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Autore: KaterinaVipera    07/05/2014    3 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Era finita nelle mani dell'ultimo essere in cui doveva capitare. Si sentì un'immensa stupida per essere fuggita via in quel modo, ma che altro poteva fare? Era sconvolta e non aveva ragionato molto su quello che stava facendo e, infatti, quelli erano i risultati.

Adesso si trovava prigioniera di un mostro che la stava cercando per ucciderla.

Peggio di così non poteva davvero andare.

Abbassò il capo, rassegnata. Sarebbe rimasta lì finché Thanos non avesse ottenuto le Pietre; con molta probabilità non le avrebbe mai avute e lei sarebbe morta lì. E anche una volta entrato in possesso di ciò che voleva, dubitava fortemente che l'avrebbe lasciata vivere.

[Despair, you come to me. With your poison and you misery. Oh Death, you come to sting, with your poison and your misery.] [Disperazione, tu vieni da me. Con il tuo veleno e la tua miseria. Oh Morte, tu vieni per pungere, con il tuo veleno e la tua miseria.]1

Non le importava più niente della sua vita. Qualcosa in lei si era spezzato nel momento in cui si era sentita tradita da Loki e adesso non le interessava cosa ne avrebbero fatto di lei. Anche se non riusciva a spiegarsi quel suo cambio repentino di idee.

Perché continuo a ripetermi che non sia stato amore? Come faccio a mentire a me stessa in questo modo? Se non era amore, allora perché ho tutto questo male dentro al cuore? E come faccio a non pensare che forse, per un solo istante, anche lui mi abbia amata? Non posso, no, non voglio, credere che lui mi abbia sempre ingannata. Se fossi stata solo una scocciatura, non mi avrebbe fatto portare al sicuro. Ma allora perché dire quelle cose terribili? Perché vuole abbandonarmi? Ma in fondo lui è il Dio degli Inganni, non ha bisogno di spiegazioni logiche per fare quello che fa. A lui piace creare scompiglio, caos, disordine e morte ovunque vada e ci è riuscito. Chissà, forse si stava annoiando ed a trovato in me un buon passatempo, poi alla fine si è scocciato.

Sarebbe voluta tornare indietro, per cambiare il corso degli eventi. Non sarebbe scappata, ma lo avrebbe affrontato. Perché è quello che si fa nella vita, non si scappa. I problemi si affrontano, anche se fanno male ed è difficile andare avanti. Ma ormai per lei era troppo tardi. Ad un certo punto, mentre continuava a cercare disperatamente delle spiegazioni che non riusciva a trovare, sentì la nausea farsi strada nel suo stomaco fino a giungere a metà della trachea per poi arrestarsi e sparire. Fu solo una sensazione che durò pochi secondi ma questo le ricordò di non essere più sola. Dentro di lei c'era una vita; una vita nata dall'amore. Non poteva essere altrimenti. Quella era la prova che forse non era stato tutta una menzogna. Avrebbe lottato per quella vita che non aveva ancora visto il mondo, ma che il mondo stava già minacciando. E sebbene avesse detto che non voleva avere più niente a che fare con Loki, avrebbe tenuto il bambino e lo avrebbe amato, senza condannarlo per una colpa che non era sua.

Thanos si sedette sul trono e parlando, a bassa voce, in una lingua sconosciuta alla ragazza, ordinò qualcosa alle sue guardie, che si inginocchiarono e si allontanarono, lasciando la sala del trono e lasciandoli soli.

Il mostro guardò divertito la povera mortale appesa.

Sapeva di avere una carta vincente in mano: grazie a lei avrebbe piegato il Dio dell'inganni al suo volere, che gli avrebbe consegnato le sei Pietre per salvare l'inutile vita di quell'umana. Vita che non sarebbe riuscito a salvare, poi. Una volta avute le pietre li avrebbe uccisi tutti e sarebbe diventato il padrone indiscusso dell'Universo. Non era di certo il tipo che si accontentava del minino, non lui, mai lui. Si stava pregustando il sapore della vittoria e delle vendetta, bramata e desiderata così a lungo che aveva iniziato a fare male, a diventare corrosiva. Ma a lui piaceva così. Avrebbe ottenuto ciò che voleva e aveva intenzione di usare tutte le sue carte per ottenerlo.

Com'era dolce quel pensiero.

Dopo un tempo indefinito, ritornarono i due chitauri che stavano trasportando quello che all'apparenza sembrava un enorme specchio, sorretto da un piedistallo che si biforcava in un grossolano intreccio di pietra nera lucida. Lo posizionarono dalla parte opposta in cui si trovava la prigioniera, in modo che riflettesse lei e ciò che la circondava.

