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Autore: La Matta    07/05/2014    4 recensioni
Per oltre cinquemila anni Niphredil è stata al fianco di sire Thranduil, condividendo i suoi giorni e comandando il suo esercito, ma dopo la caduta di Erebor il suo animo è divenuto irrequieto. La consapevolezza di aver ordinato la ritirata, senza soccorrere il popolo nanico, la porta a lasciare il Reame Boscoso per raggiungere gli esuli ed aiutarli nella ricerca di una nuova patria. Così, mentre il Nemico prepara la sua vendetta ed un'antica avversaria risorge dalle proprie ceneri, hanno inizio le peregrinazioni di Niphredil di Eryn Galen.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balin, Gloin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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niphredil 4

Capitolo Quarto

Il Mirolago

 

 

 

La battaglia è finita.

 

Lo sguardo di Niphredil vaga sulla piana sterminata, dove i nani hanno eretto le pire, per celebrare i loro caduti. La mano della guerriera continua a scivolare sulla lama della spada, pulendola, con uno straccio, dal sangue degli orchi.

 

Tace, lasciando i nani al loro cordoglio.

 

Li osserva, in silenzio. E’ partecipe del loro dolore, ma è una sensazione marginale, ovattata,una malinconia remota, più che una sofferenza tanto vicina e atroce.

 

Poco lontano un’enorme colonna di fumo nero si alza verso il cielo, levandosi dalla pira di Frerin, figlio di Thrain, della stirpe di Dùrin.

 

Oltre le fiamme, gli occhi di Niphredil incrociano quelli di Thorin, che veglia sull’ultimo viaggio del proprio fratello. La sua espressione dura non lascia trasparire alcuna emozione, a parte una sorda determinazione e una rabbia sopita, che attende di ridestarsi.

 

Non è mai stata così a stretto contatto con il popolo nanico ed è sorpresa dall’aura di forza e di solidarietà che avvolge i sopravvissuti, la luce che brilla nei loro occhi e che sembra promettere al mondo che non ci sarà resa, che non ci sarà un’altra sconfitta e che, un giorno, loro rivedranno le vaste sale in cui i loro antenati hanno vissuto e brindato, beandosi del riflesso dell’oro e della serenità della pace.

 

- Sai, figliola, non sei costretta a rimanere.- la sorprende una voce, roca ma gentile.

 

Davanti a lei c’è un nano dalle folte sopracciglia e dalla lunga barba grigia, screziata di bianco.

 

- Thorin mi ha raccontato di te - prosegue, per poi accennare al tronco d’albero:- ti spiace se mi siedo un attimo?-

 

Niphredil lo guarda, momentaneamente spiazzata, ed annuisce:- naturalmente.-

 

- Io sono Balin - si presenta lui, tendendole una mano. Il suo tono è cordiale e la sua stretta è calda e forte - so che le tue intenzioni sono nobili, ma tempi poco piacevoli attendono il popolo dei nani. Sei ancora in tempo per sottrarti al nostro esodo ed al nostro rimpianto, per la patria perduta.-

 

Niphredil si stringe nelle spalle:- ho quasi seimila anni.- mormora poi, assorta - ho combattuto nella Guerra dell’Ultima Alleanza e ho visto morire il mio re.- si volta, guardando Balin nei profondi occhi castani - i giorni oscuri non mi spaventano.-

 

- Qualcuno direbbe che questo non è il tuo posto - riprende il nano, sollevando una mano per bloccare un’eventuale replica - ma io non sono fra questi. A volte l’orgoglio fa esprimere giudizi affrettati, ed è un errore in cui cerco di non cadere.-

 

- E’ molto saggio, da parte tua - risponde Niphredil.

Si aspettava tante cose, ma non che un nano la facesse sentire la benvenuta.

 

- Cosa farete, ora?- domanda poi, in un soffio. I suoi occhi si posano sulla strada polverosa, che si allontana da Moria per poi svanire, all’orizzonte - Dove andrete?-

 

- Non lo so - ammette Balin, allargando le braccia - ma seguiremo Thorin e suo padre. Oggi hanno dimostrato che la stirpe di Dùrin non è stata privata della sua forza e noi dimostreremo loro che le genti naniche non hanno perduto la loro lealtà.-

 

- Grazie per le tue parole, amico mio.- la replica di Thorin giunge inattesa, ma fa sbocciare un sorriso sulle labbra chiare di Niphredil.

 

Il principe è in piedi, alle loro spalle. Le sue ferite sono state medicate e si è tolto l’armatura. La camicia bianca è madida di sudore e ancora sporca di sangue.

 

- Dobbiamo essere un’accoppiata ben strana, da vedere - interviene Balin, rompendo il silenzio - l’elfa ed io. Perdonami, ma temo di non conoscere ancora il tuo nome.-

 

Niphredil dischiude le labbra per rispondere, ma Thorin la precede.

