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Autore: applestark    06/05/2014    1 recensioni
Tratto dalla storia: "-Credo di aver dato un passaggio a un fantasma!-
Lisa spalancò gli occhi azzurri. –Adoro questo genere di storie-
-Ma cosa cavolo dici?- intervenne Alex, facendo capolino dal salotto. [...]
-Labbra bianche, viso pallido…-
Aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre parlava di lei, che le era sembrata un angelo.
Ma quella sera faceva troppo freddo fuori per gli angeli per volare.
-Ma cos’è, la canzone di Ed Sheeran?- intervenne Alex, e almeno questo strappò a Jack una risata. [...]"
Storia ispirata alla canzone "The A Team".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV: "I'm standing on the edge of some crazy cliff" *
 

Quattro mesi dopo
 
Aprile
 
La primavera era ufficialmente arrivata, con i suoi colori, i suoi profumi e i suoi fiorellini a colorare il bordo delle strade. Tuttavia il clima non si era ancora stabilizzato, e la sera le temperature si abbassavano, lasciando anche spazio a qualche temporale.
Gli All time low avevano passati gli ultimi due mesi in giro per l’Europa,  ma per Aprile avevano deciso di prendersi una pausa, in modo da ritrovare le forze necessarie per il tour negli Stati Uniti D’America che avrebbero intrapreso in estate.
Molly invece continuava il suo lavoro nel Night, mentre al mattino si reggeva a stento in piedi, e valanghe di dicerie le cadevano addosso come frane sulle montagne. Nonostante tutto, era riuscita a trovare una sorta di flebile equilibrio tra quelle due “vite”. La sua famiglia aveva bisogno d’aiuto, e sarebbe stato da vigliacchi tirarsi indietro, anche se ci aveva pensato molto volte. 
Queste erano cose che le persone intorno a lei non capivano, e per questo avevano il terribile bisogno di sputare sentenze sulla vita di quella ragazza, senza averla mai conosciuta, senza aver mai indossato i suoi panni, senza aver mai provato a comprendere le sue ragioni.
Non era per niente facile per Molly, specialmente dopo l’incidente di “Dicembre”, quando Alex e Jack erano spuntati nel locale così, mostrandosi come i suoi personali paladini della giustizia.
Questo avvenimento l’aveva portata ad essere la più odiata dal capo, il lurido signor Hamilton. Era sul filo del rasoio con lui, ed ogni disobbedienza sarebbe potuta essere fatale.
A Molly non era concesso arrivare in ritardo, chiedere permessi, rifiutare di indossare certi vestiti troppo volgari per i suoi gusti, per il suo temperamento mite, innocente.
Secondo Hamilton, losco uomo d’affari degli ambienti putridi della città,  Jack e Alex erano innamorati di lei, e per questo l’avevano soccorsa così bruscamente.
Lei non ci credeva, quell’uomo lo faceva solo per farla indebolire al suo cospetto. E non gli avrebbe permesso una tale soddisfazione;
però a quei due ci pensava ancora, era rimasta colpita in special modo dalla loro gentilezza e disponibilità.
Pensava al sorriso di Jack, che l’aveva salvata due volte, e al cerotto sul ginocchio che le aveva messo Alex. E poi dormiva con la sua felpa, perché aveva un odore così buono.
Più volte, nel corso di quei mesi, si era chiesta che fine avessero fatto, ma non aveva mai trovato alcuna riposta.
 
