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Autore: Clary F    10/05/2014    8 recensioni
Clary è nata e cresciuta come una Cacciatrice di Idris e lei e suo fratello Jonathan, alla vigilia dei nuovi Accordi, sono costretti a vivere nell'appariscente tenuta dei Lightwood, dove si sta tenendo la più ridicola delle competizioni mai organizzate nella storia dei Nephilim, coordinata da Magnus Bane, maestro del bon ton. Cacciatrici e Nascoste affronteranno varie prove per accaparrarsi il cuore del giovane Jace Wayland. Tra incubi e bagni notturni, la ragazze inizieranno a scomparire misteriosamente ... Chi sarà il colpevole?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CHAPTER 4
BIKINI RACE
 
 
«Era necessario rinchiudersi nello stanzino delle scope per parlare
Chiese Alec, il quale era appena stato trascinato a forza, da un Magnus in completo argentato, dentro il ripostiglio vicino alle cucine. Si appiattì contro il muro, tentando di non far cadere un secchio colmo di stracci, in bilico sopra un tavolino. Lo sgabuzzino era buio, l'unica luce filtrava da una minuscola finestrella in alto e si rifletteva sul viso ovale e abbronzato di Magnus, che pareva serio, nonostante l'abbondante strato di glitter sopra le palpebre.
«Per una conversazione privata, non c'è niente di meglio che uno stanzino delle scope.» Asserì lo stregone, incrociando le braccia al petto.
«Questa suona tanto come una scusa,» borbottò Alec a bassa voce, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Magnus.
«Tesoro, se volessi sedurti, non ti porterei mai in uno sgabuzzino. Insomma, non è igienico
Alec ringraziò la scarsa illuminazione, perché le sue guance andavano a fuoco. Perché Magnus doveva sempre essere così … allusivo?
Il sorriso dello stregone si allungò malizioso sul suo viso e i suoi occhi gialli sembrarono brillare al riflesso di tutto quell'argento che indossava.
«Avanti, qual è questo argomento top secret?» Lo incalzò Alec, che iniziava a sudare in quello spazio angusto. E il fatto che il ginocchio di Magnus sfiorasse la sua coscia non era di certo d'aiuto.
«Ho parlato con Marlene Ashwood, stamattina.» Iniziò Magnus.
Alec lo guardò con espressione confusa e un sopracciglio alzato e lo stregone alzò gli occhi al cielo.
«Marlene. La brunetta con grandi occhi verdi e ciglia lunghe?» Spiegò pazientemente.
Alec sgranò gli occhi. «Ma certo. Marlene.» In realtà non ricordava la maggior parte dei nomi delle ragazze. Anzi, le ragazze non gli interessavano proprio.
«Mi ha detto che ha spedito un messaggio di fuoco alla famiglia di Ridley Stairwell,» vedendo nuovamente l'espressione confusa sul viso di Alec, si fermò di nuovo, esasperato. «Ridley, capelli arancioni, bassina. Tuo fratello l'ha eliminata per prima!»
«Ah, giusto.» Fece Alec. Non credeva che il discorso top secret con Magnus nello sgabuzzino prendesse quella piega.
«La famiglia le ha risposto dicendole che non avevano idea che Ridley fosse già stata eliminata e che a casa non è tornata. Inoltre i suoi bagagli sono ancora nella sua stanza, come se fosse … scomparsa.» Concluse Magnus, con uno schiocco di dita, dalle quali partirono alcune scintille azzurre.
Alec le rimirò estasiato, prima di ridarsi un tono e focalizzare l'attenzione su quelle notizie. «In effetti è strano. Credi le sia successo qualcosa?» Chiese, grattandosi il mento.
«Marlene crede di sì. Dice che non è da Ridley sparire in quel modo.» Rispose Magnus, pensieroso.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti. «Beh, visto che la ragazza … Ridley, ha lasciato tutta la sua roba qui, potremmo andare nella sua stanza e tentare un incantesimo di localizzazione con una delle sue cose. Magari ha lasciato il pigiama.» Disse Alec, senza mostrare un grande entusiasmo. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era il ginocchio di Magnus premuto sulla sua coscia. Deglutì a fatica.
