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Autore: Monijoy1990    10/05/2014    0 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Questa è una storia in cui i personaggi non sono realmente esistiti e le vicende narrate non sono mai realmente accadute. Proprio per questo motivo, anche le esperienze riproposte e descritte, proprio perché frutto di fantasia e non di esperienze dirette,  non vogliono ferire o ledere la dignità di nessuno.
L’unico elemento a cui farò ricorso è l’immagine di alcuni personaggi noti nella musica Kpop. Essi compariranno nel mio racconto alla stregua di attori o figuranti, non mostrandosi mai nelle loro vesti più note ne con i loro nomi specifici, ma limitandosi a conferire ai protagonisti che si susseguiranno, un volto e un atteggiamento comportamentale. L’intento è rendere più agevole e interessante la descrizione dei personaggi.
Ricorrerò,  quando mi sarà possibile, all’uso di immagini, musiche e video che aiutino e stimolino la lettura. 

 




 

CAPITOLO 2
 
LA VERITA’ E’ DOLOROSA

 

GIAPPONE
 
 
“Il trucco è perfetto! 
Certo che questi truccatori sanno fare proprio bene il loro mestiere, le borse sotto gli occhi sono letteralmente scomparse...” 
 
Misako era lì che guardava la sua immagine nell'enorme specchio del suo camerino. Con accurata attenzione vagliava il suo aspetto in cerca di qualche possibile imperfezione. Non riusciva a prendere sonno da giorni e i suoi occhi fino a pochi minuti prima erano gonfi e riportavano i segni delle notti insonni trascorse.
Ma ora finalmente sembravano essere nuovamente pieni di vita.
«Signorina Misako, tra poco sarà il suo momento!» le ricordò uno dei membri della troupe televisiva che operava dietro le quinte, entrando prepotentemente nel camerino.
La ragazza dai lunghi capelli castano chiaro gli sorrise in segno di assenso. Poi ritornò a riflettere sul quello che a breve avrebbe dovuto affrontare.
 
Un altro piccolo sforzo Misako e tutta questa storia potrà finire.
Devi farlo, non puoi tirarmi indietro, in fondo è il minimo che tu possa fare dopo tutto ciò che è successo!
Ora non è proprio il momento di avere paura...”.
 
Inspirò profondamente raccogliendo tutte le sue forze.
 
Mi basterà fare quello che mi riesce meglio! FINGERE!”.
Amore mio, questa è l'ultima cosa che farò per te!
Da adesso in poi le nostre strade si divideranno per sempre”.
 
Più sicura delle sue intenzioni spense le luci e lanciando un ultimo sguardo alla stanza buia chiuse la porta. Le sembrò di aver lasciato qualcosa di davvero importante all’interno, ma quello non era il momento per i ripensamenti.
Ad ogni passo la sua sicurezza aumentava. Sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto dire.
Era l'unico modo per salvare almeno lui da tutta quella situazione. Non aveva scelta.
Ora, era proprio dietro le quinte dello show e poteva sentire il conduttore presentarla come ospite d'eccezione al pubblico che attendeva in fibrillazione, l'ingresso del suo idolo.
Poco dopo un operatore le fece segno di salire sul palco.
 
«Ecco a voi la splendida Misako Sasaki! » esordì al suo ingresso il presentatore.
Era davvero splendida: corpo perfetto, occhi a mandorla con un trucco leggero che le enfatizzava le notevoli ciglia e gli zigomi. Portava una lunga camicia di seta verde smeraldo a maniche larghe fermata in vita da una cinta nera e un pantalone a palazzo sempre scuro, che la faceva sembrare ancora più alta.
Era elegante, ma non eccessivamente sofisticata. I capelli, lisci di natura, erano stati ripresi solo alle punte con dei boccoli larghi che davano dinamicità al suo look.
Prese posto sulla poltrona bianca al centro del palco, mentre le urla estasiate delle fan continuavano incessanti.
Poi il presentatore con un segno risoluto della mano invitò il pubblico al silenzio.
Tutto tacque e lui poté proseguire.
 
