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Autore: xingchan    09/05/2014    2 recensioni
Quei ragazzi non erano come tutti gli altri.
Costretti ad affrontare minacce, tumulti interiori e pericoli d'ogni sorta, compresero quanto sia orribile il mondo.
Ma anche quanto può essere straordinario, nonostante tutto.
LingXLan Fan, con accenni ad altri pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greed, Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo undici
 


D’improvviso, dopo aver bevuto un altro sorso dalla sua tazza, Greed fissò un punto preciso del bar. Non molto lontano, all’incirca sei o sette metri di distanza, scorse una figura familiare seduta davanti ad un’altra, altrettanto conosciuta. Erano Ling e Lan Fan, completamente immersi in un’atmosfera seriosa che loro stessi avevano tagliato per loro. Parevano addirittura un’immagine in rilievo che non si addiceva all’ambiente circostante.
Mentre li osservava, Greed ebbe un flash. Gli ritornò in mente il tentativo di seduzione di Lust, storcendo il naso per la sensazione sgradevole ed eccitante allo stesso tempo che si reimpossessò dei suoi sensi. Tentò di scacciare il tutto, ma quella sera sembrava proprio non esserci scelta. Ogni cosa gli ricordava quel pericolo scampato, perfino la zuccheriera di ceramica posta sul tavolo accanto al sale: lo rinviò a quel millisecondo in cui pensò a quanto potessero esser dolci le sue labbra.
Che stupido che era! Era uscito con May proprio per stare alla larga da lei, per distrarsi da quell’episodio che avrebbe potuto degenerare in fraintendimento e solo il cielo sa cosa, ma la sua mente a quanto pareva aveva deciso di prendersi gioco di lui, con quei piccoli ma fastidiosi sprazzi di memoria.
Gli faceva piacere che almeno qualcuno non fosse stato preso di mira da una bellissima quanto crudele approfittatrice che, per di più, aveva anche le chiavi di casa loro. Sperava solo che Wu non la sposasse, ufficializzando così i diritti che poteva esercitare su di lui e sui suoi fratelli.
Non credeva possibile che ci fosse tutta quella differenza fra una donna e l’altra. Lan Fan era così timida e fragile che Greed stentava a realizzare che fosse proprio lì, in compagnia di un ragazzo espansivo come Ling. Lust invece, non aveva esitato un attimo a prendergli il volto fra le mani, ancor meno a provare ad assoggettarlo con le sue avances.
Cercò di assaporare il clima distensivo e vivace contenuto nel locale, ancor di più tentò di captare quale fosse l’oggetto di discussione della coppia, ma com’è ovvio fallì nell’intento.
“Perché sei così triste e serio?” gli domandò la sorellina, lanciandogli uno sguardo inquieto.
“Ehi, May!” ribatté Greed ignorando la battuta di poco prima. “Vuoi vedere qualcosa di romantico?”
Gli occhioni neri della ragazzina si sgranarono cominciando a brillare. “Assolutamente sì!” rispose la sua interlocutrice con aria sognante. “Hai visto qualcosa di interessante?”
Per un momento, Greed roteò gli occhi, sempre tenendo la tazza davanti alla bocca, poi, con fare decisamente più divertito, indicò con il dito la coppia accomodata più in là.
Seguendo la direzione indicatale, May si voltò e in un batter di ciglia prese a mormorare gridolini di contentezza, facendo pentire all’altro di averle fatto notare i due giovani.
“Ecco svelato il mistero…” pensò May ad alta voce. Greed la guardò con aria interrogativa, così la bambina si affrettò a rispondergli. “Questo pomeriggio sembrava che Ling avesse vinto un milione di sterline. L’hai visto anche tu?” e qui Greed annuì con il capo. “Era eccessivamente felice, andava di fretta, e quando correva era come se volasse tanto andava veloce…” riprese May, passando in rassegna i comportamenti insoliti di Ling. Certo, li assumeva in molte circostanze, specie quando scroccava decine di gelati da Edward, ma per quanto ne sapevano loro quella sera Ed e Ling non si sarebbero visti.
Rimase in silenzio ad osservarli per qualche secondo. “Non sono carini?”
Videro Lan Fan sorridere debolmente ed arrossire, per poi annuire dopo aver ascoltato qualcosa da Ling.
“Io vedo soltanto una coppietta svenevole…”
“Svenevole?” chiese la piccola non sapendo bene a cosa si riferisse in realtà. “A me non sembra. Piuttosto, cerca di essere meno cinico: non ti farebbe male…!”
Il ragazzo mugugnò di disapprovazione, studiando meglio il loro nuovo status morale. Adesso sembrava stessero parlando di cose serie, a giudicare dalle loro facce. Però poco dopo tirarono fuori dei sorrisetti svenevoli, appunto, da brava coppietta al primo appuntamento. Per Greed tutto ciò era disgustoso.
May diede tempestivamente voce ai pensieri del fratello subito dopo. “Chissà di cosa stanno parlando… Sicuramente non è una cosa di cui gioire, non trovi?”
“Mah,” sbuffò Greed, soppesando se fosse vero o meno “io propongo di disturbarli!” asserì poi ghignando. Spinse indietro la sedia per alzarsi, preparandosi ben bene ad importunare Ling e la sua conquista.
“Chissà che faccia farà il principino quando mi vedrà qui…”
Quest’affermazione doveva suonare come una curiosità da soddisfare, ma il ragazzo già se l’immaginava l’espressione dipinta sul volto di Ling non appena l’avrebbe veduto: esterrefatta ed imbarazzata. Il fratello avrebbe persino faticato a realizzare di non essere solo con la sua fidanzata, chiedendosi da quanto tempo Greed e May lo stessero osservando.
“No, fermo! Aspetta!”
Imperterrita, May cercò di dissuaderlo dalla sua avventata decisione, mentre Xiao Mei, concorde con lo stato d’animo della sua padroncina, assunse una smorfia minacciosa, mostrando i dentini.
“E perché?”
“Commettere una simile sciocchezza è anti romantico, te ne rendi conto?!”
“Sei proprio una guastafeste, lo sai?!”
“Grazie mille,” rispose sarcastica la bambina “non vedevo l’ora di sentirtelo dire!”
 
