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Autore: Fiamma Erin Gaunt    28/04/2014    6 recensioni
Euron "Occhio di Corvo" Greyjoy tona a Pyke dopo anni di esilio; al suo fianco c'è una giovane donna, poco più che una ragazza, con il cuore coraggioso della più prode delle spadaccine e la lingue affilata come la sciabola di cui porta il nome.
*****
Dal testo:
- Sembra che la storia sia destinata a ripetersi. -
- Cosa intendi dire? -
- Solo che è incredibile quanto la tua Erin assomigli alla mia Kitty. -
Euron agguantò il fratello per il bavero della cappa, traendolo a sé con violenza.
- Ti avverto, Victarion, tocca anche solo per sbaglio quella ragazza e la prossima volta che farò un bagno sarà in una vasca colma del tuo sangue. -
[Euron Greyjoy; Victarion Greyjoy; Erin Waves]
[Triangolo! Violenza! Lime! Lemon!]
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euron Greyjoy, Nuovo personaggio, Victarion Greyjoy, Yara Greyjoy
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erin osservava le vele che sventolavano sull’albero maestro della nave lunga. Non aveva mai solcato gli oceani, ma conosceva abbastanza di quel mondo da sapere che solo a Pyke costruivano imbarcazioni di quel tipo. Vele nere, una ciurma di uomini senza lingua, il capitano più folle che avesse mai solcato le onde. Da quando la Silenzio aveva fatto tappa a Braavos non si parlava d’altro se non di lui: Euron “Occhio di Corvo” Greyjoy, così marcio che persino suo fratello maggiore, e signore, Balon aveva deciso di non averci più nulla a che fare.

- Non dovresti avvicinarti così tanto al porto, non in questi giorni, ragazzina. –

La voce di Olyver la colse impreparata e la fece sobbalzare.

- Sono perfettamente in grado di badare a me stessa. – replicò, incrociando risolutamente le braccia al petto.

Il locandiere proruppe in una bassa e catarrosa risata, venendo scosso subito dopo da un attacco violento di tosse.

- Sono diversi dai pirati che arrivano sulle nostre coste, bambina, questi sono Uomini di ferro. Fuorilegge, assassini, stupratori; decisamente non il tipo di uomini con cui una ragazzina graziosa come te vorrebbe trovarsi a tu per tu. –

- Non sono una ragazzina, ho smesso di esserlo anni fa. –

Il vecchio annuì cupamente. Rammentava con precisione quando sua sorella Olivia aveva preso in casa quel frugoletto di pochi giorni, orfana di una delle sue migliori amiche. Anche il ricordo di Era gli era rimasto impresso nella mente. Si assomigliavano così tanto, mamma e figlia, che a volte doveva faticare per ricordare a se stesso che la fanciulla con cui parlava non possedeva la fragilità materna.

- Lo so, Erin, ma non è comunque saggio stare così vicino a quella nave. È maledetta. –

La ragazza puntò gli occhi azzurri in quelli di Olyver, sgranandoli leggermente.

- Quindi quella è davvero la Silenzio? –

 - È la Silenzio tanto quanto è vero che hai davanti a te Euron Greyjoy, bambina. –

La voce che interruppe il loro scambio di battute era bassa e insinuante, condita da una lieve traccia di divertimento, e l’occhio che non era coperto dalla benda la osservava con un’intensità che la fece rabbrividire. Era di un azzurro scuro, quasi blu, e ricordava le profondità marine.

Olyver, al suo fianco, si irrigidì e si mosse istintivamente davanti a lei, quasi volesse proteggerla.

- I miei uomini hanno bisogno di cibo e acqua, magari anche un po’ di compagnia. Mi aspetto di trovare tutto questo nella tua locanda, vecchio. –

- La mia locanda è al vostro servizio. Erin, va’ a dare una mano in cucina. – la esortò, poggiandole una mano sulla spalla e spingendola con decisione verso la porta.

Era sul punto di protestare, ma qualcosa dentro di lei le disse che non era quello il momento adatto per ricordargli che lei non era una servetta da locanda. Annuì, rivolgendo un ultimo rapido sguardo in direzione di Euron, e fece come le era stato detto.

