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Autore: mamie    07/05/2014    2 recensioni
"Oggi no, Yuu, ti prego. Non oggi. Fa troppo freddo e sono troppo triste. Arriva l’inverno e che farò io senza di te, chiuso fra quelle mura, in mezzo a quei libri che non mi dicono più niente?"
Stranamente, benché come stagione siamo in primavera, la pioggia di questi giorni mi ha ricordato il sopraggiungere dell'inverno. Breve introspezione, ispirata ad un haiku di Basho.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fiori di ciliegio'
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NON OGGI
 
Il grido sonoro riempì per un attimo il cielo. Kanda alzò la testa e una folata di vento gelido gli scompigliò la lunga coda di capelli scuri. Erano anitre selvatiche  che volavano in formazione, verso sud.
̶  Sta arrivando l’inverno – commentò Lavi appoggiandosi a Ozuki Kozuki.
L’aria fredda si insinuava sotto i loro mantelli facendoli rabbrividire. Su quel picco spazzato dai vento erano quasi senza protezione. Da dove sarebbe arrivato il pericolo? Kanda guardò il cielo terso e lucido dove i gridi delle anitre parevano rimbalzare in un disperato chiamarsi, poi il profondo crepaccio dove le onde nere del mare mormoravano in un incessante fruscio. Infine scrutò l’ombra fitta del bosco alle loro spalle, che pareva sussurrare con la voce di fantasmi millenari.
̶  Non hai freddo, Yuu?
̶  Non chiamarmi Yuu, stupido coniglio – rispose Kanda, ma come distrattamente, per abitudine, senza nemmeno guardare dalla sua parte. Teneva Mugen ferma nella mano, ma la posa era rilassata. Lavi sapeva che sarebbe bastata una frazione di secondo a farlo scattare al minimo segno di pericolo. Sapeva anche che era il miglior combattente che avessero. Nessuno era bravo come lui, veloce come lui… perché allora si sentiva così preoccupato?
 
Forse perché, la sera prima, mentre si spogliavano, aveva visto che la macchia scura del tatuaggio si era allargata ancora. Ora gli copriva quasi la metà del torace e gli si allungava sulla schiena.
Non aveva detto niente. Lo aveva abbracciato alle spalle, aspirando nel buio l’odore della sua pelle. Avevano fatto l’amore a lungo e in silenzio. Si erano addormentati e si erano svegliati ancora abbracciati, con la luce pallida che sfiorava appena le impannate e la voce di Kanda che diceva “dobbiamo alzarci” con un tono di rassegnazione che non gli era piaciuto.
Quanti petali erano caduti? Quante volte, ancora, sarebbe stato costretto a fare quell’assurda conta che sbagliava sempre, prima di vederlo riaprire gli occhi? Quante volte sarebbe dovuto passare attraverso quell’inferno di morte e resurrezione prima che fosse stata l’ultima, la definitiva, quella da cui non si sarebbe più risvegliato?
 
Oggi no, Yuu, ti prego. Non oggi. Fa troppo freddo e sono troppo triste. Arriva l’inverno e che farò io senza di te, chiuso fra quelle mura, in mezzo a quei libri che non mi dicono più niente? Andiamo via da questo posto freddo. Le rondini se ne sono andate. Sono arrivate le anitre selvatiche. Non è un luogo per noi. Oggi non è un buon giorno per morire.
 
Kanda si voltò a guardarlo, quasi avesse sentito attorno a sé l’eco dei pensieri di Lavi. Lo fissò per un attimo e fu quasi come se gli avesse sorriso. Il verso delle anitre si sentiva ancora in lontananza, come una pennellata di luce nell’oscurità.
 
Poi il cielo, di colpo, prese fuoco.
 
 

Il mare si oscura
il verso delle anitre selvatiche
è vagamente bianco
matsuo basho
 

  
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