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Autore: The Lady of His Heart 23    06/05/2014    4 recensioni
Cato Hailey, ex vincitore degli Hunger Games e star di Capitol City.
Clove Savica, normalissima adolescente diciassettenne di Panem.
Una festa, la coincidenza e una piccola mano del destino porterà i due a incontrarsi e…. scoccherà la scintilla?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Clove, Faccia di Volpe, Lux, Marvel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminarono senza fermarsi fino a che non arrivarono davanti a un piccolo albergo.
“Clove!”urlò Cato “Non arriverai mai in tempo a casa tua, fermiamoci per la notte, pago io”le disse.
“Ma lo capisci che se non torno a casa i miei chiameranno la polizia?”gli disse Clove.
“E’ notte fonda e senza un lampione a illuminare questa strada non vedo come tu possa tornarci”disse Cato alzando le braccia al cielo. Clove si fermò e incrociò le braccia strette sul petto. Magari fermarsi era la scelta migliore e poi avrebbe pagato lui. Pensò.
“Solo per questa volta”disse e si diresse verso l’hotel. Cato si presentò alla holl.
“Due stanze singole per favore”disse Cato all’uomo con la divisa azzurra dietro il bancone.
“Siamo spiacenti, ma sfortunatamente tutte le camere sono piene fatta eccezione per una grande matrimoniale.”disse l’uomo con un accento strano quasi quanto la sua acconciatura.
“Come? Forse non ha capito, ma necessito di una stanza singola”disse Clove quasi infuriata.
“Mi spiace o la camera da letto matrimoniale o non se ne fa niente” disse l’uomo dietro il bancone. Clove emise un sospiro di resa e distolse lo sguardo.
“Prenderemo quella allora”disse Cato mentre afferrava le chiavi della camera. Clove in quel preciso istante fece roteare la testa molto lentamente nella sua direzione come uno sguardo omicida rivolto al ragazzo.
“Hem, Signor Hailey, non è che potrebbe farsi una foto con me, sa è per lo staff …”disse l’uomo.
“Ma per favore!”disse Clove dirigendosi verso l’ascensore. Cato fece la foto e si piombò anche lui verso l’ascensore, ma appena stava per avvicinarsi, ecco che le porte in vetro dell’ascensore stavano per richiudersi.
“No, aspetta Clove! Ferma l’asc…” stava per chiederle di bloccare l’ascensore e di aspettarlo, ma la ragazza fece orecchie da mercante.
“Ciao ciao!”disse mentre apriva e chiudeva le dita salutandolo . Cato sarebbe arrivato più in fretta se solo non si fosse fatto quella foto. L’ascensore era in vetro e la loro camera al piano più alto. Clove guardava con stupore le camere attorno a se, e guardava altrettanto divertita Cato che pian piano diventava sempre più piccolo in lontananza.
“Tanto non puoi entrare senza di me!”gli urlò Cato “Perché io ho … ma cosa?” stava per dirle che non poteva entrare senza le chiavi della camera, ma appena si mise la mano in tasca la trovò vuota. Alzò lo sguardo di scatto e vide che Clove teneva in mano un mazzetto di chiavi d’orate e ci giocherellava con un sorrisetto malizioso stampato in volto.
“Cercavi queste?”gli urlò lei con il suo sorrisetto. “Facciamo a chi arriva prima superstar?”domandò lei ancora più provocante.
In Cato scattò qualcosa, la piccoletta voleva davvero sfidarlo? Non sapeva contro chi si era messa. Svelto si diresse verso le scale e le salì di corsa.
Clove arrivò ovviamente per prima. Entrò nella stanza e chiuse la porta. La stanza era molto grande e lussuosa. Clove non ne aveva mai visto niente di così bello. La stanza, anche se possedeva un solo letto matrimoniale, godeva di uno splendido bagno, un televisore al plasma e un divano in pelle. Entrò in bagno e si guardò allo specchio. Ciò che vide non le piacque per niente. Era tutta zuppa e sporca, con i capelli bagnati e il viso infangato. Il vestito era a brandelli e anche le calze a rete. Si tolse tutto e lo gettò in un mucchietto a terra. Poi aprì il getto della doccia e entrò dentro il box richiudendo lo sportello. L’acqua calda sulla pelle le regalò gran sollievo e piacere.
Cato stava quasi per raggiungere il piano del loro appartamento quando delle ragazze che camminavano per il corridoio dell’albergo lo riconobbero e lo bloccarono per qualche minuto chiedendogli di farsi una foto con loro e di firmare un paio di autografi.
Clove intanto aveva finito la sua doccia. Uscì fuori dal box e si avvolse nell’asciugamano. I capelli le scendevano mossi e bagnati sulla spalla gocciolando sul pavimento. Completamente rilassata si accarezzò la spalla, era bollente. Si osservò nuovamente allo specchio. Aveva preso un colorito migliore, sorrise compiaciuta di ciò. Aprì la porta del bagno e sobbalzò. Cato l’aveva afferrata per il braccio e spinta contro il muro bloccandole ogni via d’uscita col suo corpo.
