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Autore: Ferry    11/05/2014    0 recensioni
"Bene ragazzi, benvenuti al quarto livello. Da oggi in poi la vostra vita sarà diversa."
[tratto dal primo capitolo]
Storia di cinque contee, di ragazzi che non si conoscono ma che hanno lo stesso scopo. Spero di avervi stuzzicato la curiosità, buona lettura.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Vieni Julie, è la prima lezione, non voglio perderla!- Fitz la tirò per il braccio, mentre lei stava ammirando il Confine.

-Scusami.- disse lei. Si mise in fila dietro Fitz, seguita da altri ragazzi. Fissò per l'ennesima volta quei suoi capelli corti rossi, quelli che amava tanto scompigliare. Si avvicinò per annusarli, odoravano di cenere, di caldo. -Ma sai cosa facciamo oggi?- gli sussurrò all'orecchio, facendolo rabbrividire.

-Non ne sono sicuro. Hallie ha detto che scopriamo le capacità. Se ci sono.-

-E se non ci sono?-

Fitz non sapeva rispondere; forse non se l'era nemmeno mai chiesto. Sembrava così sicuro visto da fuori. I muscoli acquisiti a forza di portare legna da una parte all'altra della contea, la pelle un po' più scura a causa della vicinanza con il fuoco. Si, era proprio un bel ragazzo, e lo sapeva, giocava su questo suo pregio.

Eppure nessuno lo conosceva davvero. Nessuno sapeva del dolore e della sofferenza che si portava dentro.

-Fitz, devi andare avanti!- si voltò. Julie lo guardava sorridendo, Amava quella ragazza, l'amava come fosse sua sorella. Era speciale, diversa da quelli della loro specie. Aveva i capelli rossi di tutti, ma gli occhi, quelli erano una meraviglia, Di base erano verde smeraldo, con delle striature bianco/grigio che cambiavano a seconda del tempo; intorno all'iride erano azzurro mare, e il tutto era ricoperto da un leggero strato dorato. Un'altra cosa che la distingueva da tutti era la voglia che aveva sul collo. Non aveva ne forma specifica ne un colore particolare, era speciale, come lei.

-Prego! Veloci! Entrate!- una donna bassa gesticolava con la mano da una parte della porta; davanti a lei, appoggiata all'altro stipite dell'enorme porta, c'era una giovane ragazza, probabilmente ex-alunna dello scorso anno, che contava quanti ragazzi entravano, cercando di riconoscerne il più possibile.

La stanza in cui si ritrovarono era enorme. Davanti a loro si trovava un palco, sul quale a sinistra c'era una cattedra con tre sedie. La stanza era color mattone, le finestre erano oscurati da pannelli di legno; sulle pareti si trovavano appesi stendardi raffiguranti diverse immagini di fiamme e fuoco. La poca luce che illuminava era prodotta da piccole fiaccole, poste nello spazio tra i vari stendardi.

Nella platea non c'erano sedie, ma tappeti, che sfumavano dal rosso al marrone, disposti in modo simmetrico. Julie si attaccò al braccio di Fitz. Era spaventata, non aveva mai amato le sorprese, ne le persone. "Speciale" la definivano gli altri, "diversa" si sentiva lei.

Ogni contea aveva i suoi caratteri particolari, quelli del fuoco erano forti, decisi, socievoli e fiduciosi. Lei no, aveva paura di fidarsi, aveva addirittura paura di mostrarsi al mondo.

Si sedettero in quarta fila, sul tappeto rosso scarlatto, inconsapevoli di ciò che sarebbe successo.

Un signore anziano, basso e grassoccio salì sul palco, sedendosi poi sulla prima sedia. Aveva un paio di baffi, curati, che coprivano parzialmente la cicatrice evidente sulla guancia destra; gli occhi piccoli e verdi, si muovevano veloci tra i ragazzi seduti. I pochi capelli rimasti si concentravano sulla nuca, ed erano di un colore tendente all'arancione. Sorrideva, infondendo sicurezza e dolcezza agli studenti; guardandolo Julie si rilassò.

Un'altra testa rossa salì sul palco; era giovane, avrà avuto qualche anno in più dei ragazzi. Mentre si sedeva rivolse un sorriso raggiante verso il fondo della sala.

L'ultimo uomo che entrò, lo fece con un alone di mistero addosso. Aveva i capelli lunghi e biondi; a differenza di tutti gli altri, che li avevano rossi, inoltre i suoi erano lisci e non mossi. Julie lo fissava, notando con meraviglia che lui stava sostendendo il suo sguardo. Mosse velocemente le labbra, lei non capì cosa avesse detto.

"Buongiorno Juliette." una voce calda e profonda le invase la testa, eppure il silenzio regnava nella stanza. "Si chiama telepatia. Non c'è bisogno di parlare, ascolterò il tuo pensiero." riprese la voce.

"Chi sei?" Julie si sentì stupida, magari si stava immaginando tutto, magari stava diventando matta.

-Sono Loren, benvenuti a tutti.- la voce che aveva appena sentito dentro la testa, ora era più forte, proveniva dal ragazzo biondo. -Sono prefetto presso la contea dello Spirito, oggi sono qua per augurarvi buona fortuna e spero vivamente di rivedervi al Castello.- "specialmente a te, Juliette" aggiunse telepaticamente.

Fitz osservava i giochi di sguardi che si scambiavano quell'uomo e la sua rossa; era alquanto scocciato, lei era sua e lui troppo grande.

L'uomo quasi calvo si alzò dalla sedia, posizionandosi poi al centro del palco.

-Grazie Loren di averci regalato un po' del tuo tempo. Bene ragazzi, benvenuti al quarto livello. Da oggi in poi la vostra vita sarà diversa. Io sono Bastian, sarò il vostro insegnante di telepatia e le altre materie psichiche, teoria della magia, studio delle pietre magiche e altre materie.- la sua voce era calma e rilassante, Fitz era a bocca aperta, gli piacevano già quelle materie, nonostante non sapesse bene di cosa trattassero.

Julie, invece, continuava a guardare Loren. Solo con uno sguardo l'aveva incantata e incatenata a lui. Provò più volte a spostare lo sguardosu Bastian, ma una forza riportava i suoi occhi sul biondo. Lui continuava a guardarsi attorno. Certo, era parte del suo lavoro e aveva quasi finito; ma non gli piaceva. Non gradiva sentire i pensieri di tutti gli allievi, ricordando che erano passati appena due anni da quando aveva fatto il salto. Da matricola della Contea della Terra, era diventato prefetto di quella dello Spirito, scoprendo nuove capacità, non comuni a tutti. E lì, in quella stanza, riusciva a percepire chi ce l'avrebbe fatta e chi no, chi aveva più forza e chi meno. E poi vedeva lei. Riusciva a sentire, a vedere, la sua forza anche ad occhi chiusi. Tra tutte le macchie rosse, lei era viola. Era destinata al Castello, e forse anche a lui. Si alzò e se ne andò, rompendo così il piccolo filo incantato che si era creato guardando Julie.



Ciao a tutti!

Volevo chiedervi cosa ne pensate, e così, per aumentare il mio ego da scrittrice, continuerò a due recensioni! Accetto critiche e consigli, vi ringrazio in anticipo!

 

  
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