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Autore: Stellyna_P    26/07/2008    6 recensioni
"Io amo Luisa"
"Capisco."
"No, non capisci. Lei è la regina del mio cuore."
Mi guarda, con quello sguardo dolce e allo stesso tempo duro.
"Forse hai ragione, non capisco." Non voglio capire. Si sposta dal muretto con quella nonchalance che l’ha sempre distinto.
Tutti lo sanno; Il re ama solo la regina, non può amare l'altra.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tu non capisci

 

Il re del mio cuore.

 

 

 

Milano.

Sempre la stessa, le macchine che incessanti scorrono come dei piccoli insetti, l’odore de pane appena sfornato che m'invade le narici e i ragazzi del liceo scientifico che sono appena usciti. Posso vedere Greta che mi saluta con la mano. Ricambio il saluto e giro l’angolo.

Il giubbotto grigio, scolorito, si mescola con l’atmosfera, camuffandomi con gli altri.

Un ragazzo mi passa accanto, la sigaretta accesa, si scansa e va per la sua strada.

Continuo a camminare, ho uno scopo io, non passeggio per le strade senza un valido motivo.

Devo incontrarlo.

Di sicuro mi starà aspettando, il viso contratto in una delle sue espressioni arrabbiate.

Odia quando arrivo in ritardo.

Una folata di vento mi scompiglia i capelli ramati e le labbra screpolate iniziano a bruciare.

Fin da quand’ero piccola non ho mai sopportato Gennaio e l’inverno. C’è sempre freddo.

Odioso freddo, quel freddo che sembra svanire quando vedo lui.

-Ehy, stai attenta!- una ragazza dai corti capelli rossi sbatte contro di me.

E’ lei.

Quella lei che è sempre nei pensieri di lui.

Mi allontano dalla ragazza e riprendo il pacco che, caduto dalle mie mani, si è infranto per terra.

Spero che il contenuto non si sia rotto.

-Scusami Luisa.-

Lei mi sorride, addolcendo lo sguardo.

-Oh, Marta sei tu. Ciao, devo proprio scappare, ci sentiamo okay?- dice mentre si sistema i capelli scompigliati con una mano.

Annuisco e lei sparisce, trascinata da una folata di vento.

Luisa è come questa famosa volata di vento. Fresca e imprevedibile.

Ma avvolte anche gelida.

Forse sono queste le qualità che hanno fatto innamorare lui di lei.

In fondo sono perfetti insieme.

Sembrano una di quelle coppie che sono nate per incontrarsi, conoscersi e amarsi.

Inizio a scorgere i primi muretti della piazza del nostro luogo d’incontro, ho sempre adorato questi murales.

Per un certo senso sono delle piccole opere d’arte.

Le mie mani coperti nei guanti, regalati da nonna Pina, iniziano a pizzicarmi, la lana mi ha sempre dato fastidio, ma senza questi guanti non sono io. Nel polso destro, nascosto, tengo sempre con me il braccialetto che anni fa lui mi regalò.

Un piccolo filo dove appeso c’è un ciondolino con inciso le nostre iniziali: M&G

Il cuore inizia a fare i suoi soliti battiti impazziti, e le farfalle fanno il loro spettacolo.

Ormai questo spettacolo va in scena troppe volte.

Lui è lì. Come m’immaginavo d'altronde.

Le mani dentro le tasche dei jeans, la giacca a vento nera che io amo, i capelli biondi che svolazzano, gli occhiali gli scivolano in continuazione e lui senza accorgersene provoca una fitta dolorosa, e agrodolce, al mio cuore.

Mi avvicino lentamente, quasi come se avessi paura di incrociare il suo sguardo.

La sigaretta, noto adesso, gli pende da quelle labbra che dovrebbero essere bandite dalla faccia della terra. Sono troppo perfette. Morbide e sottili.

Finalmente si accorge della mia presenza.

Alza il viso e mi guarda.

Sorride, uno di quei sorrisi che ogni volta diventano speciali e dolci tesori per me.

Rispondo al sorriso e mi appoggio anch'io al muretto.

Lui mi squadra velocemente, è uno dei vizi che più odio di lui, il modo in cui riesce a metterti in agitazione e in ansia con una sola occhiata.

Sembra che il mondo non sia degno di lui, e forse, dico forse, questa ipotesi è anche plausibile.

Ai mie occhi lui sarà sempre la perfezione, anche se gli altri continuano a dirmi che lui non è tanto speciale, e che il mare è pieno di pesci migliori di lui.

-Perché mi hai chiesto di vederci?- domanda dopo aver schiacciato con il piede la sigaretta ormai finita.

-Così- alzo le spalle, non so nemmeno io perché ho tanto insistito per vederlo.

Lo volevo e basta.

Volevo parlare con lui come facevo una volta, raccontandogli i miei guai, sentendo la sua risata cristallina che rimbomba ancora nella mia testa.

Ma so che tutto è cambiato, da quando c’è lei nella sua vita.

Adesso è lei che ride con lui, che mangia i gelati per le vie con lui.

