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Autore: Goldenslumber14    08/05/2014    3 recensioni
"-Ma questo è un fottutissimo triangolo, e da entrambi i lati!-
-In che senso?-
-Nel senso dell'eterosessuale e dell'omosessuale!-"
Si sono conosciuti ad Amburgo, erano ancora dei ragazzi e nessuno di loro avrebbe immaginato che, quella città sporca e violenta avrebbe cambiato per sempre la loro vita. Un semplice incontro in uno strip club si rivela essere più significativo di quanto avessero pensato e l'unico ricordo di quell'incredibile storia, è una bambina: Marilyn. Non le hanno mai detto nulla su sua madre, volendo come cancellare ogni ricordo di quel periodo, ma Marilyn vuole sapere, e forse sarà proprio ricordando che John e Paul capiranno che non possono continuare a fingere.
Dal testo (Cap VIII):
"-Paul, non ho più nessuno, se adesso te ne vai anche te- Paul lo zittì. Disse che avrebbe sicuramente trovato un'altra donna e sarebbe stato felice -Si, e poi magari viviamo per sempre felici e contenti? Paul non è come una fiaba, io non sono come te! Hai trovato la donna della tua vita, la mia se n'è andata. So che in passato ho sbagliato, ma non lo rifarei, perché adesso so cosa significhi per me"
•momentaneamente sospesa•
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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«Salve a tutti quelli che leggeranno questo capitoletto ^^. Volevo ringraziare Missrocker per aver recensito, Chiara_Lennongirl06 che come sempre è passata a leggere la storia nonostante i miei enormi ritardi, J_Marti_96 (grazie mille davvero :D) e infine la nuova arrivata paperback_writer. Grazie mille a tutte :)
Uno spoiler insignificante: piccolissimo McLennon Moment in arrivo :')
With Love
L'autrice»





Capitolo VI:

 

-Scozia- 18:54-

 

Il sole aveva da un po' lasciato quelle colline, facendo spazio al vento e al buio della notte. Marilyn girò piano il cucchiaino, annusando l'aroma del the. Quel giorno Paul era tornato tardi dagli studi, era tutta la mattina che era agitato. Era per John e Marilyn lo sapeva, ma non aveva voluto turbare ulteriormente il padre. Sentiva i suoi passi dal piano superiore, socchiuse gli occhi scuotendo la testa “Non cambierà mai” pensò la ragazza mentre beveva un sorso di the.

Sentì delle ruote che frenavano sul ghiaino. Un sorriso si fece largo sulle sue labbra. Era arrivato.

-È arrivato!- Marilyn si girò e vide la piccola Mary che correva da tutte le parti, eccitata anche lei per l'arrivo di John. Marilyn la recuperò prendendola in braccio. La bambina rise e cominciò a giocare con i capelli di lei.

La ragazza vide Paul correre giù per le scale, insieme a Martha, che aveva incominciato ad abbaiare all'arrivo della macchina.

Quando Paul fu fuori, l'aria fredda lo investì. Il cane andò a salutare John, che si fermò per accarezzarla.

Paul sorrise, si avvicinò a John dandogli una pacca sulla spalla -Dai vieni dentro, ti stavamo aspettando-.

Per John era veramente strano trovarsi lì, in Inghilterra, in casa di Paul oltretutto.

Trascinò fino in casa la sua valigia, per poi fermarsi ad ammirare la bellezza di quella casa. Interamente di legno, a parte le pareti che erano infatti di pietra “Cavolo se le sa scegliere le case” pensò mentre guardava ancora ammirato quel luogo. Sentì qualcuno chiamarlo.

Era Marilyn, che gli saltò addosso, felice di rivederlo. John la strinse a se baciandola sulla guancia -Contenta che papà è tornato?- la ragazza annuì ridendo.

Trascinò suo padre in giro per la casa, volendo fargliela vedere tutta nei minimi particolari. John era compiaciuto dalla felicità di Marilyn nel rivederlo e pensò che non era stata una cattiva idea andare in Scozia.

