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Autore: Everlast98    11/05/2014    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo
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O meglio, per ripormi come tutte le mattine la solita domanda:«Perché?». Avvicinai lentamente la mano ai lembi della maglietta e, quando ci riuscii, la alzai sempre con la solita velocità, fino sotto il seno e vidi la risposta alle mie domande.
Era piccolo, ma di un colore nero intenso e aveva la forma di uno spicchio di luna: era un tatuaggio. Ma non era il solito tatuaggio che ti facevi per sfizio o per ribellarti alla società, io non l'avevo mai chiesto, ci ero nata e basta. Nessuno mi aveva mai domandato se lo volessi, né si era preso la briga di darmi qualche chiarimento, insomma nessuno sapeva niente di niente ed io ero la prima della lista, non avevo idea del suo significato.
Guardai quello spicchio di luna, vicino all'ombelico, per qualche minuto fino a che non mi stancai di pormi il solito «perchè?» del giorno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passai tutta la notte a pensare a Federico e a ciò che mi aveva detto. Non riuscivo a immaginarmi Roy fare del male a qualcuno, era così dolce, gentile e poi aveva un passato così complicato. Però mi sembrava strano che anche qualcun altro avesse percepito una strana e negativa sensazione nei suoi confronti. E se il mio subconscio, insieme a quello di Federico, avesse ragione? Se Roy fosse veramente una persona malvagia? No! Non riuscivo nemmeno a pensarlo. Non era possibile, o almeno questo era quello che credevo. Cercai di dimenticarmi quello che avevo appena pensato e iniziai la mia solita routine. Mi alzai dal letto, dirigendomi verso l'armadio per scegliere che cosa mettermi. Indossai una maglietta a mezze maniche grigia con un uccello nero disegnato sopra, un giacchetto di jeans dal colore sbiadito, una gonna etnica lunga e degli stivaletti di pelle marroni. Mi misi una cintura d'oro e un cappello rosso con il cinturino nero. Andai in bagno per mettermi un lucida labbra sul pesca, quasi arancio, per ravvivare le mie labbra smorte. Prima di scendere di sotto, presi la mia borsa gialla, con dentro il libro di geografia e vari quaderni, e il mio portafoglio di un verde pallido, che appoggiai subito dentro. Feci colazione con una mela e un panino e, subito dopo, venne a farmi compagnia mia sorella Carmela. Era vestita con una maglietta a mezze maniche nera, un jeans strappato e degli stivaletti neri e gialli. Aveva appoggiato la sua pochette verde pino per poter mangiare qualche mirtillo e biscotto ricoperto di yogurt, accompagnato da una tazzina di caffè. Al collo portava un ciondolo dello stesso colore della pochette e i suoi capelli era tirati su da degli occhiali da Sole neri come la maglietta. Molto probabilmente stava andando a cercare lavoro e voleva essere presentabile anche grazie ad un po' di trucco, cioè un ombretto marrone. Alla fine diedi un bacio a Carmela. e mi diressi verso la solita fermata dell'autobus. Quella era la prima mattina in cui non aveva la minima voglia di incontrare Federico, ma, purtroppo, dovevo. Passarono due autobus con la scritta 'DEPOSITO' e li maledissi mentalmente visto che, nel frattempo, stava arrivando Federico. Indossava una camicia a quadri marrone, un maglione, dei pantaloni e delle scarpe dello stesso colore. In spalla portava uno zaino marrone e i suoi occhi erano coperti da un occhiale dello stesso colore. Sentivo il suo solito profumo, ma mi sembrava eccessivo. Si sarà sbagliato e avrà versato tutta la boccetta sul suo collo! Appena mi passò accanto mi fece l'occhiolino e mise dentro allo zaino le sue cuffiette nere. Che cosa?
«Brrr...sta arrivando il freddo.»disse con uno strano ed insolito sorrisetto.
Dal suo alito potevo benissimo capire che si era mangiato un cornetto, della marmellata e si era bevuto, anche una tazza di caffè per colazione.
«Eh già.»infondo eravamo a fine Novembre inizio Dicembre, che si aspettava!?
Il solito imbarazzante silenzio cadde tra di noi. Però alla fine bastavano i nostri intensi sguardi e dolci, teneri sorrisi per capirci.
«Federico, posso dirti una cosa?»chiesi con l'intento di chiarirmi un po' le idee.
«Certo.»
«Posso sapere che cosa provi quando vedi...»non riuscii a finire la frase perché fui interrotta da un Roy raggiante.
«Hey principessa!»
Mi girai molto sorpresa nel vederlo qui. Portava una canottiera celeste a fantasia floreale, un pantaloncino dello stesso colore e delle scarpe rosse tendenti al rosa. Al polso aveva un braccialetto blu, con sé c'era anche il suo zainetto celeste e lui profumava di...frutti di bosco!? Ma non sentiva freddo, dove andava in giro vestito come se fosse estate!?