«Salve signorina Sasaki, sono molto onorato di averla qui, oggi, come nostra ospite.»
«Il piacere e tutto mio» e rivolse un sorriso dolcissimo al pubblico, salutando le sue fan con un contenuto movimento della mano.
Queste ripresero a gridare entusiaste.
Il conduttore dovette nuovamente intervenire per calmarle. Poi riprese a intervistate l'ospite.
«Spero che lei mi scuserà per la sfrontatezza della domanda, ma credo che il pubblico sia in studio che a casa sia impaziente di avere delle delucidazioni in merito ad alcune notizie comparse sui rotocalchi in queste settimane...».
L'atmosfera che si respirava era  tagliente. Tutti aspettavano in ansia la domanda del conduttore, che non tardò troppo ad arrivare.
«Come ben sa ultimamente sono girate voci che l'accusano di aver assunto droghe. È vero tutto questo o si tratta solo di un’invenzione mediatica?».
Misako non sembrava per nulla sconvolta dalla domanda, fatto sta, che il suo sorriso scomparve sostituito da un'espressione seria e concentrata.
Non doveva sbagliare, perché non avrebbe avuto una seconda possibilità.
Con un movimento lento e misurato, portò una gamba sull'altra accavallandole, mentre con le mani, le cui dita affusolate erano saldamente intrecciate tra loro, tratteneva saldamente la posizione. Poi riprese la parola.
«A questo punto credo sia giusto essere onesta con me stessa ma anche con le mie fan...
Si! Ho assunto per un breve periodo delle droghe. È stata una debolezza che non mi perdonerò mai, il mio slirito era debole e ho ceduto come una sciocca all'illusione di una facile felicità.»
Il conduttore che aveva seguito il suo discorso con attenzione la interruppe improvvisamente.
«Come mai? C'era qualcosa che non la rendeva felice in quel periodo?».
Sapeva dove voleva andare a parare e l'avrebbe lasciato arrivare al punto senza troppe difficoltà. Infondo era quello che voleva anche lei.
«Sa non è semplice spiegarlo e poi credo che a questo punto ogni giustificazione sia inutile non crede?».
«Certo... certo! Ovviamente nessuno la costringe a darci risposte troppo personali. Ma la domanda sorge spontanea a questo punto... è probabile che il suo avvicinamento alle droghe sia dovuto... come dire... a una delusione d'amore? Tutti sono curiosi di sapere se la sua relazione con il noto leader della boy-band musicale BB5 abbia a che fare con tutta questa storia...».
Eccola lì la domanda del secolo”.
Proprio in quel momento alle spalle della giovane star e del presentatore comparve su un maxi schermo l'immagine, davvero eccessiva per il clima serio dell'intervista, di due cuori che oscillavano a tempo di musica. All'interno di uno di essi era stata collocata l'immagine di Misako, mentre nell'altra quella di un ragazzo dai capelli biondi, con una insolita frangetta che gli copriva uno degli occhi, il suo sguardo serio mostrava sicurezza e forza, al contrario dell'immagine della ragazza molto più frivola che la immortalava gioiosa e spensierata come una bambina.
A Misako involontariamente sfuggì un sorriso amaro dopo aver notato l'immagine alle sue spalle.
Ma senza cedere continuò il suo discorso.
«Sono molto contenta che lei mi abbia fatto questa domanda, così mi sarà possibile chiarire definitivamente il malinteso creatosi.»
Tutti erano rimasti in ascolto e attendevano imminenti rivelazioni.
«Tra me e Eichi non c'è e non c'è mai stato nulla, siamo solo grandi amici ci conosciamo dalle scuole superiori e vi garantisco che tutto ciò che è stato riportato sui rotocalchi è falso...» non poteva crederci ci era riuscita. Lo aveva detto.
«Scusi signorina Sasaki mi risulta che anche il giovane leader facesse uso di droghe, non potrebbe essere stato questo a spingere anche lei a....?» prosegui incerto il conduttore lasciando volutamente in sospeso la domanda.
«Ovviamente non sono stata molto chiara...» intervenì rassegnata Misako «ho appena detto che nulla di quello che hanno riportato i rotocalchi è vero! Eichi non fa assolutamente uso di droghe ne tanto meno ne ha assunte in passato.»
«Scusi signorina se insisto ma ci sono testimoni che dicono di avervi visto in atteggiamenti amorosi...» insistette l'intervistatore mostrando non poca mancanza di tatto.
«Scusi anche lei se le sembro un po' dura, ma a questo punto vorrei porle io una domanda.
Che senso avrebbe confessare una cosa grave come quella di aver assunto droghe e subito dopo smentire un qualcosa di bello come una storia d'amore se non fosse realmente falsa? Non le sembra anche a lei un'assurdità?»
Il presentatore non sembrava ancora convinto, ma pensò che sarebbe stato meglio non insistere troppo sull'argomento, e lasciò continuare Misako nel suo discorso senza darle una vera e propria risposta.
«Ci tengo a ribadire in definitiva che io e Eichi siamo solo amici e che non l'ho mai visto assumere droghe. Gradirei davvero che queste false notizie smettessero di circolare una volta per tutte!».
L'argomento con quelle parole sembrava essere definitivamente chiuso.
«Capisco... beh, da un lato credo dispiaccia un po' a tutti che il vostro rapporto sia stato solo un'invenzione mediatica. Sembravate davvero una bella coppia.» cercò di sdrammatizzare l'intervistatore mostrandole un sorriso complice.
«Si certo, non lo dubito!» e finalmente la giovane ospite sciolse quella posizione sostenuta e si rilassò.
«Comunque vorrei specificare che ho deciso di superare il mio problema per amore del mio lavoro, ma soprattutto per quei fans che mi hanno sempre sostenuta.».
Dal pubblico si sollevò un applauso spontaneo che fece tornare il sorriso sul volto di Misako.
Si, lo avrebbe fatto per loro, per tutti coloro che non l'avevano abbandonata.
Il conduttore interruppe ancora una volta gli applausi.
«Questo certamente le fa onore. Ho infatti saputo che ha ricevuto nuovi ruoli cinematografici per alcune produzioni internazionali è vero?».
«Forse non dovrei confermarglielo, comunque è molto probabile che mi vedrete presto comparire in una produzione cinematografica hollywoodiana».
«Wow, questo è davvero straordinario!».
«La ringrazio molto! Appena possibile conto di darvene conferma, ma per adesso non posso che incrociare le dita». E voltandosi verso il pubblico mostrò le dita delle sue mani incrociate sorridendo sollevata. Ce l'aveva fatta! Ancora pochi secondi e tutto sarebbe finito.
«Bene signorina Sasaki non posso che ringraziarla per il tempo concessoci e invitare il pubblico al prossimo appuntamento con il nostro show a mercoledì prossimo alle sei!» e dopo aver aiutato Misako a sollevarsi dalla poltrona, il presentatore si voltò verso le telecamere pronunciando gli ultimi saluti, mentre la sua ospite ricambiava con un cenno timido della mano il saluto caloroso del pubblico.
Le luci rosse sugli strumenti di ripresa si spensero. Misako sapeva cosa significasse quel segnalale: erano giunti al termine della registrazione. Salutò per un ultima volta tutto il personale, anche quello dietro le quinte e poi imboccò il lungo corridoio che conduceva al suo camerino. Notò, già da una certa distanza, che qualcuno di famigliare l'attendeva appoggiato a quella porta che poco prima aveva chiuso con tanta amarezza nel cuore.
 