“Ti sono mancato?”domandò il ragazzo malizioso. Clove aveva il cuore che le batteva a mille per lo spavento, ma non si tirò indietro. Cercò infatti di liberarsi dalla sua presa, ma Cato non mollava il polso della sua mano e la teneva sempre più sotto controllo. Con l’altra mano libera, quasi involontariamente, le afferrò una ciocca dei suoi capelli e gliela mise dietro l’orecchio. La sua mano cadde allora sul viso della ragazza e le sue dita cominciarono a scorrere calde sul suo collo. Clove non sentiva più il calore della doccia, ma ne avvertiva un altro molto più intenso e potente. Era fuoco, fuoco puro. Ardeva e le consumava la pelle sotto il suo tocco delicato. Gli occhi verdi della ragazza si rispecchiarono negli occhi color ghiaccio del ragazzo. L’aria cominciò a riempirsi di elettricità. Infine fece scorrere il suo braccio l’ungo la vita di Clove coperta solo da un delicato asciugamano. La cosa la mise molto in imbarazzo e avrebbe dovuto spostarsi, ma non lo fece e rimase li ferma e perfettamente immobile a guardarlo. Il suo respiro cominciò a farsi sempre più pesante quando notò che il ragazzo si faceva sempre più vicino a lei. Qualcosa nell’istinto di Clove le diceva Lasciati andare, fidati di lui , ma il suo lato razionale le diceva di smetterla con le fantasie e di ritornare alla realtà.
Decise di ascoltare quel suo lato razionale e appena il ragazzo si avvicinò, voltò svelta lo sguardo sbattendo le ciglia, diventando subito fredda e distaccata. Cato notò questo suo cambiamento d’umore e le lasciò il polso che cadde giù delicato. Senza dire una parola Clove si allontanò da lui e si diresse verso la porta silenziosa. Cato si voltò per dirle qualcosa, ma la lasciò andare senza dirle nulla. Clove sparì dietro la porta. Con ancora l’asciugamano addosso si lasciò cadere sul pavimento con un sospiro. Anche Cato, ormai solo in bagno, realizzò l’accaduto e si passò con stupore una mano tra i corti capelli dorati. Clove restò seduta a terra fino a quando sentì il getto dell’acqua della doccia aprirsi.
Appena si rimise in piedi qualcuno bussò. Con imbarazzo si avvicinò alla porta osservando chi fosse dallo spioncino. Vide che era una cameriera dei capelli raccolti e con lo sguardo dolce.Aprì la porta sporgendosi di lato.
“Salve”salutò la ragazza.
“Salve”rispose Clove imbarazzata.
“Le ho portato un paio di vestiti puliti, ho notato che quelli che aveva in dosso erano sporchi e così ho pensato che le avrebbe fatto piacere ripulirsi come si deve no? ”
“La ringrazio, è stata molto gentile”disse Clove. “Non doveva prendersi tanto disturbo per …”
“Nessun disturbo signorina, è il mio lavoro!”disse con un sorriso la donna.
“Qui c’è anche una camicia da notte e …”disse allontanandosi e afferrando dietro di se un piccola carrello. “Qui c’è la cena”disse spingendolo dentro. Clove la osservava stupita. “Oh! Quasi dimenticavo!” esclamò la donna afferrando un altro paio di vestiti ripiegati. “E per il suo ragazzo”disse mentre li passava a Clove.
“Ah, in realtà lui, lui non è il mio … noi non stiamo ecco …” cercò di spiegarsi Clove impacciata. “Buona notte”concluse infine la donna.
“Notte”rispose Clove. Mise il carrello al lato della stanza e l’osservò. Sopra vi erano esposti tanti piatti dal sapore invitante. Prese i vestiti e li mise dentro al cassetto accanto al letto. Infine si infilò la camicia da notte e si asciugò i capelli con l’asciugamano.
La camicetta le andava cortissima, sembrava di indossare uno degli abitini striminziti di Johanna. Più che una vestaglia sembrava una maglietta un tantino più lunga del solito. Cominciò ad osservarsi allo specchi frenetica. Cercava in tutti i modi di allungarla ma niente. Cominciò così a scrutarsi allo specchi da capo a piede e si vide rilassata e serena per la prima volta da quando i suoi avevano divorziato. Notò una figura dietro di se riflessa nello specchio e si voltò di scatto quasi con un sussurro. Era ovviamente lui. Era a petto scoperto, in modo da lasciar intravedere i muscoli scolpiti sul suo corpo e con un asciugamano attorcigliato intorno alla vita.
“Chi era alla porta?”chiese.
“Una cameriera” rispose Clove.
“Voleva…? ”domandò Cato lasciando che fosse lei a concludere la domanda.
