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Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/05/2014    0 recensioni
Euron "Occhio di Corvo" Greyjoy tona a Pyke dopo anni di esilio; al suo fianco c'è una giovane donna, poco più che una ragazza, con il cuore coraggioso della più prode delle spadaccine e la lingue affilata come la sciabola di cui porta il nome.
*****
Dal testo:
- Sembra che la storia sia destinata a ripetersi. -
- Cosa intendi dire? -
- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. -
Euron agguantò il fratello per il bavero della cappa, traendolo a sé con violenza.
- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. -
[Euron Greyjoy; Victarion Greyjoy; Erin Waves]
[Triangolo! Violenza! Lime! Lemon!]
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euron Greyjoy, Nuovo personaggio, Victarion Greyjoy, Yara Greyjoy
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pyke non era affatto come se l’era aspettata. Di solito quando pensava a un castello lo immaginava sfarzoso, con elementi che denotassero la ricchezza della famiglia che vi abitava e una certa eleganza, ma la costruzione arroccata sulle rocce che le si parava davanti sembrava più un fortino diroccato che altro. Varcarono il cancello principale, sorpassando senza alcun problema un paio di guardie di vedetta che al loro passaggio chinarono leggermente la testa in segno di rispetto. O forse era timore. Erin non avrebbe saputo dirlo, ma non poteva certo biasimarli se così fosse stato; quell’uomo era il flagello di Westeros, e per giunta era incostante come le maree, un po’ di timore era pur sempre comprensibile.

Nella piazzola antistante il fortino c’erano tre uomini ad attenderli; quello dal fisico più imponente fissava Euron come se volesse ucciderlo solo con la forza del pensiero, mentre quello dai capelli unti e lunghi fino a metà schiena sembrava fare uno sforzo immane per cercare di dimostrare di non essere intimorito. Infine, il terzo aveva una brutta cicatrice che gli solcava buona parte del volto e i capelli erano corti e brizzolati.

Asha scivolò giù da cavallo con un movimento che la lasciò sorpresa; da una ragazza così rude, che tentava palesemente di mostrarsi più mascolina di quanto non fosse, non si sarebbe mai aspettata dei gesti così aggraziati.

- Vi avevo detto che sarebbe arrivato. – annunciò ad alta voce, con un pizzico di soddisfazione nella voce.

- Sempre ammesso che non sia stato proprio lui a far uccidere Balon. – considerò sprezzantemente l’uomo massiccio.

- Credimi, Victarion, non era certo Balon il Greyjoy che volevo vedere morto. –

I due uomini di ferro rimasero a fissarsi in silenzio per una manciata di secondi, come per voler essere certi che entrambi capissero che i vecchi rancori e contrasti non erano stati minimamente dimenticati.

- Vedo che hai portato un’ospite. – intervenne Aeron, in un vistoso tentativo di cambiare argomento.

- Erin di Braavos, la sua moglie di sale. – la presentò Asha.

Mentre smontava da cavallo e veniva accolta da Aeron, che la strinse brevemente e in un modo talmente distaccato da non sembrare neanche umano, Erin non potè fare a meno di provare la spiacevole sensazione di essere stretta da qualcosa di viscido e disgustoso. Solitamente non era il tipo di persona che giudicava senza conoscere, ma quel giovane uomo aveva qualcosa che per certi versi la rendeva incline a evitare il più possibile i contatti con lui. Si voltò poi verso il brizzolato che si profuse in un inchino esagerato e impacciato, segno evidente che non era abituato a esibirsi in quelle formalità.

- Benvenuta a Pyke, milady. Sono Dagmer, per servirti. –

- Ti ringrazio … Ser Dagmer. – mormorò, sentendo che i Greyjoy ridacchiavano divertiti.

- Perdonaci, incantevole lady, non stiamo ridendo di te. – la rassicurò frettolosamente Victarion, prima di aggiungere, - Dagmer Mascella Spaccata non è solito essere chiamato Ser … anzi, credo che nessuno l’abbia mai fatto prima d’ora. –

- Però mi piace come suona: Ser Dagmer Mascella Spaccata. Sì, mi piace proprio. – approvò l’uomo.

