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Autore: Gaaralover    24/07/2008    4 recensioni
Ecco una mia SasoDei fatta dal punto di vista di Deidara! bastata su Stand in the rain dei superchik...spero che vi piaccia!-deidicata alla mia Kohai!-
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Volevo dedicare questa One-shot alla mia adorata Kohai Itachina! facendo un ringraziamento speciale anche alla mia beta per aver sopportato questo obrobrio^^"

‘‘Rain’’

Non rallentava mai, spietato e crudele ma in un certo senso confortevole, perché almeno la sua continuità restava una certezza in un mare di insicurezze, proprio perché andava avanti e non si arrestava, nonostante le varie situazioni che si susseguivano nel mondo, semplicemente le ignorava. Del resto, il tempo non si sarebbe mai arrestato per nessuno e inesorabile consumava le gioie, i dolori, trasformandoli semplicemente in ricordi.

 

“Ecco cosa mi è rimasto, nemmeno tu che proclamavi la bellezza eterna sei durato per sempre ma sei appassito come un fiore, un bellissimo fiore rosso. Ricordi? Dicevi che eri la tua migliore opera d’arte. Ti eri trasformato in una marionetta invincibile contro la quale nessuno avrebbe potuto vincere. Però ora non sei più qui…”

 

Andava avanti nel suo stesso modo. Felice, fiero come sempre… La figura poco imponente ma decisa, i lunghi capelli biondi e quegli occhi azzurri, coperti a volte proprio da quel mare color oro che lo faceva sembrare una ragazza. La cosa a volte lo infastidiva ma non sarebbero state di certo delle stupide chiacchiere a fargli cambiare il suo modo di essere, né quello di fare. Arrogante, prepotente, esagitato ma calcolatore.

 

“uhn… solo tu potevi apprezzarmi. Del resto io sono un pazzo. Perché lo affermi con tale tranquillità? Perché sono un’artista e come tale devo pensare fuori dagli schemi. Lo sai anche tu perché anche tu lo eri ed eri bravo, non lo volevo ammettere ma ti ho sempre ammirato. Ora mi chiedo se è stata proprio l’arte a renderci così uniti in passato.”

 

Proprio come tutti, Deidara non si fermava mai, continuava per la sua strada deciso a mostrare al mondo la sua arte, le sue esplosioni, Il suo credo, la sua vita, la ragione per cui aveva deciso di entrate in quell’organizzazione di pezzenti. Quella era tutto per lui, il motivo per cui ogni sua scelta era stata compiuta, l’unico per cui valesse la pena di continuare.

 

E dire che ora non sono nemmeno sicuro che questa sia la mia vera vocazione… sarò un’idiota ma comincio a pensare che fosse lo stare con te. Forse al tempo la mia arte era importante ma ora ho la sensazione che sia solo una scusa.”

 

Andava avanti senza nemmeno chiedersi il motivo, convinto e deciso quella era la sua vita e sarebbe stata vissuta per sempre così. Giorno per giorno, ogni istante come un piccolo esplosivo pronto ad evaporare e a non tornare più. Non avrebbe guardato al suo passato così come non avrebbe pensato al futuro. L’importante era il presente.

 

“La verità? È che fa troppo male pensarti…”

 

Andava tutto bene, i suoi piani procedevano e presto avrebbe sconfitto anche quello sguardo, quegli occhi rossi che lo aveva umiliato: Itachi. Stava bene ma allora per quale assurdo motivo a volte il suo cuore veniva lacerato da una sofferenza profonda, tanto profonda da lacerargli l’anima? Il dolore certe volte era troppo forte, presente nella sua vita quasi quanto le sue braccia, le sue gambe, il suo corpo. In fondo, era praticamente diventato una specie di protesi che lo costringeva a voltarsi e a guardare indietro verso un mondo e una persona che ormai non esisteva più.

 

“Tu, che mi hai abbandonato. Tu, con il tuo corpo freddo ma lo sguardo gentile per quanto affilato, tu, con la tua voce sensuale che mi scuoteva dentro. Tu, che eri la cosa più bella che io abbia mai visto.”

 

Però se l’era promesso così tante volte ormai, che non sapeva neppure come fare a togliersi quel ritornello dalla mente. Se lo era inculcato nel profondo solo per evitare altro dolore. “Dimentica e non voltarti”. Semplice e chiaro, perché in fondo a lui non piacevano i sotterfugi e le cose difficili. Meglio quelle immediate che ti balzano subito alla mente.

 

“Tu invece eri così difficile, complicato ed impossibile. Sempre perso nei tuoi problemi che erano così grandi e pesanti. Pensavo davvero che insieme saremmo riusciti a scacciarli… come ho fatto ad illudermi?”

 

A cosa è servito quel muto ordine, ripetuto continuamente? A niente.

La verità è che più il tempo passa più lui stava male, più il suo cuore diventava freddo e la sua rabbia cieca. L’oscurità ormai lo ha stretto piano tra le sue spire, accerchiandolo da un mare di dolore e di rassegnazione che forse è più pericolosa di tutto il resto.

 

“Sono così inutile ora. Così diverso dal Deidara che conoscevi, peggiore di sicuro. Perché te ne sei andato?”