Dopo la lezione di glottologia corse immediatamente fuori dall’aula, attraversò in fretta i corridoi e giunse ai giardinetti antistanti all’edificio universitario. C’era uno splendido sole quella mattina, e le nuvole sembravano tante pecorelle in una distesa color turchese. Si sentiva bene, e il motivo della sua felicità era che quel giorno avrebbe ricevuto una visita da suo fratello Jamie. Passare una mattinata insieme avrebbe giovato a entrambi.
Mentre aspettava si sedette su una panchina, si appoggiò sui gomiti e volse lo sguardo verso il sole, cui raggi le accarezzavano la pelle diafana.
Sperava di prendere un po’ di colorito in quel modo, così che non l’avrebbero più chiamata “viso pallido, a causa del pallore del suo volto che destava così tanti sospetti negli sguardi indiscreti degli sconosciuti.
Si sciolse i capelli, che ricaddero sulle sue spalle in tante onde appena accennate sulle punte dorate, più chiare rispetto al resto dei capelli, colorati di un marrone noce.
Indossava dei pantaloni color fragola e una camicetta di jeans, con un semplice paio di ballerine ai piedi.
Se ne stava lì ferma e pensierosa, ma ad un tratto alcune voci attirarono la sua attenzione. Le conosceva fin troppo bene… si trattava di Faye e Lisa. Erano sedute poco distanti da Molly , che concentrò il suo udito sulle parole spifferate dalle due civettuole.
“-Allora Lisa, come ci si sente ad essere la ragazza di Alex Gaskarth?-“
La bionda rise, e quel suono infastidì l’udito di Molly.
“-Molte ragazze mi invidiano, voglio dire, è il cantante degli All time low!-“
Molly cercò di rimanere impassibile, ma era davvero incuriosita da quello che stava dicendo Lisa. Da quanto aveva capito, l’Alex che aveva conosciuto lei era il suo ragazzo. E se Lisa diceva che il suo ragazzo era un membro degli All time low… “Sono davvero confusa”, pensò la ragazza, stringendosi nelle spalle.
“-Infatti… non so come fai a fidarti di lui!-“
“-Beh…non ti nascondo che a volte ha fatto delle stronzate. Ma troviamo sempre un modo per tornare insieme, ormai siamo abitudine.-“
Queste parole, sussurrate con un pizzico di malinconia nella voce della bionda, colpirono Molly, e la fecero sentire… strana. Era davvero dispiaciuta per Lisa, non dev’essere affatto una cosa positiva essere “abitudine”. Si morse il labbro inferiore, nervosa, ma cercò di non pensarci. Infondo lei ed Alex non avevano mai fatto niente. Era stato lui ad offrirle tutti quegli aiuti, a fare il crocerossino.
Che poi Molly dormisse con la sua felpa era un altro paio di maniche.
Sospirò e tornò a concentrarsi sulla conversazione di Faye e Lisa.
“-Hai visto chi c’è laggiù?”
Rimase immobile, ma iniziò a prepararsi al peggio, il palmi delle mani già le sudavano… ma poi…
“-Si, ma lasciala in pace. Infondo non ci ha fatto niente di male”
A quel punto Molly smise di ascoltare,  si girò di spalle, iniziando a muovere nervosamente il piede a causa di tutto quello che aveva sentito, e che adesso le frullava nella testa.
Improvvisamente sentì dei passi, e poi due grandi mani posarsi sui suoi occhi.
-Indovina chi sono!-
Ridacchiò sonoramente, come poteva non riconoscerlo?! –Jamie!-
Si alzò di scattò e strinse il fratello in un abbraccio affettuoso, l’unico che davvero riusciva a farla sentire sollevata.
-Molly, come stai? Sembrano secoli dall’ultima volta che ti ho vista!-
La ragazza sorrise e con una mano scompigliò i capelli castani del fratello, che era diventato tremendamente alto.
-Io sto bene, ma tu… tu sei cresciuto improvvisamente!-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, visibilmente intimidito dalle parole della sorella. –Ti ricordo che tra un mese avrò sedici anni-
-Beh, io ventuno-
Erano nati esattamente lo stesso giorno, e Molly sperava davvero di organizzargli una festa per quell’anno.
Iniziarono ad incamminarsi verso l’uscita del campus, e poi la più grande si avvicinò a Jamie per parlargli sottovoce.
-Jam, come sta nostra madre? Hai notizie di papà?-
-Sta…bene, anche se è stata licenziata dalla coppia di anziani presso i quali faceva giardinaggio… mentre papà, beh lui tornerà tra qualche mese dal Nord Europa, perché anche lì le cose vanno male. Tu ad ogni modo non preoccuparti… anzi, credo che dovresti smettere di lavorare in quel posto! Fino a quando potrai tenerlo nascosto a nostra madre!-
Jamie alzò il tono di voce, e le guance gli divennero più rosse. Era evidentemente arrabbiato, ormai non poteva più sopportare che sua sorella si esponesse a un tale pericolo.
-Jamie… adesso è necessario… non credere che a me piaccia quel posto!- ribatté Molly, accarezzando una guancia al fratello.
Non c’era più niente da aggiungere, infatti proseguirono in silenzio fino al fast food vicino casa della ragazza.
Una volta giunti a destinazione e dopo essersi seduti a un tavolino all’esterno, i due fratelli ordinarono dei Cheeseburger e due coca cole.
-Direi che stiamo migliorando! L’ultima volta mangiammo maccheroni surgelati riscaldati male al microonde. Adesso fast food-
Molly iniziò a parlare, cercando di strappare un sorriso al fratello, e fortunatamente ci riuscì.
-Ti prometto che tra meno di dieci anni mangeremo nel mio ristorante-
-Da Hernandez!-
-Da Hernandez… wow suona benissimo! Posso già immaginare l’insegna fluorescente- esclamò Jamie, con gli occhi di chi sta già vivendo nella mente il suo sogno nel cassetto.
-Senti Jamie… ma il tuo gruppo preferito… non erano gli All time low?-
Molly lo interruppe bruscamente, facendogli questa domanda.
-Certo! Alex, Jack, Zack e Rian. Li adoro-
-Alex, Jack…- ripeté lei sottovoce, e quando il fratello le domandò come mai avesse chiesto proprio quella cosa, lei fece finta di niente.
Il pranzo proseguì abbastanza bene, Jamie e Molly avevano così tante cose da dirsi che non c’erano mai vuoti di silenzio. Purtroppo però il momento di andar via arrivò in fretta, e Molly accompagnò suo fratello alla stazione vicina, e lo vide allontanarsi sul treno che lo riportava a casa.
 
