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Autore: MJJ4Ever    11/05/2014    1 recensioni
Un viaggio attraverso i ricordi di Paul, che racconta la sua storia d'amore con Michelle durante la sua infanzia, il suo periodo con i Beatles e anche dopo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO AUTORE: eccomi qui con la seconda parte del capitolo!! Lo so, mi sono fatta attendere un sacco di nuovo, in più questo capitolo è corto e non ne sono particolarmente soddisfatta, ma:
1) la scuola si avvicina al termine e mi sta portando via una marea di tempo con le ultime interrogazioni e i compiti in classe
2) ho attraversato un periodo di ispirazione = -3347857
Comunque alla fine ho voluto dare a questo capitolo un'impostazione mmmm "esplicativa" (?) Insomma cominciano qui a venire fuori i problemi che Paul comincia a porsi dato l'arrivo inaspettato della signorina LOL So che magari questa è un'immagine un po' "seria" del Paul che in realtà conosciamo, ma non temete ... tutto cambierà! Beh, per ora vi lascio al capitolo altrimenti mi dilungo come al solito, spero vi piaccia e ... vi prometto che appena cominceranno le vacanze mi dedicherò solo alla storiella <3
PS: chiedo scusa, ho dovuto modificare il capitolo poiché mi sono resa conto che non mi aveva copiato un pezzo ._. Pardon ^^
 
 
 
Ad un tratto, però, mi venne in mente che avevo una cosa importante – per te – da fare. E per un pelo non mi lasciai sfuggire un graziosissimo “merda”! 
“Oh merd … Ehm, cavolo!”
Non sono un campione? Si lo so, mi facevo pena da solo certe volte.
“Che succede, Paul?”
“Devo fare una chiamata.”
“Che chiamata?”
Senza rispondere mi alzai e mi avviai alla ricerca di una cabina telefonica e tu mi seguisti a ruota.
“Ai tuoi genitori” ti spiegai mentre mi guardavo intorno. Tu ti bloccasti all’istante come scioccata e poi, quasi come se ti fossi ripresa dalla notizia, mi corresti dietro e mi bloccasti per un braccio.
“No! Paul, ti prego non chiamarli! Mi uccideranno, verranno a prendermi e mi costringeranno a tornare a casa! Non farlo, ti scongiuro!”
Io ti guardai e per un pelo non mi lasciai impietosire dal tuo viso che mi scongiurava di non fare quella chiamata, ma per una volta riuscii a mettere da parte i sentimenti e tener conto solo della ragione, così cercai di darmi un tono autoritario, “Michelle, ieri ti avevo avvertito che l’avrei fatto.”
“Paul per favore, non voglio!”  
“Non si discute. Fai la brava, su.”
Alla fine riuscii a liberarmi dalla tua presa e ti vidi sbuffare, segno che ormai ti eri arresa alla mia decisione. Quando riuscii a trovare una cabina libera, parlando con i tuoi genitori ti osservavo. Eri davvero in pensiero, ti guardavi intorno e ti toccavi in continuazione i capelli. Ci tenevi davvero così tanto a restare con me ad Amburgo? Beh, in ogni caso non avevi alcun motivo di preoccuparti, non avrei mai permesso ai tuoi genitori di portarti via da me.
A tuo padre dissi che eri con me, che eri al sicuro e che mi sarei preso cura io di te per un po’ , almeno fino a che non avrei trovato i soldi per pagarti il viaggio di ritorno. Pensiero che mi faceva venire un colpo allo stomaco. Soldi. Quello si che era un problema. Faticavamo così tanto per mettere da parte un po’ di grana da usare per noi e poi … Poi mi sarebbe toccato spenderli per uno stupido traghetto. E noi ci saremmo trovati in guai grossi. John mi avrebbe ucciso, ma che altro potevo fare? Di certo non potevo tenerti in quel posto e lasciarti fare la mia stessa vita, non ci pensavo neanche. Dall’altro lato, però, mi sarebbe piaciuto poterti tenere con me, avrei spiegato ai tuoi genitori che con me stavi bene ed eri serena, poi avrei messo dei soldi da parte e avrei comprato un appartamento solo per me e per te e infine avrei lavorato il doppio di quanto già facevo per iscriverti ad una scuola là ad Amburgo … Ma sapevo che quelli non erano altro che sogni. Già, la realtà era molto diversa e sapevo bene che il tuo posto era a Liverpool. Stando con me, frequentando i posti che frequentavo io e seguendo i miei orari chissà che fine avresti fatto … Avresti imboccato la mia stessa strada e non te lo avrei mai permesso.
“Paul, per favore, fammi parlare con Michelle. Quella ragazzina deve imparare che ciò che ha fatto è imperdonabile.” Sapevo bene che non avevi alcuna voglia di parlare con i tuoi genitori e, a dire il vero, l’idea che ti facessero una ramanzina rovinando il nostro giorno perfetto mi faceva un po’ infastidire, ma non potevo fare altro.
“Michelle, tuo padre vuole parlare con te al telefono.”
Tu rispondesti con un sospiro e lentamente prendesti il mio posto nella cabina. Ah caspita se eri di cattivo umore! MI sentivo davvero in colpa, stavamo andando così bene fino a quel momento!
“Allora?” Ti chiesi alla fine discussione.
“Una settimana. Hanno detto che se non torno a casa entro una settimana mi vengono a prendere loro e mi trascinano a Liverpool con la forza.”
Bene. Ero veramente in guai grossi.
“Caspita … Certo, una settimana è un po’ poco.”
“E’ colpa tua, Paul! Se non avessi chiamato sarebbe andato tutto bene!” Dopo avermi urlato in faccia ti accovacciasti a terra con la testa fra le gambe. Non volevo che ti arrabbiassi con me, però dovevi vederla anche dal mio punto di vista. Non prendevi neanche in considerazione l’idea che per me averti a casa potesse costituire una grande preoccupazione sapendo di doverti lasciare sola tutta la notte e che rimandarti a casa mi avrebbe lasciato senza cibo per almeno un mese. E mi dava parecchio fastidio, a dire il vero. 
“Dovevo farlo, Michelle. Pensa a quanto fossero preoccupati i tuoi genitori a quest’ora! E comunque prima o poi dovrai tornare a casa comunque …” Purtroppo, avrei voluto aggiungere.
Tu alzasti lo sguardo quasi delusa dalla mia risposta, poi assumesti un’aria più dura, “certo, ovvio. Tu vuoi solo rimandarmi a casa perché con me in giro non puoi divertirti con le tue amichette, vero?!”
“Come?”
“Credi che non me ne sono accorta ieri che ti ho beccato sul più bello?! Scommetto che è sempre così da quando sei ad Amburgo e ora tu mi starai odiando perché ti stravolgo i piani!”
Non capivo esattamente cosa centrasse quell’argomento, né tanto meno perché lo stavi mettendo in mezzo proprio in quel momento. Sta di fatto che mi sentii quasi ferito dalle tue parole, non tanto per quello che dicevi in sé, quanto perché mi rendevo conto che avevi davvero un immagine orrenda di me. Dovevo essere una delusione per te.
Non fui capace di risponderti, così mi voltai in silenzio e mi avviai verso casa.
All’improvviso mi sentivo davvero uno schifo. Speravo davvero di poterti far passare una bella settimana, credevo che per la prima volta stessimo vivendo un bel momento insieme e invece pensavi quelle cose di me. Avevo davvero sbagliato tutto con te, Michelle, e me n’ero reso conto solo allora.
Per il resto della giornata non ci parlammo molto, ma per fortuna avevo il gruppo che mi distraeva. 
  
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