«Mi sembra un'ottima idea, Alexander.» Magnus allungò un dito, sfiorandogli la guancia e scendendo lungo la linea della sua mascella, fino ad arrivare alle labbra. Alec trattenne il respiro, non sapeva cosa dire, né cosa fare. Voleva solo che Magnus continuasse a tenergli le mani addosso.
«Allora non sono pazza!» Esclamò l'irritante voce di sua sorella, mentre la porta dello stanzino si apriva, inondandolo con la luce del tardo pomeriggio. La mano di Magnus non era più sulle sue labbra, ma in compenso il cuore di Alec batteva a tremila.
«Cristo, Iz, sei capace a bussare?» Sbottò, uscendo da quel luogo claustrofobico e voltandosi di spalle per mascherare il rossore.
Isabelle lo guardò scettica. «Perché mai dovrei bussare ad uno stanzino delle scope? Ho sentito delle voci, credevo di essere fuori di testa, insomma, chi mai si andrebbe a rintanare in uno sgabuzzino?» Nessuno disse niente, così Isabelle continuò, evidentemente divertita dal disagio di Alec. «A proposito, che stavate facendo lì dentro?» Chiese con un sorrisino tutto denti.
«Stavamo elaborando un piano.» Rispose subito Alec, accavallando le parole per la troppa fretta di dirle.
«Come no.» Ribatté lei.
«È la verità!» Esclamò Alec, con veemenza. «Crediamo che Ridley sia scomparsa nel nulla.»
Raccontò brevemente a Isabelle le novità e il loro proposito di andare nella stanza della ragazza.
«Fantastico. Vengo con voi.»
I tre ragazzi salirono l'imponente scalinata di marmo fino ai piani superiori. Le stanze delle concorrenti erano tutte in un unico corridoio lungo, costellato da porte di legno tutte uguali.
«Dovrebbe essere questa.» Disse Isabelle, fermandosi davanti ad una di esse. Picchiettò con le unghie sul legno. La porta era già socchiusa, perciò si aprì con un cigolio al lieve tocco della ragazza.
Il sole stava tramontando e l'intera stanza aveva assunto un colore rossastro. Le cose di Ridley erano lì in bella mostra: vestiti sparsi, il letto sfatto, il suo baule aperto sul pavimento e i suoi trucchi sulla superficie della toeletta. Ma non era questo insieme di cose ad aver attirato l'attenzione dei tre ragazzi, ma la figura alta e magra che stava in piedi al centro della stanza.
«Aline!» Esclamò Isabelle. «Che ci fai qui?»
La ragazza si voltò di scatto, i suoi lunghi capelli neri oscillarono sulla sua schiena. «Ops, devo aver sbagliato stanza. Queste porte sono tutte uguali.» Si esibì in un sorriso bianco smagliante a trentadue denti e si dileguò nel corridoio senza aspettare risposta.
«Certo, ha sbagliato stanza …» cinguettò Isabelle, con aria scettica.
«Se lei ha sbagliato stanza i miei stivali non sono firmati.» Si aggiunse Magnus.
«Probabilmente è venuta a controllare se c'era qualche bel vestito lasciato da Ridley da prendere in prestito.» Suggerì Alec. Infondo conosceva Aline e sua madre da parecchi anni e non le era mai sembrata una cattiva persona. O almeno, non tanto cattiva.
«Già, forse.» Disse Magnus, con sguardo assente. «Beh, cerchiamo qualcosa di Ridley che possa servire per l'incantesimo di localizzazione.»
 
 
Il giorno dopo Clary si stava dirigendo verso la sala da pranzo, aveva dormito fino a tardi perciò aveva saltato la colazione e ora il suo stomaco brontolava offeso, quando due mani lisce e delicate si posarono sulle sue spalle.
«Ma che diavolo -»
«Si uccideranno a vicenda!» Bofonchiò Rebecca Heroncross, tirando Clary nella direzione opposta.
