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Autore: LaGrace    08/05/2014    2 recensioni
"Per anni immaginai la Montagna Solitaria e le imponenti sale di Erebor riposte sotto di essa. Per anni io e mio fratello Fili ci preparammo ad affrontare il viaggio alla riconquista della nostra patria.
Eravamo appena scesi dal dorso delle grandi aquile e riuscivamo a scorgerla in lontananza: la nostra montagna, la nostra casa."
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Ciao a tutti, in questa fanfiction ho voluto riscrivere parte della storia de "Lo Hobbit" partendo dal secondo capitolo della trilogia di P.J.
Guardando il film mi ha molto colpito il legame che si stava creando tra Kili e Tauriel e ho pensato che sarebbe stato interessante descrivere la storia dal punto di vista di kili.
I primi capitoli terranno abbastanza fede al secondo film "La desolazione di Smaug", ma poi.. MISTERO!
Auguro a tutti una buona lettura e spero di ricevere le vostre opinioni =)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7

<< Amare sotto le stelle >>

Erano passati tre giorni dalla caduta di Smaug e la gente del lago si accampò nella riva opposta, lontana dalle macerie della città.
Grazie al lungo riposo che Oin mi impose, riuscii a ristabilirmi  abbastanza in fretta, anche se la gamba era ancora un po’ dolorante.
Nel pomeriggio decisi di muovermi, non ne potevo più di oziare, così presi l’arco che Fili era riuscito a procurarmi e decisi di andare a caccia per ricambiare le gentilezze da parte di Bard e i suoi figli.
Mi avviai verso un bosco non molto distante dall’accampamento, incoccai la prima freccia e attesi pronto a colpire. Intorno a me c’era il silenzio più totale, non si udiva nemmeno il cinguettare degli uccelli. Dopo un ora mi resi conto che non avrei trovato nessun animale, forse la presenza del drago, anche se morto, li disturbava.
Stavo per rassegnarmi quando udii un leggero fruscio tra le foglie, tesi l’arco e mi voltai di scatto, ma trattenni la freccia. All’improvviso mi trovai Tauriel davanti.
“Tauriel, pensavo ci fosse un animale!” le dissi abbassando l’arco e senza guardarla direttamente negli occhi.
Da quando il drago è morto non abbiamo avuto molte occasioni per parlare degli avvenimenti precedenti e in tutta onestà pensavo fosse meglio così. Non volevo crearmi false speranze. Lei era un elfo e io un nano, tra noi non c’era futuro, ma ora che mi aveva raggiunto mi sentivo felice.
“Mi dispiace, non intendevo spaventarti!” rispose lei.
Notai che anche lei impugnava il suo arco.
“Anche tu vai a caccia?” le chiesi.
“Non ho mai amato cacciare gli animali, stavo semplicemente facendo un giro e ho pensato di tirare un po’ con l’arco, mi aiuta a non pensare!” disse lei, come se qualcosa la tormentasse.
“Posso farti compagnia”
Che diamine mi era saltato in mente? Le parole mi uscirono dalla bocca senza neanche sfiorare il cervello.
“Ma se non vuoi mi sposto in un altro punto del bosco!” dissi subito dopo, già mi stavo allontanando.
“Accetto volentieri la tua compagnia!”
Inchiodai e mi voltai verso Tauriel. Lei prese una freccia, la incoccò e tese l’arco fino alla guancia. Scoccò la freccia, che andò a conficcarsi su un piccolo tronco spezzato a circa otto metri di distanza dalla nostra posizione.
“Tocca a te!” mi disse facendomi cenno con la mano.
“S-si!” balbettai.
Focalizzai il mio bersaglio e tesi l’arco. Lasciai andare la freccia, ma questa mancò il tronco di qualche centimetro.
“Accidenti!” esclamai.
Lei rise. “Non male. Se avessi raddrizzato la testa e regolato il respiro l’avresti centrato. Riprova!” mi disse.
“Voi elfi, come fate a non sbagliare mai un colpo?” chiesi.
“Abbiamo una vista molto sviluppata!”rispose mentre si avvicinava.
Tesi di nuovo l’arco e cercai di regolare il respiro, poi le sue dita mi sfiorarono il viso.
“Inclina meno la testa” mi sussurrò.
Un brivido mi percosse e mi tornò in mente l’attimo in cui mi salvò la vita mentre eravamo sottacqua. Sentii il mio viso accaldarsi. Quello poteva essere considerato un bacio?
Tentai di scacciare quel pensiero e mi concentrai sul tronco. Scoccai la freccia e stavolta centrai il bersaglio.
“Centrato, grazie per i consigli!” le dissi.
“Figurati” mi rispose mentre si sedeva su una roccia.
Ci guardammo per qualche secondo e notai in lei un’espressione dolce .
Dove stava scritto che nani ed elfi debbano odiarsi? Dopotutto le eccezioni possono capitare.
Feci per avvicinarmi a lei, mi sentivo attratto come da una calamita, ma un forte suono rapì la nostra attenzione.
Tornammo all’accampamento e vedemmo gli elfi di Bosco Atro che avanzavano. Feci per raggiungere gli altri, poi vidi Tauriel indugiare.
“Cosa c’è?” le chiesi.
“Io ormai non sono più un capitano delle guardie, non sono più una di loro!”
Abbassò lo sguardo.
“Per quale motivo dici questo?” mi addolorava vederla così.
“Ho disubbidito al mio Re, ho trascinato suo figlio in una battaglia perdendone le tracce e tutto questo solo …” si interruppe.
“Solo?” chiesi incitandola a continuare.
“Volevo fermare gli orchi!” rispose brusca e senza guardarmi negli occhi. Qualcosa mi diceva che non era la verità, poi si mosse. “E’ giunta l’ora che io affronti Re Thranduil, su andiamo!” e andò a passo spedito verso l’esercito elfico.
 
