Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: biberon    06/05/2014    5 recensioni
“Abbiamo dovuto farlo.” Disse la madre di Gwen con gli occhi lucidi.
“Ma è una ragazza dolcissima! Gentile, bella, educata, spiritosa! È una mia grande amica!”
“Capiscici, Duncan, ti prego. Lo facciamo per proteggerti!”
“Da cosa?!”
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------.
Duncan era un ragazzo punk, forte, intraprendente, ribelle, ma buono.
Courtney era una ragazza bella, ordinata, intelligente, intraprende e dolce.
Gwen era una ragazza sola.
Lei era diversa, lei era un pericolo …
Ma lei voleva solo qualcuno, qualcuno che l’apprezzasse e l’amasse, qualcuno … lo voleva disperatamente, con tutta se stessa.
Ed era pronta a fare qualsiasi cosa per averlo.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Gwen | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spero vi piaccia questo capitolo! Un saluto speciale al belloccio del pc  Stand_by_me (perdonami XD) e quel tesoro di Xenja 





“EDDAI! Piantatela, per favore. Raggiungiamo quella fottuta Caverna, una volta la potremo separarci.” Intervenne saggiamente Gwen. “A proposito, quanto tempo ci vorrà?”
“Dipende da cosa incontreremo sul nostro tragitto” sussurrò Al, rabbuiandosi.
“Cose … tipo te?” chiese Gwen spaventata, mentre riprendevano a camminare.
L’ispanico di voltò a guardarla, con una strana luce negli occhi.
“Oh, no. Cose molto, molto peggiori.”



 
Da quanto stavano camminando? Minuti? Ore? Giorni?
Gwen non ne aveva idea. Aveva perso la cognizione di tempo e spazio, e le sembrava che stessero camminando in tondo, dato che il paesaggio non cambiava mai. Pareti rocciose, qualche piccolo cratere scuro, polvere sottile ammassata in mucchietti disordinati a terra.
Per tutto il tempo si era limitata a trotterellare dietro ai due piccioncini litiganti e aveva accantonato il suo lato violento e crudele, ma si era stufata.

“Basta!” esclamò improvvisamente, interrompendo l’ennesima discussione accesa tra Al e Heather. Smise di camminare e si piazzò in mezzo alla strada, le braccia incrociate al petto.
“Che ti prende?!” sibilò Heather, afferrandola per un gomito. “Dobbiamo fare presto!”
“No. Non mi muovo finché tu non mi dai qualche spiegazione.”
“Che cosa dovrei spiegarti?!”
“Ehm … TUTTO! Cosa sono i Nobili, cos’è o chi è questo Principe Nero, chi siamo questi ‘noi’ di cui parli, perché io sono speciale …”
“Sono discorsi lunghi e complessi. Non c’è tempo, ora!”
“Che fretta abbiamo?!”
“In caso tu non te ne fossi accorta, hai lasciato un Vampiro appena nato in una stanza con due esseri umani!”
“Cos … Courtney e Duncan?!”
“Esattamente.”
“Tu non mel’avevi detto … non mel’AVEVI DETTO!” ruggì Gwen saltando addosso a Heather in un attacco d’ira. Fino a poco prima era stata succube di quella figura così carismatica, ma era ora di darsi una regolata e ritornare ad essere quella vampira che aveva ricattato Bridgette privandola del suo più grande amore davanti ai suoi stessi occhi.
Colpì l’asiatica in viso con una gomitata e la bloccò con le ginocchia.
“Ehy! Vacci piano!” esclamò Alejandro sollevandola per le spalle e tenendola stretta, mentre lei si dibatteva e sibilava insulti e improperi tra le labbra.
“Idiota” bofonchiò Heather massaggiandosi la mascella.
“Voglio tornare da loro! Devo proteggerli!”
“Razza di idiota.”
“DEVO PROTEGGERLI!”
“Ah, sei proprio un’imbecille. Io calcolo sempre tutto. Il punk e la sexy diva avranno tutto il tempo di nascondersi … tanto il surfista sarà troppo impegnato a fare a pezzi la biondina.”
“Ehm … CHE COSA?!”
“Courtney e Duncan se la fileranno mentre Geoff placherà la sua ira pestando a sangue Bridgette! Cosa non ti è chiaro?! Sei stata tu stessa a fare in modo che accadesse, no? Si sa che un Neonato odia chi l’ha trasformato e gli da la caccia fino allo stremo delle forze pur di ucciderlo e vendicarsi.”
“Lo so, ma …”
“Ma cosa?!”
“Se non riuscissero a scappare?!”
“Ce la faranno, lui nemmeno li calcolerà.”
“E se … sentisse il loro odore!? Non posso permettermi un rischio simile.”
“Non hai scelta! Finchè non riacquisiremmo la nostra immortalità e QUINDI i nostri poteri, non potremmo andarcene.”
Gwen fece per dire qualcosa, ma poi cambiò idea e si limitò ad abbassare la testa.
Alejandro la lasciò andare lentamente.
“Dovresti ringraziarmi Bei Capelli, ti ho salvato dalle Grinfie di Scollatura Pallida.” Ridacchiò Alejandro dando una pacca sul fianco di Heather.
“Potresti finirla con questi soprannomi da asilo nido!? E tu, darkettona, muoviti!”
“Tu mi devi ancora delle spiegazioni.”
“Ti ho detto che non c’è tempo.”
“Ma …”
“Dobbiamo sbrigarci, se non vuoi che Courtney e Duncan facciano veramente una brutta fine!”
La gotica sospiro, e si ripromise che appena possibile avrebbe fatto a pezzi il corpo di Heather. Non scherzava.
 