Thanos, una volta alzatosi dal suo trono, si mise davanti allo specchio e vi appoggiò una mano. In quel momento all'interno di esso si vennero a creare delle increspature, come quando viene buttato un sasso in una pozza. Le onde lasciarono spazio poi a delle immagini che si fecero via via sempre più nitide. Alla fine lo specchio mostrò delle persone che la ragazza conosceva bene. Li sentì pronunciare il suo nome e istintivamente alzò la testa e guardò avanti a se.

Riconobbe Natasha e Clint; stavano guardando qualcosa sul tavolo e indicavano dei punti, parlando tra di loro. Ad un certo punto, Thor si mise dietro di loro e iniziò a parlare ma Cat non riuscì a capire cosa stessero dicendo.

A toglierle quel dubbio, ci pensò il mostro viola.

“Ti stanno cercando. Vedi come si danno da fare? Vogliamo rassicurarli dicendo loro che sei qui con me?” si stava divertendo davvero molto.

Avrebbe voluto gridare i loro nomi, ma aveva la bocca secca e non le uscì niente. Il suo carceriere notò il suo inutile tentativo di farsi sentire, fallito miseramente ancor prima di iniziare e sfoggiando un sorriso da far venire la pelle d'oca, la guardò in tralice e le disse “Anche se tu gridassi, non potrebbero sentirti. Ma non ti preoccupare, presto loro sapranno.” appoggiò nuovamente la mano sulla superficie e una luce bluastra circondò il contorno del vetro.

Notò che quella volta c'era qualcosa di diverso quando i due agenti alzarono il capo e iniziarono a fissarla con aria incredula, interrompendo all'istante le attività in cui erano tanto indaffarati. Vide Steve, che facendosi vicino agli altri due agenti la guardò con una espressione mista tra il sollevato per vederla viva e il disperato per il come e per il dove la stava vedendo. A bassa voce e senza perdere il contatto visivo disse “Andate a chiamare Fury.”

Adesso la potevano vedere.


 


 

Nel frattempo, alla base dello SHIELD..

Tutti si davano un gran da fare per trovare una soluzione. Fury era stato appena informato ed era su tutte le furie. Erano riusciti a farsi scappare una ragazza di appena più di vent'anni, come se niente fosse. Era riuscita a fuggire indisturbata e quegli incompetenti se n'erano accorti solo dopo un paio d'ore.

Mobilitò tutta la squadra, ma fu inutile. Della ragazzina nessuna traccia. Sapevano solo che era stata presa dai Chitauri, ma non sapevano dove l'avessero portata. Poteva essere ovunque e molto probabilmente non erano sullo stesso pianeta in cui Loki li aveva incontrati per l'attacco a New York.

Thor era tornato ad Asgard per consultarsi con suo padre. Avrebbe taciuto la parte in cui la ragazza aspettava un figlio da Loki, sapendo che non avrebbe affatto gradito; voleva solo sapere dove si trovavano le Pietre dell'Infinito. Con sua grande sorpresa scoprì che le pietre erano nella camere delle armi, ben custodite e protette da un incantesimo arcaico, impossibile da sciogliere.

Odino non avrebbe permesso che venissero prese e date in mano ad un folle. Anche se questo comportava la morte di un essere umano.

“Gli uomini nascono, crescono e muoiono. Non dobbiamo farci influenzare, è il corso della vita. Di tutte le vite di questo Universo.”

“Padre, voi non capite. Non si tratta del corso naturale della vita di un uomo. Dobbiamo salvarla perché è prigioniera di quella immonda creatura, non ha colpe.”

“Non lascerò che il distruttore di universi venga in possesso delle Pietre dell'Infinito.”

“Così facendo la condannerai ad una morte atroce!”

“No. Così facendo salverò il mondo dalla distruzione!” disse inasprendo il tono della voce, gridando contro il figlio caparbio. Il padre degli dei non avrebbe ceduto. Già una volta affermò che avrebbe sparso il sangue di tutti quelli che servivano per fermare un male al di sopra di loro, e lo avrebbe fatto anche questa volta.

Thor dovette arrendersi e tornare su Midgard, dove ad attenderlo speranzosi c'erano i suoi compagni.

“Amici, ho fallito. Padre non permetterà che prendiamo le Pietre.” disse sconcertato, occhieggiando in direzione di suo fratello.

