MALEDETTO
BUGIARDO
-…Buzzurro…-
la voce rotta dal
pianto.
Seduta
sulla sedia accanto al
letto dell’infermeria, Nami era scossa dai singhiozzi.
Stringeva tra le sue
mani bianche e tremanti quella grande e callosa del suo compagno, il
cui
colore, così simile a quello della pelle della cartografa,
era indice della sua
precaria condizione.
Le
sembrava impossibile che solo
quella mattina, come per tutta la notte precedente, quella stessa mano
la
avesse accarezzata ovunque,
sulla
schiena, lungo i fianchi e il costato, sulle cosce e sui seni, dentro
la sua
intimità, coccolandola e violandola in ogni suo anfratto,
regalandole un
piacere fino ad allora sconosciuto. Così come le sembrava
impossibile che fino
a quella mattina avesse riso felice. Ora non ricordava nemmeno
più come si
faceva a ridere.
Era
ingiusto ciò che stava
accadendo. Era sopravvissuto a mille battaglie e scontri sanguinosi.
Era
sopravvissuto a una convivenza di due anni con Mihawk. Non poteva
accadere. Non
adesso. Non ora che finalmente erano riusciti a trovare il loro posto
l’una tra
le braccia dell’altro.
Era
successo la sera precedente
durante una gara di bevute. Nessuno dei due aveva ben capito la
dinamica,
sapevano solo che era accaduto. Un bicchiere di troppo, una battuta
divertente,
una dichiarazione sfuggita per sbaglio, l’imbarazzo, la corsa
sul ponte, la
risposta, tanto meravigliosa quanto inaspettata. “Ti amo anch’io”.
Da quel
momento non avevano più avuto bisogno delle parole. Avevano
parlato coi loro
corpi, nella chiacchierata più lunga che avessero mai fatto,
durata tutta la
notte e poi ancora al mattino, incapaci di riemergere l’uno
dall’altra. Non si
erano preoccupati di suscitare le domande dei loro Nakama presentandosi
insieme
in cucina, le mani intrecciate. Avevano fatto colazione senza staccarsi
gli
occhi di dosso, come se fossero stati incatenati, ferro e magnete.
Poi quel
grido “La Marina!!!”.
Era corsa sul ponte,
cercando con occhi attenti una
corrente
che potesse portarli via velocemente, ma niente. La nave nemica puntava
dritta
su di loro con il vento a favore, intenzionata ad attaccare. Inutile
cercare di
allontanarsi remando. Era una sola imbarcazione, nemmeno tanto grande,
si
poteva fare.
“Ci separiamo!” aveva deciso
Rufy “Io, Brook, Sanji e Zoro
andiamo all’arrembaggio. Nami, Chopper e Robin
restano sul ponte a difesa della nave. Usop e Franky ai cannoni”.
Nessuna
esitazione nella voce del capitano. “L’attacco
è la miglior difesa”. Il supporto del
suo vice.
Svelta
aveva montato il Sansetsukon,
pronta a difendere la sua
casa. Ma non era riuscita a nascondere la paura e la preoccupazione nel
sapere
il suo uomo lontano da lei, sulla nave nemica, in mezzo ai marines.
Lui,
inutile dirlo, se ne era accorto.
“E’ solo una nave della Marina.”
le aveva sussurrato, rassicurante “Neppure
la flotta dei 7 al completo potrebbe
portarmi via da te, ora che ti ho trovata… Non ti libererai
di me così
facilmente... Vedrai, tornerò senza nemmeno un graffio, non
ti darò nemmeno la
soddisfazione di rimproverarmi per la mia imprudenza!”.
Sorrideva con quel
suo ghigno sghembo mentre si preparava all’assalto.
-Vorrei
poter fare qualcosa di più…-
Sulla
soglia, il piccolo medico guardava sconsolato quella scena straziante.
-…
ma più di questo... ora dipende da lui…-
-Come
sono le sue condizioni?-
Serafica
e posata, l’archeologa non staccava un attimo gli occhi
cerulei dalla sua sorellina. Senza lasciarlo trasparire, soffriva in
silenzio
con lei.
-Critiche.
Non ho idea di cosa sia successo su quella nave, ma lo
hanno davvero massacrato. Non so se ce la farà questa volta,
Robin…-
-Non hai
nulla da rimproverarti, dottore.
Sappiamo tutti che hai fatto del tuo meglio come sempre-
-Perché?
Perché? Perché???-
gemeva disperata la cartografa -Non è giusto… non
è giusto… Kami, ti prego, non
portarmelo via!!! Non può succedere… non
lasciarmi… ti prego… ti prego… non
lasciarmi… ti prego… Zoro…- le parole
le morirono in gola soffocate da una
nuova scarica di singhiozzi.
“Vedrai, tornerò senza nemmeno un
graffio…”. Le aveva detto
così.
Maledetto…
Maledetto bugiardo.
Angolo dell’autrice:
Stanotte
non ho chiuso occhio, l’insonnia
purtroppo mi fa male. Non odiatemi, so che è triste, ma
quando l’ispirazione
arriva non si può mica ignorare.
Piper.