Dopo qualche altro passo silenzioso in fila indiana, qualcuno urlò il nome dell’asiatica.
Heather si voltò di scatto. “Che vuoi, darkettona?!”
“Non sono stata io ad urlare!” ribatté Gwen, “Devi essertelo immaginato.”
“Veramente” intervenne Alejandro “L’ho sentito anche io.”
“HEATHER!”
Di nuovo quella voce. Era una voce infantile, sottile ma decisa.
“Heatheeeeeeeeeer …. Heatherrr … Heatheeeeer …”
Il suono ripetuto si fece sempre più lento e ritmico, quasi fosse una cantilena.
“C’è nessuno?!” chiese Alejandro, rivolto allo stretto passaggio buio e scuro racchiuso tra due pareti di roccia lavica che si estendeva per metri davanti ad i loro.
Nessuna risposta.
“Heather … Heather! … Heather …!”
L’asiatica si guardava freneticamente intorno, muovendo la testa pallida in tutte le direzioni.
“Che succede?!” esclamò, mentre quella voce … quelle voci, la chiamavano ancora una volta.
“Non ne ho idea!”
“C’è nessuno?!” ripetè Alejandro.
“Heaty! Heaty, vieni da noi! Vieni a giocare con noi, Heaty!”
“Non so voi …” disse la gotica con voce piatta “Ma io trovo questa cosa piuttosto inquietante …”
“Più che inquietante, direi terrificante!” esclamò l’asiatica, senza però perdere la sua espressione di sufficienza.
Intanto, il coro di voci bianche si faceva sempre più intenso.
“Potrebbe essere una delle sue trappole” riflettè ad alta voce Alejandro.
“Trappole?!”
“Vi avevo detto che avremmo incontrato cose molto peggiori dei licantropi, sulla strada per la Caverna …”
“E di che si tratta, questa volta?!” chiese praticamente urlando Gwen, pre sovrastare il coro di voci che ormai si era fatto davvero insistente.
“Non ne ho idea!” ribattè Alejandro, “Ma se vogliamo sopravvivere, ci conviene stare vicini.”
Ben presto, alle vocine che urlavano disperate Heather se ne aggiunsero altrettante, sempre più acute e forti, che invocavano i nomi degli altri due.
“CHE FACCIAMO?!” urlò a quel punto Heather, in preda al panico.
“Corriamo in avanti” esclamò Alejandro “SPERANDO CHE NON CI SEGUANO!”
I tre si gettarono in una furiosa corsa in avanti, cercando di lasciarsi alle spalle quelle inquietanti vocina cantilenanti …
Ma ad ogni passo che facevano, sembrava che il coro diventasse più nitido e forte.
“NON FERMATEVI!” intimò alle due ragazze “SEMINIAMOLI!”
“Ho paura” riuscì solo a bisbigliare Gwen, la gola secca e asciutta, “davvero”.
 