«Ce ne hai messo di tempo!».
Un ragazzo dai lunghi capelli neri tenuti raccolti in un codino le stava rivolgendo quelle parole di rimprovero così fredde ma al tempo stesso così piacevoli. Finalmente non doveva più trattenere le lacrime.
«Scusami Hiro ma io... io...» le gocce di pianto iniziarono, senza preavviso, a scenderle lungo le guance candide e morbide distruggendo, a poco a poco, ogni traccia del duro lavoro dei truccatori.
Misako, si vergognava di quell'attimo di cedimento, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere di piangere.
Abbassò il capo e iniziò ad asciugarsi nervosamente il volto ormai umido con i palmi delle mani.
Mentre tentava in vano di trattenere i singhiozzi, due braccia forti, la strinsero. Sentì un grande calore giungerle al cuore e farla sentire meno sola. Poco dopo quel dolce contatto si interruppe, ma Misako ancora non riusciva a sollevare il suo volto: non voleva che proprio lui la consolasse, ma allo stesso tempo era anche l'unico che sarebbe riuscito ad alleviare il suo dolore . Sapeva di essere egoista ma in quel momento la voglia di dar sfogo a tutto il dolore che provava era più forte di qualsiasi altro pensiero.
Il ragazzo, le si avvicinò lentamente e tenendo stretto, tra l'indice e il pollice, il suo mento lo sollevò facendo in modo che lei potesse guardarlo negli occhi.
In quegli occhi Misako trovò dolcezza e comprensione, più di quanta ne meritasse.
Poi delicatamente lui l' avvicinò fino a far toccare le loro labbra.
Solo per pochi secondi si incontrarono nel profondo per poi lasciarsi ancora una volta.
«E' ora di raggiungere gli altri per la riunione. Sei pronta?» chiese Hiro guardandola con dolcezza.
«Si sono pronta!».
«Bene, allora andiamo!» la esortò abbandonando ogni carineria e tornando a rivestire i panni del ragazzo freddo e distaccato. Confidava nel fatto che la sua sicurezza potesse infonderle coraggio, quindi la spronò con decisione verso l'uscita di sicurezza.
Mentre si allontanavano, Misako rivolse per l'ultima volta il suo sguardo a quella porta chiusa sul suo passato. Non si sarebbe più voltata indietro, quella sarebbe stata l'ultima volta. Da oggi avrebbe guardato avanti, senza più rimpianti. E come avrebbe potuto fare diversamente quando lì, dinnanzi ai suoi occhi, c'era l'immagine di un bellissimo e dolcissimo ragazzo dai capelli corvini con giubbotto di pelle e jeans che le teneva saldamente la mano. Non poteva permettersi di deludere anche lui. Questa volta non avrebbe fatto errori.
 
 
La stanza era essenziale nell'arredamento. Le pareti erano completamente bianche.
L'unica caratteristica a non passare inosservata era la grande vetrata alle spalle della scrivania, dalla quale si potevano scorgere i palazzi che gradualmente si riempivano di luci iridescenti mentre il cielo abbandonava i colori caldi del giorno per quelli freddi della notte.
Sulle pareti spuntavano collocati in rigide cornici poster e manifesti di concerti, film e rassegne televisive. Ognuna di queste era ordinata minuziosamente per grandezza e importanza all'interno della stanza. Ultimo vezzo, di qualche arredatore non troppo eccentrico, era un divano rosso posizionato a poca distanza dalla porta d'ingresso accanto a un'insolita pianta grassa.
Questi erano, insieme ai manifesti, gli unici tocchi di colore a dominare in quell'ambiente freddo e asettico.
Su un'enorme sedia di pelle nera, come la scrivania, sedeva un uomo sulla cinquantina. I capelli brizzolati erano stati tirati meticolosamente indietro con abbondante uso di gel.
La cravatta rossa su un completo nero e camicia bianca, non sembravano conferire nulla di nuovo all'atmosfera di quell'ambiente. Anzi si presentavano in piena linea con le scelte dell'arredamento. Era evidente che tutto era stato fatto per ricordare a chiunque entrasse, di chi fosse quella stanza e quanto potere decisionale avesse l'uomo seduto a quella scrivania.
Quest'ultimo era pienamente assorto nel suo lavoro d'ufficio: leggeva, scartava, firmava fogli e fogli di documentazioni varie.
Ma nella stanza non era solo.
Un ragazzo di corporatura muscolosa gli voltava le spalle. La sua attenzione era rivolta al panorama che gradualmente cambiava forma con il passare dei minuti.
Era vicino la vetrata e sembrava che entrambi si ignorassero volutamente in attesa di qualcosa. Era come se ognuno, a modo suo, stesse cercando di impegnare il proprio tempo.
La giovane figura che si rifletteva sul vetro della stanza poteva avere si è no una ventina d'anni portava i capelli ricomposti in una cresta alta almeno dieci centimetri.
Mentre un lato della testa era rasato e recava il disegno stilizzato di un teschio, l'altro seguiva la scalatura necessaria per ricongiungersi al centro con il gruppo dei capelli più lunghi che davano forma all'insolita pettinatura.
L'abbigliamento era effettivamente meno eccentrico: una canotta bianca che gli lasciava esibire la muscolatura ben definita dei suoi bicipiti, e un jeans largo blu scuro con qualche lacerazione qua e là.
Sul divano rosso all'ingresso della stanza sedevano altri due personaggi, anche questi non meno bizzarri del precedente. Accostati l’uno all'altro, che al confronto con il precedente, sembravano un duo comico, perché per modi di fare e stile erano visibilmente su poli opposti.
Il più alto sedeva con una gamba elegantemente accavallata sull'altra.
La posizione scopriva parte della caviglia sinistra esibendo alcuni dettagli del suo abbigliamento.
I calzini viola che si offrivano gratuitamente alla vista erano evidentemente di alta qualità un po' come tutto il suo abbigliamento.
Indossava un completo gessato nero e bianco con delle scarpe di pelle nera pulite a lucido.
La camicia viola, come i calzini, era impreziosita dalla presenza di un gilet che completava il suo look elegante e sofisticato. I capelli neri erano ordinati in un taglio semi rasato che metteva in evidenza la sinuosa linea curva dell'attaccatura dei capelli oltre che la presenza di un piercing sul sopracciglio destro.
 