«Chi?»
«Aline e Victoria. Dai, muoviti.»
Le due corsero fino a quella che doveva essere la stanza di Victoria, trovandoci dentro tutte le ragazze rimaste in gara, disposte a semicerchio attorno a due figure aggrovigliate a terra. Precisamente le figure delle due cugine, che si artigliavano a vicenda e urlavano come un'orda di demoni Hydra inferociti. Aline mostrava i primi segni di un occhio nero, mentre Victoria aveva graffi sparsi un po’ ovunque. Se non fosse stata così grave, sarebbe potuta essere una situazione decisamente divertente.
«Andiamo, è ridicolo!» Urlò Clary. «Smettetela, siete cugine!»
«Mi ha pugnalato alle spalle!» Ululò Victoria, che ora era sopra ad Aline e la bloccava al pavimento con entrambe le braccia e le ginocchia. Aline ringhiò in risposta. Clary si guardò intorno e per la prima volta fu felice di scorgere il viso di Alec, tra la folla di ragazze. Non ci fu bisogno di spiegazioni, Alec, nella parodia di un cartone animato che si rimbocca le maniche prima di un lavoro sporco, si diresse verso le due lottatrici, separandole dal loro combattimento all'ultimo sangue.
«E voi, sparite.» Sbuffò Clary alle altre spettatrici, che con mugolii di protesta si allontanarono dalla stanza.
«Ma che vi è preso?» Disse Clary con rabbia.
«Lei lo ha baciato.» Urlò ferocemente Victoria, il suo collo e il suo viso erano in fiamme.
«È lui che ha baciato me.» Protestò Aline, incrociando le braccia al petto. Clary percepì una spiacevole stretta allo stomaco, anche se non ne capì il motivo.
«Aline, perché l'hai fatto? Sappiamo tutti che Jace non ti piace davvero.» Clary cercò di parlare con voce calma e ragionevole. Aline abbassò gli occhi e non rispose.
«Perché,» continuò ad urlare Victoria «è una stronza doppia faccia, che vuole solo quello che gli altri hanno!»
Clary sgranò gli occhi. Non credeva che il rapporto tra le due cugine potesse essere così ostile. «Non essere ingiusta.» Disse senza troppa convinzione.
«Cosa sta succedendo qui?» Una voce gelida interruppe quella situazione delirante. La figura longilinea di Maryse Lightwood apparve sulla soglia. Le labbra rosse serrate in una linea di disapprovazione, gli occhi freddi e severi indugiarono sulle ferite delle due ragazze.
«Alec, si può sapere cosa succede?» Maryse si rivolse al figlio maggiore, che in pochi istanti farfugliò la versione dei fatti senza soffermarsi sui dettagli.
«Il vostro comportamento è inaccettabile. Credo che prenderò in considerazione l'idea di rimandarvi a casa.» E così dicendo, uscì dalla stanza lasciando tutti in stato di shock. Aline e Victoria erano sull'orlo delle lacrime.
Dopo alcuni attimi che sembrarono eterni, Alec lasciò la stanza seguendo la madre. Clary non aveva intenzione di rimanere lì oltre, perciò uscì nel corridoio, diretta verso la sua stanza e chiedendosi dove si fosse cacciato Jonathan. Erano ore che non lo vedeva. Persa nei suoi pensieri non si rese conto del torace muscoloso contro cui andò a sbattere. Per un attimo pensò che fosse Jonathan, alzò gli occhi, ma al posto delle due iridi nere come petrolio di suo fratello, incrociò gli occhi ambrati di Jace. Il viso del ragazzo si aprì in un sorriso, mentre i capelli dorati gli ricadevano sulla fronte, scompigliati.
«Se volevi che ti abbracciassi bastava dirlo.» Le disse alzando un sopracciglio biondo. Clary era consapevole di avere l'intero corpo premuto contro quello di lui. Poteva sentire i suoi muscoli del torace e dell'addome attraverso la stoffa della maglietta. Poteva sentire il suo profumo di erba tagliata, di sapone e di sole. Si scostò bruscamente da lui.