Alex era pensieroso. Se ne stava sdraiato sul letto di Lisa, nella sua camera, a fumare una sigaretta.
Ultimamente aveva preso quella malsana abitudine. Quando era nervoso, o agitato, allora fumava.
A pranzo era stato al fast food vicino casa di Molly insieme a Jack, e ad entrambi era sembrato di vedere proprio lei.
Loro avevano preso un tavolo dentro, eppure c’era una ragazza all’esterno, in compagnia di un ragazzino, che sembrava essere proprio lei. L’unica cosa che li fermava dal sentenziare che avessero visto proprio Molly, era che quella ragazza sorrideva. Spesso.
Ad ogni modo erano rimasti al loro posto, come la stessa Molly aveva chiesto quattro mesi prima. Voleva che loro la lasciassero in pace, e così avevano fatto.
Eppure Alex era convinto che anche il suo migliore amico si sentisse come lui. Vuoto, incompleto, come se qualcosa mancasse a quella storia. Come quando vedi un film solo per metà, o leggi solo le prime pagine di un libro.
O meglio, quella brutta sensazione di quando inizi a mangiare il gelato… e poi ti casca a terra.
Sia Alex che Jack erano stati “stregati” da Molly, inutile negarlo, e avevano passato un sacco di notti insogni a cercare di ricordare ancora qualcosa di lei. Peccato che dopo quattro mesi… il ricordo di una persona vista solo due volte, diventa troppo sbiadito.
Lisa chiamò Alex dalla cucina al piano di sotto, ma lui nemmeno la sentì, tanto era preso dai suoi pensieri.
Ricordava di aver prestato la sua felpa a Molly, e quello poteva essere un pretesto per vederla ancora, anche solo un secondo.
Improvvisamente quel pensiero lo fece sentire elettrizzato. Come quando da adolescente rubava qualcosa nel supermercato solo per mostrarsi bullo agli occhi degli altri. Era fiero, ma aveva paura perché se le guardie l’avessero scoperto avrebbe fatto una pessima figura.
Ecco come si sentiva allora. Felice al solo pensiero di rivederla, ma spaventato perché agiva di nascosto sia dalla sua ragazza Lisa, sia dal suo migliore amico Jack.
Cercò di non pensarci, infondo sin da quando aveva provato un fremito di invidia nel vedere che Molly sorrideva a Jack e non a lui, quella sera, aveva saputo che si sarebbe innescato un meccanismo di competizione tra lui e l’amico.
Spense in fretta la sigaretta, inventò una scusa con Lisa ed uscì di casa, si mise al voltante e guidò veloce verso la periferia, dove viveva Molly.
In quel momento si sentiva un ragazzino e i suoi ventisei anni erano andati a farsi un giro altrove. Gli venne persino in mente di scrivere una canzone, per come si sentiva in quel momento. Ecco, era da tempo che passare del tempo con Lisa non lo faceva sentire così… bene.
Non riusciva a mettere freno all’immaginazione, ed era pronto a rischiare tutto per quella Molly, anche una porta sbattuta in faccia.
 