Non aveva mai pensato al fatto che Occhio di Corvo potesse essere piacente. Di solito quando sentiva il suo nome era solo per enumerare l’elenco di vittime e distruzione che si era lasciato alle spalle, mai nessuno aveva anche solo accennato alla bellezza di quel pirata. Scosse la testa, scacciando quelle sciocche considerazioni. Era un assassino, un uomo pericoloso, non aveva nulla a che vedere con la figura del lord o del prode cavaliere che tutte le ragazze passavano la vita a sognare.

Bessie, una delle servette che solitamente intrattenevano gli avventori, si precipitò in cucina. La raggiunse, il visetto a forma di cuore tirato in un’espressione preoccupata.

- Vuole te. –

Non disse di chi si trattava, era evidente. Solo un uomo in tutta Braavos si sarebbe permesso di chiedere di essere servito da lei.

Recuperò un paio di caraffe, spillò dalle botti del di vino di Dorne, e s’incamminò senza una parola verso il tavolo che Occhio di Corvo aveva occupato insieme a un paio di uomini, quelli che dovevano essere i suoi ufficiali più alti in grado.

- Il vostro vino. – annunciò, sbattendo le caraffe sul tavolo con malagrazia.

Euron inarcò un sopracciglio scuro, osservandola come se stesse aspettando qualcosa.

- Desideri qualcos’altro? –

- Piuttosto sgarbata per essere una servetta di locanda. Versaci il vino, bambina. –

Obbedì, senza preoccuparsi di nascondere quanto quel compito umiliante la rendesse furibonda.

- Per la cronaca, non sono una servetta di locanda. E adesso, desideri altro, mio signore? – sputò tra i denti.

Euron lasciò che l’occhio libero la sondasse dalla testa ai piedi.

- In effetti, qualcos’altro ci sarebbe. –

Un ghigno malizioso gli stirò le labbra.

- Non intendo di certo scaldarti il letto, ma forse Bessie sarebbe disposta a farlo. – aggiunse, indicando con un cenno del capo la servetta che era intenta a fare la svenevole con un paio di ragazzotti del porto.

- No, non m’interessa. – replicò in fretta, degnando Bessie di una misera occhiata, prima di tornare a fissarla.

- Non sei una servetta di locanda, non sei una puttana. Perché mai una ragazzina dovrebbe frequentare una locanda che affaccia sul porto? –

Si morse la lingua, impedendosi di replicare che ciò che faceva o meno non erano certo affari suoi.

- Amo il mare e cerco una nave su cui imbarcarmi. –

Non sapeva neanche lei perché lo aveva detto, ma le sue parole non erano state accolte dalla risata che si era aspettata. No, Euron la guardava come se avesse appena detto qualcosa di inaspettato e tremendamente interessante.

- E perché un capitano dovrebbe volerti nella sua ciurma? – la provocò, con un luccichio divertito nello sguardo.

- Sono una braavosiana, duello meglio di qualunque altro uomo che potrebbe prendere il mio posto nell’ equipaggio. –

Sapeva di aver dato l’unica risposta che avrebbe alimentato la sua curiosità. Nel suo cervello stava già cominciando a prendere forma un’idea. Insana, ai limiti della pazzia, certo, ma non lo erano forse tutte le idee geniali?

- Una spadaccina eccellente, eppure sei ancora qui. – considerò Euron.

- Non perché mi siano mancate le occasioni, ma nessuna nave era alla mia altezza. –

Era una mossa arrogante e rischiosa, lo sapeva bene, ma se voleva che Occhio di Corvo la prendesse in considerazione doveva esporsi come mai aveva fatto nella sua breve vita.

- L’arroganza non si addice a una bella ragazza. – commentò.

- Io invece trovo che si addica, quando è giustificata dai fatti. –

Euron esplose in una risata bassa e roca, simile al latrato di un lupo.

- Mi piaci, ragazzina, magari potrei prenderti nella mia di ciurma. – considerò, abbozzando poi un sorriso ironico, - Sempre se la reputi alla tua altezza, ovviamente. –

Erin esultò mentalmente. Ce l’aveva fatta, Euron le aveva proposto proprio ciò che voleva! Si sforzò di rimanere impassibile, come se l’idea di unirsi a loro non la toccasse minimamente.

