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Autore: Ellie_x3    06/05/2014    4 recensioni
"Lucretia" fu certamente il primo e l'ultimo nome a sfiorare le mie labbra.
Lucretia, in una tomba di fango.
Lucretia, in vestito bianco.
Lucretia, cantava a bocca chiusa. In delirio.
Lucretia, viva e basta.
Che trascinò con sé nell'ombra anche me, il mio corpo ed i miei sentimenti.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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  Third Sight - Forever

Wicked Souls

 

Oh, Dio.
Perdonami, perdonami, perdonami.

"How will we build it up,
build it up, build it up?"

 

"C'è un corvo che canta sulla torre di Londra, perché la Regina ha perso la testa.
Hanno ucciso il suo innamorato e suo fratello è stato arrestato."


Ero viva per miracolo.
O, per meglio dire, ero viva grazie alla dannazione eterna così graziosamente concessami dai Fratelli: nel mio piccolo mondo egoistico lo consideravo un regalo, un dono. Il mondo puzzava di putrido, di fango, di marcio, ma erano odori che mi facevano sentire viva: il fumo nero dei camini era cento volte meglio della terra bagnata e dei vermi.
La mia tomba era una semplice cassa di legno non aveva un boccaglio né una campana: mi avrebbero uccisa la disattenzione e la fretta di chi diceva d'amarmi se non fossero giunti Loro a salvarmi.
Il mio amato non conosceva la morte, non la distingueva dal sonno profondo.
La morte apparente regala i più dolci fra i sogni, ma il risveglio nel buio riserva la più cruda realtà.

Per questo smisi di avere paura dei Fratelli, che per me divennero padri, guide e amanti. Grazie ad un solo tributo di sangue, grazie al pungere delle zanne di belva di Carne affondate nella mia ferita. La vita al prezzo di un fiume scarlatto -- ma non veniamo tutti al mondo così?
Tra luce e urla di dolore e carne lacertata e sangue.
Togliendo la vita a chi ce la dona.


"Oh sorella, sorella amata, quale torto vi ho fatto mai?
Vivrai col tuo John lontana da Corte, ma il corvo piange su questa mia torre. "

 

"Smettila, Carne. Non è affatto una canzone piacevole".
Carne non mi guardò nemmeno, ma Ombra mi rivolse un sorriso affilato. Era fatto di nebbia e fumo, Ombra, etereo e minaccioso come una nube temporalesca all'orizzonte, ed gni movimento della sua bocca era una mezza luna aperta sull'oltretomba.
Era un presagio, le sette Vacche Magre delle scritture, il Vitello Rosso dell'apocalisse. Se Carne era il Nilo intriso di Sangue, Ombra era l'Angelo della Morte e la Carestia.
Quella creatura si rivolgeva a me spesso, a volte come un padrone ed altre come un fratello, ma non emetteva mai veri e propri: i suoi sussurri erano refoli d'un vento fetido.
Amava mimare le risate, però.
"Pazienta." 
"Mi infastidisce questa canzone, Ombra. Ti prego, digli qualcosa..."
Improvvisamente il canto di Carne si placò, smettendo di inondare il porto con la sua voce piena.
“Con più dolcezza, piccola." mi rimproverò lo spettro, amabilmente. Era più beneducato del mio Lord, più aggrazziato sotto la luce fumosa del Tamigi, ma il suo ghigno scricchiolava di denti che sbattevano tra loro e tendini sul punto di spezzarsi. "Non puoi imbrogliare la morte con dei modi da contadina."
Aggrottai la fronte ma non dissi nulla; punta sul vivo, mi scostai i capelli dal viso. Avevo raccattato un abito consunto grazie alla carità di una vecchia signora e mi ero lavata nelle acque del fiume, tuttavia mi sentivo ancora piccola e sciocca.
"Allora come posso mai fare?" domandai.
“Stando con noi, piccola. Impara."
Più che mai conscia della sua forza e saggezza, nonostante ignorassi dove un tale Essere avesse mai potuto diventare tanto simile ad un dio, sapevo di volerlo ascoltare.
Ditemi: cos'altro avrei potuto fare?

