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Autore: Serpentina    11/05/2014    5 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Scusatemi per il ritardo, ma gli esami sono esami. Spero che il capitolo basti a farmi perdonare. Le fan di Franz avranno di che divertirsi e farete la conoscenza di un nuovo personaggio.
Btw, grazie a Bijouttina, Calliope Austen, elev e Faith00 per le fantastiche recensioni, e ad allymissy, buzzicozz, milra, myllyje e Stefi_hope, che hanno inserito la storia tra le seguite.
Buona lettura!

 



Indovina chi viene al congresso?




“Un progetto che promette felicità assoluta non potrà mai avere successo; e una totale delusione può essere respinta solo difendendosi con qualche piccolo, peculiare dispiacere”.
Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen

Harry James considerava una debolezza mostrare i propri vizi agli altri, amici e parenti compresi; per questo, mentre malediceva Chris e armeggiava col cursore su un’immagine da modificare con Photoshop, deglutì sonoramente, tendendo l’orecchio al fine di cogliere qualsiasi rumore potesse indicare la presenza in casa di sua sorella.
La suddetta sorella, però, riuscì comunque a coglierlo di sorpresa.
–Ho un fratello normale! Alleluia!- esclamò.
–Ne dubitavi, forse?
–Leva il “forse”- ammise lei con una scrollata di spalle. –Oh, non guardarmi così, non è colpa mia se sembri un automa, invece che un essere umano. Non fumi, bevi con moderazione, segui una dieta equilibrata, ti sei laureato in regolissima col massimo dei voti, sgobbi peggio di un mulo, gli unici svaghi che ti concedi sono la palestra e l’uscita del venerdì per vedere quel serial osceno. Sono sicura che chi ha asserito “preferisco il paradiso per il clima, l’inferno per la compagnia” pensasse a te. Non sai quanto ho desiderato beccare Mr. Perfezione con le mani nel vasetto della marmellata, o meglio, a smanettare su foto porno!
–Harp- sospirò stancamente Harry. –Non è come credi. Sto ... ecco ... facendo un favore a un amico.
–Si dice così, adesso?- scherzò Harper, issandosi sulla scrivania. –Ho sentito scuse più originali. Il mio ex -per inciso, avevi perfettamente ragione, è un cretino matricolato - diceva che di esercitarsi guardando film in giapponese!
–Harp, tu non hai fatto… cosacce con quel decerebrato, vero?- esalò il radiologo, scrutandola con la vista a raggi X.
–Harry, cosa credi faccia con gli uomini con cui esco, partite di bridge?- sbottò sua sorella. –Ho ventotto anni e, a differenza tua, una sana vita sessuale!
–La, la, la, non ti sento!- cantilenò il suo iperprotettivo fratellone, tappandosi le orecchie: aveva promesso ai loro genitori che si sarebbe preso cura di lei, e prendeva questo compito molto seriamente. Quando una seccata Harper gli tolse le mani da sopra le orecchie, aggiunse –Non ti riguarderebbe, ma sono sincero: il “lavoretto” è per Franz.
–Franz? Il tuo gemello diverso separato alla nascita?- chiese Harper, incredula. –Condoglianze alla povera martire che ha deciso di dargliela volontariamente!
–La “martire” non gli ha ancora dato niente, ed è la ragazza nelle foto- spiegò con sussiego Harry.
Harper si sporse per esaminare le fotografie non ancora ritoccate e commentò –Da quando al tuo amico snob “o strafiga o niente” piacciono cicciottelle? Comunque è carina. Mi piacciono i suoi occhi e la bocca… per non parlare delle guance: con degli zigomi del genere, non avrà mai bisogno del chirurgo plastico!- Harry ridacchiò, pensando alla nuova fiamma di Faith, Marcus Best, e Harper ne approfittò per perorare la causa che da anni a quella parte aveva eletto a propria crociata. –Prima Chris, poi Franz… è ora che anche tu ti sistemi. Non vuoi darmi una cognata con cui lamentarmi di te?
Harry preferì cambiare argomento.
–Sbaglio, o hai tralasciato Robert?
–Sbaglio, o hai evitato di rispondere?- lo schernì Harper.
–E’ un vero peccato che tra voi non abbia funzionato- disse poi, sicuro di colpire nel segno. Adorava far arrabbiare la sua sorellina. –Di tutti i deficienti che camminano su questo pianeta, Robert è tra i pochi che tollererei come cognato!
Come previsto, Harper si irrigidì, saltò giù dalla scrivania, gli mostrò il dito medio e se ne andò sbattendo la porta.

