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Autore: gwuncan99    07/05/2014    6 recensioni
Ci troviamo a New York, dove tutto ebbe inizio.
Due ladri ricercati per loro vari precedenti, Duncan e Geoff, cercano di rapinare una delle tante banche della città, ma Gwen, la ragazza che stava lavorando lì, involontariamente, gli mette i bastoni tra le ruote. I due sono costretti a fuggire, portandosi dietro anche lei.
Sarà una fuga dalla polizia, da avvocati e spacciatori assetati di vendetta, in tutto gli Stati Uniti, tra Rave Party, rapine e traffici illegali.
Riusciranno i nostri tre fuggitivi a scappare dal loro destino?
Serie DxG
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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--->Capitolo XIII
 
"Tra due ore sul tetto del 311 South Wacker Drive. Heather sa dove si trova, quindi non ti perderai." 

Ed eccolo, lì davanti a noi, l'imponente grattacielo dallo stile post-moderno che si stagliava verso il firmamento illuminato dai deboli raggi emessi dal Sole; dovevamo solo superare i 65 piani con l'ascensore ed avremmo raggiunto il tetto su cui si trovava il famoso elicottero di Scott, il ragazzo spuntato dal nulla volenteroso di aiutarci, anzi, di aiutare solo me. Percepivo già la netta tensione tra lui e Duncan, e questo non mi piaceva per nulla. Avrebbe solo intralciato la nostra fuga, e questo non doveva accadere. Geoff non lo meritava.
"Come facevi a sapere dove fosse?" domandai -riferendomi al grattacielo- con bramosa curiosità all'asiatica di fianco a me, che si portò una mano al fianco ghignando orgogliosa di quello che stava per blaterare.
"Oh, niente di che. Meno di un anno fa ebbi l'onore di fare un giro con Scott col suo elicottero, e devo dire che ci sa fare!" spiegò con spiccata superiorità, con quel tono di voce tanto odiato ai tempi del liceo accompagnato oltretutto da una scossa di testa che le fece ondeggiare i lunghi capelli neri e setosi; avrei tanto voluto rasarglieli a zero come quella volta che da ubriaca ad una festa la svergognai davanti a tutti. Una cosa esilerante. Bene, Scott si era preoccupato più di stare in compagnia della mia acerrima nemica piuttosto che cercare me, ed in più le aveva fatto fare un giro in elicottero!
Il punk notò il mio sguardo corrugato e perso nei pensieri più oscuri ed omicidi che desideravano vendetta ma anche delusione, per cui interruppe il mio trans con un leggero colpo di tosse volontario.
"Andiamo. Stiamo già perdendo troppo tempo." mormorò con irritazione, facendosi spazio fra la folla sparsa dinnanzi il famoso grattacielo. Ignorai il suo carattere acido e prepotente, roteando gli occhi e guardandomi intorno prima di procedere al passo con Duncan; Geoff fremeva dalla gioia, Heather godeva dalla cattiveria e la mia bocca desiderava impulsivamente una bella boccata di nicotina - e magari un bacio di Duncan. Scostai due passanti ed inseguii il resto del gruppo, piuttosto carico di adrenalina. Raggiungemmo l'ascensore, aspettando per qualche secondo il suo arrivo; le porte si aprirono, permettendoci di entrare tutti e quattro.
L'aria era tesa; non osavamo guardarci in faccia. Lo sguardo a terra a fissare chissà che cosa - a parte Heather che si sistemava il trucco davanti al grande specchio - e l'ansia di raggiungere finalmente San Francisco. Eppure, non sapevo se fidarmi del tutto di Scott... "Eppure, sta accadendo tutto con così tanta facilità..." pensò ad alta voce il biondino, divenuto improvvisamente serio e preoccupato; si girò verso di me in cerca di una risposta che poteva risollevarlo da quel dubbio. "Non credi anche tu?" disse con un filo di voce. Rimasi in silenzio, in attesa di una chissà quale idea positiva e fiduciosa sul ragazzo dai capelli rossi. "E' un mio amico, è normale che ci aiuti...E' stata solo fortuna, la nostra." balbettai non molto convinta, tormentandomi i capelli con le mani; sorrisi amaramente, rivolgendomi a Duncan. "Giusto?" chiesi conferma a lui, come se ne sapesse qualcosa di tutta quella faccenda e dei pensieri di Scott. Annuì debolmente, quasi disinteressato dall'argomento.
Le porte si riaprirono, scoprendo quattro ragazzi spaventati dalla realtà; immobili sul posto da secondi, avanzammo verso quello che doveva essere il famoso elicottero di Scott.
"Alla buon ora!" borbottò il rosso impegnato a pulire il suo gioiellino bianco e rosso. "Dove avete detto che è la vostra meta?" disse poi avvicinandosi a me con un sorriso beffardo; mi lasciò un dolce bacio sulla guancia e lanciò uno sguardo indecifrabile a Duncan, che sbuffò a braccia conserte. "San Francisco." rispose seccato, avvicinandosi con Geoff al velivolo. "Bel catorcio." "Almeno io ce l'ho."
"Ci sbrighiamo? Io avrei una certa fretta." interruppi la loro discussione, seguita poi da Heather. "Eh sì, sto già perdendo troppo tempo; la manicure non si fa mica da sola!" "Ah, certo! Tu pensi alla manicure in questo momento?! Pazzesco!"
Il rosso ci fissò divertito, scoppiando poi a ridere improvvisamente. "Voi due siete esileranti!" commentò trattenendo le lacrime per le risate. "Mi mancavate troppo." ammise infine con un sorriso pensieroso, facendo innervosire il punk.
"Certo ma, a parte queste cavolate, dobbiamo sbrigarci sul serio. Se non vi ricordate, siamo inseguiti dalla polizia."
"Ah, si?"
"Eh sì." questa volta fu Geoff a parlare, prima di entrare per prima nell'elicottero. "Andiamo."

