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Autore: melianar    10/05/2014    11 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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C’è profumo di foglie, stasera.
Di vento, di cose che cambiano.
E’ l’autunno, dice Brandir.
Il tempo in cui la terra si copre di un manto di foglie brune e gli uccelli se ne vanno, volando verso sud.
Un poco mi spaventano questi alberi spogli, queste foglie che si seccano, cadono, muoiono.
Mi inquieta questo vento che d’improvviso diviene fresco, frizzante, che gioca dispettoso tra i miei capelli biondi.
Brandir dice che è naturale. Dopo l’estate giunge sempre l’autunno. E poi il rigido inverno, e la bella primavera carica di fiori.
“Non temere per le foglie che ora muoiono, Niniel. Ricresceranno più belle e brillanti, quando verrà il momento. E’ il ciclo delle stagioni, mia cara”.
Stagioni, si chiamano. Ora lo so. Si susseguono in un ordine preciso, eterno, che nessuno può cambiare. Scandiscono il fluire del tempo.
Chissà quante volte le foglie sono cadute e ricresciute, dacché sono nata.
Chissà se alla mia nascita pioveva o c’era il sole.
Forse era inverno, magari c’era la neve. Brandir dice che è bianca e fredda.
Dice anche che mi piacerà, quando la vedrò.
Neve è una bella parola. Ne-ve. Ha un suono dolce, carezzevole.
E’ come se scivolasse tra le mie labbra.
Che misteriosa meraviglia, le parole.
Mi piace impararne sempre di nuove, mi piace ascoltarne il suono a volte lieve, dolce, delicato, altre rauco, stridulo, rabbioso.
Brandir dice che a volte basta una parola, una sola, per uccidere un uomo.
Io dico che spesso una sola parola può guarirlo.
Niniel. Niniel. Lo ripeto, sovrastando il soffio del vento autunnale.
Niniel. Il mio nome.
Dolcissimo e triste a un tempo, leggero come il suono delle foglie che cadono, come il pigolio malinconico di un passero.
Ma diviene ancor più soave quando a pronunciarlo sei tu, Turambar.
Allora qualcosa comincia a vibrare, qui, nel mio petto. Una farfalla, un uccellino impazzito.
E’ il cuore, Brandir me lo ha detto. Si chiama cuore.
Turambar… Il tuo nome somiglia a una musica, un’eco lontana di un canto perduto e che ho a lungo cercato.
E’ questo, dunque, ciò di cui parlano la sposa di Dorlas e le altre donne mie amiche?
E’ questo l’amore?
Sorrido, osservando le foglie sospinte dal vento simili a brune farfalle.
Accanto a te, Turambar, io non avrò più paura. Lo so.
Potrei forse aver timore, con il Padrone della Sorte al mio fianco?
Sì, perché anche tu sfidasti la tenebra. E vincesti.
Ogni uomo ha la sua tenebra da combattere, dice Brandir.
Ma egli non sa.
Non conosce il buio senza fondo che imprigiona la mente e che ruba i ricordi, il passato, le parole. Tu sì, Turambar. Tu puoi comprendermi.
Accanto a te non sarò mai più sola.
E non avrò bisogno di trovare il mio passato, perché sarai tu il mio passato.
Il mio presente.
Il mio futuro.
E se mai tornerà la tenebra, l’affronteremo insieme.
Ma tutto questo io non riesco a dirtelo, non ancora.
Non sono pronta a dare corpo ai sogni.
Rimango muta, esitante, ad ascoltare i fremiti del vento, mentre i miei occhi si volgono verso la tua casa.
Chissà che cosa stai facendo ora, Turambar.
Chissà se anche i tuoi pensieri sono rivolti a me.
Chissà se anche nel tuo petto è imprigionato un uccello impazzito.
Chissà da dove vieni, se sei figlio d’un Signore, d’un valente guerriero.
Chissà perché gli occhi di Brandir s’incupiscono ogni volta che ti guarda, ogni volta che io pronuncio il tuo nome musicale.
Tante, troppe domande. Ma è proprio necessario trovare le risposte?
Forse ha ragione Brandir: a volte basta attendere.
Allora aspetterò, e guarderò passare le stagioni.
L’autunno, e poi l’inverno con la neve bianca e fredda.
Magari a primavera, coi nuovi fiori e le rondini che cantano di cose lontane scoprirò se i tuoi sogni coincidono coi miei.
A primavera, forse, qualcosa cambierà. 
             
 
 
             
Note
 
Eccomi qua, finalmente ce l’ho fatta ad aggiornare!
Qui la protagonista è Nienor, figlia di Hurin e Morwen e sorella di Turin. Dopo esser stata vittima dello sguardo malvagio e ipnotico del drago Glaurung, Nienor perde completamente la memoria e fugge in preda a un cieco terrore. Viene ritrovata da alcuni uomini appartenenti al popolo degli Haladin, tra i quali si trova Turin suo fratello, ora noto col nome di Turambar (padrone della sorte). Essi la conducono alle loro dimore nel Brethil e, non conoscendo il suo nome, Turambar la chiama Niniel, “fanciulla in lacrime”.
Ben presto Niniel e Turambar, ignari del loro legame di parentela, si innamorano, con tutte le disastrose conseguenze che chi ha letto “I figli di Hurin” ricorderà senz’altro e chi non ha letto l’opera può invece ben intuire… Ho già fatto abbastanza spoiler!
Riguardo a Niniel, Tolkien ci dice che dopo l’incontro con Glaurung aveva perso l’uso della parola e le donne del Brethil dovettero reinsegnarle a parlare. Ci vien detto anche che ogni cosa era nuova per lei, tutto le arrecava meraviglia. Ho cercato di rendere questa sorta di ingenuo stupore nel capitolo, spero sinceramente di esserci riuscita.
Brandir è il signore del Brethil al tempo di questa storia. Era molto legato a Niniel e, essendo guaritore, l’aiutò a riprendersi dopo l’incontro con Glaurung.
Bene, penso, e spero, di aver detto tutto. Solo, un’ultima sciocchezza: provate a pronunciare ad alta voce il nome Turambar, a pronunciarlo con la corretta accentazione Quenya, marcando l’accento sulla penultima sillaba. Non sembra forse l’inizio di un canto? Forse sono scema io, ma per me Niniel ha pienamente ragione XD.
E dopo questa me ne vado sul serio. Grazie infinite a tutti coloro che leggono e soprattutto che commentano! Un bacione, a presto!
 
Melianar                  
  
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