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Autore: Bluebronze    09/05/2014    1 recensioni
Avete mai sperimentato che cosa si sente quando si muore?
Nessuna luce fortissima o canti celestiali. Nessun film della tua vita che ti scorre davanti rapidamente. È solo buio e assenza, improvvisa. Un secondo prima i tuoi occhi e le tue orecchie sono pieni di immagini e suoni. Il tuo corpo assorbe e riflette tutte le sensazioni che lo circondano. E un secondo più tardi, il nulla assoluto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU SHOULD SEE ME IN THE AFTERLIFE

 

Avete mai sperimentato che cosa si sente quando si muore?

Nessuna luce fortissima o canti celestiali.
Nessun film della tua vita che ti scorre davanti rapidamente. È solo buio e assenza, improvvisa.
Un secondo prima i tuoi occhi e le tue orecchie sono pieni di immagini e suoni.
Il tuo corpo assorbe e riflette tutte le sensazioni che lo circondano. E un secondo più tardi, il nulla assoluto.

Il giorno in cui successe mi trovavo in compagnia di un gruppo di persone che probabilmente conoscevo piuttosto bene, ma del quale non ho più memoria. C'erano risa spensierate e scherzi goliardici ad intrattenerci. E c’eri anche tu, insieme a noi. Questo lo ricordo perfettamente. Ho ancora la percezione dei tuoi occhi penetranti su di me. Del tuo sorriso aperto e sincero ad illuminare la mia esistenza.
Camminavamo sulla cima di una collinetta bruna che si affacciava su una piccola vallata. Pareva quasi un anfiteatro naturale, dall'aspetto magico e suggestivo. Ci si sarebbe potuti immaginare, da un momento all’altro, l’arrivo di una rock band famosa o di una strampalata compagnia teatrale a dilettarci in quella spettacolare arena. Centinaia di persone affollavano già la collinetta sulla quale vagabondavamo anche noi, e sulle altre collinette circostanti. Il sole picchiava alto nel cielo, poteva essere circa l’una o poco dopo. Il frastuono della gente che gridava eccitata rimbombava inesorabile amplificato dall’eco della valle. Non ricordo nemmeno la ragione per cui fossimo riuniti tutti lì, dove fossimo di preciso né come ci fossimo arrivati.

Poi, d’un tratto, una voce che sembrava risuonare da un megafono nascosto e lontano parve distinguersi tra tutte le altre. La voce, con tono freddo e impersonale, riferiva che un cecchino si aggirava tra la folla pronto ad uccidere. Non avrebbe colpito a caso, aveva un bersaglio preciso. Era un tiratore estremamente abile, un killer su commissione già tristemente noto alle polizie di tutto il globo, e sicuramente il povero malcapitato non avrebbe avuto scampo. In pratica, una sentenza di morte. Letta dalla voce misteriosa come se fosse un'offerta sconto al banco gastronomia del supermercato.

Non so perché ma, istantaneamente, ebbi il recondito timore di essere io stessa quello sfortunato bersaglio. Afferrai di scatto il tuo braccio mentre camminavi a pochi centimetri da me. E tu ti voltasti, allegro e spensierato come al solito. Il tuo volto non mostrava il minimo segno di turbamento, cosa che destò in me un sgomento ancora maggiore. Ti chiesi terrorizzata che cosa stesse succedendo ma tu ti limitasti a guardarmi stupito. Con quei tuoi occhi liquidi e puri, immensi quanto l'infinito, che avevano sempre avuto il potere di spingermi verso l'oblio. Non avevi sentito nessuna voce provenire da nessun megafono, questo mi rivelasti. Nessun misterioso cecchino appostato nell’ombra. Ti rivolgesti agli altri, quasi divertito dalla mia ennesima stravaganza. Neanche i nostri amici avevano sentito nulla. Ma non ero pazza. Io avevo sentito tutto. E anche perfettamente. Ebbi in quel momento la prima crisi isterica della mia vita. Cominciai a tremare forte come scossa da convulsioni, perdendo rapidamente le forze. La vista si offuscava e crollai a terra come un sacco di farina.