Ormai vivevo con i Fratelli da due notti. Mi nutrivo della loro compagnia come un assetato nel mezzo del deserto e loro, inaspettatamente, apprezzavano la mia.
Quando mi ero svegliata, Carne aveva accettato in tributo in Sangue e Ombra ne aveva preteso uno in spirito: era il loro prezzo per l'avermi ascoltata, poiché nessuna bambina nel pozzo viene salvata senza pagarne lo scotto.
A modo loro, in fondo, non chiedevano molto.
Non spiegarono mai cos'ero diventata, ma sapevo di non dover mangiare né bere. Sapevo che i Fratelli vivevano abitualmente vicino alle acque torbide e nere del Tamigi e, se finivamo per allontanarci troppo, Ombra piagnucolava. Se pioveva, però, il suo sorriso di fumo si addolciva.
Carne si spalmava sulle membra giallognole i liquami del fiume; se non lo faceva, gli avevo visto pendere la carne dalle ossa, staccarsi brandello dopo brandello.
Ma nelle giornate di pioggia diventava quasi bello, come un principe il cui sortilegio è stato spezzato dal bacio silenzioso di un cielo che piange.
La sua voce e il suo canto, però, rimanevano echi di sventura.

"Il re era una preda ambita ed una sorella ha perso la vita.
A Mary per Anne si stringe il cuore, ma ora nulla la salverà dalla scure."

 

#

 

Alla vigilia della terza notte passeggiavamo per una strada senza nome, costeggiando il fiume.
Avevo visto gli ultimi studenti uscire dalle biblioteche, poi coppie di amanti nascosti, infine giovanotti ubriachi. Passando accanto ai loro gruppetti ridanciani mi vergognai dei miei abiti laceri, ma nessuno si accorse di noi.
"Non possono vederti a meno che tu non lo voglia. E, quando lo vorrai, potrai far tua la loro assenza." mi istruì Carne con voce dolce, sfiorandomi lo zigomo con un indice ossuto.
Mi avvicinai per accettare quella carezza, come un cane.
"Qualcosa ti turba, Lucretia?" mi chiese e, in quel momento, una ruga grigiastra gli solcò la fronte cinerea. Ero la loro preziosa Bambina Salvata dal Pozzo, non potevo stare male.
Annuii.
"Ultimamente, sento la fame." risposi.
Non mi offrì consolazione, sul momento, ma la notte seguente Ombra mi guidò in un angolo del porto infestato dai topi. Fischiò una melodia che pareva uscire da un flauto traverso, malinconica e seducente, etereo sotto la luce lunare.
Apparve una giovane donna dall'aspetto pulito, con un cestino di violette al braccio e una cuffietta graziosa.
"Chi suona?" chiese, e capii che era stata incantata dalla canzone fatata dello spettro.
Ombra stava di spalle, rivolto al fiume, ma colsi il guizzo famelico nel suo sorriso a mezzaluna.
Sfamati, invitava. Menti.
"Io." risposi, con un passo avanti. La ragazza sbatté le palpebre e si posò una mano sul petto florido e coperto di pizzo. Era bella, quella bambina strappata troppo presto all'infanzia; sentivo già la sua carne sotto le mie dita, il suo fiato caldo contro i miei denti.
"Voi non avete strumenti." notò, ma la sua voce era flebile.
Forse le stava tornando un barlume di lucidità, forse era solo un'ovvietà sfuggita alle sue labbra distratte, ma fui assalita dalla paura -- paura che si svegliasse, che scappasse, e che tornassi ad avere più fame di prima.
Non le lasciai dire altro, folle di orrore verso me stessa, verso Ombra, verso Carne e il suo canto che mi esplodeva nelle orecchie. Folle di fame e paura.
Le fui accanto in una sola falcata, e ricordai i vermi che mi erano corsi addosso nella tomba e il sangue e la terra bagnata.

