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Autore: _Fedra_    06/05/2014    2 recensioni
Il primo giorno di scuola, il Cappello Parlante assegna Edmund a Serpeverde non appena sfiora la sua testa.
Ma siamo sicuri che la Casa più famigerata di Hogwarts sforni esclusivamente maghi e streghe cattivi?
E se il ragazzo destinato ad affiancare Harry Potter nella lotta contro Voldemort si trovasse proprio lì?
* AU in cui i Pevensie sono dotati di poteri magici; nuovi pairing e personaggi per entrambe le saghe *
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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CAPITOLO 22

Missione al Ministero della Magia

~

 
 
 
 
 
 
Jane rimase come pietrificata.
Erano anni che non sentiva suo fratello urlare in quel modo, con le mani premute contro la cicatrice in fiamme.
Fu come risprofondare nell’incubo dei primi tempi nel mondo magico, quando sembrava che Voldemort si nascondesse ovunque.
Senza curarsi delle decine di sguardi puntati su di lei, la ragazza attraversò di corsa le file di banchi per inginocchiarsi accanto a Harry, prendendogli il volto tra le mani.
Un attimo dopo, i loro occhi verdissimi si incontrarono.
–Felpato – sussurrò il ragazzo a mezza voce. – Ha preso Felpato.
Jane si sentì stringere lo stomaco in una morsa d’acciaio.
Era fin troppo chiaro che Harry aveva appena avuto un’altra visione.
La cicatrice aveva assunto un allarmante color rosso sangue, come accadeva ogni volta che Voldemort era vicino, dannatamente vicino.
–Mio fratello non si sente molto bene – disse la ragazza rivolgendosi alla commissione. – Posso accompagnarlo in infermeria? Stavo giusto per consegnare.
Gli anziani esaminatori si lanciarono un’occhiata di sottecchi, poi il presidente rivolse alla ragazza un rapido cenno d’assenso.
Jane rivolse loro un timido sorriso di riconoscenza, aiutando Harry a rimettersi in piedi e accompagnandolo fuori dalla Sala Grande, il suo braccio sottile stretto attorno alle sue spalle.
–Sei sicuro di quello che hai visto? – gli chiese una volta al sicuro da orecchie indiscrete.
–Eccome se sono sicuro! – esclamò Harry con il fiato mozzo. – Ero di nuovo nella testa di Voldemort. Ho visto tutto.
–Sssssh, calmati, per favore! Raccontami la visione.
–Voldemort ha portato Sirius nell’Ufficio Misteri. Voleva costringerlo a prendere una cosa per lui, una specie di sfera di cristallo, ma Sirius si è rifiutato e allora… – Harry represse a fatica un gemito di dolore, portandosi una mano alla cicatrice. – Lo sta torturando, forse da ore. Ha detto che lo ucciderà, alla fine.
Gli occhi di Jane si colmarono di orrore.
–Che facciamo? – domandò in preda al panico.
–Dobbiamo andare da lui!
–No! E se fosse quello che Voldemort vuole?
–Jane, per favore! Sirius morirà, se non interveniamo! Lo abbiamo fatto tante altre volte.
–Allora Voldemort non era altro che un’inoffensiva nuvola di vapore e niente più. Ora è tornato ed è più pericoloso che mai. Non so quante possibilità avremo di sfuggirgli.
–Io ci sono riuscito lo scorso giugno! Da solo!
–Non mi va di sfidare la sorte in questo modo, fratello. Abbiamo bisogno di un aiuto per riuscire a entrare lì dentro.
–Non dire sciocchezze. Ci siamo già stati, sappiamo come fare.
–Dove credete di andare? – domandò in quel momento la vocetta acuta di Hermione alle loro spalle.
Entrambi i gemelli trasalirono nel momento in cui se la videro comparire davanti seguita a ruota da Ron, Neville e Susan.
–Voldemort ha preso Sirius e lo ha portato nell’Ufficio Misteri. Qualcuno dica a mio fratello che è una follia cercare di andarlo a recuperare da soli – disse Jane con determinazione.
–Parla quella che l’anno scorso è andata di sana pianta dritta dentro la casa di Alhena Black – la beccò Harry furibondo.
–Ed è stata una sciocchezza, lo so – tagliò corto l’altra esasperata.
–Jane ha ragione. Se davvero Voldemort è a conoscenza del fatto che le vostre menti sono unite, userei questa risorsa per farti fare esattamente quello che voglio – osservò Hermione saggiamente.