- Suppongo che sia una proposta accettabile. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre le onde si infrangevano contro la prua della Silenzio e le gocce d’acqua le bagnavano il viso dagli zigomi alti, Erin sedeva sul parapetto e osservava il promontorio in lontananza. Erano in viaggio da una settimana e finalmente si intravedeva il porto di Pyke. Il viaggio era stato diverso da come lo aveva immaginato. L’unica persona in grado di sostenere una conversazione era Euron, ma il suo atteggiamento la indispettiva e pertanto aveva cercato di stargli il più lontana possibile. Non che lui le avesse reso la cosa facile, visto che non perdeva occasione per stuzzicarla. Si era fatta un’idea ben precisa di quell’uomo; il suo bell’aspetto e il suo titolo dovevano aver sedotto centinaia di donne in ogni porto e il fatto che lei gli resistesse era una sfida al suo orgoglio. Tanto meglio, lei non voleva essere come tutte le altre; non era il capriccio di una notte, una donna da usare per scaldare il letto e poi da gettare via. Euron Greyjoy avrebbe fatto meglio a capirlo e comportarsi di conseguenza o, in alternativa, a lasciarla perdere del tutto.

- Siamo quasi arrivati, tra dieci minuti scendiamo a terra. – le annunciò, comparendo da sottocoperta.

C’era un’emozione nuova nella sua voce, una sfumatura che non vi aveva mai avvertito prima. Se non l’avesse creduto impossibile avrebbe detto che si trattasse di nostalgia.

- Da quanto è che non metti piede a Pyke? –

- Nove anni, dieci mesi e tre giorni … anzi, due, oggi non conta. –

- È molto tempo. – commentò, dandosi della stupida per il commento che le era uscito.

- Già, è più di metà della tua vita, giusto? –

Scrollò le spalle. E questo adesso che c’entrava?

- Perché sei tornato proprio adesso? – chiese, rompendo il silenzio che era sceso tra loro.

- Mio fratello, Balon, è morto ieri. –

Magnifico, proprio la domanda che non avrebbe mai dovuto fargli; però il fatto che il giorno precedente avessero improvvisamente cambiato rotta l’aveva stupita e lei non era il tipo di persona a cui piaceva tenersi dentro le proprie curiosità.

- Mi dispiace. –

Euron si accigliò, rimuovendo con cura la benda che aveva sull’occhio. Non era blu come quello di destra, ma di un nero assoluto che sembrava brillare in modo sinistro. Tuttavia quella singolare eterocromia lo rendeva se possibile ancora più affascinante ai suoi occhi.

- E perché mai? A me non dispiace. – ribattè.

Il rumore dell’ancora che veniva calata e degli uomini che tiravano le funi per assicurare la nave lunga alla banchina del porto interruppero la loro conversazione.

- Stammi vicina, non allontanarti per nessun motivo al mondo. – le disse, porgendole il braccio come avrebbe fatto un cavaliere che scortava la sua dama.

Perplessa, decise di rimandare le richieste di spiegazioni e di fare ciò che le veniva detto. Non conosceva Pyke, ma da quanto vedeva le donne dovevano essere considerate appena un gradino sopra agli animali e i servi.

- Zio Euron, sapevo che saresti arrivato non appena il cadavere di mio padre fosse diventato freddo. –

A parlare era stata una ragazza che doveva avere tre o quattro anni più di lei, il naso aquilino e il fisico asciutto. Stava in piedi tra quelli che dovevano essere i suoi uomini e ostentava un’aria di potenza e sicurezza che non avrebbe mai creduto di poter vedere in una donna delle isole. Provò un moto di simpatia immediata nei suoi confronti.

- Asha, la mia nipote preferita. Lei è Erin, dalla città di Braavos. – aggiunse, in una sorta di presentazione.

Avvertì lo sguardo di Asha che la esaminava con circospezione, quasi volesse capire con chi aveva a che fare. Sostenne il suo sguardo con decisione finchè non vide che le sue labbra si stiravano in una specie di sorriso di apprezzamento. A quanto sembrava aveva appena passato il suo esame.

- Hai scelto una moglie di sale molto giovane. – considerò, prima di rivolgersi a lei, - Quanti anni hai, Erin? –

Una moglie di sale? Stava giusto per mandare al diavolo Euron quando avvertì una certa rigidità nel suo avambraccio, come se la stesse invitando ad assecondarlo. Ingoiò il rospo, riproponendosi di affrontare il discorso una volta che fossero rimasti soli.

