena in tempo, prima che la professoressa accendesse le luci.
E quando finalmente anche l’ultima campanella suonò, si mise la cartella in spalla e uscì insieme a Kouyou.
Prima di montare in macchina della madre, Kouyou gli sistemò la divisa e lo guardò negli occhi.

“Vai e rendimi orgoglioso,” gli disse sorridendo. 

Ryo sorrise appena e lo abbracciò fortissimo, prima di indirizzarsi verso il parco.
Si giurò che qualsiasi cosa sarebbe successa l’avrebbe chiamato per raccontargli subito tutto.
Arrivato a destinazione, attese l’arrivo del biondino, torturandosi le mani e il ciuffo di capelli che aveva davanti al viso.
Quando lo vide arrivare si sentì malissimo.
Come avrebbe potuto diglielo? si chiese per la milionesima volta. 

“Ciao!” lo salutò Takanori con il suo leggero sorriso.

“Ciao Taka.” disse lui beandosi di tutta la bellezza del nuovo arrivato.

“Hai dormito poco?”

“Sì, purtroppo. In realtà non ho dormito un accidente… Mi sono addormentato ad inglese.”

Takanori si fece una bella risata. “Ma come mai non hai dormito?” gli chiese poi.

“Bè…” disse Ryo cercando di formulare qualcosa di sensato. “Non ho dormito perché… Ero impegnato a pensare ad una cosa importantissima da dirti.”

Takanori si fece serissimo. “E… Cosa sarebbe?”

“Ehm… Io non so bene come… Come dirtelo…”

Takanori si immaginò le cose peggiori, infatti si rattristò tantissimo nascondendo appena il viso nella felpa.

Rimasero in quell’imbarazzante silenzio per qualche minuto, prima che Ryo potesse inventarsi una frase di senso compiuto.

“Qualche settimana fa, il giorno del tuo compleanno, mi hai detto che ti piaccio, Taka. E non avresti potuto darmi notizia più bella. Da quel giorno abbiamo continuato a darci segni d’affetto e… E io… Io…”

“Tu cosa?” gli chiese Takanori, preoccupatissimo.

“Io devo chiederti una cosa.”

Takanori alzò lo sguardo da terra per guardare Ryo.

“Taka… Ti andrebbe di… Di essere la persona con cui desidero passare le serate a mangiare gelato davanti alla tv, o a cui tirare popcorn nelle ultime file di un cinema, o con cui litigare per scegliere quale film in cassetta vedere la sera?”

“Intendi… Intendi il tuo ragazzo, Ryo?”

“Sì, Takanori. Proprio questo.”

Takanori fece quel magnifico sorriso che solo Ryo aveva avuto il privilegio di vedere. 

“Voglio essere quella persona, Ryo.”

Ryo non riuscì nemmeno ad assimilare quello che aveva sentito, baciando Takanori con molta più dolcezza di quanto avesse mai fatto, stringendolo forte a sé, e segnando i contorni delle labbra di Takanori con la lingua per chiedergli il permesso di poter fargli sapere quanto lo amava.
E Takanori acconsentì, scambiandosi dunque il loro primo bacio in quel freddo giorno di fine febbraio.

Era il 26 febbraio, Takanori e Ryo stavano insieme. 

Chissà quanto tempo rimasero su quella panchina a scambiarsi baci, Ryo non sentiva nemmeno il cuore da quanto stava battendo forte.
Si interruppero per prendere fiato, guardandosi risero felici.
Si presero dolcemente per mano, prima di alzarsi e raggiungere casa di Ryo.
Fu un pomeriggio meraviglioso, finirono in fretta i compiti e rimasero in camera di Ryo, abbracciati l’un l’altro, assicurandosi che non era stato un sogno, che erano insieme, che Takanori aveva trovato la persona che l’avrebbe salvato, che Ryo aveva finalmente accanto a sé la persona di cui era perdutamente innamorato.
Quando vennero le 18 Ryo riportò Takanori a casa.
Camminarono tenendosi per mano, incuranti dei strani sguardi dei passanti, consapevoli di essere finalmente felici.
Arrivati al condominio dove abitava Takanori, Ryo catturò anche l’altra mano del biondino portandolo davanti a sé. 

“Posso fidarmi a lasciarti andare, Taka?”

“Domani mi riavrai, Ryo.” gli disse Takanori con un sorriso appena accennato.

“Ti farà del male?”

“Non lo so, Ryo. Ma questa giornata è stata talmente bella che penso che sì, mi farà del male.”

“Vieni da me. Ti prego.”

“No, Ryo. Me la saprò cavare…”

Lo guardò in quegli occhi che amava più di qualsiasi altra cosa, perdendosi in quel profondo nero, lasciandosi trasportare dalla dolcezza che trasudavano.

“Ryo, io so che un giorno mi porterai via da lui. Ma per ora devi portare pazienza.”

“Va bene Taka…” 

Si abbracciarono dolcemente.

“Buonanotte Ryo.”

“Buonanotte Taka.” 

Si scambiarono un ultimo bacio, appassionato e molto dolce. Rimasero a guardarsi per un ultimo attimo prima che Takanori entrasse in casa. 





 

“E com’è stato?”

Ryo sorrise. “Sapeva di fumo. Sapeva di amore… Sapeva di Takanori.”

“Direi che quindi come primo bacio non è andato male, eh?” rise Kouyou.

“No, anzi…”

“Sono orgoglioso di te, Ryochan.” era raro che Kouyou lo chiamasse così. 

“Suvvia Kou. Non ho fatto niente di straordinario.”

“Chiedere alla persona che ami di stare con te non è niente di straordinario, Ryo? Vai a dormire, mi sembri parecchio stanco!” scherzò Kouyou.

“D’accordo Kou-kou, vado. Ci si vede domani a scuola.”

“Ovviamente! ‘Notte Ryo.”

“Buonanotte Kou.”

Il futuro non poteva essere più luminoso. Ne era certo, non sarebbe mai finita. 







Fanciulz amate <3
Altro capitolo diverso dal solito, eh? ^^ Avete appena letto un altro dei miei capitoli preferiti, lo adoro. 
Cosa ci volete fare, sono un'inguaribile romantica, io. Specialmente quando si tratta di Ruki e Reita, proprio non riesco a non immaginarmi storie d'amore dolcissime. Datemi pure della baka, non mi offendo çç Spero vi sia piaciuto esattamente come piace a me, e di non aver tralasciato errori. L'ho rincontrollato tipo 20 volte, non dovrebbe essermi sfuggito nulla. Vi ringrazio come sempre delle vostre meravigliose recensioni, non so come farei senza di voi <3 GRAZIE. 
Al prossimo capitolo, bellissime <3
Yukiko H. 

P.s-Mi volevo scusare se non posto più il mercoledì, ma gli esami universitari si stanno avvicinando, e per colpa dello studio cerco di postare appena posso, che sia mercoledì o martedì. Spero di poter continuare ad aggiornare anche in piena sessione d'esame, spero abbiate pazienza çç 
Un bacione a tutte!! **
  
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