Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: DarkShadow_99    06/05/2014    0 recensioni
Le note delle giornate si succedevano una dopo l' altra, incatenate tra di loro, come le bolle di luce dei lampioni che a pensarle giù, in strada, chiazzavano i marciapiedi dilatando briciole di stelle cadute.
Precipitate.
Come si sentiva lui quando Michele non c' era: precipitava senza mai atterrare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO ONE EHEHEHE

Cause In The End: What Are You Without Me?






I'm waking up,
I feel in my bones,
enough to make my systems grow.
Welcome to the new age,
to the new age.
Welcome to the new age,
to the new age.
[Radioactive-  Imagine Dragons]





Dicono che i sogni abbiano sempre un fondo di verità, che dietro le immagini sfilacciate e nebulose dei nostri sogni più agitati si nascondano le parole segrete dei desideri incofessati.
In somnis veritas.
La fragilità mera e scomposta di un cuore fragile perchè giovane, inesperto, pieno di speranze da dilire col tempo nella realtà stinta e fin troppo scialba a volte.
Andrea non credeva in quelle sciocchezze e, se lo faceva, fingeva bene il contrario.
Se fosse stato vero quel che si diceva, avrebbe avuto di chè preoccuparsi.

Si poteva aver paura del fuoco alcontempo desiderarlo come l'aria?

Si potema amare ciò che sarebbe stato meglio, naturalmente, odiare invece? Quello che solo volendo avrebbe potuto distruggerlo, riducendolo in cenere e brandelli vaporosi di nulla? Che compariva ogni notte con un vibrare sommesso in petto e poi scoloriva al risveglio, nell'ultimo bagliore dell'illusione?

Lacrime incredule e uno stropicciarsi d'occhi assonnato e smarrito, un torpore che riusciva a blandire a malapena il vuoto e la solitudine, la verità schiacciante di una bugia indisciplinata.

Cadere nell'errore più comune e peggio, perfino banale, ma col sorriso sulle labbra e gli occhi ridenti di chi pecca con piacere?

Si, diceva ogni mattina al suo riflesso nello specchio.
Mille e uno volte si.
Sempre e per sempre, si.



___________



15 Gennaio 2014, Roma.

Era come l'armonico insieme di una canzone.
Le note della giornata si succedevano una dopo l'altra, incatenate, come le bolle di luce dei lampioni che a pnsarle giù, in strada, chiazzavano i marciapiedi dilatando briciole di stelle cadute.
Precipitavano.

<< Allora, come ti senti? >>
Andrea roteò la sigaretta tra le dita, indeciso se accenderla o meno.
<< Non mi sento. >>
Lo sguardo fisso di Michele fece alzare gli occhi al cielo al giovane, non riuscendo a fronteggiare lo sguardo scuro del moro.

Lo stava iniziando ad odiare.

<< Mi da fastidio, cioè, quando mi fissa così >> si affrettò a precisare il ragazzo, agitandosi leggermente sulla sedia in legno per la velocità delle sue stesse parole.

Rettifico, lo stava odiando.

<< Secondo me, con la parlantina che ti ritrovi staresti simpatico a Deadpool[1]. Ma fammi il favore di non programmare futuri incontri con Spiderman, perchè l' aria sarebbe talmente satura di sarcasmo da sopprimere l'ossigeno e ucciderci tutti. >> Dissè Michele, sorridendo comprensivo al più piccolo.

<< Non parlo quanto Deadpool, spero almeno di avere i miei limiti! >> esclamò, arricciando le labbra in quello che, a prima vista, dovrebbe rappresentare un broncio.
Si risistemò in una posizione degna di essere chiamata tale.

<< Cos' hai fatto? >> chiese l'uomo, indicandogli la fronte.

Un brutto taglio piuttosto lungo e fresco lo segnava sul lato sinistro; Andrea aveva evidentemente cercato di nasconderlo alla bell'e meglio sotto i ricci scuri, ma aveva altrettanto evidentemente fallito.

<< Non avevo un cerotto. >> biasciò, Andrea, sorridendo mentre si appiattiva i capelli contro la fronte.

<< Idiota, così peggiori. >> lo ammonì.

Michele esaminò con occhio critico il taglio; doveva esserselo fatto da poco, perchè il sangue aveva appena cominciato a crostificare ed era ancora umidiccio.
Non era troppo profondo, ma comunque nemmeno trascurabile.

<< Fammi indovinare, è stata Chiara? >> chiese con il sorriso di un bambino che ha risolto un indovinello stampato in faccia.

Andrea annuì, liberando una risata nervosa, tornando ad agitarsi sulla sedia.

I due avevano fatto amicizia da poco tempo, ma erano riusciti in qualche modo a sviluppare un rapporto molto forte e anche piuttosto insolito.
Andrea non aveva mai incontrato una persona che gli somigliasse tanto.
Aveva sempre ritenuto che Chiara fosse diversa da lui, non l' aveva mai vista parlane nè sorridere granchè, e da quel che aveva capito stava sempre da sola per sua scelta.
Ma, se c'era una cosa che Andrea aveva capito su se stesso, era che raramente capiva le cose nel modo giusto al primo sguardo.
Infatti, gli era bastata una conversazione nata per sbaglio pr comprendere quanto loro due fossero simili e quante cose -belle e brutte- avessero in comune.
In qualche modo erano diventati grandi amici.
Come se fossero dentro al disegno di un bambino che, non sapendo colorare, aveva sparso colore fuori dai bordi rendendo il tutto disordinato.
I loro sentimenti erano fuori dai confini.
Erano blande sfumate.

