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Autore: sonofposeidon    09/05/2014    4 recensioni
"Sono ciò di cui hai bisogno" questo c'era scritto sulla collana di papà, lui non l'ho mai conosciuto e tutto ciò che ho di lui è quel medaglione
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Cap I La luce filtrava dalla finestra e con quella mi svegliai. Vedevo il sole dal letto ma non ci feci caso, i raggi illuminavano e riscaldavano il mio viso in modo da rendermi quei pochi minuti di pace perfetti, si pochi perchè appena notai la sveglia mi resi conto che erano le 8:25 e sarei dovuto entrare in classe alle 8:30 così mi vestii in fretta e furia e mi piombai in cucina e vi trovai mia madre -Perchè sei ancora qui?- mi urlò brandendo una padella, sembrava volesse uccidermi. -Non è suonata la sveglia> risposi io con nonchalance. -Vestiti ti porto a scuola io, altrimenti avremo pagato per nulla- fece lei annuendo, si riferiva al fatto che quel giorno dovessi partire per una gita di tre giorni per visitare musei, castelli e paesini nel Lazio. Mentre mi vestivo provai qualche maglietta e tre paia di pantaloni, mi guardai allo specchio e mi vidi riflesso tutto spettinato, capelli rossi come al solito, e con due occhi marrone scuro sbarrati, non sono molto alto, circa 1,70, ho un naso a patata (patatona visto che è gigante) carnagione chiara e con uno dei nomi più strani del mondo: Algene Dastor. Quando tornai in cucina vidi mia madre, una donna con i capelli come i miei ma piu lunghi, la faccia con molte lentiggini e non molto alta, seduta sul divano che mi aspettava, presi lo zaino con dentro i panini per il viaggio e, dopo aver sceso le scale, salii in macchina. Partimmo da casa mia a Orvieto per poi arrivare a un piccolo paesino sperduto sopra la montagna dove si trovava la mia scuola. Appena arrivai vidi che il pullman stava per partire e per fortuna riuscii a fermarlo prima che prendesse il via; salutai mia madre baciandola sulla guancia, non avrei mai immaginato che da quel momento la mia vita sarebbe cambiata. “Cavolo” pensai”La collana di papà, me la sono dimenticata a casa”. Ma non potei finire il pensiero che subito sentii un peso sul mio collo così controllai: lei era lì con tutto il suo splendore bronzeo, la sua scritta “Sono ciò di cui avrai bisogno” e il suo strano simbolo, un tridente con un teschio sopra. Strano ma non ci feci troppo caso forse mi ero sbagliato ed era sempre stata lì. Mi sedetti vicino a Francesco, il mio migliore amico, un ragazzo di sedici anni con il pizzetto, i capelli scuri spa rati,alto più o meno 1,70 con indosso una camicia a quadri verde e jeans grigi e per finire un giubbotto verde ed era anche di bell’aspetto. Solo che lui aveva un piccolo problema: aveva subito un’operazione al ginocchio prima di raggiungere la mia scuola e ora doveva portare con se la sua fedele stampella. Era anche molto simpatico e forte, anche con le gambe in quel modo riusciva a spaccare la faccia a chi ci infastidiva e mi aveva salvato la pelle dai bulli non poche volte. Misi le cuffie e feci partire la mia Playlist in cui la prima canzone era Radioactive, la canzone che di più mi faceva pensare a Leo Valdez: uno dei personaggi della mia saga letteraria preferita, Eroi dell’Olimpo! La storia tratta di sette semidei che devono salvare il mondo dalle grinfie di Gea e far alleare semidei romani e greci in lotta da sempre. Arrivato a metà viaggio mi accorsi che nessuno dei miei compagni si era messo le cuffie così domandai a Francesco il perché di ciò e lui mi rispose “Quella di matematica non c’è l’ha permesso, anzi toglile anche tu o ti sgriderà!” non fece in tempo a finire la frase che la Contetti(la professoressa di matematica) mi vide e si avvicinò a passo svelto. Non appena mi raggiunse mi prese la guancia e me la strinse -Sei così tenero Algene, che ascolti?- lo disse con voce dolce ma da quando mi aveva toccato sentivo che mi era gelato il sangue. -Thi-This is war- le dissi io balbettando mentre lei dopo aver sentito queste parole se ne andava. Finalmente arrivammo a Roma e appena scesi dal pullman avvertii una strana sensazione al petto, un calore enorme e al contempo sentivo che sentivo un senso di appartenenza per quella città ma anche di non appartenenza come se non dovessi essere lì. Non feci caso a queste sensazioni come però avrei dovuto e seguii il gruppo, Francesco si guardava sempre intorno come se aspettasse qualcosa da un momento all’altro, ogni tanto guardavo il mio ciondolo e sembrava farsi sempre più luminoso ma succedeva spesso forse aveva un qualche sistema di accensione che lo faceva accendere e spegnere come una lampadina ma non lo aveva mai fatto prima d’ora. -Algene cosa fai non vieni?- chiese la Contetti mentre guardavo la strana collana, -Arrivo! Arrivo!- Risposi io mentre mi mettevo a correre per raggiungere il gruppo che mi aveva lasciato indietro. Appena raggiunsi Francesco notai che squadrava Zeno, un nostro compagno di classe molto antipatico sembra sempre uno di quei fighetti snob con la puzza sotto il naso e in effetti lo è. È alto più o meno quanto me ma mette sempre scarpe alte quindi sembra più alto, porta sempre delle camice nere o bianche e poi credo che ogni volta che esce si svuoti addosso una boccetta di profumo perche non si può stargli accanto da quanto ne porta comunque sembra essere il più popolare fra le ragazze, fortunato lui! -Entriamo?- chiesi al mio amico appena arrivammo davanti al Pantheon -Certo- mi disse così entrammo e ci mettemmo a vedere le iscrizioni e le statue, mi avvicina a una parete e toccai le scritte e notai che cambiarono forma anzi diventavano della mia stessa lingua, “Come è possibile ciò” mi domandai nella mia testa. Sembrava tutto così strano in quella giornata, troppo strano! La collana, Francesco che si guardava sempre intorno e quella sensazione opprimente, mi mancava l’aria così uscii fuori a prendere una boccata d’aria, appena uscii notai Francesco che litigava con Zeno, quasi si picchiavano così mi avvicina i e dissi -Cosa succede? Perché litigate?- di tutta risposta Zeno mi diede una botta in testa con un bastone credo e io caddi a terra ma appena guardai meglio notai che era il suo braccio non un bastone, le sue braccia erano diventate due aculei gli erano spuntate due ali! Allora mi alza e feci per scappare ma notai che Francesco non aveva più le stampelle ma bensì due spade, allora non capii più nulla e toccai la collana pensando di voler combattere e aiutare il mio amico e sulle mie mani dalla collana scaturì una spada, il ciondolo non era più al mio collo ma bensì sull’elsa della lama, così,con questa nuova arma, mi scagliai contro il mostro e mi mossi come se lo avessi fatto da sempre ma non avevo mai toccato una spada in vita mia, sembrava fossi nato per quello. Schivai il suo affondo con l’aculeo che un tempo era il suo braccio destro e glielo tagliai con un primo fendente e con un secondo gli mozzai la testa di netto ma non appena feci questo, la testa gli ricrebbe e vidi appena in tempo un aculeo darmi una botta in testa e stavolta finii K.O
  
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