«Sarai contento di sapere che due ragazze si sono appena prese a pugni per te.» Si ritrovò a dire Clary, sprezzante.
Jace corrucciò la fronte. Evidentemente non si era accorto di nulla. «Ecco cos'era tutto quel baccano.»
«È tutto quello che sai dire? Victoria e Aline sono cugine. Sono sempre andate d'accordo e ora si azzuffano per te.» Continuò imperterrita. Lo sguardo carico di risentimento. Non sapeva perché stava facendo la paternale a Jace, in fondo non era colpa sua se quelle stupide avevano deciso di darsi alle mani per lui. Lo vide irrigidirsi, la bocca, di solito carnosa, si trasformò in una linea dura molto simile a quella di Maryse.
«Lascia perdere,» borbottò lui. «Ho un concorso di costumi da bagno da giudicare.» Clary fece una smorfia e lui sorrise. «Non è troppo tardi per partecipare, sai.»
«Sparisci,» gli disse, prima di dileguarsi dietro un angolo del corridoio, sentendo le guance bruciare. Perché doveva dirle delle cose del genere? Dove voleva andare a parare? Clary sospirò, era il solito Jace, quello che si divertiva a prenderla in giro. Sicuramente non avrebbe partecipato, ma nessuno le vietava di guardare la gara comodamente seduta sulla riva del lago, sicuramente era l'ultima cosa che Jace si sarebbe aspettato. Quando entrò in camera sua trovò Jonathan sdraiato sul suo letto a torso nudo e le braccia incrociate dietro la testa bionda.
«Dove diavolo ti eri cacciato?» Gli chiese in malo modo, sbattendo la porta della camera e iniziando a frugare nella valigia alla ricerca del costume da bagno.
«Ho dormito.» Rispose lui con un sorriso.
«Non è vero. Ti ho cercato nella tua stanza e non c'eri.» Continuò Clary, senza guardarlo.
«Infatti non ho detto che ho dormito nella mia stanza
Lei si bloccò, con le mani stette attorno al costume. Jonathan le stava nascondendo qualcosa. Fece un respiro profondo e decise che per quel giorno ne aveva avuto abbastanza.
«Come vuoi. La gara inizia fra poco. Vieni?» Parlò in tono freddo e distaccato. Si sentiva nervosa e frustrata senza saperne il motivo. Beh, in realtà un'idea ce l'aveva. Il fatto che Jace avesse baciato Aline le aveva provocato sentimenti contrastanti, un misto di gelosia, tristezza e sollievo. Era confusa e il comportamento misterioso di suo fratello non faceva altro che innervosirla ancora di più.
«Non credo, ho di meglio da fare.» Rispose Jonathan, sbadigliando volutamente.
Clary non si prese la briga di rispondergli. Andò nel bagno e indossò il costume. Quando uscì Jonathan la osservò attentamente con un sopracciglio alzato, mentre lei si raccoglieva i capelli mossi in una coda alta.
«Belle gambe.»
«Questo non mi sembra un commento opportuno. Sei mio fratello.»
Jonathan roteò gli occhi e sbuffò. «Come non detto allora.»
Quando Clary raggiunse il lago, la gara stava per iniziare. La riva era stata imbandita per bene con una specie di gazebo quadrato e molto ampio, all'ombra del quale erano stati disposti divanetti di vimini con voluminosi cuscini e tavolini in ferro battuto pitturati di bianco. Il lago luccicava e i cespugli di ortensie che li circondavano profumavano l'aria. Le ragazze erano in fila al di là del gazebo. Non aveva mai visto così tanta pelle nuda e marchiata di rune prima d'ora, il costume da bagno di Aline la copriva a malapena. Clary cercò di intrufolarsi senza dare nell'occhio, era in ritardo e lei odiava esserlo. Ma non appena raggiunse la riva del lago calò il silenzio. Le ragazze iniziarono a scambiarsi sussurri e Victoria la guardò come se fosse pazza. Non si era mai sentita così nuda in vita sua e presto maledisse il fatto di non essersi portata dietro un asciugamano per coprirsi. Jace e Alec erano seduti su un divanetto all'ombra di un salice e delle tende che scendevano dal tetto del gazebo. Clary li raggiunse e Alec si spostò per lasciarle spazio tra i due. Jace sembrava stranamente rilassato e a suo agio, la stava guardando, stava guardando lei, non le altre ragazze pronte a sfilare mezze nude per lui. La cosa le provocò i brividi lungo tutto il corpo, nonostante la temperatura estiva.