<< Dicevo -tossì Michele, giusto un po', quel tanto che bastava per atterare l'attenzione del più giovane- che puoi darmi liberamente del tu, non siamo in teparia nè tanto meno in ospedale. >>

Al sorriso di Andrea, il terapeuta continuò, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
<< Come stai? >>.

<< Stressato. >> mormorò con un tono di voce talmente basso da essere quasi inudibile.

<< Da cosa? >> chiese nuovamente, studiando con gli occhi ogni singolo movimento del giovane, notando solamente ora gli occhi socchiusi in segno di rilassamento.

<< Nulla, litigi a casa. "Sei una delusione" e cose così. >> alzò le spalle, tornando a puntare lo sguardo ambrato in quello scuro dell'uomo.

<< Tu pensi di deludere? >>

E, davvero, viene voglia di picchiarlo quando annuisce, con quel suo fare innocente.
Ma quegli occhi sono tamente bene che alla fine, Michele, si picchierebbe da solo.

<< Andrea, parliamoci chiaro. Un insegnante non è deluso dagli studenti. E' deluso da sè stesso perchè si ritrova incapace ad insegnare ai propri alunni quello che per lui sembra così facile da capire. Un genitore non è deluso dai figli; è deluso da sè stesso, perchè si era ripromesso di non fare da adulto gli stessi errori che i suoi genitori avevano fatto con lui. Gli amici o i conoscenti non sono delusi da noi; sono delusi da loro stessi perchè sembrano impossibilitati a trovare punti in comune con noi, dove in altre faccende risultava così dannatamente facile trovarli. Noi, alla fine dei giochi, siamo solo una valvola di sfogo delle delusioni che le persone provano nei loro stessi riguardi. Perchè le persone vogliono vincere: nessuno ama il secondo posto, figuriamoci il terzo. E tutti vogliono essere migliori, i primi della classe nella lezione della vita. Mi segui? >>

Andrea  annuì, seduto sull'attenti come un bambino al suo primo giorno di scuola.
Desideroso di saperne di più, di imparare di più.
Di conoscersi di più.

<< Bene. E cosa succede quando ci si accorge che nessuno può essere perfetto e bravo in tutto, e chiunque ha questa capacità? Ci si sete delusi da sè stessi, dall'idea che ci eravamo fatti di noi. E dobbiamo cercare immediatamente una valvola di sfogo. Ed allora gli studenti sono incapaci, ma gli insegnanti sono cattivi. Ed allora i figli non fanno nulla, ma i genitori non li capiscono. Ed allora noi siamo sempre depressi, ma gli amici ci abbandonano. A conti fatti però, siamo solo in un giro di valvole di sfogo reciproche, perchè è sempre verso di noi stessi che questa delusione si rivolge. Se ci fosse una soluzione precisa, per te che ami molto i fatti, direi che sarebbe quella d'iniziare ad apprezzare i nostri difetti, e cercare di lavorare per renderli pregi. Più persone lo fanno, meno persone saranno deluse da come sono. Meno persone saranno deluse da come sono, meno valvole di sfog ci saranno. Meno valvole di sfogo ci saranno, più facile sarà apprezzarsi a vicenda. Capito? >>

<< Dio, mi odio per non esserci arrivato prima io. >> rise, Andrea, con quel tono malinconico.

E, davvero, Michele non capiva.
Non capiva perchè generasse in lui così tanto scalpore, perchè si sentiva come schiacciare, opprimere, nel non avverire la resenza della sua risata, o percepire i suoi movimenti mentre gli parlava.
Era così... stupido, e... banale, e... così malsano, quel senso di tremore che lo invadeva, che neanche i suoi pensieri riuscivano a condurre un ragionamento preciso ed ordinato.

<< Il guaio di quando ti odi, è che raramente vuoi che le persone che ami si sporchino il cuore standoti accanto. >>

Andrea alzò finalmente lo sguardo, sorridendo in sua direzione prima di posare completamente la sigaretta in tasca.
Non mi serve, si disse, non ora.

<< Quindi, ti sporcherai tu il cuore al posto loro? >> ghignò il più giovane, tornando sicuro di sè.

<< Come ho detto e ripeto, non sei in terapia. Ti seguirò solamente quando ne avrai bisogno. Ovvero, farò da tua valvola di sfogo. >> sorrise, Michele, in quel modo puro e sincero, privo di doppi fini.

<< Si. Si, mi sembra giusto? -corrugò subito la fronte, affrettandosi a correggersi- No! Non mi sembra per niente giusto. >>

<< Avanti Andrea, hai superato problemi, traumi, delusioni d'amore come tutti gli adolescenti della tua età. Ed ora eccoti qui. Certo, magari non sarai Spiderman ed è tremendamente dura accettarlo, ma vai avanti così e lascia fare a me. >> rise di sè stesso, puntando lo sguardo in quello divertito del ragazzo in questione.

Sorrise, nel notare Andrea in difficoltà di parole.
Era tenero, gli faceva venir voglia di sorridergli per sempre.
Una cosa piuttosto strana, ma aveva smesso di farsi troppi problemi quando, di punto in bianco, il più piccolo rise.








Note autrice:

Allora peolpe, sono riuscita ad aggiornare, yah.
Comunque, una piccola nota:

[1] Deadpool , il cui vero nome è Wade Winston Wilson, è un personaggio dei fumetti creato da Fabian Nicieza e Rob Liefeld, pubblicato dalla Marvel Comics.
A causa della sua parlantina inarrestabile viene chiamato The Merc with a Mouth, il Mercenario Chiaccherone.

Bene, detto ciò, lascio a voi i commenti (non so cosa altro dire ahahaha)
ci vediamo al prossimo capitolo! Spero che questo si astato di vostro gradimento :3
Un bacio a tutti!

_Dark_







  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: DarkShadow_99