09/05/2014
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di Robin
di Robin
Il giovane Albus era l’unico studente al mondo ad aver saltato una classe per anticipare quella successiva, e ciò gli aveva permesso di conoscere il giovane corvonero Elphias Doge, altrettanto brillante e capace.
Tutti li stimavano a scuola, la loro intelligenza era diventata leggenda. Ormai al suo terzo anno, frequentando le lezioni del quarto, conosceva piuttosto bene ogni angolo della scuola e con Doge aveva scoperto, protetto da occhi indiscreti, antichi passaggi segreti, che avrebbero permesso loro di sgattaiolare fuori dai rispettivi dormitori per incontrarsi anche nel pieno della notte ed andare a fare qualche scampagnata oltre i confini della scuola.
Quella notte Doge insistette per andare al Lago Nero, che col chiarore splendente della luna piena rifletteva come uno specchio le ombre della foresta tutt’intorno. Era uno spettacolo magnifico.
<< Quanto vogliamo stare qui?>> chiese Albus impaziente, << Ho un certo languorino>>.
Elphias sorrise.
<< Tu hai sempre fame Al, sempre. Ma se permetti, vorrei godermi appieno questo spettacolo della natura, e dovresti approfittarne anche tu>> disse duro all’amico.
Silente si distese sul prato e iniziò a fissare le poche stelle che il chiarore della luna non copriva. Elphias aveva ragione, era proprio una visione fantastica, la notte brillava di luce propria, quasi come fosse giorno.
Ad un tratto sentirono un lamento lontano seguito da una serie di ululati.
<< Credi che sia..>> chiese il corvonero, un po’ timoroso.
<< Potrebbe anche essere, ma ne dubito. Insomma, sì, c’è la luna piena, ma non credo. E poi è lontano>> sentenziò il giovane.
Quell’affermazione non sembrava aver convinto nessuno dei due.
<< Meglio se torniamo dentro>> borbottò Doge, indirizzandosi verso il castello.
Albus si alzò per seguirlo, ma un rumore vicino lo bloccò all’istante. Qualcosa si era mosso tra i cespugli vicini, lo aveva sentito, ne era sicuro! Sguainò la bacchetta e così fece anche il poco convinto Elphias che era già sbiancato per la paura. Un’ombra apparve davanti a loro, grande e minacciosa. Barcollava, teneva qualcosa, o meglio, qualcuno per mano.
Erano due persone. Albus tenne la bacchetta stretta tra le mani, pronto a schiantare i due sconosciuti.
<< Altolà!>> urlò deciso.
<< AHHHHH!! Signore santissimo del cielo divino! Che cosa ci fate voi qui , signor Silente? Mi avete ucciso per lo spavento..>>.
Phineas Nigellus Black, Preside della scuola, era visibilmente sconvolto e così anche la professoressa Galatea Gaiamens che si trovava con lui. Entrambi i ragazzi rimasero sorpresi.
<< Mi scusi, Signore, che cosa ci faceva nella foresta?>> chiese Doge innocentemente.
<< La domanda è cosa ci fate voi qui, e a quest’ora per giunta>> chiese lui ancora visibilmente imbarazzato, << Non vi è forse chiaro che la foresta è proibita a tutti gli studenti, e che lo è anche uscire la notte?>>.
Il suo tono voleva essere severo, ma il totale imbarazzo per la situazione non glielo permetteva. La donna, tutta rossa in viso, si nascondeva alle spalle di Black, sperando di essere invisibile agli occhi dei ragazzi.
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<< Dritti filati nei vostri dormitori! E’ un ordine!>> esclamò il Preside evitando il prolungamento di quell’eterno momento. Silente e Doge corsero via senza fiatare, finché non furono all’interno della scuola.
<< Mai l’hai visto?>> strepitò Albus con un ghigno sulla faccia, << Lui e la Gaiamens… Da non credere>>.
I due ragazzi risero di gusto.
<< E hai visto che rossi che erano entrambi? Li abbiamo proprio colti in flagrante!>> rispose l’amico, << Il Preside e la professoressa di Difesa..>>.
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