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Autore: FoxFire    09/05/2014    7 recensioni
Cinque ragazzi, tutti con una loro storia, e con la stessa voglia di ricominciare a vivere.
Faranno un percorso, dove incontreranno molti amici, ma altrettanti nemici.
Tante amicizie si distruggeranno ed altre si rafforzeranno.
Una storia di odio e amore, cazzotti e lacrime, tradimento e passione.
Ma con la premessa che... Sopra Le Nuvole, (c'è sempre) Il Sole.
- Dalla storia:
'' Cos'hai li? ''
'' Questo? '' dice lei indicando la macchia nera che si intravedeva dai pantaloni a vita bassa
'' E' solo un tatuaggio. '' continua spostando i pantaloni un po' più giù scoprendo la scritta.
'' Sopra le nuvole, il sole ... Figo, mi piace! ''
'' Ce l'ha anche Nichi, è tipo il mantra della nostra vita. ''
Mentre si guardavano negli occhi, lui le fece un sorriso di quelli che scioglierebbero anche il Polo Nord.
Appoggiò la testa sopra la pancia di lei e rimasero sdraiati a guardare il mare.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Date


12/09/2016
 
Fede’s Pov.
 
Ero appoggiata al letto che leggevo un libro di Dickens, per la precisione Oliver Twist, quando qualcosa sopra la pancia cominciò a vibrare.
Tolsi il libro e mi ricordai di aver appoggiato lì il telefono. 
Che grande scocciatura, ero perfettamente immersa nel racconto fantastico, amavo la letteratura.
Un numero sconosciuto illuminava lo schermo, così aprii il messaggio:
 
“Mi devi un gelato XxHazza”
 
Era strano, non ci eravamo mai sentiti prima, seppur Nichi dopo un po' di giorni mi confessò di avergli lasciato il mio numero al nostro secondo giorno d'arrivo.
 
A: Harry
“Se è per questo mi avevi promesso che mi avresti fatto fare il giro del campus, eppure in due settimane ancora non mi hai portato! XxFede”
 
Il mio cellulare vibrò di nuovo poco dopo:
 
Da: Harry
“Tra mezz’ora sono da te XxHarry”
 
A: Harry
“Ok XxFede”
 
