NOTE DELL'AUTRICE:
Questa storia supera di poco le 500 parole, quindi ho dovuto pubblicarla come OS.
Principalmente è nata per un momento di noia e per il mio astio nell mettermi a studiare. Un bacio, el.

Full of Life

Harry ha sempre amato la vita. Certamente anche lui ha sofferto. Poche volte, ad essere sinceri, ma il dolore è stato così intenso e lancinante da bastare. Ciononostante, non ha mai visto la sofferenza come motivo di resa. Faceva sempre un buffo paragone con la pioggia, recitava: “Se voi foste in casa durante un temporale, foste spaventati da quest'ultimo e chiudeste ogni persiana, vi perdereste il meraviglioso sole che si sa, splende sempre di una luce indescrivibile dopo la tempesta. Per questo non bisogna arrendersi al dolore, alla sfortuna, ai brutti periodi. Perché passano.”. E lo diceva con tono così sicuro, così pieno di vita, che avrebbe cambiato il vostro umore e alleviato il vostro sconforto, com'era capace di fare con un semplice sorriso. Dalla vita si ricevono tante delusioni e tanta cattiveria, ma si devono stringere i denti e aspettare che la felicità torni a splendere e riscaldarvi dal gelo di quel male che state passando. E piangere non è segno di debolezza, affatto. È ammettere d'aver paura che il dolore possa vincervi. Soprattutto ci si deve ricordare di non odiare troppo. Perchè l'odio potrebbe oscurare ciò che siete veramente.
Era sicuro che non bisognasse mai arrendersi, fare scelte di cui ci si sarebbe pentiti e attraversare la tempesta con tutta la forza che si possiede. Un'altra cosa molto importante, ripeteva sempre, è godersi a pieno ciò che riesce a strapparci un piccolo sorriso, magari farci sentire il cuore più leggero.
Coltivare ciò che ci rende felici, essere superiori a ciò che vuole distruggerci. Era un po' questa la sua filosofia.
Ed è così bello, con il suo ottimismo spropositato. Il suo sorriso, non c'è giorno che non sia presente su quel viso addolcito da lineamenti sereni. E i suoi occhi, uno spettacolo. Luminosi, vivi. Ha un'espressione così spensierata. Chiunque vorrebbe poter parlare con lui anche una volta soltanto, per udire la sua voce.
C'è un ragazzo, poco più in là, sotto la pioggia. Capelli e vestiti ormai fradici. Il viso contratto dalla rabbia. Lo sguardo appesantito dal dolore. Le guance un tempo morbide ora scavate da un dolore che una volta raggiunto l'apice, si è rivoltato su lui stesso. Le labbra strette in una perenne smorfia amareggiata, di disprezzo. Nessuno gli si avvicina. Crede temano il suono della sua voce, il momento in cui in i suoi occhi si fisseranno nei loro. Harry giurerebbe di non averlo mai visto sorridere nell'ultimo anno. Non si conoscono, certo, ma lo ha sempre notato, frequentando la stessa scuola nella piccola Doncaster, dove si è trasferito esattamente un anno e tre mesi prima. Li ha contati, la sua Holmes Chapel gli manca molto.
E qualcosa iniziò grazie alla pioggia, quando il riccio fece un po' di spazio sotto l'ombrello al più grande.

Harry e Louis, dopo l'ultimo anno alle scuole superiori, si sono trasferiti in una città vicina per frequentare l'università e cominciare una vita insieme. La sera, abbracciati sul divano a guardare un film, fantasticano su un matrimonio, pensano ai fine settimana al mare, a quando poter andare nella città natale del più piccolo per presentare il ragazzo alla famiglia.
Sono felici, felici come nessuno si sarebbe aspettato dal ragazzino con il broncio perenne e da quello con le gote perennemente arrossate.