Questi personaggi non mi appartengono e sono stati ideati da Stephenie Meyer: Grazie Steph!
Neve
Erano i primi giorni di dicembre e la città
era completamente ricoperta da un soffice strato di neve, che veniva
generalmente accolta con grande entusiasmo a Forks, come piacevole alternativa
alla pioggia che per gran parte dell’anno cadeva sulla città.
I ragazzi della
scuola superiore, l’unica esistente a Forks, si radunavano nel cortile e si
divertivano a giocare a palle di neve, fino a quando non si trasformava in
poltiglia sporca e mezza sciolta.
Ma una di loro, una ragazza pallida quasi
quanto la neve, quel giorno camminava distratta nel parcheggio, dirigendosi
verso il suo pick up rosso; non sembrava nemmeno essersi accorta della battaglia
che infuriava attorno a lei e gli altri ragazzi non sembrarono
notarla.
Certo, se fosse stato tutto come doveva essere, Bella Swan sarebbe
probabilmente rimasta nascosta nella scuola fino alla fine della battaglia;
perché lei odiava la neve ed era praticamente certo che camminando in mezzo a
ragazzi che giocavano a palle di neve, sarebbe scivolata. Magari sarebbe stata
anche in grado di fare cadere tutti con uno spettacolare effetto domino.
Ma
ormai niente era più come prima nella vita di Bella: si era a malapena accorta
che aveva nevicato, non si accorgeva più di niente ormai.
Erano passati più
di due mesi da quando lui se n’era andato, e da allora lei aveva smesso di
vivere.
Si muoveva con movimenti automatici, senza pensare, senza vedere,
senza sentire nulla. Ma forse è sbagliato dire che non sentiva nulla: lei
sentiva Il Nulla.
E le andava bene, perché questo le permetteva di andare
avanti a fingere di vivere. Se si fosse fermata e avesse lasciato che il dolore
l’avvolgesse sarebbe morta, ne era certa. Così si era trasformata in una specie
di fantasma. Cercava di pensare il meno possibile a Edward, e per farlo aveva
smesso di leggere, di ascoltare musica, di guardare la tv: evitava qualsiasi
cosa potesse ricordarlo.
Anche adesso guidava verso casa in silenzio, senza
sentire neanche il rombo del vecchio motore.
Arrivò a casa senza quasi
accorgersene. Suo padre era ancora al lavoro, meglio così: non avrebbe dovuto
fingere di essere felice. Andò in camera sua per fare i compiti, ma si accorse
di averli già finiti il giorno prima.
Rimase per un attimo in piedi al centro
della stanza, senza sapere cosa fare. Aprì l’armadio senza una ragione precisa e
il suo sguardo venne attirato da un sacchetto scuro sul fondo: l’autoradio che
Emmett aveva montato sul suo pick up il giorno del suo compleanno.
La mente
corse disperatamente a quel giorno, incapace di trattenersi. Improvvisamente il
Nulla dentro di lei si dissolse e una fitta di dolore insopportabile la
colpì.
Iniziò a piangere.
“No,no…ti prego…” Mormorò a se stessa,
inutilmente. Le immagini di Edward iniziarono a scorrerle nella testa,
spietate.
Corse fuori dalla stanza, giù per le scale e fuori, in
giardino.
Si lasciò cadere nella neve, dondolandosi avanti e indietro, le
ginocchia strette al petto.
“Perché... perché…?!” Continuava a piangere. Si
sdraiò e affondò il viso nella neve fresca: pessima idea.
Era fredda, fredda
come le sue mani che le accarezzavano il viso, come le sue labbra che la
baciavano… Scosse la testa, nel tentativo di scacciare quei ricordi dolorosi,
inutilmente. Allora vi si abbandonò senza speranza e chiuse gli occhi. Rimase
così per un tempo indefinibile e alla fine si addormentò senza rendersene
conto.
Era in una foresta sconosciuta. -Strano-
Pensò -Devo essere morta alla fine… Povero Charlie, spero che non sia lui
a trovarmi…-
In quel momento si accorse di non essere sola: c’era un ragazzo
pochi metri più avanti, le dava le spalle e stava osservando qualcosa per terra,
in cerca di tracce invisibili.
Era Edward, più bello di come lo ricordasse,
con i capelli bronzei spettinati. Si avvicinò correndo.
“Edward!” Lo
abbracciò, ma lui non ricambiò. Non sembrò nemmeno accorgersi di lei e continuò
a osservare le piante circostanti.
“Edward… Scusa, non ho mantenuto la
promessa…Non ce l’ho fatta.”Lui non diede segno di aver sentito una
parola.
Bella si avvicinò per osservarlo meglio. Era Edward, non c’era
dubbio, i suoi occhi erano neri e profondi ma non assetati: erano infinitamente
tristi, la stessa tristezza che provava lei.
Lui si allontanò di qualche
passo ed entrò in una macchia di luce. All’istante la sua pelle candida divenne
abbagliante.
“Oh, Edward. Mi sei mancato troppo.” Non le importava che non
potesse sentirla, l’importante era poter stare con lui, vederlo di nuovo. Tremò:
sentiva freddo. Eppure in quella foresta la temperatura doveva essere abbastanza
alta, sembrava quasi un posto tropicale.
Sentì il rumore di un’auto; si voltò
ma non c’era niente. –Dev’essere Charlie che torna a casa… Allora non sono
ancora morta… -
Si voltò spaventata verso Edward: non voleva andarsene. Udì
il rumore della portiera dell’auto della polizia che sbatteva…
“Ti amo,
Edward” Sussurrò e lo baciò.
Si risvegliò nella neve e si alzò di corsa,
Charlie non l’aveva ancora vista.
“Bella! Mio Dio perché sei tutta bagnata?!”
Le chiese lui preoccupato, quando la vide spuntare dal retro tremante e
infreddolita.
“Non è niente papà, sono solo scivolata. Sto bene.” Mentì
entrando in casa.
A migliaia di chilometri di distanza, in una
foresta nel sud del Brasile, Edward si sfiorò le labbra.
Gli era sembrato di
sentire un tocco caldo, un bacio… Scosse la testa e tornò alla sua
caccia.
Bè, ecco qua. So che non è un granchè, comunque grazie a tutti quelli che hanno letto, mi farete ancora più felice se lasciate anche un commentino... :)
Phoenix88