 
***

Quando ricevette la lieta novella, Mrs. Irving impiegò parecchi minuti per recuperare l’uso della parola (per la gioia di suo marito, che poté finalmente chiacchierare con la figlia senza essere disturbato). Non appena si riprese dallo shock, però, riacquistò il consueto piglio da Führer. Si collegò a internet per alcune ricerche, poi arpionò la cornetta dell’inossidabile telefono anni ’90 e trillò –Cucciola, siamo così fieri di te! Tu, una specializzanda, praticamente il fango sotto l’ultima ruota del carro alias reparto…
–Grazie, mamma- sibilò, risentita, Faith.
–A un congresso!- concluse la donna, ignorandola. –A Miami! Certo, la Florida non sarà culturalmente stimolante come New York o Boston, ma almeno starai al caldo! Ho già controllato il meteo, troverai cielo sereno, giusto qualche nuvola il quindici e il sedici mattina, e temperature superiori alla media stagionale, perciò vedi di non conciarti da montanara in vacanza…- mugolio esasperato di Faith. –Ho dato anche un’occhiata all’hotel in cui alloggerai, il Coconut Hotel, quattro stelle, a Coconut Grove; dà su Biscayne Bay ed è a pochi minuti da Coral Gables. Stando ai commenti raccolti in vari blog e siti specializzati, la zona dovrebbe essere residenziale e tranquilla, comunque occhio al portafogli, mi raccomando! Sai, sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla quantità di attrattive turistiche: ero convinta che Miami non offrisse nulla più di spiagge e divertimenti notturni, invece, oltre al Parco delle Everglades, che ti vieto tassativamente di visitare, perché non voglio ritrovarmi una figlia mezza mangiucchiata da un alligatore bongustaio- “Parco delle Everglades, eh? Grazie dell’informazione, ci andrò subito dopo aver disfatto la valigia!”, pensò Faith con un sorrisetto furbo (fortuna che sua madre non poteva vederla). –Ci sono alcuni edifici storici, un orto botanico favoloso, El Jardin, vicino all’albergo, e diversi siti archeologici!
–Mamma!- strillò Faith, riuscendo finalmente a zittirla. –In caso ti fosse sfuggito, vado lì per lavoro. L’unico aspetto eccitante di Miami è che potrò finalmente ripercorrere i passi di Horatio Caine e della dottoressa Woods, i miei miti!
–Cucciola, hai ventisei anni, non sei un po’ grandicella per ossessionarti con le serie tv?- sospirò Mrs. Irving.
–Mai!- ululò Faith. –Sognerò le scene del crimine e gli addominali di Adam Rodriguez anche a ottant’anni!

 
***

Altra casa, altra conversazione, stavolta via Skype.
Hola, Rafa!
–Francisco!- esclamò Rafael Jimenez, agitandosi vivacemente. –Quanto tempo! Que tal, amigo?
–E’ Franz, quante volte devo ripetertelo perché entri in quella zucca?- replicò Weil.
Si erano conosciuti su un sito di “couch sharing”: in pratica, si offriva a prezzi modici un posto sul divano di casa propria a turisti che volevano viaggiare al risparmio, e che, naturalmente, avrebbero avuto l’obbligo di ricambiare. Con la benedizione di suo padre e della sua matrigna, Franz lo aveva ospitato a Berlino, e in seguito i due, diventati amici, erano rimasti in contatto.
Rafael, intuendo che il ritorno all’inglese indicava che l’amico stava perdendo la pazienza, si corresse.
Va bien, va bien. Allora… Frans.. a cosa devo questo piacere?
–Verrò a Miami!
Que? Dici sul serio?- esalò Rafael. –Magnifico! Mi casa es tu casa, amigo… basta che ti accontenti del divano e non rompi se do feste e passo la notte in compagnia.
–Apprezzo l’offerta, ma è un viaggio di lavoro, ho già dove alloggiare: il Coconut Hotel.
–Vi hanno piazzati a Coconut Grove?- abbaiò. –Ma es scandaloso! Quel quartiere è un mortorio!
–Probabilmente è il motivo per cui l’hanno scelto: zona residenziale, pochi alberghi, poco casino… l’ideale per un congresso!- spiegò Franz.
–I congressi, che noia mortale- sbadigliò Rafael. –Fortuna che avrai a tua disposizione la miglior guida turistica sulla piazza: io!
–Rafa, in caso ti fosse sfuggito, verrò per lavoro- sbuffò Franz. –Sarà un’occasione per rivederci, punto.
–Ti farò cambiare idea. Posso giurarci- asserì l’altro e, dopo qualche reminiscenza dei bei tempi andati, si salutarono.
***