«Hai freddo?»
«No, presta attenzione. Le galline stanno sfilando per te. Anche se nel mondo animale solitamente sono i maschi che si mettono in mostra per attrarre le femmine. Questa cosa va contro le leggi della natura.» Borbottò tutto d'un fiato senza distogliere lo sguardo da un punto imprecisato davanti a sé.
«Sei piena di informazioni inutili a volte, lo sai vero?» Disse Jace semplicemente, spostando la sua gamba contro il suo ginocchio. Clary si mosse a disagio, quel tipo di contatto fisico, pelle contro pelle, con Jace Wayland non era mai capitato prima d'ora.
«E tu non sei altro che un galletto
Lui le diede un pizzicotto su un braccio, rivolgendole uno dei suoi soliti sorrisi arroganti. Clary balzò sul divanetto e cercò di prestare attenzione a ciò che stava accadendo in riva al lago. Poco dopo realizzò che la gamba di Jace era ancora premuta contro la sua. Il suo corpo sembrava irradiare calore e si accorse di non avere più freddo. Sapeva che avrebbe dovuto spingerlo via, ma si rilassò, godendosi il calore e la competizione. E fu allora che notò un particolare molto strano.
«Come diavolo fanno Maureen e Lily ad essere qui, alla luce del sole?» Chiese scioccata, indicando le due vampire pallide e in bikini come tutte le altre ragazze.
Alec grugnì. «Stanno usando delle proiezioni. In realtà sono al sicuro nelle loro camere buie.»
Lei strizzò gli occhi per vedere meglio e si accorse che, effettivamente, i corpi delle due vampire erano stranamente translucidi e quasi semi trasparenti.
«Assurdo.» Borbottò incrociando le braccia al petto.
Rebecca Heroncross fu dichiarata vincitrice della gara in bikini. Si avvicinò a loro con le sue ridicolmente lunghe gambe per ricevere un bacio sulla guancia da Jace. Sorrise a Clary e strizzò l'occhio a Alec, dopodiché si allontanò con i fianchi ondeggianti e il suo minuscolo costume che non lasciava niente all'immaginazione. Una volta conclusa la gara, sembrava che nessuno dei presenti sapesse cosa fare.
«Mi annoio.» Dichiarò Alec alzandosi in piedi. «Credo che farò una nuotata.»
In pochi istanti tutte le ragazze erano in acqua, schizzandosi, nuotando e ridendo, ad eccezione delle due vampire-proiezioni. Clary distese le sue gambe pallide, era bianca come un cadavere rispetto a tutte quelle dee abbronzate.
«Credevo ti piacesse nuotare.» Le disse Jace.
«Normalmente sì.»
Clary si domandò per l'ennesima volta che cosa ci fosse di sbagliato in lui. Il Jace che conosceva sarebbe stato il primo a buttarsi in acqua, a scherzare con le ragazze e magari a cercare di baciarne anche una o più, ridendo e sorridendo come un bambino.
«Io avrei scelto te, sai. Non Rebecca.» Dichiarò a bassa voce.
«Tu … che cosa?» Clary balbettò, le tremavano le mani, un'azione involontaria, così le immerse in grembo, mentre il cuore batteva furiosamente. Che cosa stava facendo?
Jace annuì, avvicinandosi ancora di più a lei fino a sfiorarle il braccio con il petto. «Avresti dovuto partecipare; non sederti vicino a me e prendermi in giro.»