Scese dall’auto e si passò una mano tra i capelli castani e scompigliati, poi attraversò la strada e per fortuna trovò il portone del palazzo aperto. Non aveva dovuto bussare, ed era già un ostacolo in meno.  Salì in fretta le scale , fino a che non trovò, all’ultimo piano, una porta in ciliegio con su appeso un fogliettino di carta dov’era scritto in stampatello “Molly Hernandez”.
Era arrivato a destinazione. Perse qualche attimo di tempo per guardarsi intorno, di fronte a lei doveva vivere qualcuno impegnato a giocare ai videogames perché sentiva i rumori di una sparatoria spaziale.
Davanti alla porta di Molly vi era un tappeto con su scritto “Welcome”, un vero e proprio cliché d’arredamento.
Si sistemò la camicia a quadri in stile grunge che aveva addosso e poi bussò con le nocche un paio di volte.
Probabilmente Molly lo vide dallo spiraglio della serratura, perché quando aprì lo accolse con un “Che ci fai tu qui?”.
Era visibilmente sconvolta, ma Alex non si soffermò su quel particolare.
Portò lo sguardo direttamente sul suo volto, adesso privo di ogni forma di make up.
Gli occhi grandi e da cerbiatta, le ciglia lunghe, il naso dritto, le sopracciglia in una smorfia infastidita, e poi le labbra… Alex si rese conto di aver voglia di baciarla, ma cercò di reprimere quel fastidioso pensiero.
-Buonasera anche a te, Melissa.-  canzonò in risposta.
-Mi chiamo Molly. Dai, entra-
Alla fine si arrese, gli fece cenno di entrare dentro  e poi chiuse la porta a chiave alle sue spalle.
-Allora, cosa ti porta qui? Non hai capito cosa ti avevo detto?- gli domandò brusca, facendogli strada fino alla cucina.
Quell’appartamento era davvero piccolo. C’era una cucina, una camera da letto e un bagno, nient’altro.  
-Sono venuto a recuperare la mia felpa-
-Oh… giusto, scusa. E’ sull’attaccapanni all’entrata, ciao Alex- disse in fretta Molly, e iniziò a camminare verso la porta. Ma Alex le afferrò un braccio, quasi strattonandola.
-Che vuoi?-
-E dai Molly… basta fare la misteriosa- sbuffò Alex, notando come nei suoi occhi vi fossero delle pagliuzze verdi.
-Io non faccio la misteriosa, semplicemente non puoi pretendere di essermi amico.-
Le lasciò andare il braccio, e incrociò le braccia al petto.
-Posso dire che non credo di esserti così antipatico?-
-C’è libertà di espressione. Ma così saresti solo un credulone- scherzò lei, avvicinandosi al piano cottura e indicandogli il thermos con il caffè.
-Ne vuoi un po’?-
Gaskarth scosse la testa.
-Voglio parlare con te-
-Voglio non esiste nemmeno nel giardino del re- lo rimproverò Molly, abbozzando un sorriso.
-Sei una stronza-
La ragazza spalancò gli occhi, poi scoppiò a ridere, perché anche Alex lo stava facendo.
-Mi fai ridere! Sei buffo-
-Buffo? Sono… offeso-
-Beh, tu mi hai chiamata stronza-
Molly si passò una mano tra i capelli e si avvicinò di più ad Alex.
-Ora puoi tornare a casa, no?-
-E dai! Dai Molly non fare la lumaca con me che ti chiudi nel guscio e addio!-
La ragazza si andò a sedere sul divano vicino al davanzale della cucina, ed Alex la seguì, interpretando quello come un segnale di resa.
-Dammi solo un motivo per il quale io, Melissa Hernandez, dovrei uscire dal mio guscio proprio con te.-
-Perché tu mi piaci. Cioè non è che mi piaci mi piaci… nel senso che sono innamorato di te… mi piaci perché sembri simpatica-  arrancò Alex, scrollando le spalle.
Molly ridacchiò, e poi lo guardò negli occhi nocciola.
-Va bene. Va bene. Com’è andato il tour?-
Il ragazzo sembrò sorpreso. –Sai che io…-
-Tu e Jack siete negli All time low. Lo so. Mio fratello è un vostro fan-
-Wow. Bene. E’ andato molto bene. Tu come stai?-
Molly fissò lo sguardo nel vuoto. –Io sto-
-Stai…?-
-Sto.-
Alex comprese cosa volesse dire Molly con quella semplice parola, così non parlò, e si limitò ad accarezzarle la nuca.
Lei si voltò di scatto.
-Cosa fai?-
-Ti accarezzo la testa- rispose lui con semplicità.
-Perché lo fai?-
Sembrava spaventata, e ad Alex faceva tanta tenerezza , quindi la avvolse in un suo abbraccio, nonostante lei avesse provato a dimenarsi.
-Cos’è questo?- ridacchiò sonoramente.
-E’ un abbraccio- le rispose, appoggiando il mento sulla sua testa, e inalando l’odore di fragola che i suoi capelli emanavano.
-Molly, vorrei sapere qualcosa su di te…-
-E’ così importante?- mormorò, alzando lo sguardo per poter incrociare il suo sguardo. E si pentì di averlo fatto, perché tutto quello che lesse negli occhi del cantante fu la voglia di baciarla.
E in quel momento si rese conto che a lei non sarebbe dispiaciuto, quindi gli accarezzò la guancia, lievemente pungente a causa della barbetta incolta di Alex, e poi lui posò le labbra su quelle di Molly.
Un secondo. Era bastato un secondo per baciarsi. Dopo meno di dieci minuti che si erano rivisti. Per Alex quello poteva significare solo una cosa: Da tempo Molly aveva represso quella voglia, proprio come lui.
Ma la magia durò poco, perché la ragazza si allontanò silenziosamente da Alex, e scosse la testa.
-No, questo non va bene Alex. Dimentichiamolo entrambi. Tu hai una ragazza, io sto bene da sola. Dimentichiamolo.-
Rimase senza parole, era ovvio che il discorso di Molly non facesse una piega, quindi si limitò ad annuire.
-Scusa ,Molly, io…-
-Non scusarti, le cose non accadono mai solo per colpa di uno.  L’abbiamo voluto entrambi, ed entrambi lo cancelleremo dalle nostre memorie-  sentenziò lei, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e facendo finta di niente.
-Mi concedi almeno il privilegio di esserti amico?- aggiunse Alex qualche attimo dopo, prendendole la mano in un gesto d’affetto.
Lei accennò un dolce sorriso. –Va bene. Basta che tu  e il tuo amico non vi immischiate nei miei casini-
-Ci… ci proverò…-
Molly allontanò la sua mano da quella di Alex e poi corrugò la fronte. –Come mai Jack non è con te?-
-Beh…io non gli ho detto che venivo. Ho fatto una cazzata, lo so-
-Allora fingiamo di non esserci mai visti. Dici semplicemente a Jack che ti ho incontrato per caso e che ho voglia di vedere entrambi, per chiedere scusa, e provare a costruire un’amicizia. La prima vera  della mia vita.-
La sincerità, la dolcezza di Molly… colpivano Alex sempre di più, così tanto che dimenticare quel bacio sarebbe diventato impossibile.
 