Gli amici di Faith furono altrettanto entusiasti.
–Brava, Serp, te lo meriti- chiocciò orgogliosamente Demon, prima di stritolarla in un abbraccio soffocante.
–Certo che se lo merita!- celiò Jeff. –Dai, cantiamo in coro: perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza….
–Qualcuno sopprima Jeff!- concluse scherzosamente Faith; Demon, ridendo sotto i baffi (che non aveva) prese due piccioni con un bacio: mise a tacere Jeff e assaporò le labbra del suo casinista preferito.
Erano seduti nella pasticceria di Melanie, e, nonostante fosse circondata da delizie, Faith non aveva toccato cibo, limitandosi a guardare gli altri, che si stavano rifacendo le papille gustative con quelle bontà, e ad annusare l’aroma proveniente dal laboratorio sul retro.
–Se non sbaglio, Brand, sei stato in Florida con Brian, Jack e Axel- osservò Melanie Bardon in Bailey, ricomparsa con i rifornimenti dolciari e un tè per Faith.
–Vero- sospirò Brian. –Una vacanza indimenticabile: il sole, il mare…
–Le belle polla…- esordì Brandon, per poi bloccarsi, fulminato dall’occhiataccia di sua moglie. –Palme.
–Eh, sì, le “palme” di Miami sono incredibili- sibilò Melanie, per poi accostarsi al suo orecchio e sussurrargli –Stasera, a casa…
–F-Faremo i conti?
–No- rispose con un sogghigno perfido. –Cambierai il pannolino a Ethel!
–Cosa?- esclamò lui, alzandosi di scatto per seguirla sul retro. –Non puoi essere così crudele! Tutto, ma non i pannolini! Melly!
Faith rise insieme agli altri, diede uno scappellotto a Brian quando pronunciò la massima “Ah, le donne, croce e delizia! Per Brandon, che è un deficiente, solo croce!” e andò in palestra.
Tra uno squat e una flessione raccontò alle amiche delle rose, della lite e della scelta di prendere parte al congresso, e confessò i suoi dubbi su Marcus. Per una volta, Abigail e Bridget furono subito d'accordo su qualcosa.
–Hai preso la decisione giusta- asserirono in coro.
–Senza offesa, ma a me questo Best non piace- rincarò la dose Abigail. –Prima illude e delude B, poi comincia a uscire con te, ma non ti dà nulla di concreto, a parte un mazzetto di rose… perché non vi siete messi insieme, vero? O sì?
–Ab, gli ho detto di Franz- esalò Faith. –Per questo non stiamo insieme… per ora. Quando sarò sicura di aver voltato pagina, io e Marcus diventeremo ufficialmente una coppia.
–Nel frattempo, però, può farsela impunemente con chi gli pare- le fece notare Abigail.
–Pure io, se è per questo- obiettò Faith.
–Tu non lo faresti mai, sei troppo onorevole!- soffiò Bridget.
–B, sono fatta di carne anche io: so resistere a tutto, tranne che alle tentazioni- ribatté Faith.
–Infatti- confermò Abigail. –Ha solamente avuto la fortuna di non esservi sottoposta, ma se, mettiamo caso, dovesse entrare nella camera di un certo patologo di nostra conoscenza e dovesse trovarlo che si è appena fatto la doccia… coperto soltanto da un misero asciugamano di spugna… tutto gocciolante… coi pettorali in bella mostra… magari con un pezzettino galeotto di inguine che spunta dall’asciugamano…
Faith, che era arrossita e aveva cominciato a iperventilare, per farsi aria con la mano perse l'equilibrio e finì con la faccia sul pavimento. Si sollevò da terra massaggiandosi il naso e le altre zone doloranti, e decise che aveva faticato a sufficienza.
–Dove vai?- le urlò dietro Abigail.
–A raffreddare i bollenti spiriti!- rispose lei.
Le altre due si scambiarono un cenno d’intesa, certe che a Miami la loro amica si sarebbe divertita in modi che nemmeno credeva possibili.