Accanto a lui, in una posizione meno formale, c’era un ragazzo di corporatura più minuta. Questo, al contrario del precedente, si era lasciato scivolare dolcemente fino ad assumere una posizione scomposta davvero poco consona all'ambiente.
A differenza dei due ragazzi era quello che osava di più. Infatti, indossava una maglia lunga verde acido con scritte rosa gialle e turchesi. I capelli lisci e rossiccio, spuntavano ribelli da sotto un cappello verde in tinta con la maglia. Portava le braccia incrociate a livello dello stomaco mentre con fare scocciato batteva ripetutamente uno dei piedi sul pavimento. Sembrava proprio un bambino capriccioso messo in punizione.
Le scarpe rosa che indossava rappresentavano l'ultimo accanimento stilistico sul suo abbigliamento già evidentemente bizzarro.
Se il più alto, con il suo telefono di ultima generazione tra le mani, tollerava pazientamene l'attesa, perché completamente coinvolto nella lettura dei messaggi di posta elettronica, l'altro si mostrava palesemente scocciato e infastidito.
 
Finalmente quell'attesa estenuante finì.
Il telefono sulla scrivania squillò per due volte prima che l'uomo elegante si accingesse a rispondere.
 
«Pronto? Si sono io... allora stanno arrivando?» indugiò qualche secondo in attesa di una risposta.
Perfetto!» si limitò ad aggiungere con tono compiaciuto prima di riattaccare.
 
«Rio, J.J., Daisuke....vorrei parlarvi prima che arrivino gli altri. Con loro ho già discusso della cosa e sono d'accordo su tutta la linea...».
I tre ragazzi concentrarono tutta la loro attenzione sul discorso che di li a poco l'uomo alla scrivania si sarebbe apprestato a sostenere. Non dissero nulla ma nella loro mente ognuno aspettava silenziosamente di scoprire quale sarebbe stato il loro destino.
 