- A ogni modo, credo sia il mio turno di accoglierti in famiglia. Benvenuta. – concluse Victarion, traendola a sé e stringendola con una delicatezza che non avrebbe mai ricollegato a un uomo così vigoroso. Il suo abbraccio fu il più lungo di tutti, ma la cosa stranamente non la mise a disagio. Anzi, era piacevole farsi stringere da quell’uomo che, se Euron aveva l’odore del sale, possedeva per contro quello delle rocce quando venivano bagnate dalla pioggia.

- Credo che possa bastare, adesso. –

La constatazione di Euron aveva un che di minaccioso, sembrava quasi che volesse far capire al fratello che continuando a toccarla non avrebbe ottenuto nulla di buono.

- Era solo un abbraccio, fratello, non sapevo fossi geloso. Sai, ricordo perfettamente che anni fa non ti facevi problemi a condividere le mogli degli altri. –

Una scintilla passò negli occhi eterocromi del pirata, mentre uno sgradevole sorriso si dipingeva sulle sue labbra.

- Chi sono per negare la mia compagnia a una donna che ha avuto la sfortuna di andare in sposa a un uomo che non sa soddisfarla? –

La mascella di Victarion si contrasse, mentre una vena cominciava a pulsare furiosamente all’altezza della tempia destra.

- Non tirare troppo la corda, Euron. –

Sgranò gli occhi, fingendosi sorpreso e innocente allo stesso tempo.

Osservandolo, Erin dovette ammettere che era un bravo attore; se non avesse saputo chi si trovava davanti avrebbe persino potuto credere che fosse sincero.

- Ho avuto molte donne sposate nel corso degli anni, non l’avrai mica presa sul personale? –

La piega beffarda delle sue labbra, dalla leggera e innaturale sfumatura bluastra, lasciava intendere che invece Victarion aveva capito benissimo il senso della sua affermazione.

La ragazza si chiese cosa fosse successo anni prima e se l’avvenimento fosse in qualche modo ricollegato alla partenza di Euron da Pyke e al suo non avervi fatto ritorno per quasi un decennio.

- Euron, credi sia saggio continuare a discutere all’aperto quando un’ottima cena ci attende? – intervenne Aeron.

Tra i tre fratelli sembrava quello con il ruolo di mediatore, colui che si sarebbe assicurato in ogni modo che le cose non si accendessero troppo. Non prima dell’Acclamazione di re, a ogni modo.

Con lo stomaco che reclamava un pasto caldo e lauto, Erin decise di fare la sua parte per sedare la discussione prima che sfociasse in una vera e propria rissa.

- Credo che Aeron abbia perfettamente ragione, sono molto affamata. – commentò, poggiando una mano sull’avambraccio di Euron e stringendolo proprio come aveva fatto lui quando l’aveva presentata ad Asha. Voleva che le desse ascolto, che si fidasse di ciò che gli consigliava di fare.

Euron annuì bruscamente, distogliendo lentamente lo sguardo dagli occhi del fratello e passandole un braccio intorno alla vita per attirarla a sé.

- Ma certo, una buona cena è proprio quello che ci vuole. –

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena venne consumata nella sala principale, in cui a pochi metri dalla tavolata reale mangiavano gli uomini della cerchia più interna. Durante tutto il pasto Erin si sentì osservata e, quando si voltò con discrezione per scoprire se la sua fosse o meno un’impressione, trovò gli occhi scuri di Victarion che la fissavano con bruciante intensità. Fu solo quando, dopo un paio di volte che incrociava lo sguardo con il suo e notava che l’uomo non accennava a distoglierlo, che arrossì lievemente.

- Problemi? – le sussurrò all’orecchio Euron, a cui non era sfuggito il colorito rossastro delle gote della sua protetta.

- Solo tuo fratello che continua a fissarmi, ma va bene, non è nulla di grave. – soffiò in risposta.

Lo sguardo di Euron si indurì improvvisamente, ma invece di attaccare il fratello con una delle sue battutine sarcastiche decise di provocarlo in modo più sottile.

- Fa’ come ti dico, senza fare domande. Abbassa lo sguardo e fingiti imbarazzata come se ti avessi detto qualcosa d’indecente. –

Perplessa, fece come le era stato detto. Si sentiva a disagio nel muoversi come un burattino, ma se fosse servito a farle lasciare quella noiosissima tavolata allora avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Si chinò su di lei, avvicinandolesi più che poteva e sfiorandole la pelle delicata e sensibile del collo mentre parlava.

