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Autore: Nanek    07/05/2014    22 recensioni
Ashton Fletcher Irwin: Serpeverde.
Calum Thomas Hood: Grifondoro.
Luke Robert Hemmings: Serpeverde.
Michael Gordon Clifford: Grifondoro.
Tethy Berenice Juno Clifford: Grifondoro.
Tratto dalla storia:

Si voltò verso il ragazzo più alto, il ragazzo che le aveva sorriso solo una volta, il ragazzo dagli occhi azzurri e dall’animo nero.
Tethy aveva la mano a mezz’aria, quasi intenta a porgergliela, ma i lineamenti duri di Luke, gliela fecero ritrarre, portandola lungo il fianco, facendole abbassare lo sguardo, intimorita come non mai.
«Luke Robert Hemmings» disse una voce profonda davanti a lei, e una mano si fece vedere sotto i suoi occhi.
Deglutì ancora, si morse il labbro inferiore, e alzando i suoi occhi su quelli di Luke, riavvicinò la mano, alla sua: una stretta che poteva sembrare una carezza, si toccarono quasi per sbaglio, nessuno dei due strinse, nessuno dei due esitò a concludere in fretta quel gesto, come se le loro mani, toccandosi, bruciassero.
E lei, sapeva bene il motivo di tale bruciore: Serpeverde e Grifondoro, Puro sangue e Mezzosangue, una vergogna.
Trailer https://www.youtube.com/watch?v=ftIiIhRYZHk
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 24

Yellow & Black

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Don't tell me you're my heartbreaker
'Cause girl my heart's breaking.
So what I'm really trying to say is, and what I hope you understand
Is despite of all the imperfections of who I am I still wanna be your man.
But, this is personal, this is, for me and you
And I want you to know that I still love you.

Glasgow, luglio 2015.
 
Eppure Ashton credeva davvero di essere quello di cui Luke avesse bisogno.
Quando ha deciso di tornare da lui, quando le parole di quella sciocca si sono messe contro di lui e il suo orgoglio pur di farli riappacificare, credeva davvero di riuscire a riportare il suo amico com’era un tempo.
Già si immaginava il ritorno del vecchio Luke, già se lo vedeva mentre lo aiutava con qualche cattiveria in giro per il loro paese, già se lo vedeva mentre importunavano qualche babbano inutile, già si rivedeva i vecchi tempi ritornare dal nulla come se non si fossero mai persi nel tempo, come se si fossero solo nascosti per poi tornare alla luce tranquillamente.
Ashton ci credeva davvero e la delusione che sta provando in questi giorni è davvero difficile da reggere.
Luke non è davvero più lo stesso, Luke non è più quello che ha conosciuto, non fa neanche più caso alla mano di Ashton sulla propria spalla, gesto che un tempo avrebbe liquidato con uno sguardo glaciale, mentre ora sembra apprezzarla quella mano, come se gli desse conforto, come se volesse addirittura di più: gli abbracci sembra quasi cercarli, sembra bisognoso di affetto, sembra un cucciolo smarrito che teme persino la sua ombra.
Il suo animo nero sembra essere sparito nel nulla, il suo lato oscuro pieno di cattiveria e malvagità sembra essersi trasformato, una trasformazione che Ashton proprio non si aspettava, una trasformazione che lo delude e non poco.
Si sofferma molte volte a fissare l’amico, lo trova spesso a fissare il vuoto, gli occhi azzurri che osservano un punto indefinito, i suoi pensieri che vagano come non mai, è inerme e, se lui lo colpisse, Luke non si muoverebbe di un solo centimetro per bloccarlo, non è più quel ragazzo sempre sull’attenti, non è più quel ragazzo fanatico del controllo degli altri e di se stesso, non è davvero più l’amico che pensava di aver lasciato.
Delusione pura scorre nelle vene del Serpeverde, delusione mescolata a odio, ma non nei confronti di Luke, odio nei confronti di lei, unica colpevole, l’unica meritevole di una maledizione, lei miserabile Mezzosangue che ha osato ridurre in questo modo il suo migliore amico, il migliore amico che lui non riesce più ad aiutare.
Non sa cosa fare, Ashton, si sente davvero una briciola di fronte a questo cambiamento, si sente inferiore a confronto con l’amore che Tethy ha dato a Luke, si sente davvero deluso anche da se stesso: è tornato per salvarlo, è tornato per aiutare Luke, è tornato perché era l’unica persona rimasta, ma nulla è servito.
Le sue proposte non entusiasmano il biondo, che si limita ad accettarle con un leggero cenno con il capo, le sue idee non lo fanno più ridacchiare compiaciuto, i suoi occhi non lo guardano più con quell’intesa di sempre: Luke sta ancora in pena per lei e la sua amicizia deve rassegnarsi a questo.
Tethy è il suo pensiero, Tethy è la sua ragione di vita, Tethy lo rende miserabile e privo di voglia di cambiare, di voltare pagina: Tethy lo ha condannato a tale sofferenza e solo Tethy sembra davvero in grado di poter cambiare le cose.
Ed Ashton ci pensa a quella babbana, ci pensa a quella sciocca e il pensiero che gli ha sfiorato la mente lo fa rabbrividire perché mai, lo giura, avrebbe mai pensato di formularlo dentro di lui: e se lui intervenisse? E se lui convincesse Tethy a tornare?
Che razza di idea è questa? Ashton Irwin che implora una sporca Mezzosangue di perdonare il suo amico? Da quando Irwin pensa cose del genere? Ha bevuto qualche pozione strana? È caduto e ha battuto la testa?
O è semplicemente… preoccupato?
Preoccupato per il suo migliore amico?
Preoccupato perché si rende conto di non poter fare davvero nulla?
Sì, Ashton deve ammetterlo a se stesso, almeno questo: è preoccupato come non mai.