«Bene ragazzi, sarò breve, sapete benissimo che vista la situazione in cui ci troviamo, la cosa più importante al momento è tutelare la vostra immagine.
Voi ancora non lo sapete perché vi ho costretto a restare chiusi in questa stanza con me ad attendere delle spiegazioni, ma pochi minuti fa Misako ha tenuto un' intervista con la quale ha confessato i suoi problemi di droga scagionando da ogni accusa Eichi. Purtroppo a causa della loro storia, come ben sapete, lui ha deciso, sotto consiglio del vostro manager, di allontanarsi dalle scene per un po'. Ovviamente noi non possiamo permetterci che la notizia si diffonda, perché altrimenti si scatenerebbe un inferno mediatico di dimensioni catastrofiche. Sicuramente i giornali e le televisioni si inventerebbero che si è allontanato per disintossicarsi o altro e questo renderebbe inutile il sacrificio di Misako...»
JJ, il più giovane del gruppo, si abbassò il cappello sugli occhi, cercando di mascherare un sogghigno sarcastico, che non passò inosservato.
«...capisco che il vostro rapporto con Misako non sia dei migliori in questo momento, ma dovete ricordare sempre che siete una famiglia e se non lo...» l'uomo non riuscì a terminare la frase, che subito venne interrotto da J.J.
«Tseh... famiglia! In una famiglia non ci si comporta come hanno fatto loro! Sono due traditori senza possibilità di perdono. In una famiglia bisogna sapersi fidare l'uno dell'altro, ma dopo quello che hanno fatto ad Eichi hanno perso tutta la mia fiducia oltre che tutto il mio rispetto. Se solo avessi tra le mie mani quel bast...».
«JJ, basta!» intervenne Rio.
Il ragazzo in gilet, che fino a quel momento aveva analizzato la situazione da bravo stratega, interruppe l'amico zittendolo prima ancora che con le parole con il suo sguardo gelido e distaccato.
«non serve a nulla adesso reagire così, se davvero vuoi essere vicino ad Eichi devi ascoltare il direttore, sicuramente lui sa quello che fa. Prego signor Otzuki, continui pure...» e con una mano, il membro più anziano dei ragazzi, invitò l'uomo in cravatta a continuare il discorso appena interrotto.
«Bene, quello che volevo dirvi è molto semplice. Per evitare che si noti la mancanza di Eichi, io e Hiro abbiamo pensato che la soluzione migliore sarebbe che ognuno di voi inizi una carriera da solista, in modo che almeno si possa continuare con i live senza che nessuno badi troppo alla mancanza di Eichi...».
Daisuke che fino a quel momento era rimasto fermo ad ascoltare la conversazione ancora di spalle mentre guardava fuori dall'enorme vetrata, si voltò scioccato alla notizia.
«E come crede faremo senza Eichi? Era lui a scrivere i testi delle nostre canzoni. Si noterà sicuramente il cambiamento di stile...» spiegò mentre si avvicinava lentamente ai suoi compagni, quasi cercando da parte loro un supporto alla sua obbiezione.
«Beh, per questo abbiamo una soluzione....» il signor Otzuki lasciò in sospeso l'affermazione sperando che i ragazzi la completassero da soli, ma non fu così.
«...ci penserà Hiro a scrivervi le canzoni.»
«Cosa? Lei sta scherzando!» insorse JJ alzandosi di scatto dalla seduta comoda del divano avvicinandosi con atteggiamento aggressivo verso la scrivania al centro della stanza. Sembrava davvero fuori controllo.
La sola idea di dover dividere il suo tempo con quello che considerava solo un traditore lo irritava incredibilmente.
«Calmati JJ!» lo invitò comprensivo il direttore, provando a tranquillizzarlo.
«Calmarmi? Perché dovrei calmarmi? Io con quella serpe non voglio avere nulla a che fare»il suo tono diventava sempre più aggressivo.
Finché non fu interrotto bruscamente da Rio che, strattonandolo dalla maglia, lo costrinse a riprendere posto sul divano.
«Ho detto di non fare scenate JJ!» con il suo sguardo severo rimproverò ancora una volta l'amico per la reazione eccessiva appena avuta, «questa è la soluzione migliore che il direttore Otzuki potesse offrirci.
Non capisci che Hiro è l'unico ad aver aiutato Eichi nella stesura di alcune delle nostre canzoni ed è anche l'unico che saprà eguagliarne lo stile?».
Come un bambino a cui era stato appena proibito di mangiare il dolce prima di cena, JJ si chiuse nella sua solita posizione scomposta.
Era consapevole che Rio aveva ragione, ma non poteva accettare che, un ipocrita come Hiro, prendesse di lì a poco il posto di Eichi.
Questo proprio non poteva sopportarlo.
Il suo silenzio fu letto come un tacito consenso.
«Beh, se non ci sono altre obbiezioni ragazzi, io direi che è la soluzione migliore per voi e per Eichi.».
«Signor Otsuki, mi permetta di aggiunger ancora qualcosa...» Rio, sempre composto nei modi, attendeva che il direttore gli concedesse di continuare.
«certo Rio, dimmi pure!».
«Volevo solo puntualizzare un paio di cose: punto primo il fatto che noi lavoreremo con lui non significa che lo perdoneremo e che le cose torneranno magicamente come prima. Ha tradito tutti noi ferendo Eichi con il suo egoismo, e credo che dei presenti nessuno sia ancora pronto a cancellare l'accaduto.
Per quanto riguarda Misako, invece, sappiamo quanto il suo gesto le sia costato a livello di immagine e carriera, è stato indubbiamente un rischio, ma allo stesso tempo è stata una sua decisione, nessuno l'ha costretta a dire quelle cose in diretta televisiva. Quindi almeno per quanto mi riguarda non credo che questo le servirà a recuperare punti come persona. Lei è stata quella, che senza dubbio, ha ferito di più Eichi. Niente sarà come prima, questo spero che lei lo capisca.
Se tollereremo Hiro ancora tra di noi sarà solo nella speranza che Eichi un giorno decida di tornare. Lui è e sarà sempre l'unico leader dei BB5 e nessuno potrà sostituirlo.
Io, Daisuke e JJ resteremo solo fintanto che lui sarà con noi. Se un giorno deciderà di mollare tutto, lo seguiremo. Non ci importa delle conseguenze. Vogliamo che lei si prepari alla possibilità che ciò accada. Preferiamo essere onesti perché ha fatto davvero tanto per noi. Sappiamo che nei suoi confronti questo potrebbe essere visto come un tiro mancino, ma per noi certi valori sono più importanti di altri.
Se c'è una cosa che Eichi ci ha insegnato in tutti questi anni è che l'amicizia non si può barattare con il successo. Se siamo dove siamo lo dobbiamo principalmente a lui e al suo impegno. Non ci sogneremo mai di tradirlo per niente al mondo. Se Eichi va via, andremo via anche noi.».
 