Loki appoggiato alla finestra stava fissando un punto lontano. Non aveva lo sguardo perso nel vuoto come credevano quelli che gli passavano vicini. Pensava a lei.

[Staring at the ceiling in the dark. Same old empty feeling in your heart. 'Cause love comes slow and it goes so fast. Well you see her when you fall asleep. But never to touch and never to keep. 'Cause you loved her too much and you dived too deep.] [Fissi il soffitto nell’oscurità. Hai sempre la solita sensazione di vuoto nel cuore. Perché l’amore giunge lentamente ma sparisce in fretta. La vedi quando ti addormenti. Ma non riesci mai a toccarla o tenerla stretta. Perché l’hai amata troppo e sei affondato troppo in profondità.]2

La visione della sua cattura lo tormentava, così come lo tormentava quella visione della sua morte. Se si fosse avverata non poteva che incolpare se stesso. Quel macigno lo stava facendo affondare e non c'era modo di ritornare in superficie se non riaverla accanto a se. Non poteva permettere che le facessero del male. Sopratutto se il responsabile era lui, che con le sue azioni l'aveva condannata. Già una volta aveva condannato una persona amata alla morte e non avrebbe MAI permesso che accadesse di nuovo.

C'era solo un modo per salvarla, lo sapeva bene. Sarebbe andato contro suo padre, contro Asgard, di nuovo, e questa volta lo avrebbero imprigionato per sempre, ma doveva farlo.

Non lo avrebbe detto a nessuno, avrebbe taciuto la cosa a suo fratello per non farlo diventare suo complice. Per una volta, avrebbe messo gli altri prima di se. Thor non se lo meritava, ma Cat si.

Adesso lei doveva venire per forza prima di tutto.

Ormai era tutto deciso: durante la notte avrebbe fatto ritorno ad Asgard per rubare le Pietre. Lui era un mago potente e sciogliere il sigillo sarebbe stato un gioco da ragazzi.

Avrebbe salvato Cat e la vita che portava in grembo, suo figlio.

Mio.. mio figlio..

Com'era strano quel pensiero. Strano, certo, ma anche misteriosamente dolce. Durante la sua esistenza non aveva mai pensato a se stesso come padre, per il semplice motivo che non si era neanche mai legato così profondamente ad una donna. Curioso come a volte il destino, o meglio, un incontro inatteso, ti cambiano la vita.

Ad un certo punto apparve un fascio luminoso nel centro della stanza. La luce fu accecante solo per pochi istanti, alla fine dei quali lasciò posto ad un portale nel quale potevano vedere cosa ci fosse al di là.

Tutti alzarono lo sguardo per indirizzarlo verso quella finestra spaziale; oltre la quale si trovava Thanos e alle sue spalle la sua prigioniera.

Nessuno seppe cosa dire o come comportarsi, neanche quando comparve Fury, rimasero fermi, in silenzio e confusi.

Loki vide Cat imprigionata e il cuore per un attimo, smise di battere. La chiamò con voce rotta, quasi disperata, ma la ragazza si limitò ad alzare il viso, segnato da stanchezza, malessere e rassegnazione. Quando vide che con loro c'era anche lui, ritornò a guardare il pavimento. Non voleva più avere niente a che fare con lui, considerando tutto quello che le avrebbe detto solo una bugia.

Il Dio si accorse che quel gesto era stato fatto con odio. Lei lo odiava. E come poteva biasimarla? Pensava che la avesse tradita.

Doveva cercare di comunicare con lei, prima che fosse troppo tardi. Doveva farle sapere la verità, doveva sapere che quelle cose che aveva detto a Thor erano solo le ennesime ragnatele di menzogne costruite per evitare di soffrire e di far soffrire lei. Come faceva ancora a non capire, dopo secoli di vita, di prove tangibili, che le sue bugie e i suoi intrighi finivano sempre per ferire lui e le poche ed uniche persone a cui teneva?

“Cat!” mosse qualche passo verso il portale, prima di essere fermato da suo fratello.

Per tutta risposta, la ragazza chinò ancora di più il capo e chiuse gli occhi. Quello era il suo modo per tagliare fuori Loki.

A toglierli da quella situazione di confusione ci pensò Thanos che iniziò a comunicare con loro.

“ Vedo che vi state dando un gran da fare per la vostra amica. Come potete vedere lei è qui con me, ci stiamo divertendo insieme non è vero?” si girò verso la ragazza che non si mosse.

“Cosa le hai fatto, mostro?” disse il Dio dei tuoni, facendo tacere Loki prima che compromettesse la vita della ragazza.