Per poco non si scontrava con Linda, che vedendolo lo abbracciò sorridendo -Ben arrivato John- aveva in braccio Stella, che agitò le manine percependo anche lei la gioia intorno.

-Dai vieni, ti porto nella tua stanza- Marilyn lo portò in quella che era la stanza degli ospiti. John si sedette sul letto guardandosi ancora intorno. Marilyn preferì lasciarlo solo, non era lì per una visita e lo sapeva. Qualcosa era successo, ma come al solito la volevano tenere all'oscuro di tutto.

John si ritrovò ad ascoltare le tante voci che abitavano la casa. C'era una bella atmosfera là dentro, sarebbe stato bene. Si sdraiò sul letto chiudendo per un attimo gli occhi.

Paul appoggiò la mano sulla porta. Non sapeva se entrare o meno. Avrebbe disturbato John? Lasciò scorrere le sue dita sul legno, che lo divideva da John. Alla fine si decise ad entrare. Lo trovò steso, che però aveva aperto gli occhi e in quel momento lo fissava -Hey Paul-.

L'uomo più giovane si sedette sul letto, mentre John poneva le gambe sopra le sue -John...tu sai che prima o poi lo saprà- John annuì grave. Purtroppo per lui doveva affrontare quell'argomento, Marilyn aveva il diritto di sapere.

-Si, sarà difficile, ma penso di riuscirci- Paul lo guardò con comprensione. Appoggiò la mano sopra quella di John, come per dargli forza. John però lo attirò a se -Ma cosa fai?- chiese Paul ridendo. Cercò di liberarsi ma inutile, John era ancora più forte -Dai Macca, lasciati andare!- lo esortò John. Paul si arrese e si stese accanto a John, facendo scivolare un braccio sotto alla sua testa. Rimasero in silenzio. Ricordavano tutti e due momenti come quello, perché una volta erano stati felici insieme, una volta non pensavano alle conseguenze delle loro azioni. Ma all'improvviso tutto era cambiato e anche loro.

-Cosa direbbe se ci vedesse?- Paul girò la testa verso al suo amico. Erano tremendamente vicini e poteva benissimo percepire il suo respiro -Direbbe che siamo degli idioti- John rise. Si, probabilmente li avrebbe insultati.

John appoggiò la testa sul petto di Paul. Sentiva i battiti del suo cuore, calmi e continui. Chiuse gli occhi abbandonandosi al quel battito, al profumo di Paul che gli era mancato moltissimo.

Finalmente la pace.

Paul intanto lo guardava. Passava dai capelli morbidi al suo viso, che sembrava aver finalmente trovato riposo.

Chinò la testa sopra quella di John. Sperava solo che non entrasse qualcuno, rovinando quel momento. Ma perché? Ormai doveva aver superato quel periodo, non poteva certo ritornare indietro. Ma una parte di lui voleva rimanere lì, abbracciare John, fargli sentire che erano insieme. Ma quei sentimenti andavano scacciati, avrebbero mandato tutto a monte e Paul non voleva.

-John, dobbiamo andare- lui rispose con un mugolio di disapprovazione. Paul sorrise -Dai Johnny- lo scosse un pochino finché non riaprì gli occhi. Erano tornati sarcastici, come sempre -Hai paura che tua moglie ci scopra?- Paul lo spintonò -Sei sempre il solito-

 

Dopo la cena Paul aveva spedito a letto tutte le figlie, non voleva che il giorno dopo fossero stanche, perché le aspettava una lunga passeggiata. Marilyn aveva sbuffato un poco all'inizio, ma aveva accettato le condizioni del padre.

John aprì piano la porta, facendo sbucare solo mezza faccia. Dentro alla camera dormivano Marilyn e Heather.