***
 
“Grazie per avermi invitata…”
Istintivamente, Roy si mise la mani in tasca, assaporando quel ringraziamento con un enfatico sorrisetto trionfante. Si sentiva quasi un eroe, ma sebbene avesse goduto della riconoscenza della giovane, rispose che non era necessario esprimersi in quel modo. Il suo istinto gli aveva sussurrato nella mente che la sua piccola Riza aveva bisogno di dare uno strappo alla sua atona esistenza all’interno di una casa fatiscente in compagnia di un uomo che a stento riusciva a vedere un paio di minuti al giorno. A quel pensiero, Roy si sentì pervadere da una rabbia tale da irrigidirlo di colpo, ma che ben presto dissolse per non far capire nulla alla ragazza e di conseguenza rovinarle la serata.
Stavano percorrendo il tragitto a ritroso, verso la villetta degli Hawkeye. C’era un chilometro abbondante che separava il cinema dove erano stati dalla casa di Riza; e man mano che camminavano si allontanavano sempre di più dalla vivacità del centro di Londra per inoltrarsi in zone più silenziose. Attraversarono parecchi isolati prima che fossero in vista della villetta e mentre procedevano lenti, Roy colse nel viso della ragazza una sfumatura malinconica, anche se era ben evidente l’effetto rigenerativo dell’appuntamento. Forse non voleva tornare in quella casa, ma Roy non poteva portarla con sé. In primis perché erano minorenni entrambi, e se mai Berthold fosse venuto a sapere dell’assenza di Riza, semmai sarebbe riuscito a capirlo, potevano passare guai seri. Inoltre, il locale di Mme Christmas doveva viveva non era il luogo adatto per una ragazza come lei. L’aveva portata un paio di volte, certo, ma solo di pomeriggio per fare i compiti insieme. Non si sarebbe mai sognato di farla assistere a scene equivoche, così come la sua madre adottiva aveva fatto con lui.
No, era del tutto da escludere. Preferiva continuare a strapparla di tanto in tanto dalla sua gabbia, e farla vivere momenti di spensieratezza fra amici, cinema e chiacchierate a quattr’occhi.
Nel frattempo, la ragazza taceva. L’unico rumore che si udiva rimbombare nella sera inoltrata era il ticchettio delle scarpette di Riza. Cercava di ripercorrere tutte le singole tappe di quella serata per imprimerla nella mente meglio che poteva.
Era stato bello andare al cinema con Roy. E così naturale ed innocente. Ma ciò che più gli fece piacere era che il ragazzo non aveva approfittato del buio della sala cinematografica per tentare di avvicinarla e di osare chissà quali gesti spudorati, anzi.
Le uniche cose che aveva fatto erano state comprarle i popcorn ed offrirle i propri quando i suoi erano finiti.
Il suo flusso di pensieri subì un’interruzione brusca. Ad un incrocio, si sentì afferrare per il braccio e trascinare in direzione di Roy, mentre questi si lasciò scappare una lieve ma terrorizzata esclamazione di sorpresa. Sentì un rumore metallico, ed un'altra emissione di voce, più leggera e con la stessa cadenza di un lamento soffocato. D’istinto chiuse forte gli occhi tanto da avvertire un fastidioso dolore alle palpebre; però, quando li riaprì, vide un bambino dai capelli scurissimi come quelli di Roy. Era a terra, scivolato in parte dalla bicicletta che sicuramente prima stava pedalando, con gli occhiali neri che gli ricoprivano quasi tutto il faccino scomposti sul naso, di fianco al quale faceva capolino una macchia scura che somigliava moltissimo ad un livido.