JJ Guardava Rio con una punta di orgoglio nello sguardo, mentre Daisuke poggiata una mano sulla spalla dell'amico in segno di supporto scambiò con lo stesso un sorriso di consenso. Ora i tre ragazzi ormai in piedi davanti al direttore aspettavano, con un'espressione seria sul volto, una sua possibile reazione a quelle parole.
«Tutto qui?» esordì il direttore lasciando di sasso i tre ragazzi che non si sarebbero mai aspettati una risposta del genere. Incominciarono a guardarsi tra loro, insolitamente sorpresi dalla quasi totale indifferenza del signor Otsuki.
«Ragazzi vi conosco ormai da cinque anni, sono stato io a volervi rappresentare con il marchio della King Records, proprio perché in voi vedevo un gruppo di ragazzi che, sapevo, non mi avrebbero mai deluso; e infatti non lo avete fatto neanche questa volta. Mi sarei meravigliato molto di più se Rio questo discorso non me lo avesse fatto.
Capisco le vostre motivazioni e credo che, anche volendo costringervi a continuare, il risultato senza Eichi non sarebbe lo stesso. Quindi non mi resta che lasciarvi liberi di prendere la decisione che reputerete più giusta. Non posso negarvi che mi dispiacerà parecchio non avervi più intorno, ma allo stesso tempo sono convinto che non prendereste una decisione così importante senza averci riflettuto seriamente prima.» e rivolse ai tre ragazzi un sguardo compiaciuto. Era davvero orgoglioso di loro.
Questi tre ragazzi alle volte sono davvero più maturi della loro età”.
Due colpi secchi alla porta, i quattro simultaneamente si voltarono verso di essa.
«Prego...»disse il direttore tornando ad assumere una certa autorità.
Poco dopo la stessa si aprì. Ne emersero una ragazza slanciata con dei lunghi capelli castano chiaro vestita di tutto punto e un ragazzo alto con un giubbino di pelle e dei capelli lunghi fino alla spalla tenuti stretti in un codino.
 
«Benvenuti ragazzi, aspettavamo giusto voi due per concludere il discorso!».
JJ, Rio e Daisuke non sembravano essere sorpresi dal loro ingresso. Al contrario il loro sguardo si fece ad un tratto severo e accusatorio. Era evidente che non circolasse buon sangue tra loro, anche un ceco se ne sarebbe accorto. La tensione si misurava nell'aria. Sia Hiro che Misako reggevano con tensione malcelata le occhiatacce del trio. Poi, prima che Hiro potesse aprir bocca, l'elegante ragazzo in gilet, contro ogni previsione, gli si avvicinò e gli porse la mano a palmo aperto aspettando che l'altro gliela stringesse.
Hiro lo scrutava scettico, non capiva a cosa dovesse quellinaspettato atto di generosità. Sapeva di non meritare il loro perdono, perché quello che aveva fatto era ingiustificabile.
L'unica cosa che gli rimaneva era cercare di rimediare nel miglior modo possibile.
Quella mano sospesa sembrava essere lì già da troppo tempo, quando improvvisamente Hiro la strinse sotto gli occhi scettici degli altri spettatori. Ii loro sguardi intensi scrissero un dialogo muto fatto di sottili e imperscrutabili sottintesi.
Sia Hiro che Rio erano i membri più grandi del gruppo. Il primo aveva 23 anni il secondo 25, ed erano stati sempre concordi nella maggior parte delle decisioni prese. Questa volta non sarebbe stato diverso.
La presa era salda da parte di entrambi. La stessa si sciolse dopo poco e insieme a quell'imbarazzante silenzio, stroncato dal più grande dei due.
«Hiro, non ti aspettare nulla da noi. Se abbiamo deciso di accettare questa soluzione è solo per il bene di Eichi.» poi rivolse uno sguardo gelido a Misako. La ragazza ne rimase congelata, tanto che fu costretta ad abbassare la testa per mettersene al riparo. Voleva davvero evitare quelle occhiate accusatorie.
Niente sarebbe servito a rimediare, lo sapeva e dopotutto doveva rassegnarsi: aveva perso quello che aveva di più caro al mondo: Eichi, Rio e la loro amicizia. Ma proprio adesso che non aveva più niente da perdere poteva rischiare con tutta se stessa.
Ad un tratto sentì la mano di Hiro stringere con più forza la sua e capì che le stava chiedendo di non abbandonarlo. Quindi si fece forza e tornò a confrontarsi con le accuse silenziose che poteva leggere negli sguardi orgogliosi dei tre ragazzi dinanzi a se.
«Tranquillo Rio, questo lo so benissimo! In fondo lo facciamo entrambi per lo stesso motivo.»
«lo stesso motivo un corno!» insorse JJ il cui temperamento impulsivo era stato già fintroppo contenuto.
«Tu non meriti di respirare la nostra stessa aria, sei un verme viscido. Eichi si fidava di te e tu come lo hai ripagato? Fregandogli la ragazza nel modo più basso possibile. Neanche il peggiore dei nemici si sarebbe comportato come hai fatto tu. Sei un vigliacco e mi fai schifo. Parli di volerlo aiutare, ma bravo il nostro samaritano! Prima lo distruggi e poi ti vuoi prodigare per ricomporre i pezzi del suo cuore? Adesso che ti aspetti? che alla fine di questa storia ti applaudiremo e che ti diremo anche grazie? Beh, scordatelo! Con noi hai chiuso! Vali meno di niente! E poi tu cara mia sei peggio di lui. Ricordati: hai lasciato il ragazzo migliore che avresti mai potuto avere... fanculo! ».JJ senza aggiungere altro uscì sbattendo violentemente la porta.
Daisuke fece per seguirlo, ma fu bloccato da Rio che gli sbarrò la strada con un braccio. 
«Bene, come vedi, la situazione non sarà semplice. Sicuro di voler continuare?».
Hiro non staccava i suoi occhi da quelli dell'ex-compagno.
«Certo!» gli rispose con convinzione.
«Perfetto, ci vediamo in studio domani. Signor Otzuki, a questo punto, credo che la riunione possa dirsi conclusa» e dopo essersi chinato in segno di rispetto verso il direttore, lanciò un ultimo sguardo ad Hiro e Misako, poi uscì dalla stanza seguito da Daisuke.
Nel corridoio che conduceva all'uscita incrociarono JJ che nel frattempo aveva già chiamato il loro autista.
Rio più guardava il giovane amico e più si sorprendeva a invidiarlo. Ripensava ancora a Misako e a Hiro e doveva ammetterlo: vedere le loro mani intrecciate gli faceva uno strano effetto.
Era già stato difficile sopportare il rapporto tra lei e Eichi, ma adesso che questo si era interrotto non sapeva più cosa pensare.
L'aveva amata come non mai e aveva resistito con fatica a confessargli il suo amore per il bene di Eichi e per la loro amicizia. Ma adesso che vedeva Hiro accanto a Misako non poteva evitare di nutrire emozioni contrastanti: invidia, rabbia, tristezza, rancore unito a un pizzico di rimpianto e forse sollievo.
Chissà, magari se avesse messo a nudo i suoi sentimenti, probabilmente adesso sarebbe stato lui a ricoprire i panni dell'amico traditore e non Hiro.
Alle volte invidiava l'esuberanza di JJ che era capace di dare sfogo ai suoi sentimenti così liberamente. Quanto avrebbe voluto togliersi quel peso dal cuore anche lui, ma sapeva che non poteva permetterselo, o almeno non più.
Adesso che Eichi non c'era, toccava a lui gestire la situazione e non poteva permettersi sbandate inutili. Nel frattempo fuori aveva incominciato a piovigginare.
«Tu credi se ne sia pentito?» fu Daisuke a interrompere i suoi pensieri.
Erano appena usciti dall'edificio e attendevano, sotto l'ombrello, che sopraggiungesse la loro macchina. Rio prese tempo, quella domanda era la stessa che continuava a farsi lui da quando aveva scoperto della loro relazione.
«Vorrei tanto saperlo anche io....».
«Ragazzi l'auto è arrivata!» pochi passi più avanti J.J., ormai fradicio, richiamava gli amici con un movimento ampio della mano. Daisuke e Rio, entrambi sotto lo stesso ombrello, si mossero verso l'auto nera che li attendeva.
 