–Vi sembra questo il momento di stare a discutere? Ogni minuto perso potrebbe essere sottratto alla vita di Sirius! – ululò Harry sul punto di esplodere.
–Calma, dimentichi che noi possiamo sapere se Sirius è stato veramente rapito – proseguì Hermione.
–Ah, sì? E come?
–L’Ordine della Fenice, ovvio.
–E come credi di riuscire a contattarli, con tutti i camini della scuola controllati dalla Umbridge?
–Si dà il caso che ce ne sia uno che non lo è affatto: il suo!
Un lampo di gelo percorse i ragazzi al solo pensiero di penetrare di nascosto nell’ufficio dell’Inquisitore Supremo.
Ma, in fondo, che scelta avevano?
–Dobbiamo lavorare di squadra per riuscire a distrarla – intervenne Neville. – Per esempio, io e Ginny potremmo andare al secondo piano e dire che è pieno di Gas Strozzante. Con tutto il macello che sta succedendo in questi giorni, credo che basti la parola per scatenare il panico.
–Ottima idea, Neville! Io e Ron, invece, potremmo distrarre Gazza dicendogli che Pix sta radendo al suolo il Dipartimento di Trasfigurazione – soggiunse Susan in tono pratico.
–Potremmo andare direttamente da Pix per farglielo fare per davvero – azzardò Ron.
–Hai le spalle coperte, Harry. Devi solo entrare in quell’ufficio e cercare di scoprire la verità – disse Hermione determinata.
Il ragazzo posò lo sguardo su ciascuno di loro con aria critica, pronto a rovesciargli addosso uno dei suoi celebri monologhi sul fatto che non volesse mettere in mezzo nessuno, quando l’ennesima fitta alla cicatrice gli fece capire che era meglio sbrigarsi ad attuare il piano.
Dopo essersi divisi i compiti, Harry, Jane e Hermione sgattaiolarono verso l’ufficio della Umbridge, appostandosi dietro l’angolo.
Dopo pochi minuti, un ragazzo di Serpeverde bussò alla sua porta, affermando che il corridoio del secondo piano era pieno di Gas Strozzante e che due studentesse del secondo anno avevano appena rischiato la vita.
Non aveva nemmeno finito la frase, che la Preside si era lanciata fuori dalla stanza, sparendo come una furia oltre le scale con il ragazzo al seguito.
Con un sorriso di intesa, i ragazzi sgusciarono nell’ufficio.
Hermione e Jane si misero di guardia con le bacchette sguainate, mentre Harry afferrava una manciata di Polvere Volante e la lanciava nel caminetto acceso.
Subito le fiamme divennero di un acceso color verde brillante.
–Numero 12 di Grimmauld Place – disse il ragazzo mentre la cenere infuocata gli entrava nelle narici.
Subito ebbe la sgradevole sensazione che la testa gli si staccasse dal corpo e venisse lanciata a chilometri di distanza.
Un attimo dopo, nel suo campo visivo comparve una squallida stanzetta semibuia, in cui si intravedevano le gambe di molte sedie: la cucina di Sirius. La figura incartapecorita di un vecchio Elfo Domestico si aggirava sul pavimento sudicio.
–Kreacher! Ehi, Kreacher! – lo chiamò Harry disperatamente.
La creatura gli lanciò un’occhiata velenosa con i grandi occhi acquosi.
–Cosa desidera Harry Potter dal povero Kreacher? – domandò con falsa cortesia.
–Dov’è Sirius?
–Uscito.
–Come sarebbe a dire uscito? Per dove? Quando se n’è andato?
–Padron Sirius è uscito diverse ore fa e non è più tornato.
–Aveva detto dove andava?
Harry non riuscì a finire la frase.
Una morsa d’acciaio gli si strinse attorno alla gola, scaraventandogli la testa all’indietro.
In un attimo, tutto fu cenere e fumo, che gli invasero i polmoni come una pioggia di fuoco.
Poi, il ragazzo si ritrovò a pochi centimetri dagli occhi da rospo della Umbridge, che gli premeva la bacchetta sulla gola, tenendolo per i capelli.
Hermione e Jane erano inchiodate al muro, le mani bloccate da diversi giri di corda e tenute sotto tiro dal ragazzo di Serpeverde che era venuto a dare l’allarme.
Un attimo dopo, Malfoy e i suoi sgherri entrarono nella stanza, trascinandosi dietro Susan, Ron, Neville e, con somma sorpresa dei loro amici, Luna ed Edmund.
–Beccato mentre tentava di difendere la sorella – disse Malfoy rivolto a quest’ultimo, mentre Tiger gli mollava un violento spintone.
Il ragazzo non disse nulla, tenendo gli occhi bassi e le spalle curve.