Mezz’ora, rilessi. 
Mezz’ora?! 
Non sarei mai e poi mai riuscita a prepararmi in tempo, dovevo e volevo essere presentabile, quel ragazzo lo era anche con un sacchetto dell’umido al posto dei vestiti ed io non volevo di certo essere da meno.
Mi fiondai fuori dalla camera e corsi alla velocità della luce in bagno.
<< Che succede? >> chiese Giuly
<< Guarda gli ultimi messaggi nel mio telefono >> urlai chiudendomi la porta alle spalle.
Aprii la doccia e mi lavai velocemente.
Mi guardai allo specchio una volta finita e iniziai a truccarmi: una base omogenea, un po’ di terra, ombretto, matita, mascara e lucidalabbra neutro.
“Ok. Mantieni la calma” pensai.
Certo, non era un appuntamento, ma non si poteva negare che fosse ci fosse una certa complicità tra noi; perché non sfruttarla?
Mi lasciai cadere sconsolata con le mani sul viso, era raro che diventassi isterica per un ragazzo e lui, sotto questo punto di vista, era pericoloso.
Andai in camera e buttai sottosopra l’armadio urlando:
<< NICHI, GIO, GIULY, CHIARA VENITE >>
Spuntarono quattro teste dalla porta dopo circa due minuti e si catapultarono tutti sul letto.
<< Esco con Styles, che metto? >>
<< Qualcosa di colorato >> propose Giuly, da lei non potevo aspettarmi altra risposta
<< Qualcosa di scollato >> continuò Chiara facendo spallucce, come se fosse la cosa più ovvia e scontata del mondo e che non ci fossero altre opzioni
<< E secondo te Nichi? >>
<< Per me puoi mettere quello che vuoi, tanto è pazzo di te >> scherzò con un occhiolino
<< Non sei d’aiuto, io direi di uscire in mutande allora >>
<< Non credo si lamenterà >> disse Gio ridendo di gusto della sua stessa battuta.
Tirai un urletto di esasperazione, l’unica volta in cui dovevano essere davvero utili per una cosa seria dovevano per forza mettersi a fare i cretini.
Nichi si alzò e andò ad aprire l’armadio prendendo un look abbastanza moderno: degli shorts, una maglietta corta rosina con dei motivi bianchi e giacca giallo senape, quando notai che in mano aveva anche delle calze a rete da mettere sotto gli shorts.
<< Brava, grazie, ma io quelle calze non le metto >> dissi ovviamente
<< Senti Federica, se non vuoi un cactus nel culo stai zitta e le metti >> contestò Chiara, seguita dal consenso di Nichi che annuiva. 
Alzai gli occhi al cielo e mi arresi:
<< Va bene, va bene. Ora tutti fuori che mi devo cambiare >>
<< Siete delle galline >> disse Gio
<< Ti ho sentito >>
<< Lo so >> replicò scoppiando a ridere.
Mi vestii ed ebbi appena il tempo di darmi un’occhiata allo specchio che suonarono alla porta.
Mi catapultai di sotto. 
Ero un misto tra l’emozionata e il felice, non sapevo ancora bene che carattere avesse, ma dal poco che avevo conosciuto potevo affermare che era intrigane. 
Aprii la porta e lo vidi: i capelli scompigliati sotto un cappello, gli occhi verdi e un sorriso che avrebbe potuto spaccare le pietre.
Aveva una bellissima maglietta bianca che lasciava intravedere i tatuaggi e dei pantaloncini neri aderenti. 
Una cosa era certa, il ragazzo aveva molto stile.
Uscii e mi chiusi la porta alle spalle.
<< Ciao >> salutai dandogli un bacio sulla guancia
<< Ehy! Stai benissimo! >>
<< Grazie. Allora, dove mi porti? >>
<< Iniziamo col parco >>.
Arrivammo in una manciata di minuti, nel frattempo parlammo di cose insensate e del più e del meno facendoci due risate. 
Si sedette sull’altalena.
<< Vieni in braccio a me >> propose ridendo, sapeva benissimo che non avrei accettato
<< No >>
<< Dai! >> continuò fingendosi sconsolato
<< No. >>
Si alzò e mi guardò con finta aria arrabbiata. 
“Cazzo” mi trovai a pensare.
Iniziò a rincorrermi e io a scappare, ma con le sue gambe fin troppo lunghe mi prese nel giro di pochi secondi e iniziò a farmi il solletico. 
Sentivo il suo cuore battere veloce e l’alito caldo sfiorarmi sul collo, anche il mio cuore batteva fortissimo. 
Per fortuna avevamo corso e poteva pensare che mi battesse così forte per lo sforzo, ma non era la realtà. 
Mi batteva per l’emozione, mi sentivo in imbarazzo ma allo stesso tempo a mio agio. 
Quel ragazzo mi avrebbe fatto perdere la testa, si vedeva che ci stava provando e non poco.
<< Dopo questa corsetta direi di andare a prendere un gelato >> disse
<< Sono d’accordo, dico, guardami. Ho bisogno di energie. >> risposi ridendo.
Mi prese la mano sorridendomi, iniziai a correre mentre me lo trascinavo dietro, anche se non avevo la minima idea di dove andare, alla fine mi guidò lui.