Cercò di attirare l'attenzione della propria figlia, che al secondo schiocco di dita aprì gli occhi di scatto -John!- sussurrò contenta -Vieni- le disse l'uomo. Marilyn si alzò piano dal letto e cercando di non far rumore, uscì dalla stanza -Che vuoi fare?- chiese la ragazza divertita. Era per questo che aspettava con ansia John, era sempre imprevedibile e faceva di tutto per farla ridere.

-C'è una cosa che devo farti vedere, seguimi- le prese la mano, guidandola nella sua stanza. Marilyn fece attenzione alle voci di Linda e Paul, che per fortuna erano ancora al piano inferiore a parlare.

Entrati nella camera si nascosero nel letto entrambi, ridendo come due bambini -Papà, tu sei pazzo- commentò la figlia mentre John accendeva una torcia -No, voglio solo farti vedere tua madre- tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una foto. Marilyn la prese in mano, ne percepiva la fragilità. La guardò attentamente e riconobbe John e Paul, che tenevano al centro una donna con in braccio una bambina -Quella sono io- sussurrò Marilyn.

Posò lo sguardo sulla donna, i capelli di lei le cadevano sulle spalle, mossi e scompigliati, che sicuramente aveva trasmesso alla figlia. Ma la cosa che la colpì di più erano gli occhi, avevano ragione a dire che gli occhi erano lo specchio quell'anima, perché in quel caso era vero. Non aveva mai visto occhi più felici e gioiosi -Era bellissima- disse guardando John.

Lui sorrise cercando un modo per tenere la torcia in alto -È tua, la puoi tenere- Marilyn si aprì in un grande sorriso.

Ripiegò la foto -Papà, Paul mi ha raccontato di quando si sono baciati, ma alla fine si sono messi insieme?

-No, ma erano odiosi, era una cosa incredibile. Dovevi vederlo, faceva il cascamorto a non finire, era veramente una rottura di palle!- la porta si aprì. Era Linda -John, quando la smetterai di fare il bambino?- vide sbucare il viso adulto del chitarrista, era felice -Mai, è troppo bello- Linda rise e chiuse nuovamente la porta.

John ritornò sotto e si rivolse alla ragazza -E insomma, ti dicevo: lei ovviamente cercava in tutti i modi di dissuaderlo, non voleva creare problemi- Marilyn era confusa. Era strano che Jenn non si fosse messa con Paul, non ne capiva il motivo.

-Ma perché?- chiese infatti. John sospirò chiudendo per un attimo gli occhi -Era per me- disse infine. Marilyn rimase a bocca aperta, sapeva che doveva formarsi un triangolo, ma era comunque una cosa inaspettata -Quindi in qualche modo tu le piacevi-

-Esatto, perché in fondo eravamo simili e ci capivamo l'un l'altro, eravamo attratti e non posso negarlo. Però continuavo a dirmi che piaceva a Paul e la mia era solo attrazione, ma ben presto si trasformò in qualcosa di più che attrazione-

 

                                                                      ***

 

-1959- Amburgo-

 

John appoggiò nervosamente la birra sul tavolo, era l'ennesima volta che Paul flirtava con Jenn e non riusciva più a sopportarlo -McCartney, ce la fai a trattenere i tuoi istinti sessuali!?- Paul lo guardò furente in volto. Beh, non aveva tutti i torti, visto che era John quello che non si sapeva trattenere.

A quel punto John decise di lasciare il tavolo. Uscito fuori lanciò con rabbia la bottiglia ancora mezza piena, che andò in frantumi. Si accese nervoso una sigaretta, cercando di calmarsi.

Si soffermò ad osservare la gente,per distrarsi e non pensare a Jenn “Quei due mi stanno rovinando la vita” pensò scacciando l'immagine di Paul e Jenn.

-John?- lui non si voltò al richiamo di Jenn. Si limitò a buttare fuori il fumo -Cosa vuoi adesso?- chiese con una nota aspra, che Jenn notò subito.