“Per ora non le ho fatto niente. Ma se non otterrò ciò che voglio, state pur certi che la sua morte non sarà affatto piacevole.”

“Che cosa vuoi?”

“Credevo fosse chiaro. Voglio le Pietre.”

“Senti stupido gigante viola,” intervenne Stark “perché non vieni qui? Almeno ti diciamo dove ti puoi ficcare quelle pietre.”

Thanos sorrise, socchiuse leggermente gli occhi e quando li riaprì Caterina venne aggredita da un'improvviso dolore alla testa.

Le sue urla risuonarono nell'immenso salone.

Era come se tanti minuscoli e invisibili aghi le si conficcassero nel cervello. L'intensità del dolore aumentava e così anche le sue suppliche. Quella sensazione la stava facendo impazzire; tirò la testa indietro colta da uno spasmo.

“Ti prego... fermati.” lo supplicò.

“Non dipende da me, ma dai tuoi amici. Finché loro non mi consegneranno le Gemme, tu sentirai dolore e man mano aumenterà l'intensità, stanne pur certa.” e rincarò la dose. Alzò un dito da quale uscì un fascio di raggi elettrici che puntò nella sua direzione. Fu attraversata da una scarica elettrica potentissima, per tutto il corpo. Si stava agitando, come per cercare di scansarsi dal raggio, ma l'elettricità era tutta intorno a lei e non poteva far niente per trovare un po' di sollievo.

Al di là del portale, non poterono fare altro che guardare scioccati. Tutti stavano ribollendo di rabbia, consapevoli di non poter fare nulla per aiutarla.

Quando il suo persecutore abbassò il dito, il fascio elettrico si dissolse nell'aria.

“Questo è nulla in confronto a cosa le aspetta se io non avrò le mie pietre. Avete uno scorrere di luna per consegnarmele. Altrimenti lei morrà, e non sarà piacevole.”

La mortale stava lentamente riprendendo fiato, dondolando appesa alle catene. In terra iniziarono a cadere piccole gocce di sangue che le stavano uscendo dal naso e dalle orecchie. Thanos le si avvicinò, sotto gli occhi vigili e impotenti di tutti, continuando a sorridere, divertito di avere quei babbei in suo potere. Si posizionò davanti alla ragazza e le strappò un lembo di maglia, proprio il punto che le copriva la pancia, ancora piatta.

Si girò, poi, verso i suoi spettatori poggiando una mano sul suo ventre; improvvisamente la ragazza si ridestò e alzò la testa conscia che un nuovo pericolo che stava giungendo.

Il mostro viola sorrise.

“Congratulazioni. È un bel maschietto.” disse picchiettando la mano sulla pancia. “Sarai contento, principe.”

Loki furibondo, liberatosi dalla presa poco salda di suo fratello, si avvicinò al portale, non riuscendo più a controllare la rabbia. “Non la devi neanche toccare tu, mostro!” i suoi occhi cristallini lanciavano scintille d'ira.

“Io non la toccherò con un dito. Sarà, piuttosto, il mio coltello che lo farà.” e le poggiò la fredda lama del pugnale, facendo un poco di pressione. La ragazza presa da un senso di protezione per quella creatura che ancora non le si era formata dentro di se, afferrò le catene con le ultime energie rimaste, facendo una fatica enorme, e issandosi su, riuscì ad assestare un calcio in piena faccia a quell'essere.

Dall'altra parte, Natasha la guardò orgogliosa. Quella era una mossa che le aveva insegnato lei e le era riuscita alla perfezione. Peccato che quel suo gesto, provocò l'ira del re di Titano.

Si rivolse verso la ragazza, massaggiandosi la mascella e stringendo saldamente il pugnale lo indirizzò verso il basso ventre, facendo penetrare solo lievemente la punta.

D'istinto Cat urlò e con lei, Loki. “NOOOOOO!!”

Quando fece riemergere il pugnale, la lama era appena bagnata da un rivolo scarlatto.

“Stai tranquillo principe. La ferita è appena percettibile e non ha danneggiato né la madre né il figlio. Ma la prossima volta non sarò così clemente.”

Detto questo, con un gesto della mano chiuse le comunicazioni.


 


 


 


 

- Angolo dell'autrice-
Salveeeeeeee a tuttiiiiiiii..!!!! Eccoci con il 12°capitolo.. spero che vi piaccia.. lasciatemi commenti, opinioni e consigli..Un bacio a tutti, ciao ciao..
La vostra Vipera :-*


NOTE
1 Not gonna die (intro), Skillet;
2 Let her go, The Passengers.




 

  
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