Sospira il ragazzo dagli occhi marroni con sfumature verdi, sospira e avanza verso la camera di Luke, dopo aver cordialmente salutato la signora Hemmings.
Quando apre la porta, Luke è disteso sul letto, pancia in su, come sempre, con gli occhi fissi sul soffitto, come se fosse l’unica cosa che gli resta per passare il tempo, mentre aspetta l’arrivo del suo amico.
«La tua pigrizia rasenta il ridicolo, Luke, dico davvero» lo prende in giro, non ricevendo neanche una risposta dall’amico che, troppo preso dai suoi pensieri, non l’ha neanche capito, dato che risponde un «Come?» che fa alzare gli occhi al cielo ad Ashton.
«Niente, niente» lo liquida, appoggiando la mano sull’ammasso di fogli che occupano la scrivania di Luke, ma scivola goffamente, tanto che stringe i denti per non imprecare, mentre i fogli cadono a terra.
«Sempre il solito, Ash» lo deride il biondo non muovendosi dal letto, mentre l’altro inizia a raccogliere il tutto.
Quello che Ashton nota, in mezzo a quel disordine, è una busta nera.
La prende tra le mani, la scruta con attenzione, fino a scorgere il mittente “Tethy Berenice Juno Clifford” scritto in bianco, il cuore di Ashton accelera, le mani vengono impossessate da un tremolio: la voglia di strappare con rabbia quella busta è alle stelle.
Ma quella busta è chiusa, mai stata aperta.
«Ce la fai, Ash?» la voce di Luke lo richiama, ma lui non riesce a rispondere.
Fissa quella busta, la brucia con lo sguardo, si ritrova incerto sul da farsi: buttarla via? Ma se Luke se ne accorgesse? Ma se Luke non l’avesse neanche letta? La busta è chiusa, sembra che se la sia scordata… ma è una busta da parte di quella lì, com’è possibile che non l’abbia aperta?
Ashton è diviso in due: buttarla via o portarla all’amico?
E Ashton, per la prima volta in vita sua, comincia a ragionare da amico e non da Serpeverde.
Buttare via quella busta, che molto probabilmente Luke non ha letto, significherebbe distruggere forse l’unica possibilità di cambiare la situazione, significherebbe condannare l’amico a quella vita che Ashton odia e non riesce a sopportare, la vita di un autentico miserabile che non sa darsi pace.
E Ashton, nella sua testa, afferma che non vuole più vedere quegli occhi azzurri persi nel vuoto un solo secondo di più; Ashton ragiona come migliore amico di Luke e decide che la felicità del biondo è quello che conta davvero, anche se c’è di mezzo una sporca Mezzosangue che lui non perdonerà mai.
Ed è per questo che Ashton si alza in piedi, si dirige verso il letto di Luke, dove l’amico si è alzato e siede a gambe incrociate, lo guarda avanzare verso di lui, scorge sul suo viso un sorrisino amichevole, un sorriso felice di vederlo lì con lui, un sorriso che però ha bisogno di molto di più.
Porge quella busta, sedendosi davanti a lui, cerca di non farsi travolgere dal suo animo oscuro. «Mi sa che questa è tua» dice sicuro, mentre Luke abbassa lo sguardo sulla carta nera tra le dita dell’amico: gli occhi del biondo si spalancano sorpresi.
«D-dove l’hai trovata?» balbetta.
«In mezzo al tuo casino» fa dell’ironia l’altro, ma senza sorridere: non è felice della sua scelta, ora Ashton ha pure paura, paura che lui lo possa abbandonare di nuovo per lei.
Ma Luke allontana la sua mano, allontana quella busta da sé.
«Buttala» dice freddamente, facendo inarcare il sopracciglio all’amico. «Non la voglio vedere» conclude tornando a buttarsi a pancia all’aria, buttandosi di peso sul cuscino.
E Ashton potrebbe sorridere vittorioso a questa risposta, potrebbe stracciare in mille pezzi quella busta, potrebbe urlare al vento che lui ha schiacciato quella Mezzosangue, potrebbe davvero festeggiare… se non fosse per il fatto che si sente troppo preoccupato per farlo.
«Non vuoi leggerla?» insiste infatti, ricevendo da parte di Luke una scrollata di spalle.
«Non è importante» mente il biondo, l’amico sospira.
«Posso leggerla io?» chiede ancora. «Giusto per non restare con il dubbio… no?» lo incita, come a voler fargli cambiare idea, Luke annuisce appena. «Non ci sarà nulla di importante» ipotizza, mentre le dita di Ashton vanno ad aprire quella busta ed ad estrarre i fogli al suo interno: fogli gialli con calligrafia in nero.
«Comincio?» cerca lo sguardo di Luke che è già puntato sul suo: per fortuna non gli interessa, si ritrova a pensare Ashton, sospirando un poco e cominciando a leggere le parole che Tethy ha scritto davvero tanto tempo prima.
 