Entrammo tutti e cinque; Scott, con esperta abilità, fece partire il velivolo, innalzandoci nel cielo. Pochi secondi dopo potemmo già ammirare il panorama di Chicago, un bellissimo spettacolo che si poteva contemplare solo dal vivo; peccato che non me lo fossi potuto godere a causa di Duncan, che da due giorni mi teneva sempre il broncio. Era seduto accanto a me con lo sguardo fisso fuori dal finestrino, come Scott, che sembrava piuttosto pensieroso, fin troppo pensieroso. Non aveva proferito parola da quando Duncan aveva parlato della nostra fuga dalla polizia.
"Duncan..." sussurrai accovacciandomi sulla sua spalla muscolosa. "Che c'è?"
"Niente." ribatté secco, guardandomi negli occhi con disprezzo. "Sono solo annoiato, ci metteremo una vita ad arrivare da Bridgette, tutto qui." spiegò, stringendomi poi la mano.
"Ti amo." mormorai al suo orecchio, facendolo sorridere debolmente. "Anch'io." disse lui, avvicinandosi alle mie labbra; con un po' di esitazione ricambiai il suo bacio, con la mente persa ad immaginare a chissà cosa stesse pensando Scott accanto a noi.
"Quanto ci metteremo?" domandò Geoff con impazienza, riferendosi al rosso alla guida.
"Mh, qualche oretta sicuramente..." si limitò a rispondere lui, ancora distratto da qualcosa di ignoto. "Dimmi un po', avete per caso fatto qualcosa di molto grave da essere perseguitati dalla polizia?"
"Perché questa domanda?" ribatté confuso il biondino.
"Curiosità. Infondo sono amico di Gwen, devo saperlo visto il mio grande aiuto verso due ladri ricercati." 
La risposta bastò a far parlare Geoff. "Abbiamo rapito Gwen, mi sembra visibile." Io e Duncan, prima intenti a limonare dimenticandoci dei presenti nell'elicottero, ci bloccammo ad ascoltare il nuovo discorso aperto stranamente da Scott.
"Perché?" continuò lui.
"Fammi ricordare..." il festaiolo si grattò la nuca, guardando gli altri in cerca del ricordo del mio rapimento. "Ah, sì! Quando abbiamo rapinato la banca dove lavorava Gwen, sfortunatamente e involontariamente lei ci ha riconosciuti, proprio perché qualche minuto prima si era scontrata in strada con Duncan! Non è una cosa pazzesca?" raccontò euforico, sfoggiando un sorrido a trentadue denti a me e il punk.
"Ricordo perfettamente.." commentai ghignando. "Già mi eri antipatico." mi rivolsi a lui squadrandolo scherzosamente.
"Oh, anche a me, RAGAZZINA." schernì ironicamente, baciandomi a fior di labbra.
"E perché l'avete presa? Potevate fuggire da soli." ci interruppe scocciato Scott, non distogliendo l'attenzione dalla guida.
"Non ci avevamo pensato...Ma è stato meglio rapirla! Duncan voleva ucciderla, quindi-" "VOLEVI UCCIDERLA?!" sbottò il rosso, facendo sobbalzare tutto il gruppo e perdendo quasi il controllo dell'elicottero.
"NON PARLARMI CON QUEL TONO, O LE PRENDI SERIAMENTE." lo stuzzicò Duncan, e nuovamente si fulminarono con lo sguardo.
"Comunque..." il rosso si ricompose. "Cosa centra Heather in tutto questo?"
"Si sono riparati a casa mia." si intromise l'asiatica in questione. "Per colpa loro Alejandro non mi parla più." sbuffò infastidita, guardando male tutti noi, soprattutto Geoff - l'artefice della distruzione dell'auto del ragazzo di Heather.
"Vi sta alle calcagna solo la polizia?" chiese con insistenza Scott; troppe domande, quello stava tramando qualcosa.
"No." fu Duncan a parlare. "Anche la mia ex." Geoff scoppiò a ridere.
"E?" lo intimò a continuare il rosso, come se già sapesse che non era solo l'ex ad inseguirci.
"Ti interessa così tanto?" "Evidentemente sì. Posso abbandonarvi quando voglio, o catapultarvi dall'elicottero; ho un pulsante di espulsione, e, francamente, intendo usarlo."
La sua minaccia costrinse il punk a rispondere. "Da una banda di...spacciatori. I Bulls, li conosci? Sono molto famosi a New York."
"I Bulls, eh? Mmmh.." si grattò il mento con fare pensieroso, ma visibilmente finto. "Oh, certo! Li conosco benissimo."
Restammo in silenzio, forse la cosa più giusta da fare in quel momento.