- Diciannove, milady. –

Asha annuì, pensierosa. Se il fatto che la sua papabile zia acquisita fosse più giovane di lei la turbava non lo diede minimamente a vedere.

- Aeron e Victarion sono già alla fortezza. Abbiamo molte cose di cui discutere. –

Montò a cavallo, volgendo le spalle allo zio e spronando il destriero affinchè partisse al galoppo.  Uno degli uomini del suo seguito si affrettò a porgere le redini di uno splendido stallone da guerra a Euron, chinando il capo in segno di rispetto. Con un movimento fluido, il pirata montò in sella e si sporse in avanti per issarla con sé. Erin scivolò nell’esiguo spazio tra il pomello della sella e il petto dell’uomo, sforzandosi di ignorare come persino sotto la cappa di pantera ombra i muscoli guizzanti e il torace marmoreo  fossero ben percepibili.

La cavalcata durò poco meno di un’ora, passata in religioso silenzio con Asha che li precedeva di una cinquantina abbondante di metri.

Erin si decise a prendere la parola solo quando erano ormai in prossimità dei cancelli della fortezza. Desiderava chiarire al più presto come stavano le cose.

- E così sarei la tua moglie di sale? – bisbigliò, senza curarsi di nascondere il disprezzo e l’oltraggio nella voce.

Anche se non riusciva a vederlo in faccia, fu certa che le sue labbra fossero stirate nel  consueto ghigno che le contraddistingueva.

- Ufficialmente sì. –

- Che significa questo, intendo per quanto riguarda il mio comportamento? – indagò.

Aveva come l’impressione che la risposta non le sarebbe piaciuta affatto.

- Dividerai le mie stanze e dovrai presenziare a tutte le cene e all’Acclamazione di re che il mio caro fratellino Aeron avrà sicuramente provveduto a stabilire. –

- Dividere le tue stanze? Puoi sognartelo, piuttosto dormo nelle stalle. – replicò, incrociando con determinazione le braccia al petto.

- Se sei la mia moglie di sale, nessuno oserà sfiorarti con un dito, ma se vuoi la mia protezione devi impegnarti a fare ciò che ci si aspetta da te. Ringrazia che non ti abbia chiesto di farlo anche ufficiosamente. –

Questa volta si divincolò quel tanto che bastava per permetterle di folgorarlo con un’occhiataccia.

- Dovrei ringraziarti perché non mi obblighi a essere il tuo trastullo notturno? – esclamò, indignata oltre ogni dire.

- Notturno, mattutino, pomeridiano … sono un uomo dagli appetiti insaziabili. E comunque sì. Dovresti apprezzare il fatto che abbia deciso di rispettare la tua virtù … sempre ammesso che ci sia ancora, ovviamente. – concluse, mentre il ghigno malizioso tornava a solcare il bel volto.

Il gomito scattò ancora prima di avere il tempo di pensare a quanto fosse avventato quel gesto; semplicemente si ritrovò con la giuntura conficcata nel fianco dell’uomo e udì con piacere che questo tratteneva a fatica un gemito di dolore accompagnato da un’imprecazione particolarmente colorita.

- Ritiro ciò che ho detto; la tua virtù deve essere sicuramente intatta dal momento che tratti gli uomini in questo modo. –

- Solo alcuni uomini, Euron Greyjoy. Solo alcuni. – rimarcò, sorridendo soddisfatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

La mia prima long in Game of Thrones, il primo progetto che va al di là di un paio di cartelle scritte in fretta e furia. Per l’occasione ho scelto uno dei miei personaggi preferiti – anche se sicuramente non vi interessa, gli altri sono, nell’ordine: Oberyn Martell, Euron Greyjoy, Bronn, Viserys e Rhaegar Targaryen, Brynden Tully e infine Jaime Lannister. Questo solo per quanto riguarda i boy, poi ci sono le ragazze: Arianne Martell, Ellaria Sand, Arya Stark, Myrcella Lannister, Margaery Tyrell. – Insomma, spero che la storia vi piaccia, anche se è solo il primo capitolo, e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate.

NB: Qui trovate il link al video che ha ispirato la storia, con tanto di attori come prestavolto: https://www.youtube.com/watch?v=37d2PjqAchE

Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
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