- Che sta facendo Victarion? –

- Ha ripreso a mangiare, sembra parecchio arrabbiato. – replicò, cominciando finalmente a capirci qualcosa.

- Eccellente. –

Il respiro caldo dell’uomo sul suo collo le fece correre un brivido lungo la schiena. Cosa che, disgraziatamente, venne prontamente notata da Euron.

- Era un brivido di piacere quello, ragazzina? – le chiese, beffardo.

- Certo che no, era un brivido di freddo, c’è un’umidità pazzesca qui dentro. – mentì in fretta.

- Sei una pessima bugiarda, ragazzina, te l’hanno mai detto? –

- E invece ho la sensazione che tu sia un bugiardo portentoso. – lo rimbeccò.

Il sorriso di Euron si allargò: - Faccio quello che posso per migliorarmi costantemente. –

- Allora, sei andato a letto con la moglie di tuo fratello? È per questo che hai lasciato Pyke? –

- Se anche fosse non vedo quale sia il problema. Sei forse gelosa? Perché, ti avviso, se vuoi che ti porti a letto non devi fare altro che chiederlo. –

Erin alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal rifilargli un’altra gomitata solo perché in presenza di spettatori doveva recitare il ruolo della perfetta mogliettina totalmente asservita. Un’idea decisamente più soddisfacente le balenò nella mente.

- Victarion, mi chiedevo se ti andasse di scortarmi nel vostro parco degli dei. Euron mi stava dicendo che c’è una vista meravigliosa dalla scogliera, ma lui ha molte cose di cui discutere con Asha e non può accompagnarmi. Tu lo faresti, per me? – cinguettò, voltandosi verso il fratello di mezzo e arrischiandosi addirittura a sbattere gli occhioni chiari.

Lo vide aggrottare la fronte per un istante, sorpreso, ma l’attimo dopo le stava sorridendo con compiacimento.

- Certo che sì, possiamo andare anche ora se lo desideri. –

- Sarebbe perfetto, te ne sono davvero grata. – mormorò, calcando leggermente sulla penultima parola.

Mentre si alzava per raggiungere l’uomo, che l’attendeva sulla soglia della sala da pranzo, Euron la trattenne per il polso.

- Che accidenti stai facendo? –

- Nulla, magari ho scelto un altro Greyjoy a cui “solo chiedere di essere portata a letto”. – ironizzò, citando le sue stesse parole.

Detto questo si districò con agilità dalla presa e raggiunse Victarion, accettando il braccio muscoloso che le veniva porto e lasciando che la scortasse fuori.

Mentre li guardava uscire, Euron buttò giù tutto d’un fiato il boccale di vino che aveva davanti, facendolo sbattere contro la superficie di duro mogano del tavolo.

Dannata ragazzina, credeva davvero di poter giocare con lui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- La vista è veramente incredibile. – commentò, osservando la luna che si specchiava sulle onde scure dell’oceano e la spuma di quando queste ultime s’infrangevano contro gli scogli del parco degli dei. Quel loro Dio abissale aveva il più perfetto dei tempi, non c’erano dubbi.

- Già, è incantevole. – convenne, ma i suoi occhi scuri non stavano guardando il mare.

Erin arrossì, notando che il suo sguardo non aveva mai lasciato il suo viso.

- Perché ho la sensazione che non stiamo parlando della stessa cosa? –

- Perché oltre che incantevole sei anche intelligente. – replicò, portandole una ciocca dietro all’orecchio e dilungandosi in una specie di lenta carezza.

- Sono la moglie di tuo fratello. – gli fece notare.

- Eppure sei qui fuori con me, non con lui. Euron ti ha fatta arrabbiare, non è forse così? –

- Euron sa essere piuttosto irritante. – ammise.

Victarion proruppe in una risata bassa.

- Piuttosto irritante? Sei davvero comprensiva. Euron è un irritante, irrispettoso, stronzo, figlio di puttana … Con tutto il rispetto e l’amore che provavo per nostra madre. – aggiunse in fretta.