Erano passate circa due ore da quando tutti si erano appisolati, a parte Scott - naturalmente - ed io. Il viaggio proseguiva regolarmente sotto le note di una canzone di Eminem di cui non conoscevo nemmeno il nome ed il russare di Geoff.
"Come sei stata a New York?" domandò d'un tratto il rosso, picchiettando le dita sui comandi dell'elicottero.
"Un po' sola. A parte questo, bene. Infondo ho sempre amato la solitudine." risposi insicura, scostandomi il punk addormentato dalla spalla; con agilità raggiunsi il posto accanto a Scott, occupato in parte da Geoff. Presa una sigaretta dalla sua tasca, riuscii a sistemarmi comodamente per poter fumare e parlare con il rosso. "Come stanno i miei...genitori?" 
Ci guardammo negli occhi, il tempo per lui di capire quanto fossi nervosa ma curiosa di sapere di loro.
"All'inizio non avevano accettato la tua fuga, poi si sono rassegnati." disse rispondendo alla mia domanda. "Ma gli manchi, molto." mi informò infine, con una nota di nostalgia forse anche da parte sua.
Scrutai l'orizzonte, portando alla bocca la sigaretta.
"Tra poche ore il Sole tramonterà; tra tre ore saremmo in un luogo dove ho deciso di portarvi tutti." mormorò il ragazzo, sorridendomi lievemente.
"Dove?" 
"Non preoccuparti, è vicinissimo a San Francisco."
Sospirai, impaziente dell'atterraggio; quell'elicottero mi faceva venire la nausea, soprattutto se dentro con me c'era Scott. Una nuvola di nicotina si espanse nell'aria.

