Capitolo 22
Epilogo

Senshi si riappacificò con il padre e il giorno dopo tornarono entrambi sul pianeta degli dei. Qualcuno non ne fu proprio contento.
«Hiko, non devi piangere».
La ragazza lo fulminò con lo sguardo mentre Senshi metteva le sue cose in uno zaino: «Hai ragione, non devo piangere. D'altronde ti stai solo trasferendo su un altro pianeta!» disse inviperita soffiandosi nuovamente il naso.

Kibith si licenziò dal noioso lavoro d'ufficio che aveva occupato negli ultimi sedici anni e, nella stessa occasione, espose al capo che odiava tutto il disprezzo covato nei suoi confronti.
«Prima si presenta in ritardo con quegli abiti ridicoli, poi viene a dire a me quelle cose! Come si permette? Chi si crede di essere? Lei non si licenzia, sono io a licenziarla, ha capito?» sbraitò l'ometto sull'orlo di una crisi isterica.
«Grazie per la noia, signor Suzaki, e a mai più rivederci» rispose Kibith uscendo dall'ufficio con una tranquillità innaturale. Sbatté la porta alle proprie spalle, si concesse un sorriso di soddisfazione e scomparve per sempre.

Dopo il torneo, Senshi provò a far cambiare idea al suo maestro a proposito di lasciare il pianeta. Alla fine, Vegeta rimase sulla Terra, ma non fu grazie a Senshi.
Al bussare della porta della camera gravitazionale, Vegeta ringhiò. Spense il macchinario e aprì, pronto a sbraitare con il moccioso nuovamente in ritardo, tanto per cambiare.
Ma alla porta non c'era Senshi.
«Ti va di allenarmi, mio principe?» sussurrò Bulma in modo sensuale e Vegeta sorrise.

Kaioshin e Sarabi decisero di far terminare a Senshi gli studi terrestri prima di cominciare a istruirlo come divinità. Di conseguenza, ebbero diversi problemi a farlo alzare la mattina.
«Senshi, scendi dal letto, è un ordine!» ruggì Sarabi imbestialita.
Il ragazzo li ignorò ficcando la testa sotto il cuscino e ciò causò un tic nervoso sotto l'occhio sinistro di entrambi i genitori. Kaioshin e Sarabi si scambiarono uno sguardo di intesa, un sorrisetto malefico dipinto sui loro volti.

Un sonoro trambusto spinse il Kaioshin del Sud ad affacciarsi alla porta della sua stanza. Alzò un sopracciglio di fronte a Kaioshin e Sarabi che trascinavano il loro figlio per i piedi, mentre il ragazzo si attaccava al pavimento con le unghie.

Tabith tornò ad essere il terrore dei Re Kaio, specialmente durante le riunioni delle massime gerarchie celesti.
«BU!».
I quattro re e il loro superiore si rincorsero a vicenda impauriti, scavalcandosi e salendo uno sull'altro in modo poco dignitoso. Sbuffando dal naso come un toro inferocito, il Dai Kaioshin fissò con odio Tabith, che sorrideva raggiante.
«I Re Kaio, come mi sono mancati!» sospirò prima che Kibith lo prendesse per un orecchio e lo trascinasse via.
«Grazie mille, Kibith» mormorò il Dai Kaioshin massaggiandosi le tempie.
«Di nulla, signore».
«Ahia, pa', mi fai male!» protestò il ragazzo.

E Hiko...
«E tu, nonna?».
I piccoli Jan e Tora erano troppo curiosi di sentire cosa avevo fatto dopo che il mio amico era partito dalla Terra.
«E io ebbi due nipotini che decisero di andare a dormire» dissi con un sorriso e i due piccoli mi misero il broncio: «Su, forza, lo sapete meglio di me che poi vostro papà si arrabbia se restate svegli fino a tardi» mormorai e i miei nipotini andarono riluttanti a nanna.
«Domani ci racconti del nonno?» chiese Tora voltandosi sulla porta e il mio sorriso si fece più largo.
Lo avevo appena fatto.
 

Note dell'Autrice
Non ci credo, ho veramente concluso questa long fic! È incredibile come siano passati in fretta questi quattro mesi.
Prima di lasciarvi definitivamente, ci tengo a spiegarvi alcune cose della storia.
L'idea della long fic era di dare un po' più di risalto a Kibith e Kaioshin, considerando anche che nel fandom si parla molto poco di loro (e poi mi piace Kaioshin, ma questo è un dettaglio). Spero vivamente di essere riuscita nel mio intento, di non aver trasformato i nuovi personaggi in Mary Sue, Gary Stu, Peggy Lu e altre amenità.
Il nome di Senshi deriva da una parola giapponese che significa "guerriero", in modo da rispecchiare quello che poi è diventato questo personaggio nel corso della storia. Il cognome Higashi, apparso nell'ottavo capitolo, significa Est e fa riferimento a Kaioshin.
Per la moglie di Bibidi, ho scelto il nome Atropo come una delle tre Parche della mitologia greca, in particolare quella che si occupa di tagliare il filo della vita: non è un caso, considerando che è stata Atropo a dare il colpo di grazia a tutti i Kaioshin per fare di loro dei burattini al suo servizio.
Il segno della M sul dorso delle mani, invece, è ispirato al film Lupin III - Nome in codice: Tarantola, dove un gruppo di assassini si distingueva per il tatuaggio a forma di ragno sulla mano.
Un'ultima cosa importante: ho pensato di scrivere il prequel di Memories, dove viene raccontata tutta la storia dei Kaioshin dal punto di vista di Kibith. In questo modo potrò "tappare" alcuni buchi che ho trovato nel corso della storia, come il flashback di Tamira e tutta la storia di Salaster e Majin Bu. Se siete d'accordo e se tutto va bene, dovrei cominciare la stesura verso l'estate.
Ne approfitto per ringraziare Nede, che ha realizzato il banner in alto, e SA089, che ha recensito tutti i capitoli.
Un bacio e alla prossima storia,
Triz