Gli mise una mano sulla spalla, ma lui la scansò. Lei incrociò le braccia arrabbiata, possibile che fosse così cocciuto, si offendeva per tutto, era incorreggibile -Ah, tanto è impossibile parlare ragionevolmente con te- fece per andarsene ma fu bloccata dalla mano di John, che la costringeva a rimanere -Senti mi date sui nervi voi due che flirtate, lo so che Paul non si è ancora arreso, ma almeno tu potresti fargli capire che non ha speranze!-

Jenn gli diede un colpetto sulla nuca -Ma qui sei tutto matto, solo te vedi queste cose!- John alzò gli occhi al cielo. Era troppo evidente, e anche un cieco l'avrebbe visto. Ma decise di non approfondire il discorso.

Jenn si avvicinò a lui, sapeva come fargli tornare il buon'umore -All'Anglikanische Kirche danno una festa, ti va di venire?- John alzò le sopracciglia interessato, quando si trattava di feste nel locale di Jenn c'era sempre da divertirsi e rimediava sempre qualche ragazza.

-Però mi raccomando, fai il bravo- Jenn lo tirò per la giacca giù in strada. John ridacchiò, lei gli faceva sempre tornare il buon umore e non ce la faceva a tenerle il muso “Cazzo sto diventando come McCartney” ma quel pensiero sparì subito quando si trovarono davanti al locale.

John guardò con attenzione le molte ragazze che si aggiravano di lì, come per classificarle. Jenn se ne accorse e gli diede un colpetto -Hey, cerca di fare meno il maiale, sei con me- gli prese la mano e lo portò dentro.

C'era molta gente e un gruppo stava suonando sul palco, illuminato da vecchie luci.

John si guardò intorno, non aveva visto nessuna spogliarellista, ma pensò che fossero anche loro invitate alla festa e quindi non lavoravano.

Non riuscì a trattenersi per molto, la musica gli era entrata in testa e non poté fare a meno di cominciare a ballare.

Jenn lo seguì, quello era il John che conosceva, quello che si divertiva, che se ne fregava degli altri.

John posò lo sguardo sui movimenti della ragazza, che certe volte si facevano molto sinuosi -Però, sei brava a ballare- Jenn gli sorrise -Beh, dopo un paio d'anni che fai questo lavoro viene naturale- lui scosse la testa con rassegnazione.

La musica si fermò, ma poi il gruppo che stava sul palco cominciò a suonare un lento. Jenn alzò le sopracciglia, come per invitare John. Lui la avvicinò a se prendendola per i fianchi. Si ritrovò a fissarla negli occhi, scuri, profondi. Sarebbe rimasto ore a guardarla, ma si volle riscuotere.

-McCartney non ci rimarrà male?- Jenn sbuffò ed alzò gli occhi al cielo -Possibile che non fai altro che parlare di lui?- John rise.

Con delicatezza avvicinò il corpo della ragazza a se, accarezzandole la schiena. Jenn però non disse nulla, per una volta quel genere di gesti non le dispiacevano -Ma secondo te come l'ha presa Paul?-

-Chi è che parla di lui adesso?- John socchiuse gli occhi ironico, facendo scappare una risata a Jenn.

-Lo so, ma in qualche modo adesso siamo legati- disse infine lei. John ci pensò un attimo alla risposta da dare -Beh...di sicuro adesso si, visto che vi siete baciati- a quelle parole Jenn arrossì. Abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa nei confronti di tutti e due.

John le accarezzò il viso -Hey, guarda che non devi prenderla a male, Paul sapeva a cosa andava incontro e ha corso il rischio- Jenn appoggiò la testa sul torace di John. Lui le accarezzò i lunghi capelli, che gli scivolavano sinuosi fra le dita.

Quando la canzone fu finita, John le offrì una birra. Jenn appoggiò le braccia sul bancone aspettando che il barista gli desse la bottiglia. Sentì un grido e un colpo che le veniva dato sulla spalla -Hey, Jenn! Si rimorchia oggi?- la riconobbe subito.