***


Scesi da quel catorcio volante - come lo chiamava Duncan - con l'aiuto di Scott, che si girò subito dopo verso i belli addormentati.
"Svegliaaaa!! Siamo arrivatii!!" urlai io, mentre il rosso batteva i pugni contro lo sportello; Heather e Duncan sussultarono all'improvviso dalla paura, imprecando bestemmie di ogni genere. L'asiatica aveva sbattuto la testa su chissà cosa, e questo mi fece scoppiare a ridere come una stupida.  L'unico che non si era alzato era Geoff, che sonnecchiava tranquillamente biascicando parole del tipo "Bridgette, sono qui..." Era dolce, non volevo interrompere il suo bel sogno ma, come sempre, la rovina-tutto Heather lo trascinò per le gambe energicamente. Il biondino, dapprima rannicchiato sul sedile, si ritrovò sbattuto su una distesa di erba in un luogo sconosciuto. "D-dove diavolo sono?!"
"Giusto...dove siamo?" ripeté il punk guardandosi intorno; un prato di fiori gialli ed erba alta ricopriva l'intera zona, mentre dietro di noi vi era solo un piccolo sentiero che portava da qualche parte.
"Dobbiamo proseguire per quel vialetto e siamo arrivati." spiegò Scott con l'indice rivolto verso il viale in questione.
"Arrivati dove?" chiesi io confusa.
"Vedrai." il rosso stava cercando qualcosa nell'elicottero; lanciò lo zaino al punk  e prese una chitarra mai vista prima che mise su una spalla. Mi lanciò un sguardo sorridente e cominciò a camminare, seguito da tutti noi.

Percorremmo il sentiero in silenzio, troppo lungo e faticoso per noi, ma ne valse la pena; giunti alla fine, illuminato da sfumature di luce tra il rosa e il giallo del tramonto, si stagliava un lungomare mozzafiato. Il suono delle deboli onde che sbandavano sugli scogli, i versi dei gabbiani e l'aria fresca e profumata di...sabbia, acqua salata: una splendida sensazione di pace e tranquillità. Geoff ed io, senza pensarci due volte, con un semplice sguardo di complicità ci catapultammo verso la spiaggia, spogliandoci durante la corsa e lanciandoci in mare, iniziando una lunga gara di schizzi e spinte tra le nostre infinite risate. Heather, cacciando i suoi immancabili occhiali da sole, si allungò sulla sabbia fresca della spiaggia. 
"Devo sfruttare questi ultimi raggi di Sole, anche se ci vorrebbe una crema abbronzante." cinguettò lei dischiudendo gli occhi. "Potevi dirmelo prima che mi portavi al mare!" sgridò poi il rosso, prima di rilassarsi in silenzio.
Gli unici rimasti impalati davanti a quello spettacolo erano Scott e Duncan, che non sapendo che dire cercavano in tutti i modi di non guardarsi in faccia né di avere alcun tipo di contatto; da lontano sembravano due fuochi in contrasto che da un momento all'altro di sarebbero scontrati facendo esplodere l'inferno. Il punk si sedette a pochi metri di distanza dal rosso, procurandosi l'occorrente dallo zaino per prepararsi una canna; con abili mosse finì in pochi minuti e poté godere di quella medicina rilassante. Scott gli si avvicinò con lo sguardo corrugato.
"Quella roba devi ancora pagarla?" domandò dal nulla quasi infastidito. Il punk, dopo un lungo tiro, alzò la testa, sputando fuori la nuvola di fumo. "Ho troppi debiti, e comunque, non sono affari che ti riguardano." rispose seccato, distogliendo lo sguardo verso di noi, che giocavamo nell'acqua nonostante i vestiti - biancheria intima - bagnati. Mentre ci scrutava pensieroso, il rosso continuò la loro chiacchierata.
"Io centro in queste cose più di quanto tu creda, Duncan Nelson

Nelson? Come faceva a conoscere il suo cognome?