Arrivammo sfiniti davanti alla gelateria e scoppiammo a ridere.
Pochi minuti dopo vidi in lontananza arrivare una bionda cenere che conoscevo come le mie tasche, il punto era che non era da sola. 
La squadrai e lei subito appena mi vide arrossì, rise sotto i baffi e mi fece linguacce ed occhiolini a gogò mentre guardava Niall che, fortunatamente, non la stava osservando. 
Era il suo modo per dirmi “guarda con che figo sono uscita, alla faccia di Leonardo”. 
Le risposi ridendo e finalmente arrivarono da me ed Harry, al che, vedendoci insieme, la mia amica mi tirò un altro occhiolino.
Ci abbracciammo tutti e dopo esserci presi un gelato ognuno andò per la sua strada, loro insieme ed io con Harry, a casa mi sarei fatta raccontare tutto.
Quest’ultimo mi portò in un posto stupendo: una parte del parco un po’ isolata dove c’era uno splendido salice piangente, non ne avevo mai visto uno così grande. 
Era pieno di rami che scendevano delicatamente sull’erba e di un verde smeraldo che riempiva di gioia.
Prese alcuni di essi, sollevandoli di almeno mezzo metro da terra mentre con la destra mi fece segno di seguirlo: al di sotto dei rami, imboscata vicino al tronco, vidi una piccola casetta di legno formata da legni intrecciati.
Era davvero bellissima.
<< Questa è la mia casetta, qui non ci viene mai nessuno. Ho richiesto le chiavi appunto per questo motivo e stranamente me le hanno concesse, è bastato dire che mi serviva un luogo per ampliare la mia arte, qua al campus i professori ci tengono molto e non hanno esitato ad accontentarmi>>
<< È bellissima, io starei qui giorni interi con dei libri e un po’ di musica >>
<< Ora puoi venire quando vuoi >> disse sorridendomi e allungandomi quello che doveva essere una copia della chiave, la stava togliendo da un portachiavi nero.
<< Davvero? >> domandai sorpresa, cioè, perché proprio io? Lo conoscevo a malapena
<< Certo, questo posto ha bisogno di un tocco femminile >>
<< Ne sono lusingata >> ci sorridemmo e mi si illuminò il volto. 
Non mi erano mai piaciute le romanticherie, ma lui aveva un non so che di distruttivo. 
Era dolce e malizioso allo stesso tempo.
Entrammo definitivamente nella casetta e vidi che c’era davvero bisogno di un tocco femminile, ma era comunque carina: un piccolo divano di pelle posto dietro ad un tavolino di vetro della stessa altezza del divano, una chitarra poggiata sulle pareti, qualche mensola piena di libri, una televisione appesa sul muro e una scatola di pizza vuota.
Ci sedemmo sul divano e accese una candela posta sopra al tavolino, prese poi la chitarra ed iniziò a strimpellare qualche nota. 
Lo vedevo illuminato dalla luce tremolante della candela, con quelle mani grandi che si intrecciavano perfettamente tra le corde della chitarra.
Si accorse che lo stavo fissando, così gli rubai il cappello facendogli la linguaccia per distrarlo. 
Finimmo per parlare ancora di noi: mi raccontò della sua famiglia, di sua madre e sua sorella; io gli raccontai qualcosa di me, della mia non attitudine per lo sport e del mio amore per qualunque tipo di arte. 
Guardai l’orario.
<< Ma Harry, non dovevi andare a consegnare quel progetto di fisica di cui mi hai parlato oggi pomeriggio al professore? Per il recupero estivo pre-lezioni! >> domandai notando che l’orologio puntava le 16.00
<< Oh, sì è vero… mi dispiace che sia già arrivata l’ora di andare >> rispose con una faccia che sembrava triste, ma non so come mai mi diede l’impressione di essere falsa.
Si avvicinò pericolosamente mantenendo quella strana espressione desolata, c’era qualcosa che non andava.
<< Ti hanno mai detto che sei bellissima? >>.
<< G-grazie… >> mi sbilanciai di poco all’indietro non capendo le sue intenzioni, mi alzai velocemente dal divano facendo finta di nulla per avviarmi all’uscita seguita da lui, uscimmo fuori incamminandoci verso casa. 
Mi accompagnò fino di fronte alla mia porta.
<< Allora ciao! Grazie per il giro >> dissi alquanto imbarazzata dalla situazione.
<< Ciao... >> rispose semplicemente.
E mentre mi alzavo sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia, si girò.
Le nostre labbra si incontrarono per un nano secondo che però mi fece quasi cadere a terra dall’elettricità di quel “bacio”.
Se ne andò come se niente fosse, con il sorriso di chi non ha colpa.
Mi girai ed entrai in casa gravemente scossa.
 