 
27 Aprile, ore 23:40
 
Caro diario,
è da molto tempo che non ti scrivo, come sai a volte ho dei momenti di buio assoluto.
Oggi ti ho ritrovato mentre facevo il cambio di stagione, eri intrappolato tra i miei maglioni più caldi.
Mi è venuta voglia di scriverti, perché mi sento bene.  Ho conosciuto due ragazzi tempo fa, si chiamano Jack ed Alex, e sono il chitarrista e il cantante di una band, gli All time low. E’ strana la sensazione che provo pensando a loro… so che posso fidarmi, so che non mi faranno male e mi proteggeranno.
Oggi è venuto Alex a casa mia e ci siamo baciati. Devo ammettere che è stato bello. Peccato che ho dovuto mettere fine a tutto ciò.. lui è impegnato con Lisa, l’amica di Faye, e poi io non ho voglia di innamorarmi.
Ah, poi c’è anche Jack. Non sa che Alex è venuto a casa mia oggi e questa cosa mi tormenta l’animo. Ma rimedierò…domani ci incontriamo tutti e tre all’uscita da scuola, andremo a fare un giro.
Sento di essere sulla soglia di qualcosa di davvero bello.
Buonanotte,
tua Molly
 

La ragazza chiuse il diario e lo ripose sotto il cuscino, poi cercò di dormire. Era così bello non andare a lavorare in quel posto, desiderava poter dormire nel suo letto tutte le sere.
Presa da quel pensiero, finì nel mondo dei sogni.


Angolo di _stargirl

*Il titolo è preso dal libro "The catcher in the Rye" di J.D. Salinger
  
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