Il punk, sgranando per un istante gli occhi, si ritrovò a fissare un ragazzo strafottente e sicuro di sé, con un ghigno così odioso che lo avrebbe portato perfino a prenderlo a pugni. Ma questo pensiero fu distolto da me e Geoff,che li raggiungemmo tutti tremanti ed infreddoliti; Geoff in pantaloncini ed io solo in reggiseno e collant corti fino alle ginocchia.
"Piccola..." mormorò il ragazzo alla mia vista, che mi avvolse fra le sue calde braccia noncurante del mio abbigliamento.
"E-ehi...amico...D-dove dovremmo dormire n-noi?" disse balbettante per il freddo il  biondino, che si strofinava le mani in cerca di un minimo di calore.
Scott, sorridendo divertito, indicò un falò spento poco lontano da noi. "Lì. Sai, questo è un posto segreto, che conosco solo io, quindi ho preparato già tutto per serate del genere." ci informò mentre lo seguivamo verso il falò, dove attorno si trovavano coperte, sacchi a pelo, uno stereo attrezzato di casse ed un grande frigo bar; più lontano vi era una baita di legno, sicuramente inabitata, ed un'altra distesa di erba alta e fiori gialli. Sullo sfondo si trovava un bosco, che non avrei mai raggiunto per esperienze passate.
"Bello." commentò l'asiatica, che raggiungendoci aveva alzato gli occhiali da sole ammirando il falò.
"Chi sa suonare la chitarra?" domandò ad alta voce il rosso, innalzando il suo strumento musicale davanti a tutti.
"Io! Io! Sono bravissimo!!" urlò il festaiolo agitando un braccio.
"Dov'è la tua camicia?" mormorò il punk rivolto a me, sentendo quanto stessi tremando.
"L-l'ho buttata in mare..." risposi, abbassando lo sguardo. Il punk mi rialzò il mento con il pollice e l'indice, costringendomi a guardarlo negli occhi. "Dai, vieni, così ti scaldi un po'." Cacciò da una tasca il suo accendino, lo lanciò al rosso e lasciò che lui accese il falò, mentre io e lui ci accoccolammo sulla sabbia, cullati dal calore dei nostri corpi. 

Il Sole era completamente sparito, lasciando posto alla Luna piena ed alle infinite stelle che ricoprivano il cielo buio. Uno spettacolo che da una città come New York era quasi impossibile vedere. Una birretta ed una sigaretta erano quello che ci voleva in quella serata che si stava presentando perfetta; mancava solo la canzone che avrebbe scelto Geoff da suonare.
"The A Team di Ed Sheeran?" propose indeciso il festaiolo. 
"Si può fare." affermò il rosso, accendendo lo stereo. "No no, la suono e la canto io! Fa più effetto sulla spiaggia!" lo bloccò Geoff, accordando la chitarra con uno sguardo attento ma allo stesso tempo rilassato.
Iniziò a cantare.

White lips, pale face 
Breathing in snowflakes 
Burnt lungs, sour taste 
Light's gone, day's end 
Struggling to pay rent 
Long nights, strange men
 

Una voce melodiosa, delicata, rilassante. Dischiusi gli occhi, poggiandomi al petto del mio ragazzo.

And they say 
She's in the Class A Team 
Stuck in her daydream 
Been this way since 18 
But lately her face seems 
Slowly sinking, wasting 
Crumbling like pastries 


Tutti erano concentrati ad ascoltare il talento di Geoff di cui non ne sapevo nulla fino a quel momento. Bevvi qualche sorso di birra e mi strinsi di più nelle coperte, ricevendo un dolce bacio sulla fronte da Duncan.

And they scream 
The worst things in life come free to us 
Cos we're just under the upperhand 
And go mad for a couple of grams 
And she don't want to go outside tonight 
And in a pipe she flies to the Motherland 
Or sells love to another man 
It's too cold outside 
For angels to fly 
Angels to fly 


"Una volta dedicò questa canzone a Bridgette..." mi sussurrò lui, non distogliendo lo sguardo dal suo amico, mentre sorrideva quasi orgoglioso di lui e della sua forza. "E' innamorato di Bridgette, lo è davvero..."
Geoff si accorse delle parole e delle occhiate di Duncan, ed i suoi occhi divennero lucidi.