“Giallo.
È da quando sono nata che sono innamorata di questo colore, di questa parola, di questo giallo, di questa luce.
Da piccola raccoglievo solo fiori gialli, come i tulipani, come le rose, come i girasoli, ma anche fiori con piccole sfumature di giallo, come le margherite, l’importante era avere un po’ di giallo, sempre e comunque; ho sempre avuto un debole per qualsiasi cosa fosse gialla, come i capelli di una persona, che ai miei occhi non erano “biondi”, erano “gialli”, avevo due anni non potevo sapere questi dettagli così sciocchi, io per disegnare i capelli biondi usavo il giallo, mica il color “biondo”; ho sempre avuto un debole per le maglie gialle, per le scarpe gialle, per le macchine gialle, il giallo era, ed è, il mio colore preferito in assoluto.
Giallo perché giallo è il Sole, giallo come le stelle e la Luna nei libri per bambini, giallo come alcune luci di Natale, giallo come troppi fiori, giallo come troppi dolci, giallo come simbolo della gelosia, ma anche come simbolo della luce, della speranza, dell’essere solare, dell’essere felice, giallo perché illumina il buio.
Giallo.
Perché è un colore unico e speciale, non ha bisogno di essere creato da altri colori, il giallo viene da sé e da lui derivano altre sfumature: giallo e blu che creano il verde, giallo e rosso che creano l’arancione e, più giallo ci aggiungi, più luminoso è il risultato, è raggiante, è rassicurante, ti mette gioia, ti mette allegria, il giallo è fatto per creare sfumature bellissime.
Il Giallo è il mio colore, il Giallo mi rappresenta davvero perché non posso vivere senza giallo nella mia vita, non posso vivere senza felicità, senza la mia luce, senza il mio sorriso, sono una persona che punta alla gioia immensa, sono una persona che vuole il massimo da questa vita, sono una persona che cerca sempre di sopraffare i colori più freddi perché voglio calore intorno a me, voglio calore, voglio affetto, voglio essere felice.
Nero.
Il nero è un colore che ho sempre odiato da piccola, lo detestavo, mi stava antipatico: il nero non scherza, il nero distrugge, il nero, per quanto utile possa essere, va usato con cautela, perché può davvero ridurre a una schifezza il disegno che hai appena fatto mettendoci anima e cuore, il nero non ha pietà, il nero o si sa usare o lo si lascia da parte: quando usavo gli acquerelli, il nero filtrava in tutti i colori ancora bagnati, li rovinava, lasciava quelle pieghe orribili, i miei disegni diventavano la cosa più brutta al mondo; quando usavo gli acrilici, mescolare colori chiari con il nero era pericoloso, se mettevo troppo nero, lui sovrastava tutti, senza pietà, riducendo quel rosso a una macchia scura, riducendo quel verde a un colore orribile e inutilizzabile, rendeva l’azzurro così sporco, il nero non è mai stato facile da maneggiare.
E purtroppo, il mio Giallo che tanto dovrebbe contrastare questa oscurità, neanche lui riusciva ad avere la vittoria contro il Nero: ricordo il mio sole fatto con gli acquerelli, ricordo di aver provato a disegnare dei gabbiani in nero, come se fossero ombre, ricordo il mio sole, diventato una palla gialla con al centro mostruosità scure; ricordo il mio giallo acrilico, mi ricordo di aver sporcato appena la punta del mio pennello con il nero ed aver mescolato il tutto: il mio giallo aveva perso, il nero aveva vinto di nuovo, distruggendo la sua luminosità, rendendolo schiavo delle sue tenebre, rendendo la vita del mio giallo non più così calda come la volevo io.