Come gli altri, era stato legato e imbavagliato.
–Ottimo lavoro, ragazzi – si complimentò la Umbridge compiaciuta. – Credo che stanotte a Hogwarts ci saranno un bel po’ di espulsioni. E ora veniamo a noi, signor Potter. Con chi stava cercando di mettersi in contatto?
–Sono affari miei! – rispose lui sfacciatamente.
In tutta risposta, la Umbridge gli assestò uno schiaffo talmente forte da mozzargli il fiato in gola.
Jane lanciò un urlo, cercando disperatamente di divincolarsi dai legacci che la imprigionavano.
–Non importa. Se non vuole parlare di sua spontanea volontà, allora non mi lascia altra scelta. Signor Malfoy! Mi vada a chiamare il professor Piton, per favore.
A quella notizia, Harry si sentì sciogliere.
Forse c’era ancora una speranza.
Pochi minuti dopo, il professor Piton varcò la soglia dell’ufficio.
Il ragazzo non era mai stato così felice di vederlo in vita sua.
–Mi avete fatto chiamare, signora Preside? – domandò con la sua solita voce untuosa.
–Mi serve immediatamente una dose di Veritaserum per interrogare il signor Potter – rispose la Umbridge in tono imperioso.
–Sono spiacente, ma avete finito tutte le mie scorte per interrogare gli studenti sospettati di illegalità. A meno che non voglia avvelenare Potter, e in tal caso avrebbe tutta la mia simpatia, non potrò fornirle dell’altro Veritaserum se non prima di un mese.
–Grazie lo stesso, Severus. Il suo contributo non è più richiesto in questa faccenda – tagliò corto la Umbridge fumante di rabbia.
–HA PRESO FELPATO! LO HA PORTATO NELLA STANZA DOV’Ѐ NASCOSTA! – gridò Harry non appena vide che il professore stava per lasciare la stanza.
–Felpato? Chi è Felpato? – domandò la Umbridge sospettosa.
–Non ne ho idea. In fondo, sappiamo tutti che Potter è pazzo. Buona serata – rispose Piton, congedandosi in tutta fretta.
Se c’era ancora una speranza di salvare Sirius, era scivolata via dalle loro mani proprio in quell’istante.
–Non importa. Vuol dire che lei non mi lascia nessun’altra alternativa, signor Potter – proseguì la Umbridge con calma. – La Maledizione Cruciatus basterà a scioglierle la lingua.
–NOOOOOOO!!!!!
Sia Jane che Hermione lanciarono un urlo, mentre Edmund e Neville presero a divincolarsi come due furie.
Nel vedere che la Umbridge stava puntando con sadica calma la bacchetta contro Harry, Jane sferrò un calcio negli stinchi di Goyle, facendo per liberarsi, ma il ragazzo l’afferrò per i capelli e la scaraventò a terra, inchiodandole la faccia al pavimento.
Edmund urlò, ritrovandosi la bacchetta di Montague conficcata nel pomo di Adamo.
–Tu, carina, hai qualcosa da dire? – domandò la Umbridge con voce zuccherosa, afferrando Jane sotto il mento e costringendola ad alzare la testa.
–Vecchia vigliacca schifosa! – ringhiò la ragazza fissandola con odio.
Crucio!
L’intera stanza venne invasa dalle urla di Jane, che si accasciò a terra prendendo a contorcersi in preda al dolore atroce che le divorava ogni singolo centimetro di pelle, come se fosse trafitta da tanti aghi incandescenti.
Nel vedere la ragazza sotto tortura, Edmund perse completamente il lume della ragione.
Soffocando un urlo bestiale, il ragazzo si avventò contro Montague, colpendolo allo stomaco con un calcio; poi si avventò sulla Umbrigde.
Bastò il contatto con le sue mani legate per farla crollare a terra priva di sensi, come se fosse stata colpita da una potentissima scossa elettrica.
Le urla di Jane cessarono all’istante.
Edmund corse al suo fianco, facendole scudo.
Gli occhi della ragazza erano carichi di orrore.
–Attento, Ed!
In quel momento, Malfoy tentò di colpire Edmund alle spalle, ma fu fermato da Susan, che lo centrò con un calcio.
Tutti gli altri prigionieri accorsero in suo aiuto, scagliandosi sui Serpeverde con una ferocia inaudita.
In pochi attimi, tutti furono liberi, mentre l’intera Squadra d’Inquisizione si ritrovò legata e imbavagliata lungo il muro assieme alla Umbridge.
–Jane! – esclamò Harry correndo incontro alla sorella e stringendola tra le braccia.
La ragazza scoppiò in singhiozzi sulla sua spalla, scossa dal dolore e dalla paura.