 
***

Franz era sempre stato metodico, caratteristica, questa, conveniente sia nel suo lavoro che nella vita.
Aveva stilato un elenco di oggetti utili da inserire in valigia o nel bagaglio a mano, e li aveva suddivisi meticolosamente in base al peso e alle norme sulla sicurezza in aereo.
Stava ricontrollando di non aver dimenticato niente, cantando (o rovinando, a seconda dei punti di vista) ‘I want to break free’ dei Queen, quando udì bussare alla porta. Aprì e venne letteralmente travolto dal ciclone Gertrud.
La donna, senza proferire parola, ma, soprattutto, senza invito, si diresse con passo deciso verso la camera da letto del figlio e disfece i bagagli, sbottando –Assolutamente nein!
Franz dovette mordersi una mano per impedirsi di macchiarsi di matricidio. Raccolta tutta la (poca) pazienza di cui disponeva, domandò –Perché ca… volo l’hai fatto?
–Perché non permetterò che il mio bellissimo raggio di sole vada in giro conciato come l’ospite di una casa di riposo!- rispose Getrud.
–Mamma, vado a un congresso, non…
–Kind, so che non avrai tempo per esplorare Calle Ocho e simili… per fortuna, aggiungerei. E’ un postaccio- “Calle Ocho, eh? Grazie dell’informazione, ci andrò subito dopo aver disfatto la valigia!”, pensò Franz, sopprimendo a fatica un sogghigno. –Un conto è apparire professionali, un altro sembrare dei vecchi pisquani- ribattè Gertrud. –Ci saranno tanti colleghi da tutto il mondo, devi fare bella figura, inoltre il tuo capo è una donna, sfrutta il tuo bell’aspetto a tuo vantaggio!
Franz, arresosi all’evidenza, ossia che era inutile discutere con sua madre, emesso un sospiro di rassegnazione si sedette nell’unico angolino libero del letto e la lasciò fare.
Era appena riuscito a liberarsi dell’opprimente presenza della sua invadente genitrice, quando il campanello suonò di nuovo. Aprì sbraitando –Questa è una casa, non un porto di mare!- e si sentì rispondere, da quegli scapestrati dei suoi amici, –Pronto Soccorso Rimorchio a tua disposizione! Se Faith non ti dà accesso al “tunnel dell’amore” con questi, allora puoi scordarti il suo parco giochi!
–C’è per caso Gertrud?- chiese Chris, avvampando (ai tempi, quando era ancora un giovincello di belle speranze, aveva avuto una discreta cotta per la mamma di Franz).
–E’ andata via da poco- esalò lui, sollevato.
Chris annuì, deluso, poi Robert gli sventolò una busta sotto il naso, cianciando –Dato che siamo degli amici con la A maiuscola ti abbiamo portato, come promesso, l’occorrente per garantirti, al termine di giornate utili, notti dilettevoli.
Franz, incuriosito da tanto entusiasmo, li invitò ad accomodarsi e, mentre i suoi amici bevevano le loro birre, esaminò minuziosamente il contenuto della busta: una camicia (di dubbio gusto), una boccetta di profumo (buono), slip colorati (e attillati) con stampe che rasentavano l’osceno, una busta sigillata con la scritta “aprire in caso Faith non apra le gambe”, un flacone di gel per massaggi al mango e, dulcis in fundo…
–Profilattici… alla banana?
–Gli altri gusti erano finiti- spiegò Harry. –E poi, in un certo senso, sono propiziatori.
Allibito, Franz rispose –Ehm… wow. Non so cosa dire.
–Prometti solo che ne farai buon uso, non sono palloncini dalla forma strana- scherzò Christopher.
–Ti sto odiando profondamente, Christopher, sappilo- sibilò il padrone di casa. –Cosa c’è in questa busta? E perché mai dovrei aprirla soltanto se non…?
–La tua tirchieria ci è nota- disse Chris senza nemmeno l’ombra di imbarazzo. –Non osare ribattere, uno che non ha mai comprato ‘Playboy’ perché costa mentre i video in rete sono gratis non si può che definire tirchio. Al massimo, spilorcio. Taccagno, toh-
–Ti sto odiando ancor più profondamente, Christopher!
Chris non se ne curò, e concluse –Perciò, da amici generosi e ingegnosi quali siamo, abbiamo escogitato un sistema per farti vedere delle parti di Faith che altrimenti non vedresti manco a un miglio di distanza, non so se mi spiego...
Incuriosito, nonché perplesso, Franz aprì la busta e ne estrasse il contenuto. Non ci sono parole per descrivere la sua reazione.
–M-Ma… m-ma…. questa… questa… non può essere Faith! Non lo farebbe mai!- sbottò. Sapeva bene che su internet fioccavano siti in cui ex fidanzati rancorosi e/o fidanzati in carica niente affatto gelosi (e un tantino perversi) postavano foto osé, però il pensiero che lei potesse… non riusciva a concepirlo!
–Rilassati, Husky, le abbondanti grazie della tua Irving non sono di dominio pubblico. Il nostro personale genio informatico ha spippolato con i programmi di fotomontaggio per fornirti materiale per… ehm, diciamo il tuo piacere personale. Il corpo è di Kaja Rosebud, la dottoressa Jordan di ‘Genital Hospital’.
Franz, emesso un sospiro di sollievo (già pensare che Faith potesse essere andata a letto con quel verme schifoso di Best lo mandava in bestia, figurarsi l’idea di milioni di occhi lussuriosi che osservavano le sue nudità!) ringhiò –Sentite, apprezzo il pensiero e vi ringrazio, ma non siamo più adolescenti. Siamo adulti, voi avete passato i trenta, io li compirò tra poco più di un mese… cosa vi è saltato in testa?
–Vogliamo evitarti l’atrofia da disuso delle gonadi- rispose Robert. –Se, però, preferisci…
–Non preferisco niente!- sbraitò Franz. –La Irving è occupata. Non ufficialmente, però con quel “gonfia-tette” della malora ci esce, forse hanno persino…- “Oddio, no! Non può averlo fatto, non con quell’essere!” –Quel che intendo è: aspetterò che sia lei a fare il primo passo, altrimenti il senso di colpa mi impedirebbe di godermi la sco.. il momento.
–Sempre che questo momento arrivi- replicò Harry. –Non pensi che Faith ragioni allo stesso modo, solo alla rovescia? Se vuoi dei risultati dovresti lasciarti andare e provarci; se ci sta, bene, altrimenti…. è lei a perderci, e potrai metterti il cuore in pace.
–Cuore in pace?- ribatté Robert con un risolino di scherno. –Si vede che in materia di sentimenti sei arrugginito! Franz non si metterà il cuore in pace, non stavolta: se dovesse combinare qualcosa a Miami tanto di guadagnato, sennò… ci riproverà a Londra.