No, Luke, non sono ancora diventata una pazza, non ho consumato inchiostro solo per raccontarti quello che facevo da bambina, il mio intento è chiaro, il mio intento è farti capire che… tu sei il Nero.
Tu sei in grado di distruggere ogni cosa, anche se non commetti niente di troppo evidente, anche solo con una piccola parola, un solo piccolo gesto, una sola piccola goccia di nero, tu riesci a travolgere tutti i colori che incontri, riesci a sopraffarli, sempre, riesci a rovinare la loro natura, riesci a farlo senza bisogno di troppe difficoltà.
Tu sei il Nero, sei come la notte, sei buio, sei l’ombra che cammina a fianco ad ogni essere umano, sei il colore che tutti temono perché hanno paura di essere distrutti da te.
E io… solo il Giallo che tenta di starti accanto, nonostante tutto.
Sono il Giallo che ha voluto essere macchiato da te, il Giallo che voleva conoscerti, che voleva provare un po’ di Nero su di sé nella speranza di non essere rovinato o travolto, sono il Giallo che spera di riuscire a brillare ancora un po’, anche con un po’ di Nero con sé; e io mi odio per questo perché… a me piace il Nero che tu mi dai, tu non sei il Nero che tutti vedono, tu non sei il nero delle tenebre, del buio, il nero che tutti temono: tu sei quel Nero che rende un disegno la cosa più bella del mondo; sei il Nero che traccia i contorni dei petali di un girasole, sei il nero che accompagna il Giallo delle api, sei il Nero che dà forma alle persone che siedono davanti a un tramonto, sei il Nero che caratterizza le foto in bianco e nero, sei il Nero che accompagnato all’azzurro dà effetti stupendi che non si vorrebbero mai dimenticare: io sono innamorata di questo Nero, sono innamorata del colore che nessuno riesce a controllare, che nessuno riesce a conoscere ed apprezzare, perché questo Nero è quello di cui ho bisogno.
Ma tu Luke, non… non hai avuto bisogno di me.
Tu mi hai dato quella sfumatura di te che conservo dentro di me, ma io… non sono riuscita a darti la mia parte, nonostante io abbia davvero tentato in tutti i modi di far entrare un po’ di Giallo nel tuo cuore, tu non hai mai voluto nulla da me.
La cosa mi ferisce, mi fa stare male, mi hai pugnalato alle spalle, mi hai reso il Giallo più sporco del mondo, un Giallo che vive del tuo Nero ma che non riceve quanto dà.
Tu, Luke, sei così e io… io voglio provarci, tornare ad essere quel colore puro e unico, tornare alla mia vita quando tu ancora non ne facevi parte, eppure guarda cosa sto facendo, guarda cosa sto scrivendo, guarda a cosa sono ridotta: scrivere una lettera che non vedrai mai, scrivere parole usando termini degni degli sciocchi, sono un Giallo condannato, Luke, condannato ad avere quella macchia di Nero per sempre.
Mi hai condannato a questo e non sai quanto vorrei lasciare un po’ del mio Giallo nella tua anima: vorrei davvero che tu lo avessi, che fossi segnato, anche da un solo puntino di Giallo, solo per sapere che hai bisogno di me, che hai bisogno di me per davvero, non per poi abbandonarmi di nuovo, non per vergognarti di me, non per cercarmi solo quando il tuo Nero ha bisogno di travolgere qualcuno; cercami quando vorrai davvero un po’ di Giallo per te stesso, cercami quando vorrai Tethy e non “Tethy Berenice Juno Clifford, Grifondoro, Mezzosangue”.
Cercami quando sarai pronto a macchiare davvero il tuo Nero, macchiarlo di un Giallo potente, diverso dal Giallo che usano tutti: un Giallo in grado di schiarire il tuo Nero, un Giallo in grado di rendere più luminoso il tuo colore, un Giallo in grado di migliorarti e renderti davvero felice.
Cercami quando sarai pronto a volere Tethy, Tethy e basta, Tethy e nessun’altra al mondo.”
 