Riza si accorse inoltre che il piccolo aveva un ginocchio sbucciato. Liberandosi da un Roy teso ma nel complesso rilassato all’idea che non fosse accaduto nulla di irreparabile, la giovane si affrettò a protendersi verso il bambino. Dopo attimi di titubanza, anche Roy Mustang si avvicinò.
“Tutto bene, piccolo?”
Arrossendo, il bambino si rizzò in piedi ancora un po’ tramortito dalla caduta.
“Dovresti guardare dove vai, nano.” Con una leggera nota di rimprovero, Roy socchiuse gli occhi, e completamente indifferente alle parole indispettite che gli stava lanciando Riza, pensava dicesse di non rivolgersi in quel modo ad un bambino o roba simile, prese la bicicletta azzurra e la rimise in posizione diritta, quando Riza prese la manina del bimbo aiutandolo ad alzarsi. Gli chiese il suo nome, mentre gli spazzolava via con la mano libera la terra che era rimasta sui pantaloni.
“Kain, signorina… Kain Fury…” rispose, balbettando e confuso.
“Io Riza Hawkeye. Sei ferito, Kain. Vieni, vediamo di disinfettare il tuo ginocchio.”
Quella ragazza era così dolce e premurosa, si disse Kain. Non voleva accettare una proposta simile da una sconosciuta, ma non voleva neanche essere scortese con Riza. Non sapendo cosa replicare, volse la testa verso lo sguardo di Roy per cercare suggerimenti, ma incontrò degli occhi un po’ freddi, ma allo stesso tempo incuriositi. Si arrese, annuendo alla ragazza e facendosi scortare verso la fontanella vicina caricato sulle spalle di Roy, con Riza che trasportava la sua bicicletta, fortunatamente non ammaccata.
“Per fortuna non si è rotta un’altra volta. L’ho appena ritirata.” sospirò. Roy si rese conto che il bambino non era affatto rilassato come la sua voce. Era troppo rigido, troppo inquieto, non stava mai fermo come avrebbe dovuto. Sembrava si stesse agitando per trovare una posizione più comoda, ma Roy aveva percepito che il bambino si stava ancora chiedendo come diamine aveva fatto ad acconsentire e a farsi persino portare quando riusciva comunque a camminare. Di questo passo sarebbe ruzzolato a terra ancora, però.
“Sta’ fermo!” obiettò Roy spazientito.
Riza stavolta non lo riprese. Aveva visto anche lei che era nervoso.
“Scendi, Kain. Ho trovato un po’ d’acqua!”
Prese un fazzoletto, gli pulì la sbucciatura provocandogli qualche gemito e lo congedarono sommersi da un’infinita ripetizione di ringraziamenti ed inchini, sotto i sorrisi divertiti di Roy.
“Spero ci rivedremo!” lo salutò Riza, mentre Kain agguantò la bici saltandoci sopra e sparendo nell’avvallamento della strada asfaltata.
“Un tipetto strano il marmocchio, non trovi?”
“È solo timido, come pochi ormai…” sorrise.
 