 
***

La preparazione dei bagagli era avvenuta a tempo di musica. Aveva cantato mentre compilava una lista di cosa portare con sé, mentre ammassava detti oggetti sul letto, mentre li piegava, mentre li sistemava in valigia, mentre si faceva venire una crisi isterica perché sua madre le aveva instillato mille dubbi sui vestiti e le scarpe da indossare, e mentre, dopo essersi calmata, ricontrollava che tutto fosse a posto.
Colonna sonora prescelta? ‘Points of authority’, dei Linkin Park. Sì un singolo brano. Quando aveva bisogno di concentrarsi, Faith ascoltava alcuni pezzi, poi, una volta scelto quello che reputava più adatto all’occasione, lo metteva in ripetizione continua fino a che non aveva finito quello che doveva fare… o le sanguinavano le orecchie.
–Se ci pensi bene, Agatha, ritrae abbastanza la situazione: Weil mi ha ferita, eppure… sarei disposta a calpestare il mio orgoglio, se soltanto me lo chiedesse. Stupidi sentimenti di merda, sono diventata una di quelle donnicciole masochiste da mezzo penny! Fortuna che, oltre ad essere bello e intelligente, è pure sano di mente, altrimenti sembrerei la protagonista di un romanzo delle sorelle Brönte!
La gatta, desiderosa di dare una zampa, aveva contribuito alla scelta dei capi da includere nel bagaglio zampettando su quelli che prediligeva mentre erano assiepati sul letto. Certo, Faith era stata costretta a ripulirli dai peli prima di piegarli, ma almeno si era resa utile.
L’emozione le aveva impedito di dormire, donandole una carnagione pallida e smorta, uno sguardo assonnato e un set completo di valigie sotto gli occhi. L’aspetto che ogni donna sogna di avere il giorno della partenza per un congresso, insomma. Fortuna che, grazie all’abnegazione di suo padre, che si era alzato all’alba per portarla in aeroporto, aveva evitato lo stress di dover guidare e pagare il parcheggio dell’aeroporto.
Dovevano esistere i ricordi premonitori, oltre ai sogni, altrimenti non si spiegava come mai la sua mente fosse tornata al giorno in cui aveva assistito per la prima volta a un’autopsia: la professoressa Eriksson aveva annunciato che le esercitazioni, obbligatorie ai fini dell’esame, si sarebbero svolte a coppie; stava già mettendosi d’accordo con Evangeline, quando il Grande Capo li aveva informati di aver già provveduto, appaiandoli secondo l’ordine alfabetico, il che, per lei, era equivalso a far coppia con Charlotte, cognome Higgins. Quella idiota, invece di tenere la bocca chiusa e respirare profondamente col naso, come suggerito dalla prof, si era lamentata incessantemente dell’odore e del freddo che regnavano nella sala settoria, e, all’acme della stupidità, aveva aperto una boccetta di profumo allo zucchero filato; come da copione, l’aroma dolciastro si era mescolato a quello acre e sgradevole del cadavere, creando un odore nauseabondo. Incapace di trattenersi, Faith aveva vomitato, scoprendo poi che era normale le prime volte, specie se si era affiancati da un animale da cortile che non seguiva le indicazioni, mentre Charlotte, sconvolta per essersi rotta un’unghia nel tentativo di estrarre lo stomaco, era fuggita via starnazzando.
Ad interrompere quel ricordo spiacevole provvide Marcus, che le telefonò per augurarle buon viaggio, nonostante l’ora antelucana.