- Niphredil.- dice, pronunciando il suo nome per la prima volta - si chiama Niphredil.-

 

La guarda negli occhi per un istante che sembra interminabile, poi batte una mano sulla spalla di Balin e si rivolge al vecchio amico

- Vieni, mio padre vuole parlare a tutti.-

 

Il nano scuote il capo, con un sospiro stanco:- sappiamo entrambi quello che desidera proporci, e sarà uno spiacevole onere rammentargli i motivi per cui non possiamo appoggiarlo.-

 

- Cionondimeno - replica Thorin, impassibile - ascolteremo.-

 

Niphredil tace, conscia che mai i nani permetteranno ad una straniera di presenziare alle loro assemblee e che, in ogni caso, la sua voce verrebbe subito ridotta al silenzio ed ignorata.

 

Eppure, inaspettatamente, Balin si volta verso di lei: - Qualche consiglio?-

 

- Non permettete che sia il dolore a guidare le vostre decisioni - replica lei - la vostra patria è perduta e Khazad-dum vi sarà ostile. Non fatevi accecare dal desiderio di riconquistare le Miniere, perché la vendetta sugli orchi ha avuto un prezzo altissimo e, forse, una dimora meno ambiziosa potrebbe dare riposo al vostro popolo.-

 

- E’ un saggio consiglio - approva il nano, con un cenno del capo - di cui ti ringraziamo.-

 

Niphredil sorride:- sono certa che già conoscevate i rischi contro cui vi ho messi in guardia -

 

- Vieni, Balin - la interrompe Thorin - non intendo tardare ulteriormente.-

 

Balin si alza in piedi, con uno sbuffo, ed annuisce:- ebbene, io ti seguo.-

 

Mentre si allontanano, però, stringe il braccio di Thorin e lo guarda con occhi caldi, paterni, a cui non si può mentire.

- Non giudicare un intero popolo per la condotta di alcuni dei suoi membri.- gli dice, ottenendo in cambio uno sguardo inflessibile.

 

- Non è questo, che faccio.- replica il principe - ma troppe volte la mia fiducia è stata infranta, perché io la conceda tanto facilmente.-

 

 

 

Mentre i nani discutono accanitamente, chi sostenendo la riconquista di Moria, chi preferendo partire, alla ricerca di una nuova patria, lontana dal temuto Flagello di Dùrin, Niphredil si toglie la corazza e, dopo averla pulita da ogni traccia di sangue e polvere, torna verso il bosco, per cercare pace fra le sue verdi fronde.

 

Passeggia all’ombra dei maestosi alberi, allontanando ogni pensiero.

 

L’ombra della battaglia scivola silenziosamente via dai suoi lineamenti, i suoi muscoli si rilassano e, per un attimo, ogni cosa sembra distante, ogni preoccupazione remota.

 

E’ dalla caduta di Erebor che sul suo corpo non discende una simile pace.

 

I suoi passi la conducono fino alle rive del Mirolago. Le acque scure lambiscono la dura roccia e le felci selvatiche sono cresciute rigogliose, sulle sue sponde.

 

Si china, e lo onde le restituiscono la sua stessa immagine.

E Niphredil si rivede vent’anni prima, impavida e orgogliosa.

In groppa ad un destriero candido, vestita con un’armatura che sembrava d’argento, tanto più simile ad un giovane e sprezzante condottiero umano che ad un’elfa millenaria.

 

Distoglie lo sguardo dal riflesso, intravedendo un’ombra, dietro di sé.

 

- Mi stavo chiedendo quando ti saresti accorta della mia presenza - la saluta la voce di Thranduil.

 

Niphredil non si volta, ma affonda una mano pallida nelle terse onde del Mirolago. Un brivido di freddo le risale il braccio, mentre la sua immagine riflessa scompare e si ricompone.

 

- Perché sei rimasto, mio signore?- domanda, sottovoce, rimirando le increspature dell’acqua.

 

- Hai combattuto a Nanduhirion (*) la guerra che non hai combattuto ad Erebor.- risponde lui, come pronunciando un’ovvietà - una battaglia per una battaglia. Hai saldato il tuo immaginario debito con la stirpe di Dùrin e dunque quest’esilio autoimposto può avere fine.-

 

- Avevi ragione - sussurra Niphredil, mentre un soffio di vento le spinge indietro i capelli - quando siamo arrivati, la città era perduta. Il nostro sacrificio non avrebbe fatto differenza. Qualche nano sarebbe scampato alla morte per poi precipitare nel baratro della fuga e dello spasmodico desiderio di vendetta.- si alza in piedi e, con grazia, si alza anche la sua immagine riflessa - avevi ragione, ma io non potevo accettarlo.-

 

La mano di Thranduil le cinge il polso, costringendola con delicatezza a voltarsi verso di lui.