Ripped gloves, raincoat 
Tried to swim and stay afloat 
Dry house, wet clothes 
Loose change, bank notes 
Weary-eyed, dry throat 
Call girl, no phone 


Tra una lacrima e l'altra, finì anche il ritornello, e la canzone.

For angels to fly 
Angels to fly 


Dopo l'ultimo accordo della chitarra, il silenzio calò tra i presenti, mentre le lacrime di Geoff erano accompagnate dalle mie che bagnavano il mio viso più pallido del solito. Il festaiolo stappò una bottiglia di birra e la bevve tutta d'un sorso, scioccandoci tutti.
"...Wow." mormorò l'asiatica accanto a lui.
"Bravo, eh?" affermò Duncan, sorridendo a malapena.
"Eh, sì." ribattei io tirando su col naso ed asciugandomi le lacrime. "Ma non bere troppo." soffocai poi una risatina, accorgendomi che si stava scolando un'altra bottiglia.
"Questo si ubriaca subito." commentò divertita Heather con aria di sfida; mai sfidare un tipo come lui.
"Noooo!" la interruppe Geoff. "E' difficile farmi ubriacare! Io so reggere tutto l'alcool che volete!!"

"FESTAAAAAAAAAAAA!!! DIVERTIAMOCIIIIIII! YEEEEEEEEEEAAAH!" ci ritrovammo, dopo altri lunghi sorsi, tiri di canne e bottiglie finite, un festaiolo su di giri; correva sul lungomare, urlava e cantava a squarciagola canzoni senza senso, ed in più la musica emessa dallo stereo di Scott  - ovvero What does the fox say - lo pompava ancora di più.
"BIRRAAA!" svuotò due bottiglie; una schizzandola in aria, l'altra facendo una felice doccia alla povera Heather.
"GGGRR, GEOFF! APPENA TI PRENDO!!" lo minacciò lei, rincorrendolo con una rabbia che avrebbe ucciso chiunque si trovasse di fronte a lei; poco dopo si stufò, andandosi a togliere quella puzza di birra in acqua.
"BECAUSE I'M HAAAPPY!!!" cantava a più non posso "GWEEEEEN! VIEEEEENI A BALLAAARE CON MEE!" biascicò lui prendendomi per un braccio con innocente violenza e stringendomi a lui. Cercai in tutti i modi di non farmi cadere la coperta che mi copriva il petto. La mia camicia era sparita nel nulla, mentre i miei collant - sostituiti da una gonna che arrivava più sopra delle ginocchia - erano troppo bagnati per essere indossati.
"Geoff, n-non respiro!" dissi io sghignazzando, stritolata dal suo corpo. 
"BEEEENE, ALLORA GIOCHIAMO!" urlò, portando un braccio sotto le mie gambe e portandomi in braccio a mo' di sposa, mentre correva come uno stupido. "GEOFF! MI FAI CADERE!" urlavo io coprendomi gli occhi dalla paura, mentre il punk e il rosso cercavano di rincorrerci per soccorrermi. "FERMATI, IDIOTA!!"
"AMICO! VAI A GIOCARE  CON QUALCOS'ALTRO!!" urlò invece Scott, raggiungendoci e tirando Geoff per la maglietta; per colpa sua inciampammo e rotolammo tutti e due a terra, non riuscendo più a rialzarci quando le forze di Geoff furono cessate.
"V-voglio....Bridgette." sussurrò, prima di cadere in un sonno profondo.
Duncan mi raccolse da terra, mentre io mi scrollavo di dosso la sabbia e mi coprivo per bene. 
"Non lo farò mai più." ammisi io. "Stavo morendo dalla paura!" aggiunsi ridendo con lui. Trascinammo Geoff vicino al falò, lo coprimmo e ci sistemammo anche noi sulla sabbia. Scott mi lanciò uno sguardo indecifrabile prima di darmi una semplice "Buonanotte." Si girò di spalle sotto la coperta e si addormentò subito. Heather ci raggiunse poco dopo con i capelli abbastanza bagnati ed una faccia a dir poco scocciata. "Buonanotte, ragazzi." disse dopo uno sbuffo sonoro, ficcandosi nel sacco a pelo.