 
***

Mai Franz si sarebbe aspettato di rivederla dopo otto anni, invece eccola lì, i capelli -un tempo castani, ora biondi- lisci e dritti come spaghetti che ricadevano nello spazio tra le scapole, in volto l’espressione rapace di chi ottiene sempre ciò che vuole, avvinghiata a un uomo che avrebbe potuto tranquillamente essere suo padre.
Conservava un ricordo sfocato della loro effimera relazione, se così si poteva definire, mentre era nitido quello della prima volta che l’aveva vista in facoltà, bella come una bambola e non più intelligente. Non aveva potuto fare a meno di osservarla - naturalmente con l’occhio critico che lo contraddistingueva- giungendo alla conclusione che lo ispirava abbastanza e, soprattutto, era il genere di ragazza che tutti i ragazzi avrebbero voluto avere e tutte le altre avrebbero voluto essere. Animato dal desiderio di generare invidia in chiunque incontrasse, l’aveva avvicinata con lo scopo di ottenere almeno un appuntamento.
Strano come una donna potesse turbare a tal punto un uomo finché teneva la bocca chiusa e poi, quando parlava, la magia potesse infrangersi di colpo: la sua voce era piatta, incolore, decisamente umana, e a un tratto colei che gli era parsa una dea era diventata semplicemente una ragazza bella, alta e in buona salute.
Avendo scoperto che necessitava di ripetizioni di Anatomia, si era offerto di aiutarla, raggiungendo l’obiettivo: per cinque mesi aveva goduto del suo corpo e della soddisfazione infantile che si provava pavoneggiandosi al fianco di una bellezza quasi soprannaturale.
Conoscendola meglio, il suo fascino si era attenuato, fino a scomparire: non si poteva pretendere da una sublime idiota come lei una grande conversazione, nè possedeva la capacità di ascoltare con intelligenza, e Franz non aveva mai potuto soffrire gli imbecilli… nemmeno quelli di sesso femminile dotati di un bel faccino e maniere lascive.
Quando, come previsto, si era stufato di lei, l’aveva mollata senza tante cerimonie, sparendo nel nulla; dopotutto, il suo non era amore o un’infatuazione, soltanto la possibilità di divertirsi un po’.
Pochi mesi più tardi era partito alla volta di Berlino, dimenticandosi completamente di lei… fino a quel momento.
A giudicare dal suo evidente imbarazzo, e dalla fredda cattiveria nell’espressione di Faith, le due si conoscevano, e Franz si sentì un moderno Romeo che assisteva a un faccia a faccia tra Rosalina e Giulietta; quando si accorse che “Rosalina” stava dirigendosi verso di lui, impallidì e iniziò a sudare freddo: non aveva scampo.