Si può amare tanto una persona, da lasciarla andare via senza che lei sappia mai dei vostri sentimenti? Senza che le vostre labbra si siano mai incontrate, senza poter mai scoprire se il vostro amore sarebbe stato ricambiato?
Beh credo proprio che lo sciocco qui sia solo io! Il mondo intero ride di me. Sono un vigliacco, proprio come Hiro. In fondo non credo di essere tanto meglio di lui!”
 
Rio guardava fuori dal finestrino la gente scappare tra le strade in cerca di un riparo. Si, anche lui avrebbe voluto ripararsi dai suoi sentimenti, da quel dolore nel profondo che aveva segretamente custodito per troppo tempo. Per quanto ancora sarebbe riuscito a nasconderlo?
 
 
 
«Fatto!».
Andrea si stiracchiava, seduto alla scrivania di quell'enorme stanza.
La cosa che aveva notato, era che diversamente da quanto ci si aspetterebbe dalla stanza di un ragazzo di 22 anni non c'era aria di vita. Sembrava un ambiente non vissuto tutto era nuovo e senza neanche un graffio. In fin dei conti non lo conosceva e quindi probabilmente o era un tipo che non amava molto l'aria di casa o un ragazzo eccessivamente fissato per l'ordine.
Fatto sta che dopo poco ci aveva già fatto l'abitudine. Inizialmente aveva avuto paura addirittura a muoversi in quell'ambiente. Ogni volta che si trovava che era lì per lì per far danni, le tornava in mente Mary.
Ricordava perfettamente la sua faccia quando lo rimproverava per il disordine e per tutte quelle volte che per errore distruggeva qualcosa in camera sua.
Chissà come stava? Lasciarla era stata dura ma in fondo sapeva che era la cosa giusta.
Aveva appena inviato una mail a sua sorella, sperava davvero che le sue parole e il suo umorismo da quattro soldi potessero raggiungerla e farla sorridere.
TOCK TOCK!!
Qualcuno aveva bussato alla sua porta.
«Avanti!».
Questa si aprì lentamente.
«Ciao Andrea ti disturbo?».
Era il signor Marini. Un tipo magro, anche troppo, di carnagione chiara e con dei capelli biondi che ormai tendevano al bianco. Aveva un viso pulito senza barba ne baffi. I suoi occhi erano grandi e di un verde brillante. La convivenza aveva fatto emergere tutto il suo carattere espansivo.
Se sul lavoro era intransigente e serio, quando era a casa si trasformava in un tipo davvero simpatico.
 
 
«Certo che no!» e con un gesto della mano Andrea lo invitò ad accomodarsi.
«Grazie» l'uomo entrò e richiusa la porta si sedette sul letto. Era stranamente serio.
«Andrea ho bisogno di parlarti di una cosa importante...».
 