 

La cosa più particolare di quella situazione era il fatto che da quando aveva scoperto che il Danna era morto, non aveva versato una singola lacrima, non aveva mai manifestato neppure per un istante il suo dolore, nascondendolo sotto missioni, impegni e obbiettivi. Neppure nella sua solitudine era scesa una singola lacrima.

 

Se devo essere sincero, ho paura di piangere, perché poi, non riuscirei più a smettere.”

Non si era allontanato dall’Akatsuki e i suoi obbiettivi erano rimasti quelli di sempre. Cosa doveva fare? Cercare una vendetta che non desiderava e che non sarebbe servita a nulla?

“La colpa è mia. Quella ragazza ti ha ucciso ma sono stato io a non aver saputo tenerti legato alla vita e soprattutto al nostro amore.”

Meglio restare dove era sempre stato, sperando che un giorno potesse rivedere il suo sorriso avvolto da una lucente e folta chioma infuocata. Sperare che una mattina al risveglio, al suo fianco ci sia la sua figura esile ma che riusciva ad avvolgerlo e a fargli dimenticare le sue insicurezze e i suoi rimpianti. Sperando che una di quelle notti qualcuno stia con lui, facendolo così, sciogliere sia in amore, che in piacere e dolore.

“Sperando che tu sia qui per restare e non scomparire come un sogno. Del resto ti immagino ogni notte ricordando il tuo profumo che non se ne vuole andare. Quel profumo di legno e di qualcos’altro… che però non so spiegare.”

                                                                               
L’organizzazione non aveva detto niente, per quanto invece sapesse tutto, gli aveva affidato un nuovo compagno: Tobi. Era un’idiota, ma tutto sommato era piacevole litigarci e scherzarci, non lo avrebbe mai ammesso ma si era affezionato a quella maschera arancione e a quella voce impertinente che lo chiamava ‘Sempai’.

“Mi manca tutto, però soprattutto la mia voce che ti chiama. ‘Danna’! Lo ripetevo tantissime volte al giorno, era un’abitudine ma quando eravamo soli, tu eri solo Sasori.”

Passavano i giorni ma non riusciva a confidare a nessuno il suo dolore e quello che sentiva dentro. Dall’esterno poteva sembrare spensierato, felice e normale ma dentro di se c’era una parte, che urlava proprio contro di lui.

“Perché urlo? Perché è colpa tua! Lo so che non sei morto, perché ti hanno ucciso, ma solo perché lo desideravi. Anche quel lungo combattimento era solo un teatrino creato per convincermi che non ce l’avevi fatta, quando invece ti eri arreso. Come hai potuto lasciarmi qui?”

Ma ha paura. Una paura tremenda di provare per l’unica persona che ha mai amato, non più amore ma rabbia. Ha paura, perché la verità è che l’amore non dava niente in cambio. Lo aveva imparato nel corso degli anni e, seppure per un effimero istante, aveva cambiato idea. Ora ne era certo. L’amore non esisteva ma era terrorizzato dall’idea che la storia che aveva avuto con lui diventasse un rimpianto.

“Che lo sia già? No non potrei mai rinunciare al pensiero dei tuoi baci. Non so neppure se ti odio per quello che hai fatto. L’amore per me era sincero, lo so ma… non meno del tuo dolore.”

Non desidera che il loro amore sia macchiato. Ma sa anche cosa desidera. Ancora meglio di come costruire un esplosivo. Vuole essere trovato in quel mare di angoscia solo da una persona: Dal suo Sasori.

“Mi manchi così tanto…”

Ma sa anche che l’unico modo di restare insieme al suo Danna è resistere e continuare per la sua strada cercando un miraggio, una figura che gli somigli, che possa riportare a galla i momenti passati insieme.

“Sto scappando. Lo so io e lo sai anche tu, ovunque tu sia. Non riuscendo più ad andare avanti cerco una fine degna del mio nome. Voglio solo rinunciare e riposarmi. Ne ho bisogno, mi hai distrutto.”

Per questo, lui continua e resiste. Si sveglia, va in missione, si addormenta, mangia, si allena e cerca ogni notte, quando il suo ricordo gli fa stringere il cuore, un pretesto per non piangere.

Resta però consapevole, che un giorno, forse fin troppo presto, quel suo stare in mezzo alla tristezza, restare nella pioggia creata dalle sue invisibili lacrime, avrebbe portato alla sua morte. Tutto quello che aveva perso sarebbe stato ritrovato.

“E così, saremmo di nuovo insieme…”

Che dire? Pensavo di fare meglio anche perché il mio Deidara mi piace da impazzire(Sempai! >.<). L’idea è nata in base alla canzone “stand in the rain ” dei “Superchik”. Adoro quella canzone e penso si adegui benissimo ai miei pucci! ^^

Ho deciso di impostarla come narratore esterno dopo molte riflessioni e alla fine penso sia meglio, ma per esprimere anche la tristezza di Deidy e tutto il suo dolore, ho deciso di mettere dei pensieri come se sentisse questo discorso e ci pensasse su… Scusate questa One, ma mi serviva per deviare dalle serie lunghe e, anche perché un omaggio a questa coppia andava fatto!!U__U Grazie a tutti per aver letto!

Un mega grazie a tutti quelli che mi seguono come autrice! che sono ormai 34 personeç__ç grazie per la fiducia!

 

  
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