 
***

–Non posso crederci! TU!- ruggì Faith, improvvisamente sveglia e vigile.
–Potrei dire lo stesso- replicò la destinataria dell’esclamazione, ravviandosi la chioma bionda, che recava, come la vista acuta di Faith non mancò di notare, tracce della ricrescita. –Sam sarà felice di sapere che partecipi al congresso.
–Sam? Solomon viene a Miami?- esalò Faith, sforzandosi di celare il disgusto per quel nomignolo ridicolo.
–Certo, sciocchina- trillò l’altra, e Faith non poté esimersi dal pensare “Il bue che chiama cornuto l’asino”. –E’ uno dei relatori! C’è anche il tuo ex capo, il mio Ciccino. E non hai ancora sentito la notizia bomba: ci sposiamo! A luglio diventerò Mrs. Corrigan!
Faith strinse i pugni, incazzata nera: se infuriarsi perché chi l’aveva tormentata e, insieme a quel bastardo di Solomon, l’aveva costretta a lasciare il Charing Cross Hospital era felice e realizzata significava essere una persona cattiva, allora era pessima! Inspirò fin quasi a farsi esplodere il polmone, e venne colta da un’illuminazione: il suo rancore non avrebbe modificato il passato, né assicurato a Charlotte e Solomon le sofferenze che meritavano, quindi a che pro avvelenarsi l’anima? L’odio era come l’invidia: danneggiava maggiormente chi lo provava. Sbuffò un risolino e aggiunse –Non so per quale motivo hai voluto cominciassimo col piede sbagliato. Non avrei avuto nulla contro di te, se non avessi profuso tanto impegno per danneggiarmi, e, per quanto possa suonarti falso, ti devo un ringraziamento. Ciò che non ti uccide, ti fortifica. Tentiamo di avere un rapporto civile in questi cinque giorni, dopodiché ognuna per la sua strada, ok?
–Ok un corno!- ululò Charlotte. –Tu mi odi! Devi odiarmi!
–Spiacente di deluderti, non ti odio- rispose la Irving con un sorriso perfido. –Non fosse altro… per toglierti questa soddisfazione.
Charlotte era sul punto di replicare, o di assecondare l’istinto di aggredire la sua acerrima rivale, quando, con la coda dell’occhio, si rese conto che Faith non era l’unica sua vecchia conoscenza meritevole di lesioni personali gravissime.

 
***

Franz, pur essendo in grado di difendersi, aveva scelto di porgere la guancia all’ira di Charlotte, in modo da pareggiare i conti: lui l’aveva usata e abbandonata, lei aveva ricambiato procurandogli un’ecchimosi. Erano pari.
In realtà il dolore era pressoché impercettibile, quello che gli bruciava era la delusione negli occhi di Faith quando, dopo aver assistito alla scenata di Charlotte, gli aveva chiesto spiegazioni, spiegazioni che non aveva potuto negarle.
Una volta superati i controlli la portò in disparte e vuotò il sacco. Lei lo lasciò parlare, poi asserì –Charlotte è una stronza, ma non meritava di essere tratta alla stregua di una bambola gonfiabile. Nessuno lo merita.
–Lo giuro, mi pento amaramente di…
–Averlo fatto? Ne dubito. Ti dispiace soltanto che l’abbia scoperto, perché conferma la mia ipotesi: a te di me non è mai fregato niente, vuoi solo scoparmi!
–Non è vero!- latrò Franz.
–Sì, invece!- ribatté Faith. –Mi vuoi perché non mi puoi avere! Allora sai che ti dico?
Franz avrebbe dovuto aspettare due giorni per scoprire cosa voleva dirgli, perché Astrid si materializzò davanti a loro per avvisarli che il loro volo era stato annunciato, quindi dovevano seguirla al gate.
Individuati i rispettivi posti nella calca di passeggeri intenti a sistemare il bagaglio a mano, Franz e Faith scoprirono che avrebbero trascorso le ore di viaggio seduti vicini.
Franz allacciò le cinture guardandola si sfuggita, timoroso che i loro sguardi si incrociassero, attento a non sfiorarla, sebbene il contatto non gli sarebbe dispiaciuto affatto. Si sentiva un idiota: aveva rovinato tutto, riducendo le possibilità di conquista a meno di zero. Si sarebbe preso a schiaffi! Perché non l’aveva zittita, magari con un bacio? Le avrebbe mostrato con i fatti quello che non riusciva ad esprimere con le parole.
Faith sbuffò, infastidita, sfogliando distrattamente il libro che aveva tirato fuori dallo zaino; non vedeva l’ora che l’aereo decollasse per poter accendere l’i-pod e addormentarsi cullata da buona musica. Si sentiva un’idiota: non solo si era illusa che l’interesse di Franz fosse sincero, che avesse visto al di là della goffaggine e del consistente pannicolo adiposo, aveva anche sperato, come un’adolescente da serial televisivo, che smentisse le sue supposizioni con un bacio mozzafiato. Si sarebbe presa a schiaffi!
“Stupida, stupida, stupida!”, pensò. “I Franz non finiscono con le Faith, oppure, se ci finiscono, le cornificano con le Charlotte. Ritieniti fortunata ad avere Marcus e guarda il lato positivo della situazione: non hai dovuto scegliere, ha già provveduto Weil”.