“NON FERMATEVI” ripetè Alejandro.
Heather aveva accorciato leggermente il passo, e ansimava parecchio.
“Scusate” balbettò, “io non ce la faccio”
“COME, SCUSA?!”
“Io odio correre, porco caz …” cadde in ginocchio, ansante.
“Merda!” esclamò Gwen, mentre le voci la avvolgevano ovunque.
“Ci penso io” intervenne Alejandro, e prese in braccio l’asiatica come se pesasse due grammi.
Ripresero a correre, decisamente più lenti, i piedi che strisciavano contro la roccia fredda e dura, il sudore che lambiva la fronte, perseguitati dalle voci infantili sempre più acute e vicine, vicine, vicinissime …
Improvvisamente Gwen sbattè contro qualcosa.
Il colpo la fece cadere a terra e le mozzò il respiro.
“Perché ti sei fermata?!” esclamò Alejandro bloccandosi.
In quel preciso istante, tutto cessò.
Le voci svanirono nel nulla, come se non ci fossero mai state.
“Al … le voci! Sono sparite!” disse a metà tra gioia e stupore la dark.
Lui si limitò a guardare in avanti, per vedere cosa avesse urtato Gwen.
Quello che entrambi di trovarono davanti fu una specie di muro di pietre irregolari accatastate l’una sopra l’altra, alto circa un metro e mezzo.
“Che cos’è … questa roba?” chiese la gotica massaggiandosi l’anca.
“Credo che sia un pozzo” intervenne Heather, il mento poggiato sulla spalla dell’ispanico.
“Un pozzo?”
“La struttura è quella.”
“Ma che ci fa qui in mezzo? E quelle voci? Da dove venivano?”
“Forse erano solo una delle tante illusioni e magie Grigie che la strega cela in questi corridoi. Voi ne sapete niente?”
“Sei tu il suo Guardiano, non noi.”
“è a voi che ha affidato questo compito, no?”
Heather non sapeva che dire. “Beh … chissenefrega. L’importante è che siano scomparse, no?”
“Io non credo.” Intervenne Gwen.
“Che cosa?!”
“Non credo che siano scomparse del tutto. Credo che siano solo … in pausa.”
“Che stai farneticando?!”
“Beh … io credo che le voci non ci stessero inseguendo. Che non fossero dietro di noi. Ma intorno a noi. O … davanti.”
“Che intendi dire, scusa?”
Gwen fece un cenno in direzione del presunto pozzo.
“Vuoi dire che la cosa che emetteva quei suoni sta lì dentro?” chiese interdetta Heather.
La dark annuì.
“Beh, io dico che non m’importa. L’importante è che se ne stia buonina buonina laggiù, no?”
“Heather, il problema è che il pozzo ostruisce il passaggio.”
“Non possiamo tornare indietro e cercare un’altra via?”
Al indicò la strada dietro di loro, dove era comparso masso che prima non c’era.
“Ma … quel …”
“Deve essere un altro dei suoi trucchi.”
“Per Dio, doveva proprio perderci così tanto tempo?! In fondo è solo una stupida caverna!” sbottò l’asiatica.
“Solo una stupida caverna?!” esclamò indignato Alejandro. “Devi sapere, Bel Culetto, che la dentro sono contenute centinaia, che dico, migliaia di filtri di ogni tipo, da quelli d’amore a quelli di morte, dalle fatture più deboli a quelle più potenti, e qualcosa come duemila Doni!”
“Non ricominciate, voi due!” intervenne Gwen. “Doni?” chiese poi ad Al.
“Sì, Doni, le virtù che la Grigia chiede in cambio ad ognuno per i suoi filtri e le sue fatture …”
“Vuoi dire che la tua preziosa strega in realtà non è altro che una commerciante di tarocchi?!” chiese provocatoria Heather, che era scesa dalle spalle di Alejandro e ora lo fronteggiava con grinta.
“Senti, tu, signorina …”
“Basta, smettetela!” urlò di nuovo la gotica, frapponendosi tra i due. “A quanto ho capito, il Pozzo è l’unica via. Quindi, in un modo o nell’altro, dobbiamo passare di qui.”
“Sì, ma come? È un buco.”
“Dovremmo saltare …”
“E che problema c’è? Se anche cadessimo dentro, non penso che troveremmo che acqua o altra roccia.”
“Non ti scordare di quelle voci! E se fosse profondo centinaia di metri? E se dentro ci fosse un mostro o qualcosa di simile?!”
“Beh, c’è un unico modo per saperlo. Qualcuno si sporga e facciamola finita.”
“Vado io” sbuffò Heather, arrampicandosi su per la roccia.
“Se vuoi ti tengo su il sedere” ghignò Al.
Lei non lo degnò di una risposta, e si sbilanciò un po’ in avanti.
“Non si vede, nulla, è troppo buio.”
Improvvisamente, qualcosa in fondo al pozzo, pochi metri più in basso, prese fuoco.
Heather non sapeva cosa fosse, ma aveva generato una piccola fiamma in grado di illuminare l’interno dell’ambiente. E così poté vedere chiaramente quel che c’era lì dentro, quel che aveva urlato disperatamente il suo nome poco prima.
Qualche secondo dopo Heather stramazzò a terra con un urlo agghiacciante, presa dal tremore, gli occhi sbarrati e lo sguardo perso.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: biberon