“Mi ha lasciato dei vestiti e qualcosa da magiare, se non sbaglio deve esserci qualcosa anche per te, ho riposto tutto nel tiretto, lì accanto al letto”disse Clove cercando di abbassarsi la camicia da notte.
“Okay”disse Cato voltandosi per tornare in baglio “E tanto per la cronaca … ”disse rivoltandosi. Clove alzò lo sguardo. “ ti sta molto bene, quindi cerca di non fare a pezzi quella camicia” disse entrando in bagno e chiudendo la porta con un tonfo secco. Quando Cato uscì Clove era seduta sul letto.
“Non mangi niente?” disse Cato avvicinandosi al carrello. Clove scosse la testa.
“Non ho fame”disse sottovoce la ragazza.
“Si, ma qualcosa dovrai pur mangiare”disse Cato.
“Avevo già mangiato a casa di mia zia”disse Clove. Cato si era appena voltato quando Clove lo richiamò.
“Posso avere il tuo telefono?”gli domandò.
“Perché?”chiese Cato.
“Devo chiamare i miei non voglio che si preoccupino inutilmente.”disse Clove.
“Ascolta, è tardissimo i tuoi saranno sicuramente andati a letto, e poi si sa che alle feste qui a Capitol City se non è mattina non si torna a casa.”le disse il ragazzo.
“Domani chiamo Marvel e lui ci verrà a prendere. Non se ne accorgeranno nemmeno i tuoi fidati”gli disse confortandola.
“Okay, Buona notte”disse mentre si infilava nelle coperte.
“Notte”disse Cato e afferrando un cuscino dal letto e un lenzuolo dall’armadio si distese sul pavimento e spense la luce.
Sebbene il letto fosse molto spazioso e comodo, Clove non riusciva a dormire. Era in pena pensando a Fox e a Johanna che aveva piantato alla festa. Mille pensieri si affollarono nella sua mente in quel momento. Voleva tornare a casa e voleva andare via da quel posto.
Odiava Capitol City, per quanto fosse bella e intricante come città. La stanza era molto grande e allo stesso tempo fredda. Clove si rannichiò su se stessa nel tentativo di riscaldarsi, ma non ci riuscì. Cercò di chiudere gli occhi e addormentarsi, ma fu inutile. All’improvviso sentì dei rumori, come di un lenzuolo che si spostava. Pensò che fosse Cato che si stava rigirando tra le coperte sul pavimento, quando avvertì qualcosa sollevarsi dietro di se e due mani afferrarle la vita. Si voltò di scatto quasi spaventata, trovandosi col volto a pochi centimetri di distanza da quello del ragazzo.
“Non riesco a dormire con questo rumore di denti che batte”aveva detto Cato entrando nel letto. Affiancò il suo cuscino a quello della ragazza e vi si distese accanto abbracciandola.
“Che stai facendo?” l’ammonì Clove.
“E’ per riscaldarci, non hai mai letto un manuale di sopravvivenza?”gli domandò il ragazzo sfacciato. Clove parve ritrarsi, ma lui la tenne stretta a se.
“Smettila di preoccuparti”disse Clove allontana dosi da lui.
“Voglio solo un po’ di calore, perché anche io comincio ad avere freddo, ma se a te piace congelare fa pure”disse Cato scendendo dal letto.
“Aspetta”lo fermò Clove afferrandolo per il braccio.
“Solo per questa volta”disse lei. Cato sorrise sfacciato.
“Tranquilla, non voglio ucciderti”disse Cato facendole l’occhiolino. Clove gli tirò un piccolo pugno.
“Hai! Questa volta che cosa ho fatto?”domandò lui.
“Non provarci con me hai capito?”gli disse lei.
“Capito mamma … e ora vieni qui”disse abbracciandola.
Le braccia di Cato gli cinsero le spalle. Clove invece era quasi incerta e tremava, non voleva appoggiare le sue mani sulla sua schiena, ma lo fece e con molta delicatezza. Avvertì la sua pelle liscia e morbida sotto i palmi delle sue mani. Inspirando e socchiudendo gli occhi fece scivolare le sue braccia sulla sua pelle del ragazzo e l’abbracciò a sua volta. Poteva sentire il calore che pian piano si sprigionava dai loro corpi allacciati.
“Ti stai riscaldando?”le domandò Cato.
“Mmmm”rispose lei assonnata in segno di approvazione, ma era talmente tanto stanca che si addormentò senza udire cosa lui le stava dicendo.
“Dormi piccola”disse Cato sentendo che era ormai persa nel mondo dei sogni. Per la prima volta Cato si sentì al sicuro e a casa. Niente paparazzi, niente caos … fatta qualche piccola eccezione ovvio, insomma la fama era sempre con lui, questo lo sapeva, ma si sentì a tranquillo. Osservò il volto della ragazza dormire e realizzò che era lei che lo rasserenava. Iniziò a provare una sensazione strana per quella piccola sconosciuta, una sensazione che non aveva provato neanche con la sua attuale ragazza, che fosse … amore?
   
 
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