I nostri compagni di viaggio si fecero tutti intorno, cercando di tranquillizzarmi mentre non smettevo di ripetere sconvolta le parole della voce al megafono per auto-convincermi. Potevo vedere i loro visi seriamente preoccupati ora. Io non ero proprio il tipo da lasciarmi andare a scenate di quel genere. Concordaste tutti che fosse il caso di fermarsi e vi metteste seduti davanti a me, sistemati in modo da farmi scudo, molto cavallerescamente. Più per rassicurarmi dalla mia angoscia che per offrirmi un effettivo riparo. L’avreste fatto ugualmente, se aveste creduto davvero alla minaccia del cecchino? Un paio di persone scovarono persino una vecchia tavola di legno, che era lì chissà a quale scopo, e piazzarono anche quella di fronte a me, ad aumentare la difesa. Tu eri seduto al mio fianco e mi stringevi semplicemente la mano. Io, aggrappata al tuo braccio forte e sicuro. Nemmeno il calore del tuo corpo era però più in grado di placare la mia paura. Ma non mi azzardavo minimamente ad allentare quella presa. Sarebbe potuta benissimo essere l'ultima volta in cui avrei avuto la possibilità di toccarti.

I rumori, che intanto per qualche momento si erano acquietati, perlomeno nella mia testa, si fecero più forti. Anche la luce diventava sempre più accecante. Riudì la voce del megafono. Ora non era più pacata e impersonale. Gridava. Disperata. Diceva che il momento era giunto. Implorava di mettersi al riparo.

Finché non partì il macabro conto alla rovescia … 5 … 4 … 3 … 2 … 1 … …

Serrai gli occhi, stringendomi a te sempre più forte. E poi il momento … passò.
Il conto era finito, io ero ancora viva. Riaprì piano le palpebre, indicibilmente felice, e ti guardai. Anche tu mi stavi guardando, con quel tuo sguardo ancora attonito ma ugualmente colmo d'amore. E mi sorridevi, sollevato di vedermi finalmente di nuovo serena.

Fu quello l'istante in cui vidi il tuo bellissimo volto improvvisamente trasfigurarsi in puro terrore. Un istante solo e percepii un minuscolo ma intenso calore al centro della mia fronte ed ebbi la sfuggente sensazione di un puntatore laser giocare con il mio viso. E poi più nulla!



Mi svegliai di colpo. Intorno a me solo buio, e il mio corpo immobile. Ma mi trovavo nel mio letto! Di questo ero certa. Nessuna collina assolata e nessun cecchino. Il mio cuore stava ancora sobbalzando. Sarebbe anche potuto scoppiarmi via dal petto. Uno strano sentimento di gioia, sollievo e debolezza mi pervadeva tutta, tanto da non riuscire ancora a muovermi. Le braccia e le gambe intorpidite. Il collo completamente irrigidito. Riavvertì la sensazione del colpo di fucile nella mia testa per un attimo. Potevo sentire ancora il riecheggiare del boato dello sparo. Rimasi quasi senza respiro. Poi, lentamente, ripresi possesso del mio corpo. Le mie gambe tornarono a muoversi, e così le braccia. Girai piano il collo verso la mia sinistra. Riuscì a vedere solo gli aloni rossi dei numeri digitali della sveglia sul mio comodino, ma non mi importava molto sapere che ora fosse.

E poi il tuo respiro. Lento e cadenzato. Eri distante solo un palmo e io avrei tanto voluto spingermi quel che bastava per rifugiarmi tra le tue braccia. Ma il dolore ai muscoli era ancora troppo forte. E poi ti avrei svegliato. Tutto ma quello no. Ti conosco bene e so come avresti reagito. Avresti farfugliato per qualche secondo parole senza senso. Poi, con più lucidità, avresti insistito affinché ti avessi raccontato che cosa era stato a turbarmi. E alla fine avresti riso di me. Probabilmente così forte da svegliare l'intero pianerottolo. Meglio evitare. Richiusi gli occhi, lasciandomi coccolare dal dolce ritmo del tuo respiro. Consolata. Era tornato tutto alla normalità, tranne il mio battito cardiaco.

Quello ci avrebbe messo un bel po’ a dimenticare lo spavento.


 

 

***

Piccola divagazione nata da una notte particolarmente tormentata. Mai più rosticciata e peperoni la sera!!!
Il titolo è tratto da un verso di una canzone di Robbie Williams " Trippin' ", particolarmente onirica e ipnotica.

   
 
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