Adesso lei ha occupato il mio posto.

Compagna, amica e amante.

Io non servo più.

L’amica d’infanzia può anche sparire.

-E’ tutto diverso ora?- mi domanda lui, gli occhi verdi vacui e tristi.

So che anche lui soffre, lo so, e dare la colpa solo a lui è squallido. Ma non posso farci niente, devo dare a qualcuno la colpa della nostra lontananza.

E in questo momento lui e lei sono i candidati migliori.

-Penso di sì, forse siamo cresciuti.-tento un abbozzo di sorriso.

Lui in risposta mugugna qualcosa d’incomprensibile.

-Forse sarebbe meglio non vederci più.- dico in fine, le parole che da giorni volevano riaffiorare. Parole che però fanno soffrire.

Lui posa i suoi occhi verdi sulla mia figura, scrutandomi, rialza gli occhi e inizia a fissare la chiesa poco distante dalla piazzetta.

-Tu pensi?-

Sorrido malinconica e annuisco.

-Forse è arrivato il momento di dividere le nostre strade, non possiamo sempre essere Tizio e Caio, come dice mia mamma.-

Rido, una risata che mi sembra tanto da isterica.

-Ma siamo sempre stati Tizio e Caio… cosa fa adesso Tizio senza Caio?-

Sorrido di nuovo e nel frattempo la mia mano inizia a torturare i guanti.

-Tizio potrà stare con Sempronio.- rispondo stando al gioco.

-Ma senza Caio non è la stessa cosa.- la certezza che vedevo nei suoi occhi, inizia a vacillare.

E io inizio a stancarmi di giocare.

-Non voglio essere d’intralcio fra te e Luisa.- dico spiccia, spostando il mio sguardo sulla panchina del parco.

-Ma non lo sei.- prova a spiegarmi lui e poi prende fiato.

-Non sei mai d’intralcio.- continua.

-Tu non capisci non voglio essere scambiata dai vecchietti per la tua fidanzata quando siamo al parco, non voglio più ascoltare le battute maliziose dei nostri genitori che pensano che fra noi ci sia del tenero, non voglio più che Tiziana al telefono mi chieda come sta il mio ragazzo.- riprendo il fiato, ho detto tutto senza fermarmi.

-Quando invece non ho nessun ragazzo.- continuo io – mi sono stancata di sentire Marzio che mi chiede per quale motivo fra me e lui è finita, e ogni volta, a fine discussione, mi urla che è successo per colpa tua.-

Sorriso, sapendo che Marzio ha ragione.

-Mi sono stancata di vedere quei sorrisi falsi che mi rivolge ogni volta Luisa. Alzo le mani al cielo con fare teatrale.

-Come se non sapessi che non mi può vedere.-

-Non è ver..- riprova a ribattere lui.

-Giorgio a chi vuoi darla a bere? Lei fa la gentile con me solo perché sono tua amica.-

-Mi sono stancata. Semplice.- la mia voce scende di qualche tono e finalmente lo guardo negli occhi.

Lui mi fissa sconcertato, non è da me perdere la tranquillità. Almeno non con lui.

-Tu non capisci io ho bisogno della tua amicizia.- mi risponde lui.

Io mi stacco dal muretto e mi piazzo davanti a lui.

-Non capisco eh? Non capisco? Dio, sei… sei odioso. Ecco.- sbraito, mentre un cane si avvicina ad annusarmi un piede.

Ci mancava solo il cane,

Con una mano lo caccio via e il cane dopo un ringhio va via.

-Se io non capisco allora tu sei cieco.- continuo a urlare, la gente si volta a guardarmi e io arrossisco di botto.

Giorgio sembra non fare caso alle persone che continuano a guardarci e inizia a parlare.

-Perché sarei cieco, spiegami?-

Io rido.

-Dio, ho ragione…quando dico che sei stupido. Sono stufa di essere scambiata per la tua ragazza perché ogni volta soffro. Soffro perché vorrei dire ai nostri genitori che sì, stiamo insieme, a Marzio vorrei rispondere che ci siamo lasciati per colpa tua. Perché è vero... io penso solo a te, vivo di te, ormai sei diventato la mia ossessione.- Le mie gote sono rosse, non so se per il freddo o per l’imbarazzo. Ma opto per la seconda.

Lui mi fissa sconcertato.

-Sia maledetto il giorno in cui all’asilo ti sei seduto vicino a me, maledetto il momento in cui mi hai chiamato “bambinetta cretinetta” e soprattutto quel maledetto giorno di fine luglio dove ho aperto gli occhi, e dove ho capito che tu oltre ad essere il mio migliore amico eri anche un ragazzo. E un bellissimo ragazzo, se permetti.-

Lui arrossisce un po’, e inizia a fissare le sue mani.

-Non me l’avevi detto.- dice dopo la mia sfuriata.

Riprendo fiato, in questo momento vorrei solo ucciderlo.