Quando si girò infatti riconobbe il corpo magro di Kirsten. La abbracciò sorridendo -Mah, se lo chiami rimorchiare questo-

Kirsten si passò una mano fra i capelli biondi dando uno sguardo a John -Ma io mi ricordo di te!- John sorrise e alzò la bottiglia affermativamente -Come se fosse ieri- aggiunse.

Kirsten appoggiò le mani sui fianchi fingendosi severa -Questo monello mi ha fatto passare la notte più terribile di tutte- gli diede un colpetto in testa -Una notte che ricorderai per tutta la vita mia cara-

-Purtroppo si- gli fece l'occhiolino e se ne andò.

Jenn lo guardò stupita, ma allo stesso tempo un po' gelosa -Allora è così?- John la guardò fingendo di non sapere a cosa si stava riferendo. Jenn scosse la testa sospirando, cosa andava a pensare? Era inevitabile il sesso ad Amburgo, te lo sbattevano in faccia.

Bevve un altro sorso di birra, finendola.

Cominciarono entrambi a bere, fino ad ubriacarsi del tutto. John si sentiva ridere e vedeva che anche lei rideva e tutto sommato, ciò era buono.

Solo che la confusione si stava facendo troppa per i suoi gusti, così si avvicinò a Jenn -Vieni- disse prendendola per la mano. La portò fuori, mentre lei rideva ancora, probabilmente era più ubriaca di lui.

-John, ma perché mi porti via?- John non disse nulla, cercando di trascinarla via da lì -Cosa fai, mi rapisci?- cominciò ad urlare inscenando un rapimento. John cercò di tappargli la bocca, ma inutilmente, lei continuava -Dai John, lo sai che scherzo- lui la guardò male -Solo che qui danno più retta a te che a me, quindi ci rimetto io- lei scoppiò a ridere. Era proprio andata, sbandava da tutte le parti cercando di camminare dritta.

John allora la prese in braccio, stupendola -Che cavaliere- si aggrappò a lui, mentre la portava nella camera dei Beatles. In strada c'erano solo ubriachi, marinai per lo più. John li odiava, avevano sempre da commentare su tutto e quindi preferiva non averci a che fare. L'ultima volta che ci aveva parlato con uno di quelli era andata a finire male.

Entrò nel Bambi Kino, seguendo la via secondaria che portava direttamente alla camera. Aprì la porta con un calcio, senza badare di non romperla. Non gli fregava nulla di quella topaia. Dentro non c'era nessuno. Erano ancora tutti a fare baldoria.

Stese Jenn sul suo letto, che nel frattempo si era addormentata. John la guardò, era proprio bella mentre dormiva, aveva un'aria innocua e serena. John si sedette sul letto ed appoggiò la mano su quella di lei. Sospirò, non avrebbe potuto averla. Lei era innamorata di Paul, anche se non lo diceva era così. Non si sarebbe preoccupata della reazione di Paul se no.

John scosse la testa e si alzò dal letto. Quel movimento fece svegliare Jenn, che aprì gli occhi sbattendoli un paio di volte, per cercare di rimanere sveglia -John- lo chiamò.

Lui però non disse niente, si limitò solo a girarsi guardandola -Vieni qui- John andò dalla ragazza stendendosi accanto a lei. La sentiva calda accanto a se. Jenn si stese su di un fianco e abbracciò John.

Percepiva il suo respiro regolare e un'idea gli balenò nella mente. Sapeva che era sicuramente una cosa stupida e inadatta a quel momento, ma non riusciva a resistere alla tentazione. Mosse lentamente la sua mano, in modo da non svegliarla, e la appoggiò sul seno di lei. Pregò che non se ne accorgesse e infatti Jenn non diede cenno di essersene accorta “Si cazzo!” si riscosse solo quando la sentì muoversi.

-John?- aveva fatto in tempo a togliere la mano, sarebbe stato già morto altrimenti -Si?- disse per non destare sospetti. Si sentiva come un ladruncolo che ha rubato qualche dolciume, ma che mentirebbe spudoratamente sull'accaduto solo per paura della giusta punizione.