***
 
Stavolta la pagava.
Greed questa volta la pagava sul serio.
Con le mani in tasca e la faccia rossa di rabbia e vergogna, Ling procedeva spedito come se stesse intonando a mente una marcia militare. Al suo fianco, una silenziosissima Lan Fan camminava con lo sguardo buttato sulla punta delle sue scarpe come se avesse compiuto il più grave errore del mondo. Davanti, Greed si stava crogiolando nella riuscita della sua intromissione fuori luogo, alla sua sinistra May che avrebbe voluto essere in qualsiasi parte del globo terrestre tranne che lì, a respirare quell’aria rosea fatta di fiori e cuoricini, tutti rigorosamente prodotti dalla sua testolina perversa, come il suo fratello più malizioso definiva, profanata da quello zotico che evitava l’amore e qualsiasi sua affinità come la peste. Si dava ripetutamente pacche alla fronte, maledicendo Greed e la pazza idea di uscire per entrare nella stessa sala da tè in cui si erano rintanati Ling e Lan Fan. Ma in fondo, che ne poteva sapere?
Percepì che sulla sua spalla Xiao Mei si stava appisolando, e le venne voglia di sbadigliare.
Arrivando al parco in cui i due giovani si diedero appuntamento, Lan Fan li avvisò che avrebbe proseguito da sola da lì in poi, nonostante le insistenze di Ling e la tacita disapprovazione di Greed.
“Non puoi andare a casa tutta sola a quest’ora!” Ma le proteste di May non sortirono alcun effetto. La giovane, imperterrita, continuava a declinare l’offerta ottenendone poi il consenso, seppure forzato.
E Greed seppe che era arrivato il momento di lasciarli soli per qualche minuto. Aveva tatto, e l’averli scovati quasi per dispetto di certo non toglieva loro la possibilità di congedarsi come si deve. Diede una leggera spallata alla sorella, per poi cominciare a precedere Ling.
Questi gli fu grato di quella concessione di intimità con Lan Fan. La serata procedeva più che bene, salvo l’intrusione di Greed, e gli sarebbe dispiaciuto se il fratello avesse continuato il suo tormento fino alla fine.
“Mi sono divertita con te.” asserì la ragazza. E Ling comprese che qualsiasi cosa fosse uscita dalla sua bocca sarebbe stata completamente vana. Ma non mancò di dirle quanto sia stato meraviglioso per lui essere con lei quella sera. Purtroppo, l’imbarazzo la fece da padrone, impedendo a Lan Fan di esprimersi ulteriormente. Nessuno dei due sapeva cosa si faceva in determinate situazioni; le gote di Ling però s’infuocarono mentre un pensiero slittò nella sua mente semplice.
Avrebbe voluto darle un bacio. Ma non di quelli spinti, neanche sulla bocca, a dire il vero. Sulla guancia, nulla di più.
Meglio non affrettare le cose, si disse.
Lan Fan aveva fatto uno sforzo immane nel confessargli il suo triste passato, e mai e poi mai Ling si sarebbe concesso il lusso di fare ciò che voleva con lei. L’avrebbe soltanto fatta fuggire a gambe levate, shockata dalla sua evidente, e a volte sfrontata, spontaneità.
Così, poco prima di lasciarla andare, le stampò un bacio soffice e candido accanto alle labbra.
Ma non ottenne il risultato sperato. Ling si aspettava di vederla sorridere, arrossire o anche scappare come aveva ipotizzato. Ma Lan Fan era crollata come una statua di argilla, perdendo i sensi.
 
