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Autore: Marra Superwholocked    06/05/2014    1 recensioni
Valery ha capito che colui che le sta di fronte è il Dottore che cercava. Ora potrà finalmente dirgli chi è lei. Ma un'oscura presenza sembra essere tornata e metterà a dura prova il nostro "Dottore stropicciato".
[Per leggere questa storia, dovete aver letto le prime due parti della trilogia di The White Panther]
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Jack Harkness, Master - Simm, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The White Panther'
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Scambio

 


Valery sbatté le palpebre velocemente e le sue pupille si adattarono al buio solo dopo svariati minuti. In un contesto normale avrebbe pensato che quella sensazione fosse piacevole, ma cadere nel vuoto infinito mentre il nemico per eccellenza del Dottore gli faceva chissà cosa non la tranquillizzava affatto. La sua “arma segreta” doveva tenerla ben nascosta e, dato che la sua stessa coscienza era stata imprigionata da quella del Maestro, era molto importante che lui non ne venisse a conoscenza.
Come ho potuto essere così stupida?, pensò Valery maledicendosi tra le lacrime. Ma quell'emozione era solo un'illusione.
Non aveva la più pallida idea di ciò che stava succedendo all'esterno e non aveva il benché minimo senso del tempo: il Maestro avrebbe potuto vincere senza che lei se ne rendesse conto ed era la cosa che più di tutte la terrorizzava. Stava quasi per abbandonarsi alla caduta senza fine quando si ricordò che quella era la sua mente: così come poteva essere rinchiusa in una gabbia dal suo aguzzino, poteva ribellarsi ad esso e riprendere – anche se in parte – il controllo di sé. Così, l'illusione del nero infinito si tramutò in pareti ben definite che, dal colore della notte profonda, passarono prima al color della grafite, poi ad un bianco sporco ed, infine, si stabilizzarono sul bianco più puro che una mente possa creare.
I suoi piedi toccarono delicatamente il suolo e sul suo viso apparve un sorriso compiaciuto. Programmare non era mai stato il suo cavallo di battaglia, ma lì per lì si sentì forte come un leone e, perciò, capace di tutto. Era come se una potente scarica elettrica attraversasse il suo corpo chiamandola.
«Valery!»
Si girò. Tutto bianco. Provò la stessa sensazione di un carcerato in una cella di isolamento, con le braccia intrappolate in una morsa invisibile. Di colpo, si sentì mancare e guardandosi le braccia le vide sulla via della scomparsa. Attorno a lei, le pareti si ampliarono e le perdette di vista mentre avvertì sul petto uno strano peso. È questa la morte?, fu l'unica cosa che pensò. Poi, però, si rese conto che davanti ai suoi occhi si stava materializzando un volto, quello di un ragazzino di otto anni forse.
«Valery!» la chiamò il Dottore nel tentativo di riportarla indietro. Ecco di chi erano quelle forti braccia sulle sue. Poi la situazione tra i due gallifreyani si capovolse.
La voce si fece più flebile, quasi impercettibile, mentre il volto che aveva davanti si materializzò assieme al resto del corpo. Appariva così realistico e angelico che le sembrò di poterlo toccare. Come una parte a sé stante, la sua mano si allungò quel tanto che bastava per accarezzare la guancia paffuta del bambino che la guardava senza espressione. Non appena la sfiorò, nella sua mente passarono come treni ad alta velocità le immagini della vita del bimbo: gli occhi spalancati ed impauriti di fronte al vortice del tempo, i tamburi, l'esilio su una spiaggia terrestre, il professor Yana, la rigenerazione nel Tardis ed infine i suoi occhi.. Gli occhi di un assassino senza scrupoli.. Occhi diabolici iniettati di sangue che ridevano consapevoli della loro stessa follia.
Guardò in faccia quel bambino e capì subito chi fosse. «Povero piccolo» sussurrò passandogli attraverso e riducendolo in una nube immateriale e indistinta.
Ripreso il controllo di sé, Valery tornò a vedere le pareti e ci camminò proprio nel mezzo. Alla sua destra, come alla sua sinistra, apparivano al suo passaggio sempre due nuove porte. Non aveva idea di quel che vi fosse all'interno, si affidava semplicemente al suo istinto da Signora del Tempo.
Senza rendersene conto, le sue gambe si fermarono davanti ad una porta anonima quanto le altre, ma solo all'apparenza. La sua mano volò repentina sulla fredda maniglia e capì che era la porta giusta per portare avanti il suo piano. Mentre i cardini scricchiolavano, Valery tenne gli occhi chiusi, aspettandosi altre pareti immacolate e accecanti. Tuttavia, ciò che vi trovò dentro la sconvolse non poco.
I suoi occhi non vedevano altro che un colore: pareti nere, pavimento nero, soffitto nero. Tutto brillava ed era perfettamente pulito, in maniera quasi maniacale. Solo la luce, proveniente da nessun punto all'interno della stanza, era diversa – ma comunque tetra – e le permise di far caso ad un uomo rannicchiato su se stesso, con le ginocchia che sorreggevano il mento ed il resto del volto di un Maestro dagli zigomi scavati e dagli occhi persi nel vuoto.
I piani di Valery crollarono come un castello di carte, ma li ricostruì velocemente adattandoli alla nuova situazione. Le dispiaceva distruggere l'unica briciola di bontà del Maestro, ma se voleva evitare il peggio doveva farlo. E subito.
Si incamminò attraverso la stanza con quegli occhi tristi puntati addosso che acconsentirono subito quand'egli intuì le sue intenzioni. «Farà male?» le chiese.
«Solo all'inizio, poi ti sentirai libero.»
«Allora, ti prego, fai in fretta.» Staccò lo sguardo dal volto di Valery e si mise a fissare la parete che gli stava di fronte. Lei lo seguì e vide una specie di enorme schermo nero che proiettò le immagini di ciò che accadeva al di fuori di quella realtà: il Dottore ed il Maestro, sì, parlavano, ma uno sopra l'altro; il biondino sovrastava il Custode dell'Universo e le sue mani premevano sulla gola di quest'ultimo.
«Devi sbrigarti» disse il senno del Maestro.
Lei gli si avvicinò di più per poi inginocchiarsi di fronte a lui. «Allora chiudi gli occhi.»
Felice, obbedì alla sua salvatrice.


Il Dottore approfittò di quell'istante di debolezza del Maestro per spingere il corpo di Valery lontano da sé. Non era sicuro che, colpendolo, la ragazza non sentisse dolore, ragion per cui si difese ben poco.
Il corpo cadde quasi a peso morto qualche metro più in là ed aveva in volto un'espressione confusa e colma di panico per l'arrivo di qualcuno che credeva di aver sistemato per sempre.
«Dottore!» si sentì chiamare il gallifreyano. La voce era sempre quella di Valery, ma non riuscì a capire se fosse quella vera oppure se si trattasse dell'ennesimo giochetto del Maestro per distrarlo e colpirlo un'ultima volta, quella definitiva.
«Dottore, sono io! Sono Valery!»
«Come faccio ad esserne sicuro?!»
Aveva ragione. Aprì, dunque, il suo borsello di pelle e ci affondò la mano: dalla fretta, non scelse con cura gli oggetti e il Dottore la guardò stupefatto mentre lei estraeva uno dopo l'altro oggetti di qualsiasi genere come mestoli, sveglie e provette come quella usata a Lione. Poi le sue mani trovarono ciò che stava cercando: la sua .357 Magnum.

   
 
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