Il primo morso su quel bel braccio dalla pelle bianca rivelò zanne che non sapevo di possedere. La mia mente si strinse su sè stessa come un fiore di notte, cercando di ignorare la realtà di una bocca enorme, da lupo, da demone, e dell suono gorgogliante della carne lacerata.


Ma era solo un primo, goffo tentativo: provavo la fame dei mostri.


La ragazza non urlò quando le sfilai i nastri dal corpetto, lo aprii e sfiorai la pancia piatta e morbida; aveva già chiuso gli occhi e sembrava una figura sacra. Una Vergine Maria dai fianchi piegati all'indietro, abbandonata con il capo riverso e le vene scoperte sul collo che a malapena si reggeva in piedi.
Inarcai la dita, sentendo le giunture scricchiolare; le nocche si fecero pallide per lo sforzo. Tirai indietro il braccio e subito, senza pensare, lo feci scattare in avanti: l'effetto fu quello di una freccia scagliata ad una terribile velocità, e non prestai attenzione al sangue che mi schizzò viso e capelli. La fioraia era verde in volto e il suo cuore batteva forte, ciò nonostante io mi aprii la strada tra la massa scarlatta e molle del suo stomaco. Sentii l'involto dell'intestino, il sacchetto che era il fegato, i tubicini delle vene, ma non era quello che volevo. Sorrisi quando le mie unghie impastate di carne incontrarono la consistenza morbida dell'utero, e la fame ruggì in me. Strappare il mio pasto non fu difficile, poiché si staccò con quel rumore feroce e meraviglioso che sono gli organi umani producono. Mi portai quel tenero brandello di carne alle labbra e non sentii più fame.

Ombra continuava a fischiare.

Ore dopo, quando oramai della fioraia rimanevano solo le ossa sul fondo del fiume ed avevo appreso che potevo apparire a prestanti giovani e ad attricette per soddisfare la mia fame, Carne mi consegnò un borsellino di velluto verde.
Erano le prime luci dell'alba e rabbrividii quando le sue lunghe dita gelide grattarono il palmo della mia mano.
"Compra profumo e stivaletti nuovi. Poi dei vestiti e un mantello per tenerti al caldo. Fa' che siano di buona fattura e scuri." un ghigno si disegnò sulle sue labbra "Siamo ancora in lutto, mia cara."
Dal momento che anche in vita non amavo i colori sgargianti non protestai: il nero mi andava bene, poiché aveva il potere di nascondermi e coccolarmi. Carne mi aveva dato ordini tali da assecondare i miei gusti e non potevo che essere grata per quella che era, certo, una fortunata coincidenza.
Tuttavia inarcai un sopracciglio e mi guardai attorno: tutti i lampioni erano ancora accesi e aveva appena cominciato ad albeggiare.
"È ancora notte fonda.” replicai “Nessun negozio sarà aperto adesso."
Ombra, che si era allontanato attirato dalla luce della luna riflessa sul Tamigi, tornò accanto a suo fratello nel momento esatto in cui questi gettava indietro la testa e scoppiava in una risata febbrile. Avrebbe potuto svegliare tutta Londra, ma non uno dei balconi si aprì per permettere massaie assonnate di affacciarsi sulla strada; non ci sentivano.
Non esistevamo, eppure lasciavano impronte e sbuffi di respiro condensato.
Tracce di morte.
Come angeli dell'Apocalisse, come Demoni nella notte.

Oh, Dio, cosa mi hai fatto?

“Sappiamo dove mandarti, bambina, fidati."
Naturalmente ciò mi bastò poiché mi fidavo dei Fratelli. Come avrei potuto fare altrimenti? Mi avevano salvata dalla condanna dell'essere divorata dall'eternità, dai vermi. Quando chiudevo gli occhi e mi immergevo nel fiume, mi sembrava ancora di sentire il silenzio infernale della bara: lo scricchiolio dei sassi attutito dal terriccio, lo strisciare dei vermi.
Feci come mi dicevano e, a partire da quella stessa notte, fui sempre abbigliata come una regina.