«Fine» dice Ashton, completamente travolto da quelle parole, completamente senza fiato: se Tethy crede davvero di non aver lasciato una traccia di lei in Luke è davvero una stupida, mai visto così tanto giallo nel suo amico, pensa ironicamente, per poi portare lo sguardo su Luke che nel frattempo si è nuovamente alzato, le gambe incrociate, gli occhi persi in quei fogli gialli, la bocca leggermente aperta, la testa che non capisce più niente e gli gira appena.
«Credi davvero che non sia niente di importante?» lo riprende Ashton, mentre l’amico alza lo sguardo su di lui, gli occhi del biondo non sono mai stati così insicuri, non li ha mai visti tremare, non li ha mai visti lucidi.
«Credo che tu di giallo ne abbia a quintali, non un puntino» gli dice ancora, accennando un sorriso quasi divertito, un sorriso che Luke non ricambia, perché Luke arrossisce, non ha il coraggio di sorridere.
«Credo di non averti mai visto con il viso rosso come adesso, quella lì ti ha trasformato in un sentimentale, dannazione ai babbani» ma in questo “insulto” non c’è cattiveria, Luke lo coglie, Ashton sta scherzando, Ashton lo sta incitando a tornare da lei, Luke non riesce quasi a crederci.
«Perché non tiri fuori un po’ di Nero e vai a prenderti il tuo Giallo?» cita ancora le parole di Tethy, come se fossero davvero le uniche parole da usare.
«Non ha bisogno del mio Nero» dice freddamente Luke, come se avesse appena recuperato l’uso della parola.
Ashton alza gli occhi al cielo.
«L’ho vista a Londra, prima di trovare il coraggio di tornare da te» ammette finalmente quel segreto, quell’episodio che non gli aveva ancora confessato, quel segreto che voleva tenere nascosto nei suoi pensieri. «Lei mi ha detto di tornare da te, le sue parole… mi hanno convinto a tornare dal mio migliore amico» ammette, abbassando lo sguardo. «Credo abbia il potere della persuasione, dato che è riuscita a convincere pure Ashton Irwin» sorride divertito, per poi alzare lo sguardo su Luke, di nuovo. «Ma io ho il potere di leggere nello sguardo delle persone, cosa che lei non ha ancora capito» sorride compiaciuto. «Lei, al sentire il tuo nome, è diventata inerme, è pure scappata via in lacrime: credo che il tuo Nero le serva davvero tanto» sentenzia, per poi sussurrare le sue scuse. «Non volevo dirtelo perché… volevo apparire migliore di quel che sono, volevo sembrare capace di perdonarti senza bisogno di aiuti esterni, senza il bisogno delle parole di una Mezzosangue, di quella Mezzosangue: ho fallito miseramente» sta per alzarsi in piedi, ma le braccia di Luke lo avvolgono e danno vita ad un abbraccio.
«Sei il migliore amico che io possa volere» sente la voce di Luke sussurrare al suo orecchio, sente il bisogno di stringerlo forte anche lui, sente il bisogno di dirgli quelle parole che tanto odia. «Devi tornare da lei, rivoglio il mio migliore amico» e la stretta di Luke si fa sentire ancora.
Sente però, il bisogno di sussurrare ancora qualcosa, sente il bisogno di chiedergli di non abbandonarlo, sente il bisogno di chiedergli di non dimenticarsi di lui, ma non c’è bisogno di altri sussurri.
«No, Ashton, ho bisogno anche di te nella mia vita, ho bisogno di entrambi, non ti abbandono» lo rassicura quella voce, quella voce che lo fa sorridere sincero, quella voce che potrebbe addirittura farlo commuovere, ma lui non lo farà mai, Ashton è Nero, non è macchiato da nessun colore, lui non piangerà, né ora né mai.
«Vai a riprenderti il tuo Giallo, idiota, e torna ad essere felice».
 