 

- E’ compito di un re considerare ogni conseguenza, soppesare le forze in gioco, perché dalle sue azioni dipendono le sorti del suo popolo.-

 

Niphredil annuisce, prendendo il viso di lui fra le mani:- io non ci riesco - ammette, con un pallido sorriso - io non vedo alcun bene superiore, vedo solo la sofferenza di quell’attimo. Se la mia spada può arginarla, anche solo per un istante, non riesco a trattenermi dall’estrarla. Cinquemila anni non mi hanno portato saggezza, ma solo uno sconsiderato idealismo.- 

 

- Il tuo discernimento ti rende onore - mormora Thranduil, socchiudendo gli occhi mentre le mani di lei gli sfiorano le guance.

 

- Il mio discernimento non mi dà pace - lo corregge lei, mestamente - ti prego, non chiedermi di fare ritorno. Per amore, ti obbedirei, ma poi i miei giorni diventerebbero cupi e la mia coscienza mi priverebbe del sonno. Permettimi di placare questa sete che mi divora. Lasciami vedere le genti di Erebor vivere in pace, in una nuova dimora, prima di tornare alla mia.-

 

- Due decenni sono trascorsi, dalla battaglia di Erebor - sospira Thranduil - due decenni in cui ti ho vista appassire. Hai rinunciato ai tuoi doveri, trascurato i tuoi affetti… tanto che dubitavo tu fossi ancora la compagna dei miei giorni…- abbassa la voce, parlando in un sussurro, sulle labbra di Niphredil - se il tuo animo non può trovare pace altrimenti, allora va’. Non tenterò più di trattenerti.-

 

- Ieri m’eri parso d’un altro avviso, mio signore.- mormora l’elfa, memore dello sguardo gelido con cui l’aveva congedata, chiedendole con disprezzo se l’avrebbe salutato nella lingua di Moria.

 

- Ieri non mi avevi esposto le tue ragioni.- replica Thranduil - ieri la tua fuga era un capriccio, un’insensata ribellione. Ieri ignoravo le tue angosce e il tuo dolore.-

 

Improvvisamente, la stringe a sé, per posarle una bacio sulla fronte:- se il prezzo per riportarti ad Eryn Galen è la tua infelicità, io non intendo pagarlo.-

 

Una morsa serra le sue fauci sul cuore di Niphredil.

Non si aspettava che Thranduil comprendesse le sue motivazioni, né che le permettesse di proseguire, nella sua ricerca di redenzione.

 

Ed ora che gli ha parlato, che gli ha confidato quelle angosce che per tanto tempo ha tenuto per sé stessa, ora le sembra una sofferenza indicibile, separarsi da lui.

 

- Grazie - sussurra, commossa, sciogliendosi a malincuore dall’abbraccio del suo re.

 

- Eryn Galen attenderà il ritorno del suo comandante - promette Thranduil, asciugando la lacrima argentea che riga la guancia di Niphredil - ed io quello della mia compagna.-

 

 

 

 (*)Nanduhirion: nome elfico di Dimrill Dane/Azanulbizar, cioè sempre la spianata davanti ai cancelli di Moria.

 

---La Coda!!

 

Oh, qui servirà una Coda bella lunga.

Punto 1: Innanzitutto, volevo ringraziare Kano_Chan per il supporto e Kanako91 che, senza saperlo, mi ha fatto rivalutare la storia. Ho preso un respiro profondo, ho letto l’appendice di Tolkien dove si parla della battaglia di Azanulbizar (ho sempre dei dubbi quando scrivo questo nome XD) e ho avuto una vera e propria folgorazione. Fra l’altro oggi dovevo studiare procedura… e invece ho riscritto Niphredil!

Punto 2: vi state chiedendo “chi è costei e che ne ha fatto di Niphredil?” oppure state iniziando a sospettare che soffra di schizofrenia? Ebbene no, niente di tutto questo. Solo che nella suddetta rivisitazione ho rivisto la sua psicologia. Spero di aver “assorbito” il cambiamento, così da non renderla troppo diversa dai primi tre capitoli, ma se non ci fossi riuscita, fatemelo notare J

Punto 3: c’era un punto 3, ma l’ho dimenticato.

Punto 4: se qualcuno ha letto il “vecchio” capitolo 4, ricorderà un salto temporale. Ebbene, ho soppresso quel salto temporale. Non mi piaceva neanche un po’.

 

Un grande bacio a tutti e spero di poter continuare questa storia senza ulteriori intoppi!

 

A presto!

 

- La Matta -

 

P.S.: ah, sì, ecco qual’era il punto 3. Vi prego, ditemi se Thranduil (o altri personaggi, ma soprattutto lui) finisce nell’OOC. Mi sono tormentata su quella scena per ore.

  
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