Anna Bolena; la mia testa rotolava giù dal ceppo ogni notte. La mia carne veniva tranciata dalla Spada Francese.
Jane Grey; morivo sola e bendata, trovando a tentoni il sollievo nella morte.

Una regina grondante di sangue, ma giuriai che la tomba non mi avrebbe riavuta.

Oh, Dio, non morirò mai, non è vero?
La realtà era che ero morta quella notte; i Fratelli mi avevano ucciso.
Ma non nasciamo tutti così?

#

 

Nonostante il cibo, il vino, il profumo dell'acqua e i vestiti, rimanevo una creatura insaziabile: non ero ancora del tutto felice.
La mia ultima domanda giunse la notte di metà settembre, mentre Ombra riposava con il suo capo impalpabile appoggiato sulle mie ginocchia. Quella sera Carne era di buon umore; ci aveva salutati con un bacio ciascuno e le sue risate folli erano riecheggiate per tutta la città, esplodendo nel silenzio come echi di tuoni. Ad un certo punto della notte era sparito per ore, ma al suo ritorno il suo bell'abito era lordo di sangue e liquidi.
Mentre Ombra suonava per noi l'avevo lavato e pulito, partendo dai suoi folti boccoli castani fino ai fianchi dalle ossa sporgenti, rendendomi conto di quando fosse grottesco non solo il suo viso, ma l'interezza della sua persona. I suoi occhi cerchiati di viola, scavati nel cranio, andavano cercando il mio sguardo e quello di suo Fratello.
Poi, con un fruscio, di nuovo allungò una mano e mi sfiorò il viso con le nocche ossute.
"Sei triste, Lucretia?" domandò.
Trassi un profondo sospiro e la musica di Ombra si chetò per un momento. Mi domandai, in silenzio, se quell'entità fumosa provasse curiosità nei confronti della mia richiesta.
"Confesso di essere triste, ultimamente."
Ah, avevo già pronunciato quelle parole!
Dovevo sospettare che non avrebbero portato ad altro che ad una realizzazione egoistica del mio desiderio. Dovevo sapere che qualcuno avrebbe perso la vita.
Tuttavia l'uomo è la peggiore e più crudele delle bestie.
Carne si leccò le labbra secche e screpolate, gocciolando acqua color del sangue.
"Perché? Non ti abbiamo dato tutto, mia piccola?"
"Non tutto." esitai. Prendendo un po' di acqua fra le mani a coppa la versai sul capo di Carne, che abbassò la testa docilmente.
Una bestia.
"Ero innamorata, prima di morire. Temo che quel sentimento non sia sparito."
"Ah...Milord è ancora nel tuo cuore, anche se quel cuore è polvere?"
"Ho paura di non liberarmene mai."
Dopotutto, l'amore provato dai fantasmi è una maledizione.
É amore, sempre amore, sempre, ma diverso; ossessivo, violento. Spettrale.
"É passato, bambina mia."
"Ma è amore." insistetti, in un sussurro. 
Amore, sempre amore, sempre.
Come per sempre eravamo noi.


Carne sorrise e fu come se l'intera città si facesse fetida e febbricitante. Un movimento di quella creatura in grado di causare una pestilenza, un sentimento di gaia perversione che prendeva forma su un viso solo apparentemente umano. Anche io risultavo tale agli occhi umani?
Forse ero come Ombra, invece: colui che quietamente soffiava una brezza sabbiosa e soffocante sul genere umano, portatore silenzioso di piaghe che, seppur penose come quelle in Egitto, non erano neanche lontanamente altrettanto sante.
O forse...forse ero solo Lucretia, una donna morta in una bara profonda come un pozzo, con ancora un cuore in grado di amare.
“Ti porteremo a vedere Milord, Lucretia." promise Carne e, in lontananza, sentimmo il rombo d'un tuono. "E se vorrai, se è davvero tuo desiderio, potrai averlo di nuovo."

 

"How will we build it up,
My Fair Lady?"

 
   
 
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