Tutti dormivano, tranne me; mi trovavo fra le braccia di Duncan, che ammiravo come si ammira un bambino che dorme dolcemente. Mi avvicinai alle sue labbra, ma riuscii a svegliarlo stupidamente. Aprì lentamente gli occhi, ghignando malizioso alla nostra vicinanza.
"Cosa stavi cercando di fare?" sussurrò cercando di non far svegliare anche tutti gli altri. "Volevo darti la buonanotte." ammisi io arrossendo visibilmente. Il punk mi guardò qualche attimo negli occhi, per poi alzarsi all'improvviso.
"Andiamo a fare un giro. Non vorremmo sprecare questa favolosa notte su una spiaggia?" propose lui, afferrandomi per la mano e allontanandoci dal resto del gruppo.
"E dove vorresti andare?" chiesi io curiosa, mentre mi stringevo nella coperta; il punk mi fissò a lungo, indagando il mio abbigliamento strambo.. "Perché non lasci la coperta qui?" domandò aprendo dal nulla un altro discorso.
Socchiusi gli occhi a due fessure che emanavano sospetto, ma mi addolcii. "A parte il reggiseno, ho solo questo addosso." gli ricordai, ridendo maliziosa.
"Tanto ci sono solo io sveglio." insistette lui, sorridendomi mentre si avvicinava sempre di più al mio viso rosso dall'imbarazzo. Sbuffai divertita, sfilandomi la coperta e buttandola atterra. "Contento?"
Non ricevetti risposta, poiché Duncan si era imbambolato a fissarmi mezza nuda, cosa che odiavo da morire.
"Finiscila." lo sgridai a bassa voce, dandogli uno schiaffo dietro la nuca; mi riprese la mano e, sghignazzando mentre si massaggiava la parte colpita, percorremmo di nuovo il sentiero. Intravedemmo l'elicottero di Scott in mezzo all'erba, e a quella vista il punk si rincupì.
"Che c'è?" chiesi confusa, stringendolo a me e guardandolo negli occhi.
"Niente." 
"Dai, so che hai qualcosa." insistetti.
"No, non preoccuparti." rispose, cercando di essere il meno acido possibile. 
"Sicuro?"
"Sì." Abbassò lo sguardo non fiatando più; passò qualche secondo riflettendo su quello che stava per dirmi "Solo che...ho paura di perderti."
Rimasi in silenzio. Il cuore batteva a mille; ecco cosa provava lui quando vedeva me e Scott insieme. Paura di perdermi, che qualcuno possa portarmi via da lui. Che Scott, la mia ex fiamma, potesse rubarmi da lui.
"No." ribattei, stringendolo più forte di prima. "Non mi perderai, non succederà. Te lo prometto." gli occhi divennero nuovamente lucidi. Alzai lo sguardo e gli presi il viso fra le mani, baciandolo con passione. "Ti amo, ti amo, ti amo." sussurrai con il poco fiato che avevo ai polmoni per il bacio. "Fidati, nessuno mi porterà via da te..." ripresi a baciarlo.
Duncan, dapprima rigido, si lasciò andare in quella nuova voragine di passione che si era creata. Mi strinse a sé, mentre le sue mani ricadevano veloci e vogliose lungo i fianchi, arrivando al fondo schiena. Io gli sfilai la maglietta nera, perdendo goffamente l'equilibrio e trascinandolo con me tra l'erba alta che ci copriva del tutto da chiunque fosse arrivato a cercarci; riprendemmo la nostra danza di lingue. Il punk, a cavalcioni su di me e a petto nudo, arrivò a baciarmi il collo, lasciandomi morsi e succhiotti ovunque; scese più in basso, raggiungendo il reggiseno nero che slacciò in un lampo preso dall'adrenalina; prese a baciarmi i seni, giocherellando con i capezzoli mentre io già ansimavo dal piacere. Portai la testa all'indietro inarcando la schiena, mentre lui mi lasciava una scia di baci dall'ombelico fino all'inizio della gonna di Heather (poverina).
"E' troppo eccitante questa gonna..." mormorò con difficoltà per il piacere; mi sfilò solo gli slip, permettendo alla sua bocca di arrivare alla mia intimità mentre con le mani mi stringeva i seni; non riuscivo a bloccare i gemiti. Si riavvicinò al mio viso accaldato. Mi leccò le labbra, avvicinandosi poi con foga intensificando nuovamente il bacio, mentre con una mano si slacciava i pantaloni ed entrava dentro di me... Era passata un'altra notte meravigliosa.