«Che ci fai qui?»
«Ti sono venuta a prendere, non sei contenta!?»
Non sapevo che dire. Non sapevo se in quel momento dovevo essere contenta perché mi era venuto a prendere o arrabbiata per aver interrotto un momento con Federico dopo la nostra ultima litigata. Volevo finire la domanda che avevo lasciato in sospeso a Federico, ma sapevo che se Roy non se ne fosse andato di lì al più presto sarebbe successo il finimondo e l'unico modo per allontanarlo da Federico era andare via con lui.
«Sì.»risposi con entusiasmo.
Vidi in quel momento Federico con una faccia a dir poco arrabbiata. L'avrebbe ucciso se non ci fossi stata io. Come mai però anche Federico sentiva quella morsa allo stomaco? Era un segno?
«Andiamo con il mio motorino, principessa!»disse Roy distraendomi dai miei pensieri.
«Ma è meglio che vada con il pullman, no!? Fa troppo freddo per andare con il motorino. Tu intanto vai.»dissi cercando di liberarmi di lui per poter stare tranquilla con Federico.
«Beh...forse hai ragione. Lascio la moto qui, vengo con te.»
Speravo tanto in 'd'accordo ti aspetto lì' e invece dovrò resistere per tutto il tragitto e non far caso agli sguardi torvi che, anche adesso, Federico mi starà mandando. Per il freddo i miei denti iniziarono a sbattere. Fecero così rumore, da attirare l'attenzione di entrambi.
«Hai freddo? Mi prenderò cura di te, piccola.»mi chiese gentilmente Roy.
Non feci in tempo a rispondergli visto che fui sommersa in un suo abbraccio. Come poteva un ragazzo, così dolce e gentile con me, essere cattivo!? Non riuscivo ad immaginarmi Roy così, forse Federico stava cercando di persuadermi dicendo che anche lui provava quella morsa negativa allo stomaco, così sarei stata costretta a lasciarlo e andare a nascondermi da lui. Però quello che aveva fatto era stato troppo doloroso per me, io volevo vivere la mia vita insieme a Roy. Finalmente l'autobus si fermò così salimmo tutti e tre, ma anche una quarta persona si aggiunse a noi: Viviana. Era vestita con un top nero, un copri spalle a maniche lunghe dello stesso colore, dei pinocchietto rossi e degli stivaletti neri. In spalla aveva uno zainetto dello stesso colore dei pantaloni. Quando mi fu vicino, capii che aveva corso, a causa del suo fiatone che sapeva di basilico, aglio e whisky: un mix micidiale! Le sue labbra erano ricoperte da un rossetto nude e si era messa anche un po' di eye-liner nero. Tutti i posti erano occupati sull'autobus. Col passare delle fermate si liberarono quattro posti: due infondo e due un pochino più avanti. Io e Roy ci mettemmo in quelli infondo, mentre Federico e Viviana negli altri. Non riuscivo a capire che cosa si dicessero e questo mi dava molto fastidio, tanto che non riuscii a distogliere il mio sguardo da loro.
«Che ti prende?»mi chiese acido Roy.
«Niente, niente.»risposi abbassando leggermente lo sguardo, ma senza smettere di guardarli.
All'improvviso, vidi Roy che si abbassava all'altezza del mio collo lasciandomi dolci e delicati baci. Aveva capito benissimo cosa c'era che non andava e adesso stava facendo di tutto per attirare la mia attenzione. Non ci riuscii, ma Federico alcune volte si girava e ci vedeva. Si voltò definitivamente, con aria di sfida, prima di baciare Viviana. Mi stava sfidando, provocando e non sarei rimasta ferma a guardarlo mentre si baciava con la sua ex. Roy non aveva smesso di torturarmi il collo così decisi di far scontrare le nostre labbra. Ci scambiammo diversi baci fino a che lui non mi mise sopra le sue gambe. Con la coda dell'occhio riuscivo ad intravedere Federico con uno sguardo omicida, ma la colpa non era mia, ma sua visto che non la smetteva mai di provocarmi. Ritornai nel mondo dei vivi quando Roy mi mordicchio il lobo dell'orecchio.
«Oggi, vieni a casa mia.»mi sussurrò.
Un groppo mi si formò in gola e così fui costretta a rifiutare l'invito scuotendo la testa. Lo stavo guardando dritto negli occhi quando la morsa allo stomaco si rifece viva. Perché dovevo andare a casa sua? Eravamo sempre stati da me.
«Ti obbligo a venire a casa mia. Ho una sorpresa da mostrati, principessa.»disse dandomi un leggero pizzicotto sulla pancia.