 
***

Il Coconut Hotel, più che un albergo, sembrava un villaggio vacanze: oltre alla prevedibile piscina era dotato di palestra, centro benessere, negozi vari; inoltre organizzava visite guidate per i principali siti turistici, compreso Disneyworld e il parco a tema di Harry Potter (a Orlando).
Faith, tamburellando con le dita sul bancone, in attesa che qualcuno alla reception la degnasse di attenzione, distratta dal design eccessivamente sfarzoso della hall non si accorse di una presenza al suo fianco, finendo col prestargli un piede.
–Capisco che sei arrabbiata con me, Irving, ma rompermi il metatarso non aggiusterà le cose!- uggiolò Franz, agitando la parte lesa.
–Scusa, non ti avevo visto, ero…
–Presa dall’arredamento trash di questo posto?- terminò la frase, per poi aggiungere –Comprensibile, direi: ero convinto che nulla potesse eguagliare il non-stile del Cesar Palace di Las Vegas, invece…
–Sei stato a Las Vegas?
–Ci è andato Xandi, per lavoro.
–Lavoro, come no!- sbuffò Faith, pensando “Scommetto che Alexander ha fatto lì l’addio al celibato e si vergogna di ammetterlo!”
–Puoi non crederci, ma è la verità- ribatté Franz, giocherellando con una ciocca bruna e ribelle. Durante il volo, vinta dal sonno, Faith era crollata con la testa sulla sua spalla. Repressa la voce interiore che gli suggeriva di scrollarsela di dosso, aveva posato il mento sui capelli scuri della Irving e le aveva dato un bacio sulla fronte: l’espressione imbronciata da bambina capricciosa che aveva mentre dormiva era irresistibile. Non aveva mai provato una sensazione del genere, prima: Faith era morbida, profumava di buono naturalmente, senza bisogno di profumo artificiale, e il solo averla vicina gli aveva dato la tachicardia.
Il receptionist li raggiunse, controllò i loro documenti, e propose un tour del centro città a Franz e un giro di shopping a Faith, che declinò cortesemente, preferendo visitare Miami Circle, a Brickell, un’antica area sepolcrale degli indiani Tequesta.
L’uomo scorse più volte l’elenco dei partecipanti al congresso, quindi esclamò –Deve esserci un errore: qui è segnato un Fred Irving!
–Guardi, si sbaglia, è Faith. Ok?
–Mi scuso sentitamente per questo deplorevole errore, dottoressa Irving…. Jill, correggi immediatamente: è Faith Irving, non Fred!
Jill, alla notizia, arrossì e boccheggiò –F-Faith? N-Non Fred?
–E’ quanto ho appena detto, benedetta ragazza!- esalò l’uomo, tergendosi la pelata madida di sudore. Jill gli indicò qualcosa sullo schermo del computer, che lo fece impallidire, ed esalare –Sono terribilmente desolato, dottoressa Irving, e le chiedo umilmente scusa per questo disguido…
–Quale disguido?- sibilò Faith. –L’insignificante errore di battitura?
–Ehm, ecco, diciamo il…. cambio di sesso. Con tutte le conseguenze del caso. Vede, essendo stata prenotata come Fred Irving, l’abbiamo… uhm…. messa in camera con… il dottor Weil- pigolò, schermendosi con le braccia.
–Mi faccia capire- abbaiò un’irata Irving, indicando un palesemente compiaciuto Franz. –Sta dicendo che dovrò dormire con… lui?

Nota autrice:
Ancora scusa per avervi fatto attendere, ma ne è valsa la pena, no?
Precisazione di servizio: il Coconut Hotel è di mia invenzione (se dovesse esistere davvero fatemelo sapere), mentre Coconut Grove e tutti gli altri luoghi nominati sono reali.
Per chi non si ricordasse di Charlotte, compare nel capitolo 3. Cosa pensate di lei?
I sostenitori della Faith/Franz possono esultare: nonostante le incomprensioni siano il loro pane quotidiano, quei due non potranno dividere la camera senza che succeda qualcosa…
Au revoir!
Serpentina
 
 
   
 
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