 
***

Aprii lentamente gli occhi, sbadigliando sonoramente e guardandomi intorno spaesata; il cielo era poco illuminato, l'alba era appena accennata. Forse era le 5 di mattina, o le 6...
Avevo i capelli arruffati, sentivo il mascara sbafato dappertutto ed il corpo indolenzito. Il mio sguardo cadde in basso: mi trovavo nuda accoccolata a Duncan, nudo anche lui; arrossii violentemente, vestendomi e cercando di non guardarlo, ma lo feci svegliare nuovamente. Non ero molto silenziosa e furtiva in quei momenti!
"Buongiorno piccola, mi abbandonavi qui?" mormorò ironico, osservandomi mentre mi coprivo con i pochi indumenti che avevo.
"No, amore." sghignazzai io, chinandomi per baciarlo a fior di labbra. "Che ore saranno?" domandai poi osservando il cielo azzurro spento. Tirava un bel venticello fresco; sicuramente si stava da Dio a quell'ora sulla spiaggia.
"Saranno le 6. Andiamo?" rispose lui, infilandosi i boxer e i pantaloncini e tenendosi la maglia tra le mani.
"Sì.." "Quali sono i nuovi ordini, capo??" Delle voci estranee bloccarono la nostra chiacchierata; passi di scarponi che calpestavano l'erba si intensificavano nel circondario. 
"Ma chi sono?" Il punk mi tappò la bocca con la mano, spiando l'intera zona tra i fogliami ed i fiori che ci nascondevano.
Erano tre uomini vestiti di nero, incappucciati ed armati; stavano discutendo di qualcosa accanto all'elicottero di Scott.
"Sicuro che sono quelli che cerchiamo?" rispose il secondo uomo, il più alto e muscoloso dei tre, forse il più cretino ed impaurito dato il timbro di voce spaventato.
"Certo, idiota! Io, il vostro capo, ho mai deluso questa organizzazione? Eh?!" questa volta fu l'altro a parlare, il presunto capo di quegli uomini; rude e malvagio di carattere ma spinto anche da una forte sicurezza e fiducia verso se stesso ed i suoi comandi, sussurrò altri ordini ai due complici, prima di spingerli verso il sentiero percorso il giorno prima da noi.
"Il capo è troppo coperto da essere riconosciuto...Ma chi sono, e cosa vogliono??" bisbigliai io impaurita al punk, che dopo vari attimi di silenzio si girò verso di me. "Sono i Bulls, e vogliono ucciderci tutti." rispose secco e senza proferire emozioni, prima di prendermi per un braccio e trasportarmi in una folle corsa verso il falò, prima che fosse troppo tardi.

Salve a tutti!! Scusate lo stratorferico ritardo ma ho avuto pochissimo tempo per aggiornare...e ci ho messo un sacco a finire questo schifo di capitolo per
mancanza di idee..ehehhehe ^^"
La scena di Duncan e Gwen è stata solo una mia curiosità per vedere come fossi capace di descrivere scene del genere..se ci sono problemi segnalatemi nelle recensioni! ^^" Infondo non ho scritto né dettagli né cose troppo sconce da mettere un raiting rosso!
Aspetto vostre recensioni! Negative e positive! :D
gwuncan99
  
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