Io adoravo le sorprese, ma di questa aveva una brutta sensazione. Arrivammo a scuola in ritardo tanto che io, Roy e Federico fummo costretti a correre arrivando in classe con il fiatone.
«Federico, Chanter, giù dal preside.»disse in tono autoritario la professoressa.
«Perché?»cercai di chiedere.
Alla fine qualche minuto di ritardo non era mica la fine del mondo. E poi doveva apprezzare il fatto che avessimo corso per cercare di arrivare in orario. Ma gli adulti non capivano mai niente, o almeno, guardavano sempre le cose negative.
«Siete arrivati di nuovo in ritardo.»
«Perché io no?»chiese gentilmente Roy.
Ma era pazzo? Non era un premio finire in presidenza. Se le cercava sempre il mio ragazzo.
«Tu sei nuovo, sei giustificato per questa volta.»disse sorridendogli.
La guardai torva. Lui era il mio ragazzo, non doveva neanche azzardarsi a fargli un piccolissimo sorriso in mia presenza. Stavo per risponderle a tono, ma fui tirata via, per la mano, da Federico sotto lo sguardo omicida di Roy. Arrivati davanti alla porta con su scritto 'Presidenza', bussammo prima di entrare ed accomodarci sulle rispettive poltrone.
«Che cosa ci fate qui?»chiese il Preside con aria assonnata.
«Siamo arrivati in ritardo.»rispose Federico.
«Aspettate fuori dalla vostra classe, appena suonerà la campanella potrete entrare.»
«Molte grazie.»dissi uscendo senza aspettare che il Preside mi congedasse.
Stavo percorrendo i corridoi della scuola quando sentii la presenza di Federico al mio fianco. Per tutto il tragitto che ci avrebbe condotti davanti alla nostra aula, ci fu silenzio. Quando arrivammo a destinazione, mi misi seduta per terra con la schiena attaccata al muro mentre Federico continuava a camminare avanti e indietro. Il marmo freddo del muro mi fece venire i brividi, avevo freddo e se ne accorse anche Federico visto che si tolse il maglione per mettermelo sulle spalle. Era caldo e soffice, mi sentivo bene con quel suo indumento addosso. Poco dopo si sedette vicino a me e mi strinse in un caloroso abbraccio. Alzai la testa per potermi immergere nei suoi occhi marroni. Adoravo quelle sue pagliuzze verdi. Li stavo contemplando da un po', quando lui si avvicinò e mi baciò. Non mi scansai da quel suo gesto, mi faceva stare bene sentirlo così vicino.
«La dobbiamo smettere di mentirci.»sbottai dopo esserci staccati di qualche centimetro.
«Non capisco che cosa vuoi dire.»
«Ci amiamo, ma il nostro orgoglio ci blocca. Nessuno dei due vuole fare il primo passo.»
«Sì, lo ammetto, mi piaci, ma questo non cambia le cose.»
«Non ho afferrato il concetto.»dissi dubbiosa.
«Io sono innamorato della vecchia Chanter e non di quello che sei diventata per colpa mia. Io amo la mia Chanter, quella timida, chiusa, che arrossiva ogni volta che le parlavo, che non aveva bisogno di trucco, tinte e vestiti per nascondersi e crearsi una maschera, insomma amo la Chanter di una volta, non quella che sei adesso.»
Sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi. Mi aveva colpito. Lo guardai dritta negli occhi sperando che stesse mentendo, ma non fu così. Con gli occhi lucidi, gli ridiedi il suo maglione e corsi via da lui andando verso il bagno. Nel tragitto incontrai Roy che non appena mi vide, fece sparire il suo sorrisetto. Aprì le braccia e io non ci pensai molto prima di andargli addosso.
«Perché piangi, piccola!?»mi chiese premuroso Roy.
«Niente, è uno sfogo. Sono molto stanca e stressata in questi giorni.»gli dissi una mezza bugia, ma alla fine era meglio così.
«Ci sono io qui.»mi stava accarezzando la schiena e questo gesto mi tranquillizzava molto.
«È ancora valido l'invito a casa tua, vero!?»
«Ti amo Chanter.»mi rispose Roy con un sorriso a trentadue denti e quella risposta la presi per un sì.
Percorremmo i corridoi che ci avrebbero portati in classe abbracciati. Eravamo quasi vicini quando vidi Federico ancora fuori dalla porta.
«Comunque sì, è ancora valido l'invito per venire a casa mia.»disse improvvisamente Roy con un tono di voce abbastanza alto da farlo sentire anche a Federico.
A quelle parole Federico si avvicinò pallido e arrabbiato verso di me.
«Tu non vai a casa sua.»urlò tirandomi via dalle braccia di Roy.
Sentivo che da un momento all altro sarebbe scoppiato, così, con il nostro collegamento, cercai di farlo tranquillizzare. Sembravo riuscirci, ma sapevo che era ancora abbastanza pericoloso. Però non dovevo farmi abbattere da questo piccolo ostacolo, dovevo far prevalere le mie scelte.