Non la vidi per qualche ora. Nel frattempo noi nani, Bard, il Governatore e il Re degli elfi tenemmo una conversazione non molto felice. Thranduil, appena ebbe notizia della caduta del drago, si adoperò immediatamente nel radunare un esercito, ma prima di dirigersi alla montagna deviò per offrire aiuto alla gente del lago.
Avevo sottovalutato il suo buonsenso.
“La ricchezza di Thror è leggendaria, non ci vorrà molto prima che la notizia della caduta del drago vada oltre le Montagne Nebbiose. Un esercito di orchi potrebbe già essere in marcia verso Esgaroth!” disse Thranduil.
“Domani raggiungeremo la montagna, raduneremo tutti gli uomini possibili!” disse Bard.
Fissammo la nostra partenza, l’indomani mattina ci saremo diretti a nord verso la Montagna Solitaria.
Nessuno di noi poteva dirsi soddisfatto di questa alleanza, soprattutto dopo il trattamento che ci era stato riservato nel Reame Boscoso. Tuttavia, se davvero stava per incombere una guerra c’era poco di cui lamentarsi.
In poco tempo si fece sera. Le giornate si accorciavano sempre di più, segno che annunciava l’inverno ormai imminente.
Dopo 2 giorni offuscati dalla nebbia, il cielo si fece ben visibile riempiendosi poco a poco di stelle luminose.
Decisi di allontanarmi dall’accampamento, che era illuminato da vari falò, per andare verso una collina e poter vedere al meglio lo spettacolo che tanto amava Tauriel. Portai con me una spessa coperta nel caso decidessi di passare la notte sotto il cielo stellato e lontano dal baccano di Bofur.
Avevo quasi raggiunto la collina, quando tra i rami degli alberi scorsi una figura seduta sull’erba.
Mi avvicinai lentamente, ma non abbastanza silenzioso perché d’un tratto mi ritrovai una freccia puntata su di me.
“Kili?”
“Tauriel?”
Abbassò l’arco, poi disse: “mi hai spaventata, che ci fai qui?”.
“Volevo osservare bene le stelle!”risposi.
“Ma non la ritenevi una luce fredda e lontana?” rise.
“Si, ma ho cambiato idea!”dissi.
Mi dette una rapida occhiata poi si sedette di nuovo sul punto in cui era prima.
“Ti dispiace se mi siedo anch’io?”
Lei si voltò a guardarmi . “No, affatto!” rispose sorridendomi.
Mi sedetti accanto a lei. Per qualche minuto nessuno parlò,ogni tanto mi voltavo a guardarla e il mio cuore batteva sempre più forte. In un attimo capii cosa mi bloccava.
Non erano i problemi tra le nostre razze a trattenermi, ma il fatto che, per la prima volta mi ero innamorato. Più la guardavo, più capivo l’importanza che lei aveva per me. Non volevo, in nessun modo, farla soffrire.
Ero ancora incantato a guardarla, quando si voltò anche lei. Non sapevo se distogliere lo sguardo o se prendere in mano la situazione, ma alla fine successe qualcosa di inaspettato.
I nostri occhi rimasero incollati l’uno sull’altra e senza aver bisogno di giri di parole capii che lei ricambiava i miei sentimenti, non so come ne perché.
Le presi la mano, quella mano che tentai di afferrare nel mio sogno e che svanì ora stringeva la mia.  Avvicinai il mio volto al suo e in quell’istante potevo sentire il suo respiro. Fu lei ad anticipare il contatto. Le sue labbra premevano sulle mie ed io,abbandonato dalla ragione, non potevo far altro che ricambiare, poi staccò portandosi al mio orecchio.
“Il motivo per qui ho disubbidito a Thranduil eri tu Kili!” mi sussurro.
La guardai confuso e lei proseguì: “catturammo un orco subito dopo la vostra fuga e da lui venni a sapere che la freccia che ti aveva colpito era una freccia Morgul”.
“Ti sei ribellata agli ordini del tuo Re per salvarmi la vita?” le chiesi sorpreso.
Dal suo sguardo intuii subito la risposta.
Con la mano mi accarezzò il volto e da quel momento non capii più nulla.
La strinsi a me, mentre lei mi portava le braccia al collo. L’inverno non mi era mai sembrato tanto caldo.
Ci stendemmo sulla coperta che avevo portato con me e sotto il cielo stellato consumammo il nostro amore.
 

  
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