-E quando avrei dovuto dirtelo? Prima c’è stata Carlotta, poi Cristina e infine Luana.-

Sento gli occhi pizzicarmi, e sono sicura che sia per il freddo.

Il freddo che in questo momento alberga nel mio cuore.

-Io non potevo saperlo, io non lo sapevo.- risponde lui, gli occhi abbassati e i capelli sbarazzini che gli coprono il volto.

-Lo so.- sussurrò amareggiata, adesso vorrei tornare in dietro. Vorrei una macchina del tempo che mi permetta di non confessare nulla.

Perché adesso lo so, è davvero cambiato tutto.

Siamo vicini a pochi passi, ma sembra tutto il contrario. C’è una lontananza abissale.

Lo posso sentire.

Lo posso percepire.

Un freddo straziante m'invade e mi accuccio al mio giubbotto.

-Adesso lo sai.-

Lui non risponde.

Un vecchio si avvicina a noi, ha la fisarmonica in una mano e un mazzo di rose nell’altra.

-Una rosa per la sua bella ragazza?- domanda il vecchio a Giorgio, lui finalmente alza il capo.

-Non sono la sua ragazza.- bisbiglio arrabbiata da quell'interruzione.

Il vecchio mi fissa, poi rivolge il suo sguardo a Giorgio e infine sorride.

-Ah, avete litigato. Non vi preoccupate piccioncini una bella rosa sistema tutto.-

-Non sono la sua ragazza. E non abbiamo litigato.- ribadisco.

-Me ne dia una.- M'interrompe Giorgio, con la sua solita freddezza. Il vecchio tutto felice passa la rosa a Giorgio che lo paga.

Il vecchio sparisce con la sua fisarmonica fra le mani.

-Tieni è per te.-

La rosa rossa prova di spine passa fra le mie mani, che non hanno la forza di tenerla.

-Non la voglio.- dico.

-Ma è per te.-insiste lui.

Io sbuffo.

-Io amo Luisa.-

La sua voce non mi è mai sembrata così triste, sembra quasi pentito da quello che ha appena detto.

La rosa adesso non sembra poi così rossa, il colore mi appare sbiadito.

Il fiore scivola dalle mie mani.

Infrangendosi per terra. Forse solo io ho sentito questo rumore.

Impercettibile solo per le mie orecchie.

-Capisco.-

-No, non capisci. Lei è la regina del mio cuore.- Mi guarda, con quello sguardo dolce e allo stesso tempo duro.

-Forse hai ragione, non capisco.-

Non voglio capire.

Si stacca dal muretto con quella nonchalance che l’ha sempre distinto.

E’ pazzesco, molto probabilmente adesso fingerà che non sia successo nulla. Che quello che ho appena detto sia stata solo una sua allucinazione.

-Ascoltami; Forse fra qualche mese o anno me ne pentirò ma adesso io l’amo, e anche se provo un sentimento che va altro l’amicizia per te sono sicuro che l’amo. Capisci io non vivo senza lei.-

La sua voce è come una doccia gelida.

Io annuisco senza aver forza di fare altro, sorrido perfino, ma lui capisce che è un sorriso finto e non ricambia.

-Ehm, andiamo?- dice imbarazzato, senza dire altro

-Vai tu, io torno a casa-

Lui annuisce, mi guarda come fosse l’ultima.

-Sicura? Vai?-

-Si, vado.-

Vado a farmi riparare il cuore che tu hai distrutto.

-Fai come vuoi. Ci vediamo allora?-

Annuisco. Di nuovo.

Vedo la sua figura diventare sempre meno nitida, finche non sparisce inghiottito dalla folla.

Finalmente mi rilasso e inizio a correre, calpesto la rosa, che schiacciata dalla suola della mia scarpa si spezza in piccoli pezzi.

Scappo, scappo da lui. Quel lui che senza saperlo è il re del mio cuore.

Il re indiscusso.

Arrivo velocemente a casa, e dopo aver messo la chiave nella toppa entro in fretta e furia.

Dalla cucina la mamma mi chiama ed io senza forza vado da lei.

Sta lavando le verdure, il grembiule di topolino che la copre e un sorriso stampato fra le labbra.

In questo momento è così diversa da me.

-Amore sei stata con Giorgio? Il tuo ragazzo?-

Io sorrido.

Magari adesso lo capirà.

-Forse volevi dire il mio ex.-

La mamma perde il sorriso e mi guarda.

Sì, finalmente l’ha capito.

Attraverso il corridoio, infischiandomene dei richiami di mia madre.

La mia stanza non mi è mai persa più bella.

In fondo tutti lo sanno; Il re e la regina sono destinati a vivere nel loro regno di pace e amore.

Il re ama l’altra non avrebbe mai sfondato.

 

Ecco una piccola shot senza pretese scritta ieri notte.

L’ultima frase è presa da New Moon, non ricordo la frase precisa com’è ma dovrebbe essere “Giulietta ama Paride non avrebbe mai sfondato” il resto comunque è tutto farina del mio sacco xD.

Un grazie a chi commenterà o leggerà.

 

Ilenia^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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