***
 
“Ma che hai fatto, si può sapere?”
Un trafelatissimo Greed accucciato stava sventolando un giornale sul viso di Lan Fan ancora priva di sensi per farle prendere più aria possibile. Non sapendo dove portarla, Greed l’aveva trasportata sulle proprie spalle seguito a ruota da Ling, in ansia e sotto shock per la reazione della giovane, mentre May si premurò di aprire casa Yao per far entrare tutti.
L’avevano portata in cucina, dove l’avevano fatta sedere sorreggendola per le spalle e aperto le imposte per farla respirare nonostante il vento inesistente.
“Le ho solo dato un bacio sulla guancia, tutto qui!” si giustificò Ling, in uno spasmodico tentativo di autocontrollo.
“Eh?”
Greed non credeva alle proprie orecchie.
Greed guardò con faccia stranita prima suo fratello, poi la ragazza.
Era svenuta per aver ricevuto un… bacio sulla guancia?
Non poteva crederci. Si rifiutava di crederlo.
Non poteva essere che qualcuno svenisse ad un castissimo bacio dato sulla guancia. Questo poteva succedere se Ling fosse stato una stella di Hollywood, ma siccome non lo era, e mai avrebbe potuto esserlo, era da escludere che fosse per un eccesso di emozioni derivanti da un simile evento.
“Io sverrei sì per un bacio sulla guancia, ma ricevuto da Antonio Banderas…”. Riflettendoci bene, May diede tempestivamente voce alle stesse considerazioni del fratello sull’accaduto, come sovente succedeva. A conferma di ciò, Greed annuì ridacchiando. “Hai sentito, Ling? Ascolta e impara!”
“Le pulsazioni sono più frequenti.” avvertì May.
“Portami del gin.” le intimò Greed, che nel frattempo le controllava il polso sinistro, e Ling mancò di un battito.
“NO! Niente alcool, non ne beve!” disse sconvolto.
“SERVE A FARLA RIPRENDERE, PISCIASOTTO! Se non si riprende non sapremo mai dove abita, stupido! Non possiamo tenerla qui. E finiscila di fare quella faccia, sembri l’Urlo di Munch!”
Nella confusione, non si erano nemmeno resi conto che dal piano di sopra non proveniva alcun rumore.
Greed le fece bere l’alcolico lentamente, a piccole sorsate, mentre suggeriva al gemello di prenderle la testa e di darle delle pacche sulla mascella. Tutti gesti che il soccorritore dovette fare da sé, dopo che Ling aveva dato prova delle sue pessime capacità di far rinvenire la gente.
Finalmente, Lan Fan aprì piano gli occhi, trovandosi circondata dai tre ragazzi. Si sentiva girare la testa, e ricordava poco o niente di cosa le era successo. Si osservò intorno, non trovando altro che delle espressioni sollevate dopo aver sopportato diversi minuti di panico.
Senza attendere che la giovane si reggesse in piedi, Greed la mise al corrente di esser stata priva di sensi per più di mezz’ora, suscitando soltanto terrore nella ragazza. Lan Fan si precipitò verso la sua borsa, estraendone il cellulare. Doveva avvertire suo nonno immediatamente.
“Dicci dove abiti. Nel tuo stato non puoi nel modo più assoluto uscire da qui senza essere accompagnata.” Il tono di Greed era così imperioso che le ricordò quello di Fu.
“N-No,” balbettò lei “devo andare da sola…!”
“Allora rimarrai qui. È pericoloso avventurarsi ora: è mezzanotte passata. Anche se sei in grado di difenderti, non potrai fare granché. Hai perso un sacco di ossigeno che devi ancora recuperare.”
Greed aveva ragione. Anche se fosse arrivata a casa senza avere problemi, c’era comunque il rischio di avere un’altra crisi. A malincuore, accettò che i due fratelli le facessero da scorta d’eccezione. May sarebbe rimasta in casa approfittando per mettersi a letto.
La serenità con cui passeggiarono guidati dalla ragazza verso casa sua rispecchiava perfettamente quella condivisa con Ling qualche ora prima.
Senza dubbio, quella che avevano passato dopo l’incontro con Greed era un’autentica odissea, ma adesso tutto era tornato alla normalità, e Ling in una frazione di secondo era sicuro che nulla sarebbe andato più storto.
Proprio mentre pensava che quella zona era la stessa in cui abitava il suo maestro di arti marziali, vide con somma sorpresa che la giovane si era fermata proprio davanti l’officina di Fu. Rammentò che fu quello il posto in cui la vide la prima volta, ma non credeva affatto che fosse qualcuno che Fu conosceva così intimamente da dimorarvi insieme. Che fosse suo zio? O suo nonno? Era trepidante di saperne di più, ma non chiese nulla. Lan Fan era provata, e doveva rimandare la sua curiosità ad un’occasione più propizia. E poi, era soltanto sorpreso: il suo cervello non aveva registrato nessun effetto collaterale particolare.
La salutarono, accettando un po’ vergognosi i suoi più sinceri ringraziamenti per essersi presa cura di lei non tralasciando di porgerne anche a May, vedendola scomparire oltre la porta; poi ritornarono indietro mentre la stanchezza piombò su di loro tutta d’un colpo.
 
 
   
 
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