***
 
Passai un’ora del pomeriggio a ripensare a quella scena. 
Perché lo aveva fatto? 
Ok, sembrava esserci complicità, ma lo conoscevo da così poco tempo, era tutto così strano. 
Non potevo negare che non mi era per niente dispiaciuto quel gesto, anzi, ma mi sembrava comunque fin troppo forzato. 
Non sapevo nemmeno io cosa pensare, non capivo se mi avesse preso per la prima ragazza qualunque da portare a letto o se voleva qualcosa di serio. 
Il fatto che mi avesse chiesto di uscire e mi avesse dato le chiavi della sua casetta sembrava un vero gesto di corteggiamento, ma allora perché baciarmi subito alla prima uscita? 
Certo, non era stato proprio un bacio, ci eravamo a dire poco sfiorati, ma la cosa mi turbava comunque. 
Non c’era bisogno di forzarlo così tanto, ed ero sicura che se mi fosse lasciata andare un soffio di più ne avrebbe approfittato per baciarmi veramente. 
Ero felice, ma fin troppo confusa.
Mi stavo annoiando lì sola in camera a rimuginare in continuazione sul fatto accaduto, così decisi di fare un giro per i negozi: presi la borsa con un po’ di soldi e uscii.
Attraversai il viale alberato che portava alla piccola piazzetta e iniziai a passeggiare guardandomi intorno.
Mi era sempre piaciuto stare sola, ho sempre avuto come un bisogno fisico di isolarmi per pensare alla mia vita, a cosa volevo fare, a pensare e/o pianificare il mio futuro, e, perché no, farmi anche qualche film mentale. 
Infondo, avevo pur sempre 17 anni.
Questi incontri con me stessa erano mediamente lunghi un paio d’ore ore, nelle quali riuscivo ad ascoltarmi e capirmi.
Uno dei miei pensieri in quel momento era, ancora, Harry: fossette carine, occhi verdi e un gran chiacchierone.
Così diverso dai ragazzi che mi sono sempre piaciuti, quelli che venivano definiti dai miei amici “casi umani disperati”, con la faccia di chi era appena uscito da un centro di recupero.
Ho sempre desiderato un amore come quello dei libri che tanto amo, distruttivo, quello che sembra che ti esca dalle budella per il dolore o per la felicità, quell’amore per il quale vale la pena morire.
“My hands, your hands, tied up like two ships…”
Sentivo questa melodia nuova per me provenire dal negozio di dischi, aprii ed entrai curiosa.
Come la prima volta non vidi molta gente, cercai il punto da dove proveniva la musica.
Lì, dove c’era il piano forte, vidi una persona intenta a suonarlo. 
Le sue spalle, di solito rigide erano rilassate, mentre le sue dita leggere si muovevano tra i tasti del pianoforte. 
Gli occhi gli donavano un’aria così angelica che avrei picchiato chiunque avesse spezzato quella magia.
Mi avvicinai il più silenziosamente possibile e rimasi a guardarlo estasiata. 
Era veramente bravissimo, sicuramente aveva studiato molto per arrivare ad un livello simile.
Si fermò e aprì la bocca vedendomi, così gli feci un sorriso per tranquillizzarlo che ricambiò.
<< Fede >>
<< Zayn >>
<< Sappiamo i nostri nomi, che cosa carina >> disse sorridendo
<< Ok che il mio inglese non è dei migliori, però un nome credo di saperlo ricordare >> risposi tenendogli il gioco
<< Sei veramente molto bravo >>
<< Grazie! Sai suonare il piano? >> mi chiese
<< No, ma mi sarebbe sempre piaciuto imparare. Canto fin da quando sono piccola ma non ho mai avuto tempo o soldi per imparare a suonare strumenti >>
<< Sarò il tuo insegnante! Dai vieni >>
<< Nono, tranquillo >>
<< Dai vieni, niente no, su! >> insistette facendomi spazio accanto a lui. 
Non appena mi sedetti sentii il calore del suo corpo, indossava una semplice maglietta nera.
Prese le mie mani nelle sue e le poggiò delicatamente sul pianoforte, erano grandi ma niente in confronto a quelle di Harry.
Da così vicino riuscivo a sentire il suo profumo: odorava di sigarette, ma non mi dava fastidio. 
Iniziammo la lezione mentre parlammo del più e del meno e mi stupii della sua grande interiorità; gli piaceva leggere e gli piacevano molti libri che avevano fatto un po’ la storia della mia cultura letteraria. 
Strimpellammo ancora un paio di note, ma vedendo la mia scarsa capacità gli chiesi di smettere per quel giorno. 
Suonò allora lui facendomi ascoltare varie canzoni e arrivammo addirittura a cantare “Teenager dream” di Katy Perry, fu molto divertente. 
La sua voce delicata si accoppiava perfettamente alla mia potente e black.
Era così diverso dal roco di Harry che era molto simile al mio. 
Dopo un po’ di altre canzoni rock anni 80/90 decisi di tornare a casa, ero molto stanca.
<< Sono le 18:00, è tardi, è meglio andare >> ammisi sincera
<< Sì certo, hai ragione Fede. Quando sarà la prossima lezione? >>
<< Quando vuoi, alla fine sei tu l’insegnante >> risposi con un sorriso a 32 denti
<< Va bene, va bene. Tanto i nostri numeri ormai li abbiamo >>
Ci sorridemmo e ci preparammo per incamminarci verso casa.
Mentre stavamo passeggiando, mi spinse sotto il viale alberato.
<< Questa me la paghi! >> ironizzai facendogli il solletico per ripicca, ma appena capii che non gli faceva niente iniziai a correre vedendo che voleva ripagarmi con la stessa moneta. 
Mi rincorse e mi prese; iniziai a urlare come un’assatanata: NON SOPPORTAVO IL SOLLETICO.
Mi lasciò andare e mi passai una mano per togliermi le lacrime dagli occhi. 
Probabilmente in quel momento assomigliavo a un panda ed era solo colpa sua. 
Alla fine, dopo ancora qualche battuta, tornammo veramente a casa.
<< Allora ciao >> mi salutò
<< Ciao! >> ricambiai salutandolo con la mano e sorridendo.
Entrai in casa. 
Era davvero molto gentile e simpatico!


 
___________________
SPAZIO AUTRICE


Ciao a tutt@!
Ho diviso il capitolo in due parti, perchè era veramente troppo lungo!
Ovviamente, ci tengo a ripeterlo, la banalità della FF nasce dal fatto che era iniziata nel 2014, quando io e Fede eravamo due ragazzine!
Nonostante ciò, ogni vincenda ha un motivo preciso per cui è stata inserita, e viene spiegato sempre a distanza di 1-2 capitoli!
Vi lascio al prossimo, nonchè il continuo di questo.
Mi raccomando, passate prima in fondo alla pagina per vedere la foto dell'outfit.
Ciau!
Nichi




 
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