E ancora guardo la sabbia che mi scorre
dalle mani
Sul vetro di un orologio fermo da millenni…
Colano dalle mie
mani i visi di coloro che non posso fermare.
E’ come se fossi esplosa in un
momento,
ancora stesa sul mio letto di pietre,
mi sbriciolo in migliaia di
granelli di sabbia.
La pendola ha fermato il mio corso
E mi guardo
attraverso i miei occhi.
Non ho, e non avevo, abbastanza ali
per poter
sostenere il peso del cielo,
e crollo sotto venti che spezzano le ossa.
Ho
sperato di poter tornare nella luce di quella notte
che tutto faceva
risplendere.
Con le foglie che ricordano la caducità del tempo
e delle
nostre memorie...
preziosi filamenti che ci collegano al nulla!
E le mie
paure si stagliano glaciali,
ombre d’amianto contro il vento e gli
elementali.
Cerco di essere inavvertibile,
come un movimento di abiti
nella notte,
per riuscire a non farmi scorgere dal mondo.
Sono cresciuta
tra dee antropomorfe…
divorando divinità fantastiche
per poter
sopravvivere alla realtà.
Ed ora che sono rinchiusa nella mia
clessidra
Trovo solo sentieri ripidi e sterrati davanti ai miei occhi,
e
precipizi sotto ai miei piedi.
Quel destino…quell’orologio…
che avevo
scelto come mio
alla fine era destinato a qualcun altro…
di questo ne sono
sicura,
come della luna che s’eclissa nella notte.
E la sabbia crolla
sotto i miei piedi.
La clessidra non era mia…
Il tempo si perde…
Ed in
un momento esplodo,
contro il vetro di
un’orologio.