-Lo sai perché non mi sono messa con Paul?- lo diceva in un sussurro, mentre si avvicinava sempre di più a John. Lui scosse la testa.

-Per te- rispose Jenn. Erano ad un centimetro l'uno dall'altra e quel senso di esitazione, di suspance stava facendo impazzire Jenn.

John le prese il viso tra le mani e la baciò. Lo aveva aspettato da tanto tempo, anche se cercava di negarlo a se stesso. La ragazza posò le sue mani sul petto di John, mentre continuavano a baciarsi con desiderio.

John sembrava instancabile e ne voleva sempre di più. Le accarezzò la schiena, attirandola completamente a se, in modo da sentirla ancora più vicina. Per John era come una vittoria, dopo una corsa. Non si spera che il traguardo, per dire finalmente “si, ce l'ho fatta”.

Lo sguardo di Jenn cadde su delle lettere, appoggiate con cura sul comodino accanto al letto. Spinse via John, che rimase basito e stava per chiedergli cosa cavolo le fosse venuto in mente, ma lei lo interruppe -Chi è Cynthia?- era seria e il suo sguardo diceva tutto.

John si mise seduto sul letto, borbottando una risposta incomprensibile -Stupido!- disse Jenn alzandosi dal letto. Era alla porta quando John la bloccò -Aspetta- si ritrovò faccia a faccia con lei. Aveva tutti i capelli arruffati, il che la faceva sembrare anche più furiosa -Quando aspettavi di dirmi che eri fidanzato?-

John le prese le mani, non voleva lasciarla andare -Te lo avrei detto giuro- Jenn scosse la testa. Non voleva neanche guardarlo, in tutto quel tempo era stato con un sacco di ragazze e sicuramente lei non ne sapeva nulla -Cosa penserebbe lei se ti vedesse adesso? Non ci pensi a Cynthia!?-.

Lei aprì la porta ed uscì, lasciandolo dentro. John però la seguì “Cavolo se cammina veloce” pensò mentre la rincorreva per il corridoio.

La afferrò per un braccio costringendola a fermarsi -John lasciami!- John però la attirò a se abbracciandola. Questo Jenn non se lo aspettava, non sapeva come reagire -Rimani come me- Jenn rimase ancora impietrita, indecisa se dargli ascolto oppure no -Dormi con me-

Jenn lo guardò male -Cosa!?-

-Ma no, senza fare nulla, solo...così- Jenn lo guardò. Era sincero, lo sentiva. Anche se non capiva perché ci tenesse così tanto accettò.

Pochi minuti dopo si ritrovò nel letto, a dormire insieme a John. Lui era crollato quasi subito, ma Jenn era rimasta a guardarlo. Gli accarezzò i capelli. John si spostò più vicino a lei ed appoggiò la testa sulla sua spalla. Jenn sospirò, si era cacciata in una situazione da panico e toccava a lei risistemare le cose.

 

                                                                     ***

 

-Scozia- 23:04-

 

-Ma poi cosa succede?- chiese impaziente Marilyn. Aveva ascoltato rapita tutta la storia, senza mai interrompere il racconto, ma voleva sapere sempre di più. John fece no con la testa -Adesso devi andare a dormire, se no Paul se la prende con me-

Marilyn sbuffò mentre se ne andava dalla stanza -Non ti sei dimenticato qualcosa?- chiese fingendosi offesa. John si appoggiò allo stipite della porta. Ammirava sua figlia, quella era una sua creatura e sembrava impossibile che poco tempo prima la portava sulle spalle.

-Buona notte Marilyn- la figlia sorrise correndo in camera sua. Heather non si era svegliata e dormiva beatamente nel letto.

Marilyn si stese sotto le coperte. Era sempre più incuriosita da quel racconto, la storia si faceva intricata. Però decise di chiudere gli occhi, avrebbe avuto tempo per pensarci il giorno dopo.




Ps dell'autrice: Scusate per l'azione poco casta di John (Non prendetemi per pazza please >.<)

 

  
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