«Lasciami Federico.»dissi dolcemente, ma con fermezza.
«No, non ti lascio.»era sull'orlo di un pianto.
Potevo intuirlo dai suoi occhi lucidi e tristi e dal modo in cui la sua voce si era strozzata a fine frase. Mi sentivo male nel vederlo...fragile. Mi sembrava così strano, poche volte l'avevo trovato in quello stato.
«Lasciala.»disse con durezza Roy.
Tutta la fragilità in Federico si ricompose creando un muro alto e imponente. I suoi occhi erano scuri, le pagliuzze verdi, che tanto adoravo, erano scomparse, i suoi lineamenti era duri e tesi, potevo notare la sua vena sul collo, le sue mani erano chiuse a pugno e le nocche si stavano sbiancando per la presa troppo forte. A quella vista cercai di tranquillizzarlo mentalmente, ma mi era difficile visto che aveva innalzato un muro anche sul nostro collegamento. Però a poco a poco riuscivo a penetrare. Speravo con tutta me stessa che bastasse a non farlo esplodere.
«Perché sennò che mi fai?»chiese con aria spavalda e di sfida Federico.
«Quello che faccio io non ti deve riguardare, ora lasciami.»dissi dolcemente per fargli capire che non ce l'avevo con lui e che se stavo facendo così era solo per il suo bene.
Con mia sorpresa mi lasciò andare. Forse avevo capito perché si sentiva quella stretta allo stomaco: era geloso di Roy. Perché, però, solo adesso si rendeva conto dei suoi sbagli? Perché mi aveva sempre tenuto nascosto i suoi sentimenti verso di me? Perché sentivo quella morsa allo stomaco nei confronti di Roy?

# 5 ORE DOPO

Queste furono le ore più pesanti della mia vita. Nessuno dei tre, dopo quell'avvenimento, proferì parola. Appena suonò la campanella aspettai Roy fuori dalla porta della classe visto che era andato in bagno, ma qualcuno mi prese per il polso e mi trascinò nel cortile. Quel qualcuno era Federico.
«Non andare a casa sua. Ho un bruttissimo presentimento, non voglio perderti, ti prego.»mi disse tenendo una mia mano stretta nella sua.
Sentivo che diceva la verità, ma le diverse azioni fatte oggi e nei mesi passati mi ritornarono alla mente. Lui non si era mai interessato a me, perché farlo ora!? Sì, forse mi amava, ma non si trattava così una persona a cui volevi bene. Niente della mia vita aveva mai avuto un senso logico, ma questa storia tra me, Federico e Roy era un vero mistero. Non riuscivo a capire niente. Erano tutti pezzi staccati tra di loro e che io dovevo mettere in ordine, ma il problema era che non avevano un senso messi insieme. Questa cosa non mi aiutava molto.
«Perché dovrei crederti?»dissi con aria confusa.
«Che cosa ci fai ancora con Chanter? Cosa non hai capito del fatto che lei è mia. Lei è la mia ragazza.»disse con fare sicuro Roy.
In quel momento pensai anche ad un'altra cosa: Roy era arrivato proprio al culmine del mio cambiamento. Era arrivato in un momento in cui avrei mollato tutto se non fosse arrivato lui. Era una coincidenza? E se veramente tutto questo non fosse normale?
«Vieni, andiamo. Nel frattempo in cui tu sei stata con Federico, sono andato a prendere il motorino sotto casa tua.»mi disse Roy.
Arrivati vicino al parcheggio, mi misi il casco e salii sul veicolo. Intanto da lontano vedevo Federico preoccupato, pallido. Era terrorizzato.
«No, no!»urlò Federico proprio nel momento in cui Roy mise in moto il motorino.
Sentivo che tutto questo era sbagliato, tremendamente sbagliato. Come aveva fatto a prendere il veicolo così velocemente da casa mia? La mia testa stava viaggiando alla ricerca di qualcosa che collegasse tutti i miei pensieri disordinati. Arrivammo davanti a casa sua. Ero così distratta che non notai niente, nessun particolare e non mi accorsi nemmeno che ero entrata dentro all'abitazione. Il mio stomaco era in subbuglio, dolori allucinanti lo stavano torturando.
«Che cosa mangiamo?»chiesi, ma non ricevetti risposta.
Mi girai e una nube nera a forma di serpente mi ingoiò. Inciampai nei miei stessi piedi, cadendo per terra e sbattendo violentemente la testa ad un gradino di una scala. Vedevo tutto sfogato: un serpente nero che mi strisciava a fianco, una persona che stava gironzolando per la casa e poi i miei occhi non ce la fecero più, lasciando che il buoi si impossesso' della mia mente.

  
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