Ruotando la sedia verso il letto, Andrea si mise in posizione d'ascolto: braccia incrociate a livello dello stomaco e gambe accavallate. Adesso era tutte orecchie.
«Bene da dove posso incominciare?» il signor Marini sembrava agitato e non faceva che torturarsi le mani.
«Mi dica pure!» lo incoraggiò Andrea che lo vedeva seriamente in difficoltà. E anche lui incominciava a preoccuparsi.
«Caro ragazzo tu sai benissimo che il tuo arrivo in Giappone ha coinciso anche con l'arrivo di Eichi in Italia!?». Sembrava più un'affermazione che una domanda.
«Certo!» rispose sicuro Andrea.
«Benissimo! Vivendo in Giappone prima o poi potresti venire a saperlo comunque...».
«Cosa potrei venire a sapere?» ora il suo livello di preoccupazione era alle stelle.
«Andrea, devi sapere che Eichi non è un ragazzo come tutti! Lui è una star qui da noi! È il leader di una nota boy band, il cui nome è BB5 o meglio Bad Boys 5 ».
«Lei sta scherzando?» Andrea era letteralmente scioccato.
Il signor Marini lo guardava colpevole. In fondo sapeva di aver sbagliato a non essere stato sincero con il ragazzo fin dall'inizio.
«Avrai notato che in tutta la casa come in questa stanza non ci sono sue foto da piccolo, questo perché lui in realtà non vive qui».
«si infatti avevo notato che qualcosa non andava, però da quello a immaginare che era una star il salto è troppo grande anche per me!»
«capisco che la cosa possa lasciarti un po', come dire, sotto shock!»
«sotto shock è il minimo. Ma mio padre ne è a conoscenza?».
«certo che ne è a conoscenza! Non avrei mai potuto omettergli una cosa del genere!» Andrea tirò un sospiro di sollievo.
«Ma tua sorella non sa nulla !» si apprestò ad aggiungere poco dopo il signor Marini.
Quell'attimo di sollievo fu subito inghiottito dall'ansia.
«Perché a lei non è stato detto nulla?»
«Beh, vedi Andrea, l'identità di Eichi deve rimanere segreta il più possibile, se ho deciso che lui venisse a stare da voi è perché lì sarebbe stato sicuramente più al sicuro dal caos mediatico..
Se gli avessimo prenotato un albergo adesso sicuramente lo avrebbero già rintracciato.
Tornando a tua sorella, invece, non vogliamo che lo sappia, dico vogliamo, perché tuo padre è d'accordo con me, per evitare che Eichi pensi troppo al suo lavoro di musicista.
Pensiamo che se tua sorella lo sapesse incomincerebbe a fargli domande scomode sul suo ruolo nel gruppo e tutto il resto...»
«Ma come mai Eichi ha dovuto lasciare il Giappone?»
«Diciamo che, ha avuto dei problemi con la band, ecco svelato il motivo per cui non vogliamo gli si ricordi il suo ruolo come leader. Ha bisogno, come dire, di staccare la spina. Mi capisci?»
«Si capisco!» disse afflitto Andrea.
«Questo vuol dire che dovrò mentire a mia sorella giusto?» continuò rassegnato.
«So di chiederti molto, tuo padre mi ha detto di quanto siate legati l'uno all'altra, ma per questa volta devo chiederti di mentirle, anche per il suo bene!».
Andrea non aveva mai dovuto mentire a sua sorella. Ma questa volta le circostanze glielo imponevano e non poteva proprio tirarsi indietro.
«D'accordo!».
«Bene ragazzo mio, sono davvero soddisfatto della tua decisione!» e gli rivolse un sorriso smagliante.
«Ma le sorprese non finiscono qui!»
«In che senso?» Andrea incominciava ad aver paura che qualcos'altro d'inverosimile potesse saltar fuori.
«Non ti ho ancora detto tutto. Io non sono il vero zio di Eichi ma ho da poco preso il posto del suo ex manager. In realtà mi sono trasferito proprio perché conoscevo la madre di Eichi ed è stata lei a propormi per questo ruolo, che non ho potuto fare a meno di accettare con estremo piacere...».
Come immaginavo le assurdità non finiscono qui!”
«..tuo padre mi ha riferito che in Italia hai tenuto dei corsi di giapponese, quindi conosci la lingua giusto?»
«Si in effetti!» Andrea non capiva dove voleva andare a parare.
«Perfetto! Quello che ti sto proponendo è un'offerta di lavoro senza precedenti: ti permetterà di imparare meglio la lingua e allo stesso tempo di mantenerti senza gravare troppo su tuo padre..»
«E cosa dovrei fare?» era sinceramente incuriosito dall'offerta.
«Beh dovresti farmi da assistente o meglio dovresti farlo ai BB5!».
«Cosa?»


NOTA:
Salve a tutt! Volevo cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno iniziato a leggere la mia storia e tutti i miei fututi lettori oltre che precisare le scadenze per l'uscita dei capitoli. Ogni lunedì, salvo imprevisti spero di pubblicarne uno o almeno una parte dello stesso. Spero che l'attesa non si riveli troppo estenuante.
Prima di lasciarvi, ho per voi un paio di video sulla storia tra Eichi, Misako e Rio che vorrei inserire. Spero si rivelino di vostro gradimento. Al prossimo capitolo ^.^ 
https://www.youtube.com/watch?v=wsOUnzKAUMg.
https://www.youtube.com/watch?v=ZYwbBjz-cM0
 
   
 
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