Clary aprì la bocca ma non ne uscì niente, a parte un rantolo strozzato. Jace rise leggermente.
«Sei praticamente indecente, Morgenstern, con questo addosso.» E, come un ragazzino di quattordici anni, fece scattare il laccio del pezzo di sopra del suo costume, dopodiché si tuffò in acqua. A Clary ci volle qualche istante prima di realizzare cosa fosse successo, raccogliere la sua roba e scappare via come una furia fino al piano di sopra. Nella sua stanza, il cuore le batteva ancora assurdamente veloce. Perché proprio lei? Perché prestava attenzione proprio a lei, in mezzo a quella marea di ragazze bellissime. Forse stava solo cercando di metterla in imbarazzo, come al solito. E lei cosa aveva fatto? Se ne era stata lì a bocca aperta, senza riuscire a trovare un insulto abbastanza efficace da sputargli addosso. Si buttò a faccia in giù sul letto.
«Idiota, idiota, idiota.» Mormorò al cuscino.
Dopo cena, quella sera, Jace eliminò Victoria. Maryse era al suo fianco ed era piuttosto evidente che fosse stata una sua idea quella di eliminare Victoria, dopo la spiacevole scena di lotta tra lei e Aline. Una delle due andava punita, come esempio per le altre e, tra Victoria e Aline, era stata quella realmente interessata a Jace a pagarne le conseguenze. Aline riusciva a stento a trattenere la sua gioia incontrollabile, mentre Victoria raccoglieva con grazia le sue cose ed usciva di scena. In effetti anche le altre ragazze sembravano piuttosto sollevate, Victoria era una dura rivale, era di una bellezza snervante e sprizzava glamour e raffinatezza da tutti i pori. Mentre varcava la soglia della tenuta, prima di raggiungere i cancelli principali, Clary la raggiunse, sentendosi improvvisamente triste per lei.
«Mi dispiace,» le disse seguendola nell'atrio.
«Non importa, Clary. Avevi ragione, Jace è un ragazzino immaturo.» Disse sempre sorridendo. Clary sapeva quanto le fosse costato mantenere quell'aria di distaccata superiorità, Victoria odiava perdere.
«Ci vediamo presto, allora.» Mormorò Clary.
«Sì. E, forse, per allora sarai tu la regina di casa Lightwood.» Victoria le lanciò un'occhiata penetrante.
«Che cosa?» Esclamò Clary.
«Avanti, vi ho visti al lago. E non sono l'unica, faresti bene a guardarti le spalle, alcune ragazze sono davvero perfide. Quella vampira, Maureen, potrebbe aspettarti con i canini affilati dietro la porta di camera tua.»
«Tu sei pazza! Lo sai che non sopporto Jace!» Clary era sbalordita. Sentiva caldo dappertutto.
«C'è una sottile linea tra odio e amore.» Concluse lei, saggiamente, prima di voltarsi e scomparire in direzione dei cancelli.
 
 
Isabelle, Alec e Magnus sedevano in cerchio nella stanza di Magnus. La cena era finita da circa un'ora e la luna splendeva alta nel cielo notturno punteggiato di stelle.
«Passami la spazzola.» Ordinò lo stregone con tono pratico.
Alec obbedì, posandogli suoi palmi aperti il piccolo pettine rosa, con i denti ingarbugliati di capelli arancioni. Era il pettine di Ridley, che aveva sottratto dalla sua stanza il giorno prima. Magnus recitò alcune frasi in una lingua sconosciuta. Dalle sue dita lunghe e affusolate sprizzarono piccole fiammelle azzurre. Isabelle e Alec attesero, in silenzio, fino a che Magnus non riaprì gli occhi da gatto.
«Questo è strano.» Disse, enigmatico.
«Cosa?» Chiese subito Isabelle. «Cosa è strano?»
«Ridley non ha mai lasciato la tenuta.» Rispose Magnus, con la fronte corrucciata. «È ancora qui a casa Lightwood. Precisamente, si trova nei sotterranei.»
   
 
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