–Ssshhh, è tutto finito – la confortò il fratello accarezzandole dolcemente i capelli e la schiena.
Edmund restò in disparte, aiutando gli altri a recuperare le loro bacchette.
Aveva il volto pieno di lividi e graffi a seguito della colluttazione, ma poco gli importava.
Nelle sue orecchie echeggiavano ancora le urla di Jane.
Non avrebbe mai creduto che la persona che amava potesse subire ciò che aveva passato lui.
In quel momento, avrebbe tanto voluto uccidere la Umbridge, se solo avesse potuto.
–Sei stato un vero leone, Ed – si complimentò Neville battendogli una pacca sulla spalla, ma lui neanche se ne accorse.
–Allora, come andiamo a Londra? – incalzò in quel momento Ron.
–Dopo tutto quello che è successo, volete ancora andare a Londra? – esclamò Harry esasperato.
–Non hai scuse, Harry. Non ti lasceremo da solo contro il nostro comune nemico. L’ES serviva a questo, no? Essere preparati ad affrontare Voldemort – intervenne Susan.
–Ma non intendevo andare a cercare il pericolo deliberatamente!
–Siamo tuoi amici, Harry, e questa è la nostra battaglia. Del resto, abbiamo forse altra scelta? – osservò Neville.
–D’accordo, d’accordo. E, secondo voi, come andiamo fin laggiù?
–Abbiamo un camino. L’unico che permetta di Smaterializzarci direttamente nel cuore del Ministero – disse Hermione puntando il dito alle sue spalle.
Harry lanciò un’occhiata al focolare.
–Voi siete pazzi – commentò esasperato. – E va bene. Io vado per primo.
–Io chiudo la fila – si offrì Jane.
Harry le mise una mano sulla spalla.
–Sono fiero di te, sorella – disse sorridendole dolcemente.
Jane lo abbracciò forte e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia.
–Ci vediamo dopo – gli sussurrò in un orecchio.  
Harry lanciò un profondo sospiro, poi afferrò nuovamente una manciata di Polvere Volante e la scagliò tra le fiamme.
–Al Ministero della Magia! – gridò mentre scompariva nel fuoco.
Gli altri lo seguirono titubanti.
L’ultimo fu Edmund, ancora scosso per quanto accaduto.
–Ehi.
–Cosa c’è?
La ragazza inspirò forte.
Il momento che stava aspettando da giorni era arrivato, eppure improvvisamente sembrava aver perso completamente l’uso della parola.
–Grazie – fu tutto quello che riuscì a dire.
In tutta risposta, Edmund le si avvicinò, stringendola in un abbraccio molto diverso da quelli che si era abituata a ricevere da lui.
La sua stretta si era fatta improvvisamente forte, ma allo stesso tempo dolce, come se temesse di spezzarle la schiena da un momento all’altro.
–Ti ricordi della promessa che mi hai fatto tempo fa? – domandò il ragazzo guardandola dritta negli occhi.
–Che non avrei mai permesso a nessuno di farti di nuovo del male? – mormorò Jane a mezza voce.
I loro volti non erano mai stati così vicini.
–Vale anche per te.
Detto questo, Edmund le sfiorò le labbra con le sue.
Jane strabuzzò gli occhi, incredula.
Non si era trattato di un vero bacio…o ?
In quel momento, la ragazza non avrebbe saputo dirlo.
–Niente di personale – disse Edmund abbassando lo sguardo. – Andiamo?
Jane annuì debolmente.
Aveva come l’impressione che le sue ossa si stessero sciogliendo a vista d’occhio.
–Andiamo.




https://www.youtube.com/watch?v=W85beCb0-EA
Peppepeppepepepppeeeeeeeeeeeee buongiorno! :)
Per caso anche voi state facendo i trenini per tutta casa dopo aver letto questa scena? Ebbene sì, ci ho messo una settimana esatta a scrivere le ultime dieci righe, ma ce l'ho fatta! 
Come pensate che evolva la situazione?
E cosa accadrà ora che i nostri eroi si troveranno ad affrontare Voldemort?
Lascio la questione aperta. Nel mentre, godetevi la festa! * io stessa non sono mai stata così felice di scrivere una scena di bacio come questa, forse perché sono particolarmente affezionata ai protagonisti *

Come sempre, vi lascio il link della pagina, dovessi riuscire a scrivere presto il nuovo capitolo e ad aggiornare in anticipo: 
https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra?fref=photo

A presto! :D

F.
  
 
 
    

 
   
 
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