Abbozzò un sorriso di circostanza, guardandosi bene dal dirsi d’accordo con lui. Tuttavia forse la sua curiosità sarebbe stata soddisfatta da Victarion, dal momento che non sembrava affatto restio a intavolare discussioni che potessero convincerla di quanto marcio e da evitare fosse suo fratello maggiore.

- Cosa è successo tra di voi? –

L’espressione di Victarion cambiò in fretta, perdendo ogni traccia di allegria e incupendosi. Si pentì di averglielo chiesto, era evidente che fosse ancora una ferita aperta.

- Perdonami, non sono affari miei, dimentica la mia domanda inopportuna. – disse in fretta, poggiandogli la mano sull’avambraccio in segno di solidarietà.

L’ennesima carezza raggiunse la sua guancia.

- Ti risponderò, mia sirena, non hai chiesto nulla di inopportuno. –

L’appellativo di sirena, tra gli uomini di ferro, era qualcosa che raramente veniva usato. Sentirsi chiamare in quel modo la lusingò oltre ogni dire, perché stava a significare che Victarion l’aveva appena innalzata sopra ogni cosa, poiché le sirene erano sacre per gli uomini di Pyke.

- Anni fa avevo una moglie di sale, si chiamava Kitty, era giovane e bellissima. Probabilmente troppo bella per me. – commentò, amaramente, - Euron ha sempre avuto ogni donna semplicemente schioccando le dita e un giorno decise di aggiungere la mia Kitty alla lista. Poco dopo lei rimase incinta, ma non fummo mai in grado di stabilire se fosse figlio mio o suo. –

- Come mai? –

- Quando ho scoperto cosa era successo l’ho uccisa. L’amavo, ma ero folle di gelosia, così la strangolai con le mie mani. Lei e il bambino morirono. Volevo riservare lo stesso trattamento a Euron, ma nostro fratello Balon ritenne più saggio esiliarlo. – concluse.

Gli occhi scuri avevano abbandonato il suo volto, ora, e fissavano le onde, persi nei ricordi.

- Mi dispiace, Victarion, sul serio. – mormorò.

Le prese una mano, baciandole il dorso.

- Non volevo certo rattristarti, mia sirena. Sarà meglio che ti riporti dentro, non vorrei che Euron pensasse che abbia deciso di ricambiargli il favore. –

Annuì, percorrendo al suo fianco e in silenzio la strada fino alla roccaforte. Victarion la lasciò fuori dalle stanze di Euron, salutandola con l’ennesimo casto baciamano e augurandole una buonanotte.

Entrata nella stanza da notte, si chiuse la porta alle spalle e la sprangò. Sdraiato sul letto, discinto e bello oltre ogni dire, quasi un sogno proibito, stava Euron.

- Piaciuta la passeggiata? – domandò, con un tono fintamente distaccato che tradiva un pizzico d’irritazione.

Era riuscita a farlo arrabbiare. Fantastico, perché neanche lei era troppo contenta del suo comportamento.

- Sì, Victarion è una compagnia molto piacevole. – replicò freddamente, recuperando una veste da notte e dirigendosi a grandi passi dietro all’ampio separé sistemato nell’angolo.

- L’ho fatto portare apposta per te. –

Quel semplice strumento di legno e tela era forse un vessillo di pace?

- Hai avuto un pensiero molto … - s’interruppe, cercando la parola più cortese e al contempo fredda che le venisse in mente, - utile. – concluse.

Indossata la veste, camminò a piedi nudi sulle assi di legno scricchiolante e spostò le lenzuola di pesante broccato per potersi mettere a letto.

- Si può sapere cosa hai da guardare? – chiese d’un tratto.

- Nulla, stavo solo immaginando cosa ci fosse sotto quella seta. –

Le parole di Victarion le tornarono alla mente: “Irrispettoso.”

Già, doveva ammettere che aveva proprio ragione.

- Prova a sfiorarmi questa notte, Euron, e giuro che ti castro. – soffiò minacciosa, sdraiandosi e rannicchiandosi il più lontano possibile da lui.

L’unica risposta che ottenne fu una risata sonora che rimbombò attraverso la stanza silenziosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Finalmente ho ultimato questo nuovo capitolo. Spero che vi piaccia e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Ne approfitto, inoltre, per indicarvi anche il nome del prestavolto che ho scelto per interpretare Victarion: si tratta di Galvano della serie televisiva “Merlin”. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

  
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