 
 
 
Note di Nanek
 

Questo capitolo è davvero molto… GIALLO XD
Non a caso io ho addosso una felpa gialla, la cover del cellulare fatta a Game Boy GIALLO, ho i capelli gialli e dovrei comprarmi delle ciabatte gialle adesso che ci penso u.u
Quasi non si nota che mi piace il giallo eh? :D lo amo, è il colore più bello che esista al mondo, non vivrei senza <3
Bene, questo è il penultimo capitolo… e io sono senza parole… ditemi voi che devo dire.
Cioè vi rendete conto che inizialmente dovevano essere 4 capitoli? Poi ho continuato ed ero arrivata a 20, se devo essere sincera, come capitoli mancanti c’era pure la riappacificazione tra questi due amorini, non li volevo mica far tornare insieme, però poi… ho detto, no non si può fare, e allora allunga la storia fino a 25 capitoli.
Sono sincera, io apprezzo davvero ogni parola che mi lasciate, sono felice di notare che continuate (anche se io non sono d’accordo) a segnalare questa storia per le scelte del sito, e sono felice di notare che molte di voi vorrebbero un sequel o qualcosa del genere…
Purtroppo però, non posso accontentarvi in questa cosa, non perché voglio essere cattiva o altro, ma vi svelo un segreto: scrivere questa storia è la cosa più difficile che abbia mai fatto, io il mondo di Harry Potter lo conosco appena, ho sempre paura a scrivere boiate che non c’entrano nulla, e arrivare a 25 capitoli, fidatevi, è stata una fatica assurda :D
Grazie al cielo ho notato che diverse Potter head hanno apprezzato questa storia, e vi giuro, questa cosa mi rende super felice <3
Con il prossimo capitolo, siamo giunte alla fine, purtroppo, però vedetela così: doveva finire a febbraio, siamo a maggio, ed è da ottobre che la porto avanti!! È un sacco di tempo :D è ora di cambiare aria :D
Come già annunciato ad alcune di voi, inizierò una collaborazione a 4 mani ;) questa ff mi prende un sacco e non vedo l’ora di proporvela ;) e a breve, potrebbe comparire una OS su Michael :D sono sempre a scrivere oh, ma quando studio??? Devo studiare, o qua mi serve davvero la magia per andare avanti.
Detto questo, come faccio sempre ad ogni penultimo capitolo, io vi saluto qui: niente anticipazione sul finale ;) crudele che sono, e vi ringrazio così <3 la prossima volta ringrazierò meglio, e piangerò tanto lol
Pensavo solo ad una cosa, che mi farebbe piacere sentire che ne pensate, per “So out of reach” ho fatto l’hashtag “#SoOutOfReachMemories” in Twitter … che mi dite, volete che diamo inizio anche a “#LoveIsMagicMemories” quando pubblico l’ultimo capitolo?
Ditemi voi ;)
Io direi che chiudo qui, queste note sono stra lunghe O.O
Vi ringrazio di tutto cuore per ogni cosa, sono felice per ogni cosa, dico davvero <3 siete come il giallo: mi rendete la persona più felice al mondo<3
Al prossimo ed ultimo mercoledì T.T
Nanek
  
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